martedì 30 settembre 2008

Tributo a Zabel

Questo post vuole essere l’ultimo saluto ad un grande campione che risponde al nome di Erik Zabel. In questi giorni di "dopo" Mondiale il velocista tedesco ha infatti annunciato di voler lasciare lo corse Venerdì prossimo.
Questa foto l’ho scattata a fine Maggio, durante la cronoscalata di Plan de Corones. Più che una tappa del Giro d'Italia ha tutta l'aria di essere una cronometro di ciclocross.




















Alla fine è arrivata la dura decisione anche per lui, l’irriducibile Erik Zabel, 37 anni, corridore di ferro, mai domo, uno di quei corridori che fanno parte dell’era degli anni 90. Se qualcuno sente nominare il nome Erik Zabel gli viene in mente un corridore sempre piazzato, difficilmente predatore di tappe. Ma il velocista della Milram ha saputo vincere tutto quello che un velocista aspira a vincere… Gli ultimi anni sono stati solo una prova della sua grande professionalità, ma il vero Zabel, quello vincente, portava i colori della Telecom.
Rappresentò, insieme a Mario Cipollini, Frederic Moncassin, Stuart O’Grady e Tom Steels le volate della seconda metà degli anni novanta. Ricordo che dal 1996 al 2001 fu il re incontrastato della classifica punti al Tour de France, vestendo per sei edizioni consecutive la maglia verde a Parigi.
Il suo palmares parla chiaro e lo fa entrare di diritto nella storia del ciclismo. Passato professionista nel 1992 (16 stagioni fa), fu scelto l’anno seguente come velocista della Telekom con la quale avviò un lungo periodo di grandi vittorie.
La prima vittoria di spicco è datata 1994: la Parigi-Tours, classica di fine stagione un tempo compresa nella mitica Coppa del Mondo.
Dal 1995 divenne uno dei migliori velocisti in circolazione, ricorderete le vittorie di Charleroi e Bordeaux al Tour de France. Seguirà un ’96 con altre due vittorie di tappe nella Grand Boucle e la prima conquista della maglia verde.
Nel Marzo del 1997, sfruttando la sua buona resistenza nelle salitelle, vinse la Milano-Sanremo, classica da lui sempre amata. Al Tour de France farà tris vincendo a Pau, Bordeaux e Plumelec e riconfermando per la seconda volta la maglia verde. L’anno seguente rivince di nuovo la Milano-Sanremo, poi, a Giugno, fa suo il campionato nazionale di Germania mentre al Tour de France sarà sempre piazzato nelle volate di gruppo vincendo ancora una volta la sua amata maglia verde.
Divoratore di chilometri, il nostro non ha mai vissuto stagioni in sordina e lo confermerà nel 1999 quando al Tour de France, senza vincere nessuna tappa, riusce a portarsi a casa la sua quarta maglia verde.
Il suo anno migliore rimane comunque il 2000, quando conquista per la terza volta la Milano-Sanremo. Seguiranno l’Amstel-Gold Races, la tappa di Troyes e la maglia verde al Tour de France. A Ottobre verrà premiato come vincitore della Coppa del Mondo, come solo i grandi predatori di classiche sanno fare.
Il sodalizio con la Telekom continua anche negli anni successivi e nel 2001 centra il poker storico alla Milano-Sanremo entrando per sempre nella storia del ciclismo. Nello stesso anno vince tre tappe al Tour de France e la sua sesta (ultima) maglia verde. Partecipa anche alla Vuelta a Espana e vince altre tre volate diventando così il numero 1 nel ranking Uci 2001.
Nel 2002, per la prima volta dopo sei anni, non vince la classifica punti al Tour. Si consolerà con una vittoria di tappa nella corsa francese, la classifica dei punti alla Vuelta a Espana e di nuovo la vittoria nel ranking UCI.
L’età avanza ma Zabel continua anno dopo anno a confermarsi il ciclista più regolare degli ultimi decenni. Nel 2003 vince per la seconda volta il campionato nazionale di Germania e poi coglie due vittorie alla Vuelta a Espana vincendo di nuovo la classifica punti. L’anno successivo trova la giusta forma soprattutto nel finale di stagione riuscendo a conquistare la sua terza e ultima maglia dei punti alla Vuelta a Espana oltre alla classifica di combinata. Ma già alla Milano-Sanremo aveva rischiato di fare il colpaccio, non fosse che all’arrivo, dopo aver esultato, il photofinish decretò vincitore Oscar Freire Gomez. E fu sempre lo spagnolo a sconfiggerlo sette mesi più tardi, questa volta al Mondiale di Verona.
Il 2005 segna la fine della carriera di Erik Zabel alla T Mobile (ex Telekom). Non viene convocato per il Tour de France ma si toglie la soddisfazione di vincere la sua ultima corsa con questo team prendendosi di nuovo la Parigi-Tours, undici anni dopo il primo successo.
Dal 2006 è diventato uomo fondamentale del Team Milram, formazione dedicata soprattutto al velocista del momento, Alessandro Petacchi. I due faranno subito amicizia e Zabel si metterà al servizio di quest’ultimo. Del 2006 ricordiamo soprattutto le due vittorie alla Vuelta a Espana e il secondo posto ai Mondiali di Salisburgo dietro Bettini.
Il 24 Maggio 2007 Zabel ha confessato di aver fatto uso di EPO prima di partecipare al Tour de France 1996, edizione fra l’altro che ha visto vincitore il suo compagno di squadra Bearne Rijs e come secondo il fenomenale e giovanissimo Jan Ullrich. Nonostante questa rivelazione, Zabel ha assicurato di aver usato EPO solo UNA SETTIMANA per poi rifiutarne l’assunzione spaventato evidentemente dagli effetti collaterali.
Quest’anno ho avuto modo di vedere Zabel in azione nella cronoscalata di Plan de Corones al Giro d’Italia e nella tappa dell’Alpe d’Huez al Tour de France. La cosa che mi ha impressionato è la sua forza rispetto agli altri velocisti quando le pendenze si fanno più ardue. Tanto di cappello per questo campionissimo tedesco che grazie alla sua disciplina e regolarità è riuscito ad apparire ai più ancor più grande del più famoso Jan Ullrich.

domenica 28 settembre 2008

Mondiale italiano

L'Italia domina: 1° Ballan 2° Cunego 4° Rebellin

Ed è di nuovo Italia, mai autoritaria come in questa occasione. Succede che negli ultimissimi giri vengono tagliati fuori i nomi più importanti della vigilia: Valverde, Oscar Freire Gomez, Erik Zabel, Boonen e Paolo Bettini sono già distanziati quando davanti alla corsa è in atto la fuga vincente. Tre italiani sono all'interno di tale azione, Alessandro Ballan, Davide Rebellin e Damiano Cunego. Nella salita finale dei Ronchi è Rebellin che screma il gruppetto dei migliori e più volte sia Ballan che Cunego tentano degli scatti incisivi. Dopo lo strappo sono rimasti in sei, gli altri stanno inseguono faticosamente qualche metro dietro. Ci sono tutti i requisiti per una volata ma così non è, a meno 2 km dal traguardo Alessandro Ballan apre il gas e promuove un'azione da finisseur.
Nessuno ricuce, Ballan se ne va così spedito verso la sua vittoria più prestigiosa di carriera, un campionato del mondo che fino a ieri poteva essere solamente una sorta di alternativa nel caso in cui Bettini non fosse stato della partita. E così è stato. Vince la volata del gruppetto Damiano Cunego, deluso per l'occasione perduta (ma ne avrà certamente delle altre) e allo stesso tempo contento per il compagno di squadra iridato.
In terza posizione il danese Matti Breschel il quale impedisce all'Italia uno storico tris sul podio, infatti Rebellin deve accontentarsi di un nuovo piazzamento, questa volta quarto.
Il Mondiale delle seconde linee, quindi. I più attesi, come già detto, si marcano troppo stretti e rimangono imbottigliati indietro e tagliano il traguardo con oltre quattro minuti di ritardo. Per Bettini gli ultimi chilometri sono un continuo esultare per la vittoria di Ballan, mentre i tifosi lo acclamano per l'ultima volta. Un passaggio di consegne, il "vecchio" capitano ha saputo rialzarsi quando i giovani hanno preso il largo. Nasce quindi da questa unione, fatta di molte punte e un unico nucleo, la nazionale di ciclismo più forte degli ultimi sette/otto anni.
Non ci rimane che salutare Paolo Bettini e augurare al nuovo campione del mondo una prossima stagione ancora più brillante di quella che sta per concludersi.
Saluti.

sabato 27 settembre 2008

L'anno degli addii

Bettini: "Corro il Mondiale e poi mi ritiro"

La notizia del ritiro di Paolo Bettini non mi ha sorpreso. Già da tempo il corridore toscano continuava a dire di volersi ritirare a breve, non pensavo così presto però. Ma dopo le recenti incomprensioni con la Quick Step e un'età avanzata quanto basta, il futuro ha cominciato a vacillare sempre più. Scelta giusta? Probabilmente la scelta più prudente. Trentaquattro anni, professionista dal 1997, mancherà al panorama professionistico come del resto mancherà il tedesco Erik Zabel da Venerdì prossimo...
Paolo Bettini, nato passista e con una notevole classe per le corse in linea, nella sua carriera è riuscito a vincere praticamente tutto quello che un ciclista delle sue doti può aspirare.
La svolta di Bettini avviene quando passa dalla Asics alla Mapei, era il 1999. Da quel momento diventerà un vero e proprio predatore di classiche. Compagno di squadra di Michele Bartoli, a quel tempo ancora considerato il migliore italiano per le corse in linea, riuscì ben presto a carpire alcuni segreti e come si dice in gergo "superare il maestro" o il capitano.
La prima vittoria di spicco internazionale è datata 2000: una strepitosa Liegi-Bastogne-Liegi, sogno di una vita. Qualche mese più tardi vince la 9° tappa al Tour de France. Caso vuole che quella rimanga la prima e anche l'ultima vittoria al Tour, da allora, solo piazzamenti nella corsa francese, nonostante le molte partecipazioni successive. A Ottobre arriva secondo al Mondiale di Lisbona, da molti ricordato come il Mondiale delle polemiche e delle doppie facce.
L'anno successivo vince il Campionato di Zurigo e la Coppa Placci, nel 2002, invece, vive una vera e propria stagione all'insegna dei successi: 13 vittorie stagionali.
Ricorderete il bis alla Liegi-Bastogne-Liegi quando, insieme al compagno di squadra Stefano Garzelli, riuscì a staccare tutti e giungere sul traguardo a braccia alzate. Nella stessa stagione vince il Giro del Lazio, la Coppa Sabatini e grazie anche al secondo posto del Campionato di Zurigo, vince la sua prima Coppa del Mondo.
Dal 2003 la Mapei diventà l'attuale Quick Step con cui Bettini si toglierà le maggiori soddisfazioni ciclisticamente parlando. Sette vittorie stagionali dominando la Coppa del Mondo per la seconda volta. Vince la Milano-Sanremo giocando in coppia con il fido Paolini, poi a Giugno diventa campione italiano su strada. Con il tricolore fa sue la classica di Amburgo, la classica di San Sebastian e arriva terzo al campionato di Zurigo.
Ormai considerato il re delle classiche, Bettini si presenta al 2004 come l'uomo da battere. Non si smentisce, fa sue 11 corse. Vince la Tirreno-Adriatico, dimostrando di avere buone caratteristiche anche nei giri brevi, poi fa sue una tappa al Giro di Svizzera, una al Mediterraneo, il G.p. di Camaiore mentre non riesce a vincere nessuna prova di Coppa del Mondo, nonostante il successo nella classifica finale. E' infatti terzo all'Amstel Gold Race, secondo a San Sebastian, Amburgo e Zurigo. Si inventa comunque la magia annuale, ad Agosto vince le Olimpiadi di Atene entrando ancora di più nel olimpo del ciclismo.
Da campione olimpionico riparte per la stagione successiva e non si smentisce. Partecipa al Giro d'Italia e dopo aver vinto la 2° tappa, veste la maglia rosa per quattro giorni. Vincerà la classifica a punti finale vestendo il ciclamino a Milano. Dopo tantissimi piazzamenti rivince per la seconda volta il campionato di Zurigo, quindi si impone in una tappa alla Vuelta a Espana. A Ottobre porta a casa una corsa che mancava nel suo palmares, il Giro di Lombardia.
Nel 2006 è secondo alla Liegi-Bastogne-Liegi, si impone in un due tappe alla Tirreno-Adriatico poi ritorna al Giro d'Italia e vince la 16° tappa vestendo per la seconda volta consecutiva la maglia ciclamino a Milano.
A Giugno diventa per la seconda volta campione italiano, si impone con il tricolore nella 2° tappa della Vuelta a Espana ma poi, come che non bastasse, cambia di nuovo maglia. Il tricolore l'ha già vestito una volta e lui ora ambisce all'iride. Si laurea infatti campione del mondo in quel di Salisburgo, quattro anni dopo Cipollini. E' l'apice di una carriera già stellare. E con la maglia di campione del mondo domina per la seconda volta consecutiva il Giro di Lombardia lasciando pensare a buoni propositi per il 2007.
Ma il duemilasette non è un anno particolarmente brillante. "Solo" tre vittorie per il campione del Mondo. Poche ma buone diranno i più. Dopo mille piazzamenti vince una tappa alla Vuelta a Espana e a Stoccarda si inventa un numero destinato a diventare storia. Diventa per la seconda volta campione del mondo su strada. Il Mondo ce lo invidia, lui continua a vincere anche se l'età avanza. Quello delle ultime due stagioni, cioè il Bettini campione del mondo, a mio modesto parere, è stato potenzialmente meno forte del Bettini degli anni precedenti al 2007. Caso vuole, però, che proprio nel giorno del Mondiale sia riuscito a compiere i numeri di un fuoriclasse. Tanto di cappello. Nel 2008 non si notano molte vittorie di spicco, le migliori sono il Trofeo Matteotti e le due tappe alla Vuelta a Espana. Domani lascia. Da vincente o da sconfitto? Una cosa è certa, calerà il sipario da campione.

Ecco il percorso...

...adatto a corridori completi e con uno spunto veloce












Mi è appena passata sotto le mani l'altimetria del Mondiale così ho avuto l'idea di postarla andando a valutare il tipo di percorso e se sarà davvero selettivo.
Sono 17,350 chilometri che si sviluppano nella cittadina di Varese. La partenza e l'arrivo saranno situati all'interno dell'Ippodromo. Si verrà a creare un dislivello di 3405 metri, simile quindi ad una tappa ondulata di un grande giro. All'interno ci saranno due salite interessanti, la prima è quella del Montello lunga poco più di un chilometro e con una pendenza media del 6,5%. Ci sarà poi una discesa che porterà alla seconda salita, quella dei Ronchi situata ai -4 km dal traguardo. E nonostante non abbia pendenze elevate (solo 4,5%), è lunga oltre 3 chilometri e questo potrebbe bastare per sparpagliare il gruppo.
Quindi da non sottovalutare come percorso, contando che i giri saranno 15 per un totale di 260,25 km, la corsa, se affrontata in modo offensivo, potrebbe davvero essere selettiva e riservata a nomi di grande spicco.
Secondo me non vincerà Paolo Bettini, sarebbe troppo bello per l'Italia il tris consecutivo ma francamente lo trovo quasi impossibile. Bettini sarà super marcato e poi in circolazione, specialmente nella fortissima formazione iberica, ci sono corridori in forma, pronti a giocare non solo una o due punte come invece, probabilmente, farà l'Italia.
L'augurio è che si venga a creare una corsa emozionante e non soft a privilegio dei velocisti. Gli uomini di spicco e a cui dovrà stare attenta l'Italia sono molti. Dipenderà dalla forma, si sa che quando arriva l'Autunno, in molti sono logorati dalla stagione appena corsa e si rivelano inesistenti al Mondiale. Ma se ci sono davvero nomi pericolosi per domani questi sono quasi tutti spagnoli, capaci di uno spunto buono in salita e veloci negli sprint: Valverde sarà il più temibile ma attenti a Oscar Freire Gomez il quale, se non verrà staccato, sarà sicuramente l'uomo più accreditato per il successo finale. Ci saranno poi il campione olimpionico Samuel Sanchez, un buon aiuto anche per i capitani e Contador che però farebbe bene a puntare al Mondiale di Mendrisio del prossimo anno, più adatto alle sue caratteristiche.
Attenti anche a Erik Zabel il quale, se sarà in forma, sarà difficilmente staccato e quindi se la giocherà allo sprint... La Germania ha poi Wegmann, Burghardt e Schumacher, tre corridori tutt'altro che fermi. Sarà sicuramente la terza formazione più pericolosa dietro Italia e Spagna.
Altri nomi che potrebbero rivelarsi temibili, ma anche in questo caso dipenderà dalla forma, saranno i fratelli Schleck, specialmente Andy e poi Van Avermaet, il giovane belga che fino a qualche settimana fa pedalava più che bene alla Vuelta. Non dimentichiamo il francese Chavanel, quest'ultimo già visto nella prova a cronometro dando evidenti segni di una forma ancora buona. Chi vivrà vedrà, magari vincerà un corridore non di spicco, magari vincerà invece il più atteso ma una cosa è certa, l'Italia non dovrà puntare solo ed esclusivamente su Bettini.

giovedì 25 settembre 2008

Grabsch, che sorpresa

Vince il mondiale a cronometro
Ed ora arriviamo alla settimana iridata che ha avuto inizio Martedì con la grandissima vittoria di Malori nella prova a cronometro under 23. Oggi è stata la volta della cronometro elite che alla vigilia aveva due favoriti principali: il primo Levi Leipheimer, re delle cronometro alla Vuelta fino ad una settimana fa e poi l’australiano Michael Rogers, già vincitore tre volte dei mondiali a cronometro. E invece no, è stato il giorno delle sorprese, come spesso accade. Vince il tedesco di 33 anni Bert Grabsch che dopo anni e anni di professionismo ha acquisito quella forza e quella esperienza tale per poter raggiungere tale risultato. Alle sue spalle uno sconosciuto, il campione canadese Sven Tuft chiude la prova contro il tempo a 42” da Grabsch dimostrando una grandissima forma, basti pensare che durante la prova è incappato in una foratura.
Medaglia di bronzo alla seconda punta degli Stati Uniti, David Zabrinskie ha concluso con 52” dal tedesco e con 13” di vantaggio dal compagno di squadra Levi Leipheimer, quarto e grande battuto di giornata.
Gli italiani, come si poteva immaginare, non sono riusciti a centrare le primi dieci posizioni. Tredicesimo Marco Pinotti a 1’34”, quattordicesimo Manuel Quinziato a 1’36”. Ma se le posizioni non sono state “buone”, la prova non è certo da buttare via se contiamo che i due sono finiti a poco più di quaranta secondi dal podio.
Degna di nota la prestazione di Toni Martin, tedesco ventitreenne capace di un settimo posto a 1’16”, lo segue l’altra speranza del ciclismo, Janez Brajkovic nono a 1’25”. Lontano dai tempi d’oro il trentunenne britannico David Millar ottavo a 1’25”, stesso tempo di Brajkovic e di Chavanel. Dodicesimo il pluri campione iridato a cronometro Rogers a 1’33”, quindicesimo un altro ex iridato, Sergei Gontchar (37 anni) finito dietro i due italiani a 1’38”.
E’ stata quindi la giornata delle sorprese, la mancanza di Cancellara ha aperto agli altri molte prospettive facendo andare i pronostici su chi, evidentemente era più stanco o fuori forma rispetto agli altri. A giovarne Grabsch, ciclista che in un’età di maturazione atletica ha messo a centro quello che per molti specialisti è l’obiettivo di una carriera.

Armstrong all'Astana?

E alla fine Lance Armstrong ufficializza il suo patetico ritorno ripetendo che correrà per la lotta contro il cancro quando dietro ci sono mille altri interessi visto che non serve di certo il suo ritorno per promuovere tale cosa.
Chiusa prima parentesi.
Il texano correrà come prevedibile con l’Astana, la squadra che ha come ds il suo storico amico Johan Bruyneel.
La squadra “kazaka” che dispone già attualmente della formazione più forte in assoluto, andrà quindi ad incrementare ulteriormente la sua potenza. Ma siamo sicuri che qualcuno, dopo aver saputo dell’arrivo di Armstrong, non voglia cambiare aria?
L’americano esordirà a Gennaio in Australia per poi partecipare ad altri quattro, cinque giri prima del Tour de France. Tutto come ai vecchi tempi in pratica. Premettendo che Armstrong sia davvero rimasto simile ai livelli dei suoi precedenti anni d’oro, allora la squadra dovrebbe fin da subito, conoscendo le sue reali potenzialità nei giorni precedenti alla corsa francese, preparare una formazione stile Us Postal con una vasta gamma di corridori al suo servizio.
Cosa che appare difficile, basti pensare che nel team corrono nomi noti del panorama internazionale quali Andreas Kloden, ex gregario del grande rivale di Armstrong (Jan Ullrich) e Alberto Contador, astro nascente capace di vincere negli ultimi due anni Tour, Giro e Vuelta. Siamo sicuri che questi corridori vorranno correre nella stessa squadra di Armstrong? Penso di no, specialmente se parliamo di Contador. A quest’ultimo dico “Vattene, è giusto che tu abbia il tuo spazio da capitano senza dividere il tutto con un ciclista che da un momento all’altro potrebbe rivelarsi il tuo nemico più arduo da sconfiggere”.
Di grandi campioni al servizio del texano ce ne sono già stati troppi. Roberto Heras, per esempio, che preferì lo stipendio della Us Postal diventando gregario quando invece avrebbe dovuto impegnarsi per staccare l’americano in salita. E anche vero che altri buoni corridori un tempo gregari di Armstrong decisero di cambiare aria, disegnandosi (giustamente) capitani di altri team: Hamilton, Livingston, Landis, lo stesso Heras ecc. Lo stesso dovrebbe fare Contador, andarsene via già da subito, non accettare questa situazione ma avere le palle di trovarsi un team dove ripartire e lanciare la sfida al Tour de France 2009, contro l’Astana della premiata ditta Armstrong- Bruyneel. Ma purtroppo è tutta utopia, gente coraggiosa ce ne è sempre meno.

domenica 21 settembre 2008

Contador: Tour, Giro, Vuelta

Ma in futuro sarà degno di questi 4 fuoriclasse?














La foto qui sopra immortala i cinque corridori che hanno avuto la forza e la fortuna di vincere almeno un Giro d’Italia, un Tour de France e una Vuelta a Espana.
Negli anni sessanta a riuscirci fu Jacques Anquetil, vincitore di cinque Tour e tre Giri, primo nella corsa spagnola nel 1963, anno in cui riuscì nella doppietta Tour-Vuelta.
Il secondo a riuscire in tale impresa fu il nostro italiano Felice Gimoni, allora astro nascente, già capace di vincere un Tour de France nel 1965 e tre Giri d’Italia, Felice ebbe l’occasione di vincere la Vuelta nel 1968. Dopo Gimondi arrivò l’uragano Eddy Merckx. Il cannibale, come sappiamo, nella sua breve carriera vinse praticamente tutto. Cinque Giri, cinque Tour e una Vuelta nel 1973, anno in cui, come Contador quest’anno, il belga fece la doppietta Giro-Vuelta.
Bernard Hinault fu il terzo gigante. Il francese vinse cinque volte il Tour de France, tre volte il Giro d’Italia e come che non bastasse, due volte la Vuelta. Il bretone si impossessò della maglia oro nel 1978 e nel 1983, e nel ’78, come Anquetil, riuscì a fare doppietta Tour-Vuelta. C’è da dire che dalla prima edizione, datata 1935, fino alla metà degli anni novanta, la Vuelta a Espana era una corsa che si svolgeva nel periodo primaverile così che risultava più ardua l’accoppiata Giro-Vuelta (riuscita a Merckx), piuttosto che quella Vuelta-Tour.
Era dal 1983 che un corridore già vincitore di Giro e Tour non vinceva anche la Vuelta. Secondo me sono quelle cose che fanno bene al ciclismo, da prendere come esempio. In una generazione che ha fatto del calendario una cosa assai risicata nella quale i grandi campioni lavorano in funzione di pochi mesi di corse all’anno, questa doppietta di Contador dimostra che si può essere competitivi per più mesi durante la stagione, onorando quest’ultima come si deve.
Passiamo alle altre classifiche della Vuelta. Il vincitore della maglia a punti è stato il giovane belga Greg Van Avermaet mentre la classifica dei G.P.M. è andata al francese David Moncoutiè che a 33 anni, probabilmente, fa capire che con una mentalità diversa avrebbe potuto aiutare il ciclismo francese con prestazioni più degne. La combinata è andata di nuovo a Contador, il madrileno aveva infatti vinto sull’Alto de Anglirù con una maglia bianca, quella del detentore di tale classifica.
Infine classifica squadre: in una Vuelta dominata dall’Astana è la squadra di Alejandro Valverde, la Caisse d’Epargne a fregiarsi di tale titolo, confermando e bissando il successo dell’anno scorso.
Chiusa quindi la Vuelta meno combattuta degli ultimi anni si volta pagina e si ritorna in Italia, precisamente in Lombardia, a Varese, dove la prossima settimana ci saranno i campionati mondiali su strada. La stagione si fa fredda, ormai ci stiamo avviando verso l’Autunno, ma il ciclismo non si ferma, non quello professionistico per lo meno. Ancora molte corse interessanti aspettano di essere viste e valutate.
A presto.

sabato 20 settembre 2008

A Leipheimer la cronoscalata

A Contador la Vuelta

E arriviamo all’epilogo finale della Vuelta di Spagna, primo appuntamento che ha inaugurato questo blog. Oggi, cronoscalata di 17 km, troppo pochi per cambiare le posizioni di classifica. Gli Astana si sono confermati i numeri uno ma Alberto Contador ha leggermente vacillato contro il compagno di squadra Levi Leipheimer. Dopo 8 km l’americano guadagna 11 secondi sullo spagnolo il quale ne può amministrare ancora 67”. Comincia la salita ma Leipheimer continua ad andare nettamente più forte degli altri. Al km 12 il distacco di Contador è rimasto invariato ma saranno gli ultimi 5 a fare la differenza: la maglia oro paga 36 secondi dal compagno di squadra Leipheimer. Alberto Contador, come previsto vince la Vuelta a Espana e conquista la doppietta Giro-Vuelta in questo suo strepitoso 2008. Levi Leipheimer, vincitore delle due cronometro e per alcuni giorni leader di classifica, si deve accontentare del secondo posto a soli 46” di distacco dal madrileno.
Quest’oggi ha brillato anche Alejandro Valverde, terzo con lo stesso tempo di Contador, quarto Sastre a 1’02” mentre il primo degli italiani, manco a dirlo, è Marzio Bruseghin a 1’31”.
Nella classifica finale Sastre mantiene il terzo posto a 4'12” da Contador, quarto Mosquera a 5’19”, quinto Valverde a 6’00”, poi Rodriguez 6’50”, Gesink 6’55”, Moncoutie 10’10”, Martinez 10’50” e decimo Marzio Bruseghin a 11’56”.
La Vuelta continua anche domani ma come sappiamo, l’ultima tappa è una passerella dove i nostri arriveranno tutti insieme in un volatone generale.
Analizzando la tappa odierna abbiamo visto un Leipheimer davvero bionico nelle prove contro il tempo. A molti sorgerà il dubbio “Ma se Leipheimer non era compagno di squadra di Contador, avrebbe potuto vincere la Vuelta?”. E’ una di quelle domande che non trovano mai una risposta concreta. Una cosa è certa, questo Contador non è uomo da grandi distacchi, tutt’altro, è molto ragioniere e sembra amministrare nel migliore dei modi i distacchi più risicati (vedi anche Tour 2007 o Giro 2008). Certo, non deve essere stata una grandissima fatica per il madrileno vincere una Vuelta nella quale si è trovato a combattere contro un suo potenziale alleato. Gli avversari militanti nelle altre squadre non si sono mai dimostrati all’altezza, Sastre era stanco e ha già fatto tanto salendo sul gradino più basso del podio, Mosquera ha i suoi limiti, non può competere contro certi nomi mentre Valverde è discontinuo e chi ha questo difetto non potrà mai ambire ad un successo finale nelle grandi corse a tappe. E’ stata quindi la Vuelta dell’Astana che giorno dopo giorno ha costruito il primo e secondo posto nella generale, cosa non facile se ci pensiamo bene…
Per il 2009 crediamo che non ci sarà questa ampia egemonia da parte della squadra “kazaka”, perlomeno non in questi ampi termini. Incombono di fatto in questo mese alcuni ritorni eccellenti, sorvolando Lance Armstrong che potrebbe pure far parte dell’Astana stessa, l’altro grande ritorno sarà quello di Ivan Basso. Contador è stato molto forte a vincere i tre maggiori giri negli ultimi due anni ma ci siamo mai chiesti contro chi ha corso e contro chi correrà nel futuro? Non voglio sminuire Contador, anzi, è un grandissimo campione ma i campioni si dimostrano tali soprattutto nelle sfide più difficili. E stiamo certi che le sfide più ardue dell’attuale maglia oro sono quelle che non ci sono ancora state. Lo spagnolo è già entrato nella storia del ciclismo, ora sta a lui confermare di essere il numero uno nelle grandi corse a tappe contro avversari del suo calibro.

venerdì 19 settembre 2008

Vigilia della cronoscalata

Contador vs Leipheimer: una non sfida













La Vuelta in questi giorni è proseguita con tappe che non hanno fatto né caldo né freddo alla classifica generale. Insomma, cinque giorni abbastanza noiosi da quel punto di vista. Contador ha mantenuto la maglia oro, come prevedibile, non ci sono state cadute e i nomi importanti che hanno lasciato la corsa lo hanno fatto solo ed esclusivamente per preparare il Mondiale di Varese: vedi Bettini o Freire Gomez.
Lunedì a vincere è stato Garcia Da Pena che ha staccato i compagni di fuga verso i chilometri finali e guadagnando quattordici minuti in classifica generale risalendo fino al 13° posto.
Il giorno successivo volata di gruppo con Tom Boonen che ha sconfitto Filippo Pozzato per mezza bicicletta. Mercoledì altro successo per la bionica Quick Step. Se a sprintare non c’è Boonen allora i Quick Step propongono altre giuste alternative: Wouter Weylandt, ventiquattrenne e molto atteso per il futuro degli sprint.
Ieri, invece, la fuga è andata in porto. Non poteva essere altrimenti visto che c’erano ben 18 ciclisti rappresentanti dei migliori team. Fra questi spiccano i nomi di Flecha, Van Avermaet e Paolo Bettini che nel dopo corsa saluta tutti e se ne va a preparare il Mondiale. A vincere, però, è stato Erviti, il giovane spagnolo di Pamplona che ha sconfitto l’irlandese Roche, non Stefan bensì Nicolas (il figlioletto).
Oggi ennesima fuga e dopo giorni e giorni di nulla abbiamo rivisto qualche scaramuccia fra gli uomini di alta classifica. A muoversi è stato dapprima Sastre e poi Mosquera. Ma alla fine non succede nulla di sorprendente e Arroyo batte il compagno di fuga Kyrienka staccandolo in un piccolo tratto di salita verso gli ultimi chilometri. Il gruppo chiude a 11”.
E se questa settimana non ha offerto opportunità per poter dare l’ultimo assalto alla maglia oro, domani le cose ritorneranno a farsi determinanti per l’esito finale. La cronoscalata di 17 chilometri lungo la salita dell’Alto di Navacerrada sarà quindi l’ultimo confronto fra Leipheimer e Contador. I primi 9 chilometri saranno facili e alterneranno pianura o falsopiano. Di salita ci saranno invece gli ultimi sette ma con pendenze non impossibili e questo andrà in favore di chi è in riserva. Credo ne verrà fuori una tappa non troppo importante e dai distacchi abbastanza contenuti. Non cambieranno in modo esagerato le posizioni di classifica, a meno che qualcuno non vada completamente fuori giri. Non c’è da escludere il tris per Alberto Contador visto che in queste prove è tutt’altro che fermo. Ad ogni modo, la sfida si profila già da ora Astana: Leipheimer contro Contador, quest’ultimo che può amministrare 1’17” in 17 chilometri, 8 dei quali in salita. Io dico che vincerà ancora una volta Contador, dimostrando la sua superiorità nei confronti degli avversari trovati in questa Vuelta a Espana.

Di seguito la classifica attuale prima della cronoscalata:

Alberto Contador 73h54’38”
Levi Leipheimer 1’17”
Carlos Sastre 3’41”
Ezequiel Mosquera 4’35”
Robert Gesink 5’49”
Alejandro Valverde 6’
Joacquim Rodriguez 6’11”
Egoi Martinez 8’56”

E l’altimetria dell’Alto de Navacerrada, direttamente dal sito ufficiale della Vuelta

mercoledì 17 settembre 2008

Italia: le convocazioni per il Mondiale

Non ci sarà Danilo Di Luca


Le convocazioni degli azzurri ai mondiali sono sempre soggette a critiche e lamentele in favore di chi non viene convocato. Anche quest’anno non sono mancate le polemiche alla notizia della non convocazione di Danilo Di Luca. Il capitano della Lpr che ha corso un Giro d’Italia fra alti e bassi causati soprattutto dalla turbolenta vicenda doping nella quale è stato assolto lo scorso Aprile, non parteciperà al Mondiale di Varese. Poteva essere la seconda punta dopo Bettini e invece il NON invitato alla Vuelta, deve rassegnarsi all’ennesima delusione di una stagione agrodolce. Scelta a parer mio sbagliata, Di Luca si stava avvicinando al Mondiale in modo concreto e avrebbe sicuramente portato una garanzia in più. A lui non mi rimane che augurare un finale di stagione all’altezza in altri scenari.
Insieme a Di Luca starà a casa anche Filippo Pozzato ma tutto sommato quest’ultimo ha corso un Tour de France incolore e nonostante abbia vestito la maglia oro per un giorno alla Vuelta non merita come altri il posto in nazionale.
Ma andiamo ad analizzare i nove nomi che faranno parte della rosa. Partiamo dalla convocazione più scontata ovvero il campione in carica Paolo Bettini che, come è giusto che sia, partirà con il numero uno cercando di centrare un tris che, nonostante l’attuale buona condizione, ad oggi appare un po’ improbabile vista la marcatura a uomo che dovrà subire dagli avversari.
Altro vecchio senatore sarà Davide Rebellin, corridore di esperienza che alla Vuelta ha dimostrato di viaggiare forte e sono sicuro che al Mondiale potrà dire la sua, più come aiutante che come possibile punta.
Passiamo ai gregari: i due della Quick Step, Andrea Tonti-Matteo Tosatto e il magnifico trio Lampre con Damiano Cunego, Marzio Bruseghin e Alessandro Ballan. Questi ultimi tre potrebbero dire la loro, Cunego e Ballan come vice leader e Bruseghin come grande gregario in funzione dei capitani.
Ci saranno poi altri due aiutanti, Luca Paolini dell’Acqua e Sapone e Gabriele Bosisio della Lpr. Le riserve: Leonardo Bertagnolli della Liquigas e Francesco Ginanni della Diquigiovanni ventitreenne vincitore dell’ultimo Giro del Veneto.
Nella prova a cronometro vacche magre: Marco Pinotti (Team Columbia) e Manuel Quinziato (Liquigas) cercheranno di fare del loro meglio contro i colossi internazionali.
In definitiva, il ct Franco Ballerini ha creato una formazione equilibrata e poco contestabile. Se è vero che non bisogna mettere troppi galli nel pollaio, allora le esclusioni di Di Luca e Pozzato appaiono leggermente più sensate… Certo, puntare di nuovo su Bettini era probabilmente la cosa più scontata, d’altra parte il toscano in Spagna ha dimostrato di esserci ancora. Nonostante ciò, però, preferirei vedere in primo piano soprattutto i convocati appartenenti alla nuova generazione… Se bisogna davvero puntare su qualcuno, questa volta, è bene dare uno sguardo ai nomi più giovani.

domenica 14 settembre 2008

Contador: bis in oro

Inedito Fuentes de Invierno

Dopo il duro arrivo di ieri anche oggi ci sono state salite da scalatori. L’arrivo inedito a Fuentes de Invierno non ha comunque creato grossi distacchi, come del resto ogni tappa, Angliru escluso.
La corsa si è aperta con l’inaspettato ritiro di Davide Rebellin, fino a questa mattina primo degli italiani nella classifica generale. Ha vita poi una fuga di undici uomini nei quali spunta il nome di Damiano Cunego, super attivo nelle ultime tappe. Ma ben presto il gruppo reagisce e così, come ieri, sono i migliori a contendersi la vittoria nell’asperità finale.
Il primo a muoversi è il capitano della Csc Carlo Sastre che a 5 chilometri dall’arrivo riesce a selezionare il gruppo dei migliori. E’ un attacco sterile visto che poco dopo lo stesso Sastre si ritrova in affanno insieme a Valverde, nel momento in cui il trentaduenne Ezequiel Mosquera aumenta il ritmo al punto tale che i soli Contador e Leipheimer riescono a seguirlo.
L’epilogo decisivo avviene però a poco più di un chilometro dal traguardo quando il leader della corsa Alberto Contador si alza sui pedali e se ne va tutto solo verso il bis. A 2” dal fenomeno dell’Astana è arrivato il compagno di squadra Leipheimer, poi Mosquera a 4” mentre Sastre ha tagliato il traguardo con Moncoutie e il giovane Gesink a 20”. Primo degli italiani Marzio Bruseghin, settimo a un minuto di distacco dal vincitore, insieme a lui i due protagonisti della Caisse, Rodriguez e Valverde quest’oggi non hanno ripetuto l’exploit di ieri.
Ora la Vuelta sembra davvero chiusa, l’unico in grado di poter ostacolare Contador è il compagno di squadra Leipheimer che si trova secondo a 1’17”, ma siamo sicuri che non scavalcherà l’attuale maglia oro. In terza posizione un dignitoso Carlos Sastre a 3’41”, quarto Mosquera a 4’35”, quinto Gesink a 5’49” mentre Alejandro Valverde conferma la sua poca predisposizione per i grandi giri scivolando a sei minuti di distacco.
Da domani si entrerà nella terza e ultima settimana della Vuelta. Una settimana non troppo difficile se contiamo che ci saranno cinque tappe ondulate ma non decisive e più adatte agli outsiders come Bettini o Cunego piuttosto che ai big di alta classifica. In assenza di altre asperità possiamo quindi dire che Alberto Contador (cadute apparte), ha vinto la Vuelta con sette tappe di anticipo.
Mica male.

sabato 13 settembre 2008

Contador gigante sull'Angliru

Vince e ipoteca la Vuelta


E arriviamo alla tappa conclusasi da poco, quella che ha fatto arrivo sull'Alto de Angliru. Ogni epoca ha il suo padrone ma era da molto tempo che un corridore non si dimostrava così forte e poliedrico nell’arco del calendario. Probabilmente tutti i mali non vengono per nuocere, l’esclusione dell’Astana al Tour de France ha fatto si che Alberto Contador corresse il Giro d’Italia e allo stesso tempo avesse il periodo necessario per presentarsi in grandissima forma anche alla Vuelta di Spagna. E lo ha dimostrato come solo i grandi sanno fare. Ha scelto lo scenario più duro, tra le pendenze al 23% dell’Angliru, andando a mettere il suo nome affianco a Jimenez, Simoni ed Heras.
La tappa, come da routine, ha visto nella prima parte della corsa la fuga di tre uomini: Kern, Jurco e Tjallingi. L’Astana controlla e non lascia troppo spazio ai tre, mentre lungo la discesa dell’Alto de Cordal cade il capitano della Euskaltel, Igor Anton costretto al ritiro. La corsa perde un possibile protagonista.
Quando inizia l’Angliru i tre fuggitivi vengono risucchiati dal gruppo sempre più allungato sotto il forcing dell’Astana. Il primo corridore di classifica a cedere è l’altro dell’Euskaltel, la maglia oro Martinez che non può fare altro che continuare con il suo passo cercando di perdere il meno possibile. Anche Carlos Sastre è in affanno ma con classe ed esperienza non affonderà mai, emergendo pian piano.
Ai - 6 km dall’arrivo Alejandro Valverde accelera facendo perdere contatto a Leipheimer e portandosi dietro Alberto Contador in compagnia del compagno di squadra Rodriguez. Si viene quindi a formare il terzetto Contador-Valverde-Rodriguez e a 20” il duo Leipheimer-Sastre.
La situazione esplode, Contador aumenta il ritmo e a tre chilometri dall’arrivo, in un tratto al 20% scatta ripetutamente staccando dapprima Valverde e poi Rodriguez.
E mentre Contador giunge esultando al traguardo, Valvere mantiene un ritmo di tutto rispetto limitando il proprio ritardo a 42”. Più indietro Rodriguez a 58” mentre Leipheimer risuscita nel finale tagliando il traguardo con 1’05” dal compagno di squadra. Offuscata è stata la prova di Carlos Sastre, evidentemente al limite dopo la vittoria al Tour de France, accusa 1’32”.
Buona la prova di Damiano Cunego il quale, dopo aver forato ad inizio salita, non si è perso d’animo ed è riuscito a salire con regolarità perdendo solo 2’43” dalla nuova maglia oro. Undicesimo Davide Rebellin a 4’08”, vecchio leone che non ha mollato neanche oggi la presa dei migliori.
Oltre al successo di tappa, a Contador è andata anche la maglia oro e per quello che ha mostrato quest’oggi sembra davvero difficile che qualcuno possa insidiarlo nei giorni a venire. Ora Leipheimer ha 1'07" di svantaggio, Carlo Sastre 3'01", quarto Mosquera a 4'19" mentre il campione spagnolo Valverde naviga a 4'40".
Una vittoria già annunciata? Probabilmente si se contiamo che mancano solamente due tappe decisive, quella di domani e la cronoscalata di Sabato 20 Settembre.
Se così fosse Contador sarebbe ad un passo dalla storia entrando di diritto nel gruppo di quei pochi grandi campioni in grado di vincere Giro-Tour-Vuelta. Se poi aggiungiamo che lo spagnolo deve ancora compiere 26 anni, si fa presto a dire che siamo di fronte al nuovo gigante del ciclismo professionistico.

venerdì 12 settembre 2008

Anglirù 2002: Il volo di Roberto Heras

L’ultima volta che la Vuelta de Espana fece arrivo sull’Alto de Anglirù fu nel 2002. Ma la prima apparsa di questa mitica salita è datata 1999 quando il compianto Jose Maria Jimenez andò a trionfare da grande scalatore. L’anno successivo fu la volta dell’italiano Gilberto Simoni, scalatore trentino che in quel finale di stagione lanciò un chiaro segnale in vista del 2001, anno della sua prima maglia rosa.
Il terzo fu un altro scalatore di nota fama. Se nel 1999 Roberto Heras era considerato dagli spagnoli una sorta di nuovo Pantani, capace di fare la differenza quando le pendenze si facevano ardue, negli anni seguenti ci furono conferme (vittoria della Vuelta nel 2000), ma anche scelte discutibili come il suo passaggio alla corte di Lance Armstrong alla Us Postal.
Uno dei più forti scalatori di inizio millennio faceva quindi il gregario al texano quando si trattava di correre il Tour de France e poi si presentava alla Vuelta con velleità di vittoria. Dopo un 2001 abbastanza deludente, Roberto Heras visse l’anno successivo da grande protagonista. Uscito da un Tour strepitoso (arrivò 9° correndo da gregario), si presentò a puntino alla Vuelta, cercando di riprendersela. I pretendenti erano davvero tanti e il favorito soprattutto uno, il secondo classificato del Tour, da tre anni sul podio della corsa francese, Joseba Beloki. E fu proprio Beloki a vestire la prima maglia oro usufruendo della vittoria della Once nella cronosquadre di apertura. Ma come l’anno precedente, Beloki accusò ben presto le fatiche del Tour dimostrando quanto sia difficile essere competitivi in due grandi giri nella stessa stagione. La maglia passò in poco tempo all’altra giovane promessa spagnola, Oscar Sevilla, voglioso di rifarsi dalla grandissima delusione dell’anno precedente quando Angel Casero lo beffò nella cronometro finale di Madrid. Il “nino” tenne la maglia per ben nove tappe, fino al giorno che sto per andare a raccontare. Negli anni successivi anche lui si perse finendo in poco tempo alla Telecom come gregario di Jan Ullrich.
Ma ritorniamo a quel 22 Settembre 2002, quando Sevilla indossa ancora la maglia amarillo, la sua ultima, guardandosi bene dalle insidie di uomini in forma come il compagno di squadra Aitor Gonzalez, disegnato da tutti come il nuovo mostro per le corse a tappe e lo scalatore Roberto Heras. La giornata è drammatica, la pioggia, il freddo e la nebbia la fanno da padrone. Cadono Guido Trentin e David Millar, quest’ultimo si ritira per protesta.
Vanno in fuga 24 uomini, fra questi il non ancora Ale-jet Petacchi, Bertoletti, Aggiano e Cioni. Ben presto la fuga si frantuma lungo le prime pendenze dell’Angliru, quando gli uomini Kelme si portano in testa per creare selezione in favore di Sevilla e Aitor Gonzales. Nel gruppo dei migliori ci sono ancora tre nomi importanti del panorama ciclistico italiano: Casagrande, Simoni e Di Luca.
A 7 km dal traguardo succede l’impensabile, si muove colui che nella carta è il meno accreditato a fare bella figura, Aitor Gonzalez. Ed è proprio lo scatto di Aitor Gonzalez a tagliare fuori il leader della corsa Oscar Sevilla nonché suo compagno di squadra. Accortosi del momento difficile della maglia amarillo, Roberto Heras provoca l’affondo decisivo transitando ai -5 km dal traguardo con 24” su Aitor Gonzalez e Beloki. Gli ultimi chilometri sono una marcia trionfale per Heras che crea il vuoto dietro di se entrando nell’immaginario della storia della Vuelta e del ciclismo in generale. In uno scenario da lupi, Heras vince e prima di vedere qualcuno tagliare il traguardo dietro di lui bisogna aspettare un minuto e mezzo, quando transita Beloki, primo dei terrestri. Terzo un italiano a cui è sempre mancata la fortuna nei grandi giri, il toscano Francesco Casagrande distanziato di 1’41”. Aitor Gonzalez, che aveva dato il la agli attacchi, cede nel finale accusando 2’16” mentre il compagno di squadra, ormai ex leader di classifica, limita i danni arrivando con 2’50”. Da ricordare il sesto posto di Di Luca e il settimo di Simoni, il primo sorpreso e fiducioso per un suo eventuale futuro da protagonista al Giro d’Italia, il secondo deluso anche da una stagione dal sapore amaro.
In seguito a questa giornata, Roberto Heras prenderà la maglia oro con 35” di vantaggio su Aitor Gonzalez con il quale ingaggerà una sfida al cardiopalma fino alla cronometro finale di Madrid dove, però, verrà nettamente sconfitto dal corridore della Kelme riportando alla memoria l’epilogo finale di dodici mesi prima quando a perdere allo stesso modo fu Sevilla, scavalcato dal corridore della Festina Angel Casero. Protagonisti diversi ma epiloghi uguali e a pagarne le conseguenze sempre due scalatori. Ma di quella Vuelta, io (e sicuramente i più), ricorderanno soprattutto il grande volo di Roberto Heras in cima all’Alto de Anglirù.

giovedì 11 settembre 2008

Bettini: il bis e la rabbia

Bettini: addio Quick Step

Inutile dire che il protagonista delle maggiori notizie di quest’oggi è Paolo Bettini. Si parla di divorzio con la sua storica e attuale formazione, la Quick Step. Ebbene si, il campione del mondo è stato preferito ad un corridore più giovane e dal futuro più lungo: Stefan Schumacher. Alla notizia dell’acquisto di Schumacher è Bettini ad accusare la squadra con queste parole “Avevano detto di non avere budget per rinnovare il mio contratto in scadenza, ma avevamo lasciato una porta aperta. Ora prendono Schumacher. Tutti i soldi evidentemente erano destinati a lui. A me niente. Mi sento offeso - ha ammesso Bettini - Non meritavo questo trattamento. A questo punto, escludo di poter continuare la mia carriera con loro. Prenderò altre squadre”.
Ma evidentemente il budget per tenere Bettini in squadra era talmente elevato rispetto a quello di Stefan Schumacher così che il team manager Patrick Lefevrè ha pensato bene di scegliere la via più economica puntando più sul futuro che non al presente.
Di risposta alla notizia di mercato inaspettata, il campione del mondo si è reso protagonista della dodicesima tappa alla Vuelta. Nella giornata che ha tagliato fuori dalla classifica Alejandro Valverde (rimasto attardato di molti minuti dal gruppo dei migliori), sono gli italiani ha dominare la corsa. La pioggia e il freddo incombono, la fuga di Casar, Hinault e Quinziato viene ripresa e così a decidere le sorti è il falsopiano finale dove Bettini centra il bis con la maglia iridata. Alle sue spalle altri tre italiani: l’eterno secondo Rebellin, un Cunego molto attivo e il già vincitore di una tappa e Ballan. Non c’è da aggiungere altro, l’Italia si fa prepotentemente sentire e il conto alla rovescia in vista del Mondiale è sempre più breve.
Domani riposo, Sabato l’Angliru che celebrerò a modo mio, ricordando i precedenti arrivi in questo picco dalle pendenze infernali.
A domani.

Aggiornamento Vuelta

Giornate intermedie in questa Vuelta dal percorso un po’ troppo fatto male. Gli organizzatori sono andati incontro alle esigenze dei turisti proponendo week end formidabili di montagna, ma lasciando nei giorni lavorativi una distesa di tappe monotone. Ad ogni modo, da tre giorni non succede praticamente nulla se non le solite fughe, alcune riuscite altre no. Leipheimer ha perso di nuovo la maglia, evidentemente gli fa schifo indossarla.
La maglia oro è ora sulle spalle di Egoi Martinez che grazie alla fuga di Lunedì è risalito in classifica ritrovandosi davanti a tutti per soli 11”. Probabilmente se la terrà fino al prossimo arrivo in salita. A vincere la tappa di Lunedì è stato Greg Van Avermaet il quale ha beffato grandi nomi italiani quali Rebellin, Nocentini e Cunego. Segnatevi questo nome perché, nonostante non sia facile da pronunciare e all’apparenza risulti ancora insignificante, potrebbe invece rivelarsi un gran corridore nelle stagioni future.
Passiamo alla tappa di Martedì che non ha riservato molte sorprese. Degno di nota lo scatto da finisser di Pozzato che però è stato neutralizzato dalla volata vinta da Sebastien Hinault. Nella tappa di Mercoledì con arrivo a Burgos il copione è stato simile. Parte una fuga, poi neutralizzata negli ultimi chilometri, quindi ennesima volata che dovrebbe, in teoria, vedere in Boonen il vincitore, invece alla sua ruota c’è un noto ex campione del mondo di nome Oscar Freire Gomez il quale rimonta e lo supera di mezza ruota centrando il suo undicesimo successo alla Vuelta. Un corridore di classe si vede anche in queste cose e nonostante una condizione da rivedere, Freire ha saputo prendersi un successo di tutto rispetto mettendo in allarme i suoi avversari del prossimo Mondiale.
La corsa spagnola proseguirà Giovedì con una tappa adatta di nuovo ai velocisti, Venerdì, invece, riposo in vista della tappa più dura, quella con arrivo sull’Angliru.

mercoledì 10 settembre 2008

Gli anziani ritornano: impressioni sul ritorno di Armstrong

Manco un paio di ore ed ecco che arriva la notizia del momento. Un ex corridore di nome Lance Armstrong, trentasettenne e con a carico un paio di figli e una ventina di donne cambiate da quando ha acquistato notorietà, avrebbe annunciato clamorosamente di voler tornare alle corse per puntare a vincere il suo ottavo Tour de France. In poche parole questo tipo invece di mettere su la pancetta e raccontare le storielle ai suoi bimbi vicino al focolare di un freddo Inverno texano decide di ritornare di nuovo con l’idea di vincere a trentasette anni (e lo evidenzio) non una semplice corsa amatoriale ma poco di meno che il Tour de France.
Di cazzate ne sono successe tante negli ultimi tempi, l’ultima fu quella del ritorno di Mario Cipollini lo scorso inverno con una folkloristica squadra statunitense dal nome che è già tutto un programma Rock&Republic.
Ora, come per magia, in stile Rocky Balboa, l’eroe americano annuncia il ritorno tre anni dopo il ritiro e lo fa mettendo subito le mani avanti sfidando la nuova generazione. Lui che, ancora in fasce lottava nell’era Indurain e che dopo aver sconfitto il cancro ritornò più forte di prima vincendo dal 1999 al 2005 sette Tour di fila facendosi beffa dapprima di un certo Jan Ullrich e poi di Ivan Basso.
Queste le sue parole in merito al motivo del ritorno "Sono felice di annunciare che, dopo averne discusso con i miei figli, la mia famiglia e i miei amici più intimi, ho deciso di tornare al ciclismo professionistico per cercare di alzare l'attenzione sulla lotta contro il cancro - ha spiegato l'americano, sopravvissuto ad un tumore ai testicoli e fondatore di Livestrong, che si occupa della lotta contro il cancro -. Solo quest'anno oltre otto milioni di persone sono morte per questo male in tutto il mondo. E' tempo di lottare contro il cancro ad un livello globale".
Ora mi chiedo se c’era davvero bisogno di un ritorno al ciclismo di Lance Armstrong per innalzare l’interesse globale alla lotta contro il cancro. A me sembra una frase fatta che probabilmente potrebbe avere solo in parte il significato che vuole lanciare. Insomma, un ritorno inaspettato e non piacevole (almeno per me) di un corridore di altre ere che vuole attirare di nuovo l’attenzione su se stesso e a sentirlo parlare, sul cancro.
E se oggi il ciclismo è uno sport che attira la fiducia di ben poche persone, l’aggiungere questi ritorni in formato film (o pagliacciata, come preferite), non può che peggiorare l’attuale situazione.
Insomma, se è vero che nulla è impossibile nella vita è anche vero che certe cose sono inevitabili. Inevitabile e diffuso nel mondo dello sport è il decadimento delle prestazioni su un atleta di alto livello, specialmente nel corridore che deve essere brillante nelle prove a cronometro e in salita. Se le volate e lo sforzo breve del vecchio Cipollini potevano ancora apparire veritiere, non credo possa assumere lo stesso gusto di “pulizia” un presunto ritorno da numero uno del texano Lance Armstrong. Insomma, spero fino all’ultimo in una gigantesca bufala per chissà quale altro motivo. E se davvero ci dovesse essere il ritorno di Lance Armstrong, sarebbe molto triste vederlo a quell’età lottare per la classifica finale di una corsa come il Tour de France. Il tutto evidenzierebbe quello che ho sempre sostenuto sin dai tempi della sua prima vittoria al Tour de France: è e rimarrà un campione farmaceutico, un esperimento di qualche scienziato.
Con stima.

domenica 7 settembre 2008

A volte ritornano

MONCOUTIE RITORNA A VINCERE DOPO 3 ANNI

Ancora fughe alla Vuelta de Espana e quest’oggi, in una tappa dal chilometraggio esiguo e dalle pendenze dolci, è il francese David Moncoutie ad andare a centrare la vittoria.
Moncoutie, ex speranza del ciclismo francese che da tre anni non riusciva più a vincere nulla (l’ultima fu il 14 Luglio 2005 al Tour de France), ha quindi spezzato l’incantesimo aggiudicandosi la sua primissima vittoria alla Vuelta.
E mentre la cavalcata del francese va in porto, da dietro l’Astana induce i diretti avversari a un duro forcing lungo la salitella di Pla de Beret.
Le pendenze dolci di questa ascesa non hanno concesso distacchi abissali infatti la classifica è cambiata di poco. Si è mostrato un po’ di più Alberto Contador che ha attaccato portandosi dietro il redivivo Valverde e l'altro spagnolo Anton. Nella volata finale ad avere la meglio è stato Valverde che grazie alla conquista del secondo posto ha usufruito degli abbuoni di tappa accorciando così il suo distacco in classifica dal duo Astana. A 5” dal terzetto è arrivato il gruppo di Levi Leipheimer nel quale è riuscito a riagganciarsi verso gli ultimi chilometri Carlos Sastre, un po’ in affanno a Pla de Beret. Primo degli italiani Marzio Bruseghin, giunto sul traguardo con 1’23” da Moncoutie e confermando la sua miglior stagione in assoluto.
Chi ne ha fatto le spese è stato invece il vincitore di ieri nonché maglia oro fino a questa mattina, Alessandro Ballan che, pago della lunga fuga in quel di Andorra ha dovuto cedere il primato a Levi Leipheimer.
Il corridore statunitense che ha dominato pochi giorni addietro la cronometro, ora ha 21” di vantaggio su Contador, 49” su Valverde e 1’24” su Carlos Sastre. Decimo e primo degli italiani nella classifica generale Marzio Bruseghin con 3’35”.
Finito questo week end di fuoco, la Vuelta ritorna da domani con tappe ondulate ma non determinanti per gli uomini di alta classifica. Per ritrovare l'alta montagna bisognerà aspettare Sabato prossimo con l’arrivo sull’Alto de Angliru, tappa regina dalle pendenze proibitive e che svelerà le carte di chi vuole fare sua questa edizione della Vuelta.
Personalmente trovo questo percorso non azzeccato e nonostante le tappe decisive siano presenti in tutte e tre le settimane, rimango dell’idea che l’ultima settimana sia davvero troppo facile per creare un minimo di suspense finale. Il rischio è che si sappia già una settimana prima del termine il nome del vincitore finale.
A presto.

sabato 6 settembre 2008

L'esordio del blog

ALESSANDRO BALLAN 1° AD ANDORRA

Questo post tiene a battesimo il blog nel giorno in cui l’Italia gioisce per l’impresa di Alessandro Ballan alla Vuelta de Espana.
Il corridore veneto militante nella formazione Lampre ha scelto una giornata da lupi fuggendo dal gruppo in compagnia di Landaluze, Zandio, De Maar e Meersman.
I migliori lasciano fare così che, arrivati in prossimità dell’ascesa finale lunga una quindicina di chilometri, il veneto può gestire la corsa con un buon margine di vantaggio. Stacca i compagni di fuga che uno a uno saltano e s’invola verso l’arrivo di Andorra a braccia alzate.
Dietro, intanto, non succede praticamente nulla. I migliori si controllano, c’è chi resiste e chi non riesce a mantenere il ritmo. Sono sembrati brillanti i due capitani dell’Astana, Leipheimer e Contador, quest’ultimo che stacca i diretti rivali con un guizzo in prossimità della linea d’arrivo. Bene anche Sastre, l’ultimo vincitore del Tour de France ha tenuto il gruppetto dei “grandi” dimostrando una gamba ancora performante. Ma oltre a Ballan, a sorprendere nelle scuderie italiane sono stati Bruseghin e Rebellin i quali hanno pagato solo 26” (!!!) da un ventenne quale è Contador. Un Rebellin così competitivo nelle corse a tappe non lo si vedeva da almeno dieci anni.
Ha invece perso la maglia oro in fretta e furia il francese Sylvain Chavanel, in affanno probabilmente per le ostiche condizioni meteorologiche e anche per il suo non buonissimo rapporto con gli arrivi di montagna.
E’ parso lontano da una condizione da podio anche Alejandro Valverde il quale ha ceduto 50” a Contador ma tutto sommato si sapeva che la sua partecipazione alla corsa iberica era in funzione del campionato mondiale piuttosto che alla classifica finale della Vuelta.
Tirando le somme, la classifica è ancora corta. Come era prevedibile nessuno ha voluto sbilanciarsi più di tanto e alla fine mi è sembrato di rivedere la vittoria di Emanuele Sella in quel di Pampeago quando tutti i big lasciarono andare la fuga e nella rampa finale rimasero a controllarsi a vicenda rendendo il tutto abbastanza noioso. Speriamo non diventi una sorta di abitudine.
Alla prossima.