mercoledì 26 novembre 2008

Il ritorno di Vdb

Come la fenice, anche Franck Vandenbroucke vorrebbe rinascere dalle ceneri di una carriera da anni anonima ed arida di risultati.
Chi è stato Vandenbroucke? Vandenbroucke è stato per brevissimo tempo un fenomeno senza rivali, capace di vincere corse di un giorno, giri brevi e tappe nei grandi giri. Un grande fuoco destinato a bruciarsi in poco tempo.
Vandenbroucke da quanto è forte passa direttamente nei professionisti senza correre nei dilettanti, è la Lotto a dare fiducia al giovane belga, era il 1993.
Nel 1996 passa alla Mapei, squadrone degli anni novanta dove sono passati quasi tutti i più forti corridori. Qui Vandenbroucke si fa conoscere meglio grazie alla vittoria nel Giro del Mediterraneo. Anche al Tour de France del 1997 lo vediamo spesso inserito in varie fughe, senza però acchiappare la vittoria. Ma il giovane belga ha tempo, è nato nel 1974 e ha solo 23 anni…
Nel 1998 arrivano le prime vere vittorie di prestigio. Vince il Giro di Vallonia, la Parigi-Nizza (giro breve che vincono solo i grandi) e la classica di un giorno, la Gand-Wevelgem. Da segnalare il secondo posto alla Fleccia Vallone e il sesto alla Liegi-Bastogne-Liegi.
Vandenbroucke è un vulcano che potrebbe esplodere da un momento all’altro, non sappiamo ancora i suoi limiti, sappiamo solamente che può diventare un predatore poliedrico in ogni campo. Nel 1999 passa dalla Mapei alla Cofidis, qui vivrà l’anno di apice assoluto a soli 25 anni. Si piazza secondo al Giro delle Fiandre, 4° alla Parigi-Nizza vincendo una tappa e settimo alla Parigi-Roubaix.
Vince una classica belga dalla grandissima importanza, la Liegi-Bastogne-Liegi, la Omloop Het Volk, poi durante l’Estate si presenta alla Vuelta a Espana e si dimostra competitivo in tutte le specialità, comprese salita e cronometro. Conclude 12° in classifica finale portandosi a casa due tappe e la classifica a punti. Viene segnalato come il favorito principale in vista dei Campionati del Mondo a Verona ma cade e si rompe il polso. Nonostante l’incidente rimane nel gruppo dei migliori non potendo però rispondere all’attacco di Freire Gomez negli ultimi metri concludendo settimo. A fine stagione è terzo nella classifica di Coppa del Mondo e nella Uci.
L’anno seguente è uno dei più attesi ma vivrà una stagione da dimenticare. Sarà l’inizio del tracollo. Inesistente nelle classiche, il nostro raccoglierà solo un secondo posto al campionato nazionale del Belgio prima di disputare un Tour de France anonimo.
Nel 2001 ritorna a correre per una squadra italiana, la Lampre di Camenzind e Simoni ma vivrà un’altra stagione senza successi, cambiando presto casacca e passando di nuovo in un team fiammingo, la Domo-Farm Frites dove vincerà solo una corsa di secondo piano: Prix d'Erpe-Mere.
Nel 2003 la Domo diventa Quick Steep e si ritrova nella squadra di Paolo Bettini, nuovo uomo di punta delle classiche. Per Vandenbroucke solo piazzamenti in una stagione che aveva trovato buone speranze al Giro delle Fiandre (secondo dietro Van Petegem).
L’anno successivo approda in Italia, alla Fassa Bortolo, ormai trentenne e lontano dai momenti d’oro di una carriera che non trova più una vera luce. Sesto alla Parigi-Nizza, settimo alla Fleccia-Vallone, sedicesimo e diciottesimo rispettivamente alla Liegi e all’Amstel Gold Race. Un tempo le avrebbe vinte a mani basse.
Da questo momento nessuna squadra di rilievo darà più fiducia al belga il quale farà parlare di sé soprattutto per la sua lunga depressione che lo porterà lontano dai risultati di rilievo.
Mr Bookmaker, Unibet.com, Acqua & Sapone, tutte squadre che cambia dal 2005 al 2007 senza raccogliere praticamente nulla sul campo.

Ma Franck Vandenbroucke ritorna, è notizia di oggi il suo passaggio alla Cinelli nella quale il nostro gioca l’ultima carta a 34 anni, dopo molti anni bui nei quali ha tentato anche di farla finita, questa volta però la voglia di rialzare la testa e chiudere con il mondo del ciclismo in modo dignitoso, da campione, se davvero lo era.

sabato 22 novembre 2008

Cassani in ricognizione a San Martino di Castrozza


Ecco i primi rumor a riguardo della tappa con arrivo a San Martino di Castrozza comparsi ieri sul Gazzettino:

Il ciclista commentatore Rai Davide Cassani in zona con troupe e telecamere

Il Giro d'Italia scalerà Croce d'Aune La corsa "rosa" ritorna feltrina

Il Giro d'Italia passerà di nuovo a Feltre e non è detto che i girini scalino anche il Passo Croce d'Aune prima di arrivare a San Martino di Castrozza.

Dopo l'annuncio che la corsa rosa l'11 maggio farà tappa a Valdobbiadene, la speranza che il Giro passasse ancora per le strade del Feltrino si stava facendo largo tra gli appassionati di ciclismo. Soprattutto nel primo anno di partecipazione del sette volte vincitore del Tour, Lance Armstrong e dell'attesissimo rientro nelle competizioni del campione Ivan Basso. Da ieri la speranza è qualcosa di più concreto, quasi una certezza che sarà rivelata solo il 13 dicembre con la presentazione ufficiale del Giro del centenario nel teatro La Fenice di Venezia. L'altra sera, infatti, Davide Cassani, ex-maglia azzurra del ciclismo italiano e ora commentatore Rai durante il Giro d'Italia, ha fatto tappa a Feltre. È andato a trovare l'amico Ivan Piol, organizzatore della Gran Fondo Sportful e di Castelli24h, la maratona cui il commentatore Rai ormai ha preso parte almeno quattro volte. Una presenza non casuale, visto che ieri mattina Cassani è stato visto prima a San Martino con una troupe della Rai e poi in sella alla sua bicicletta lungo la salita di Passo Rolle, seguito dalla telecamera. Considerato che voci ormai insistenti danno per certo che il Giro arriverà all'Alpe di Siusi, non è escluso che ci sia una tappa che prima arriva a San Martino e il giorno dopo sull'Alpe di Siusi. Ma da Valdobbiadene a San Martino il passaggio per Feltre pare quasi obbligato e i bene informati danno per certo che prima di arrivare in Primiero i girini dovranno scalare una montagna leggendaria. E nel loro cammino una salita divenuta leggendaria grazie a Tullio Campagnolo è proprio Passo Croce d'Aune. In sostanza i corridori del Giro percorreranno a ritroso la salita che gli amatori ogni terza domenica di giugno fanno come ultima fatica della Gran Fondo.

venerdì 14 novembre 2008

Fantaciclismo: ipotesi sul finale della IV tappa

Manca un mese alla presentazione ma qualcuno è già stufo di aspettare. Una volta almeno lo presentavano ai primi di Novembre, ora invece a metà Dicembre ma va bene lo stesso, evidentemente vogliono fare le cose in grande e il percorso non sarà ancora disegnato del tutto.
Raccogliendo fonti (non per forza attendibili), si possono già immaginare varie cose:

1. Si parte da Venezia
2. La seconda tappa arriva a Trieste
3. La terza a Valdobbiadene con tanto di circuito finale
4. Il Giro conclude a Roma con una cronometro
5. Prima Alpi e poi Appennini

e via così...

L'ipotesi che propongo è inerente alla quarta tappa, quella con arrivo a San Martino di Castrozza (in teoria).
A sentir parlare, non sarà una tappa sfruttata al massimo, essendo la quarta, l'opzione andrebbe su un percorso non troppo impegnativo: val agordina e la via più facile delle Forcelle. La via più facile è il Forcella Franche, salita corta e pedalabile che anticipa il lungo falsopiano che porterà dapprima a Gosaldo e poi nei brevi chilometri del Passo Cereda. Da qui, discesa verso Tonadico e Fiera di Primiero prima dell'arrivo a San Martino di Castrozza.
Ecco quindi come dovrebbero essere gli ultimi chilometri della quarta tappa:

Ovviamente sono solo supposizioni, però fare un pò di ipotesi prima che sia presentato il Giro d'Italia, è divertente per confrontare eventuali errori o "azzeccature" una volta svelato il tutto.

giovedì 13 novembre 2008

Fu vergognoso


Facciamo ordine sulla vicenda Simeoni-Armstrong che in questo decennio ha sicuramente infiammato le polemiche e che (forse) sta giungendo ad un termine.
La questione diventa famosa al grande pubblico in seguito ad un grave fatto accaduto nelle strade del Tour de France, precisamente il 23 Luglio 2004 nella tappa che da Annemesse portava a Lons le Saunier.
Una tappa insignificante, a due giorni dal termine e con una classifica già chiusa a favore di Lance Armstrong per la sesta volta. E’ uno di quei giorni in cui vanno in fuga una manciata di corridori, il gruppo lascia fare e morta lì. Questa volta no!
Nella fuga ci sono 6 ciclisti: Flecha, Joly, Garcia Acosta, Fofonov, Mercado e Lotz. Dal gruppo attacca un altro corridore, l’italiano Filippo Simeoni della Domina Vacanze (l’allora squadra di Cipollini).
L’italiano cerca di recuperare quei 40” di svantaggio ma colpo di scena, lo raggiunge da dietro Armstrong il quale si mette alla sua ruota e senza collaborare rientra sui sei davanti. La fuga prende 1’50” di vantaggio e a quel punto nel gruppo comincia a lavorare la T Mobile di Ullrich e Kloden.
Armstrong dice che con Simeoni la fuga sarà ripresa e così dopo essersi beccato insulti dai colleghi, l’italiano è costretto a rialzarsi e farsi riprende dal gruppo insieme al texano.

«Mi hanno colpito le parole di Armstrong, che è venuto a riprendermi e ha detto ai miei compagni di fuga di farmi rialzare - gli occhi di Simeoni diventano più stretti nel ricordo di quei momenti -. Ha impedito che continuassi la fuga e dopo mi ha minacciato: "Hai sbagliato a parlare contro Ferrari (uno dei consulenti della preparazione del texano, ndr) e hai sbagliato a querelarmi. Io ho soldi e tempo e tanti avvocati a disposizione. Io posso distruggerti".
<
La notizia fa il giro del mondo, si creano due schieramenti, chi da ragione al tiranno in maglia gialla e chi invece all’italiano della Domina Vacanze.
Due giorni più tardi, il 25 Luglio, si arriva alla conclusione del Tour de France. Si corre l’ultima delle venti tappe francesi, quella con l’arrivo a Parigi.
Per quattro volte Filippo Simeoni prova a prendere il largo ma per quattro volte verrà stoppato dai gregari di Armstrong, con tanto di ingiurie da parte di Ekomov (uno dei “vassalli” del texano) contro l’italiano.

<Al Tour, Armstrong ha impedito che continuassi la fuga e dopo mi ha minacciato. "Hai sbagliato a parlare contro Ferrari e a querelarmi. Io ho soldi, tempo e tanti avvocati. Posso distruggerti".
Storia triste, è solamente la parentesi più famosa dell’intera “trama” di una lunga controversia cominciata il 12 Dicembre del 2001 quando al tribunale di Bologna si apre il processo a carico del medico, preparatore di numerosi corridori. L' accusa: somministrazione di prodotti farmaceutici pericolosi per la salute degli atleti, esercizio abusivo della professione di farmacista, commercio di sostanze alimentari nocive, frode sportiva.
Qualche mese più tardi, il 12 Febbraio 2002, Filippo Simeoni accusa Ferrari. «Ho assunto Epo su indicazioni del dottor Ferrari. Avevo cominciato ad assumere Epo già nel 1993. Il mio rapporto col dottor Ferrari è cominciato nell' ottobre 1996 ed è finito nel novembre 1997. La prima visita avvenne nella sua abitazione di Ferrara. Nel ' 97 Ferrari mi indicò i prodotti da prendere per migliorare potenza e resistenza. Più avanti, mi parlò di ormoni per recuperare energie. Per evitare problemi all' antidoping mi aveva detto di utilizzare l' Emagel (fluidificante) la mattina dei controlli e l' albumina umana al 5% la sera prima».
L’anno successivo, il 16 Aprile 2003, Armstrong interviene in difesa di Ferrari, consulente della preparazione: «Simeoni è un bugiardo». L’11 Luglio dello stesso anno Simeoni querela Armstrong per diffamazione.
Tutto ciò prima di quel 23 Luglio 2004, nel giorno in cui Lance Armstrong, il “boss”, impedisce a Simeoni di prendere parte ad una fuga.
Come è finita la storia? Il dottor Michele Ferrari venne assolto da ogni accusa nel Maggio del 2006. Ma quest’ultima cosa, lasciatemela dire, non cancella tutto quello che può esserci stato dietro a questo caso.

ps.
La stampa internazionale ha spesso associato numerosi nomi di spicco del mondo ciclistico al dottor Ferrari, fra i più famosi: Moreno Argentin, Giorgio Furlan, Eugeni Berzin, Gianni Bugno, Tony Rominger, Abraham Olano, Claudio Chiappucci, Ivan Gotti, Mario Cipollini, Eddy Mazzoleni, Paolo Savoldelli, Levi Leipheimer, Axel Merckx, George Hincapie, Floyd Landis, Patrik Sinkewitz e Alexandre Vinokourov. Non tutti santi.

Molte verità...

Ho trovato questo video su youtube. Si parla del mondo professionistico e del doping. Chi parla oggi non c'è più. Si chiamava Valentino Fois e aveva solo 34 anni.

Copio e incollo anche un'intervista molto interessante a Valentino Fois risalente a un anno fa...

BERGAMO, 14 settembre 2007 - "E’ anche per colpa del ciclismo se sono ridotto così, ma senza ciclismo non so stare". Valentino Fois è seduto al tavolino di un bar nel centro di Bergamo. Pochi metri più in là c’è la redazione locale del "Giorno" nella quale lunedì sera l’ex corridore bergamasco si è introdotto per rubare due vecchi computer portatili. Una bravata che gli è costata una condanna a 100 giorni di reclusione, tramutati in una pena pecuniaria di 4 mila euro. Valentino era un talento e come tanti talenti si è fatto tentare dal diavolo doping, finendo poi schiacciato dagli "effetti collaterali". A vederlo ora, sembra il Fois di una decina di anni fa. Forse un po’ smagrito, ma elegantissimo. Giacca e cravatta, pantalone gessato, la faccia bella da sciupafemmine. Ma basta guardargli il sorriso forzato, gli occhi velati di tristezza, per capire che dentro quel vestito firmato c’è un ragazzo di quasi 34 anni che lotta con una sofferenza che lo sta devastando.
Fois, partiamo dalla brutta storia del tentato furto.
"Lunedì sono tornato a bere dopo tanto tempo e il cocktail con gli ansiolitici mi ha mandato in confusione. Sono entrato nell’ufficio, mi sono nascosto in bagno, poi ho cercato di scappare con i computer. E’ stata una cazzata, ma non ho fatto un’ora di carcere e ho trovato un giudice comprensivo".
Lei è malato?
"Ho problemi di depressione e ansia, sono in cura in un centro tossicologico di Parma".
Da che cosa sono originati i suoi problemi?
"Dalla squalifica di tre anni per doping presa nel 2002, quando correvo nella Mercatone Uno con Pantani".
Nel ’98 era già stato fermato per un anno per essere stato trovato positivo al Giro di Svizzera e al Giro di Polonia. Che sostanze prendeva?
"Prendevo, anzi, mi davano il DHEA, che serve a stimolare la produzione di testosterone endogeno. Eppoi... E’ inutile fare l’elenco. Prendevo quello che prendevano tutti. E se qualcuno nega, è bugiardo. Dovevamo scendere a compromessi".
Eppure non ne aveva bisogno. E’ diventato professionista nel ’96 ed era considerato un ottimo scalatore.
"Avevo appena vinto il tricolore dilettanti e dominato il Giro della Valle d’Aosta. Avevo fatto grandi cose anche nella Mtb. Sono arrivato al professionismo pulito. Pulitissimo. Vincevo perché ero forte. Ero, e mi sentivo, il numero uno al mondo".
Allora perché ha ceduto alla tentazione del doping?
"Il mondo del ciclismo, fino allo scandalo Festina del ’98, era una schifezza. Gestivano tutto medici e direttori sportivi. Poi le cose sono un po’ migliorate, ma non metterei la mano sul fuoco su alcun corridore di oggi. Chi vince, una settimana dopo è già nella polvere".
C’è qualcuno del ciclismo che l’ha aiutata?
"Soltanto uno. E’ un mondo falso e ipocrita. No, preferisco restare con i miei problemi piuttosto che avere a che fare con persone finte. Ho la mia famiglia e un amico vero, Pavel Tonkov, vincitore del Giro d’Italia ’96. Abito da lui a Madrid per sei mesi l’anno, fa il procuratore e forse mi aiuterà a tornare a correre. Altrimenti lavorerò nell’albergo che aprirà a Cordoba".
E lei vorrebbe tornare in quel ciclismo che considera causa dei suoi problemi?
"Non ho mai smesso di allenarmi, 3-4 ore ogni giorno. Durante la squalifica ho partecipato anche ad alcune Granfondo, vincendone 14 su 16, poi mi hanno fatto sentire indesiderato anche lì. Mi mancano le corse".
Ha preso altre droghe?
"Ho provato la cocaina. Ma non sono tossicodipendente. Sono soltanto un ragazzo debole".
Attualmente che cosa fa?
"Non lavoro. Ma studio: filosofia, psicologia, so tutto delle religioni orientali".
Li sa i pettegolezzi che girano sul suo conto?
"Che sono stato l’amante di Inzaghi, che rifornivo di coca Vieri. Balle. Conoscevo Pippo e Bobo perché giocavano nell’Atalanta e frequentavamo gli stessi locali. Stop. Non li vedo né sento da anni".
Non ha paura di fare la stessa fine di Pantani?
"Ho vissuto da vicino il dramma di Marco e posso dire di non aver mai raggiunto il suo livello di disperazione".
A un ragazzino che comincia a correre che consigli darebbe?
"Di ragionare con la propria testa, senza farsi travolgere dal sistema. Io mi rimprovero di non aver dato il meglio nel mio lavoro, mi piacerebbe poter recuperare".

Ancora addio Valentino.