mercoledì 31 dicembre 2008

L'ultimo dell'anno

Questo è l’ultimo articolo dell’anno che scrivo, ispirandomi ad un sogno che ho fatto ieri notte. Argomento: ciclismo (strano, vero?). Ambientazione: Giro d’Italia. Protagonista: la mamma di Lance Armstrong.
In poche parole ho sognato la madre di Lance Armstrong che, durante il Giro, veniva spesso fotografata e intervistata sorridente per i successi del figlio.
Sarà mica un sogno premonitore? Mah…
Buon anno.

domenica 28 dicembre 2008

Il ciclismo d'Inverno

Prendendo spunto da http://ciclismopst.blogspot.com/ parlo del mio inverno sportivo.
Prima di tutto c’è da dire che non seguo programmi giornalieri, tanto per fare un esempio, non ho scritto da nessuna parte che martedì, giovedì e sabato devo per forza fare rulli e al mercoledì e venerdì uscite in bici. Non ho il carattere adatto per seguire tali cose. Semplicemente quando ho voglia faccio.
Di solito la mia settimana tipo è questa:

2 o 3 giorni (staccati fra loro): esercizi di potenziamento a braccia e gambe
2 (se va bene) rulli
Quando non ho voglia, riposo

Possono passare anche più giorni che non faccio nulla o tre giorni di fila che faccio qualcosa. Uscite in bici, poche, però capita ogni 10 giorni di farne almeno una.
La realtà è che non mi sono mai allenato in modo spropositato durante Inverno. Non sono il tipo che si danna nei mesi freddi, anche perché non ho un grande rapporto con questa stagione. Prediligo i climi temperati o abbastanza caldi, non afosi ma cmq quello che basta per sudare. La tarda Primavera e l’Estate sono sicuramente i periodi che preferisco.
So benissimo di abitare in una delle provincie migliori d’Italia, so anche che, quando l’Inverno arriva, la voglia di abitare in paesi dove c’è sempre il sole ha il sopravvento. Mi piacciono gli scenari glaciali, le montagne in lontananza completamente innevate, gli abeti che sono ricoperti da una velatura bianca (tipo il pandoro). Nello stesso momento sono un nostalgico dell’Estate o del mare.
Che Inverno è quindi il mio?
Rimango dell’idea che l’Inverno va vissuto come si vuole, chi vuole continuare ad andare in bici pedali pure, chi vuole ripiegare sui rulli lo faccia e chi invece vuole stare completamente fermo è liberissimo di farlo. Non giudico chi segue tabelle e medie o chi va a sensazione. Io per esempio amo il cicloturismo. Il ciclismo amatoriale può essere stimolante ma può anche diventare frenetico quanto il ciclismo agonistico. Ho pedalato con quelli forti e quelli negati, sempre bici è, ma le cose cambiano radicalmente. Non so quale categoria mi rispecchi meglio, probabilmente nessuna delle due.
Ma ritorniamo a noi. L’Inverno per gli sport come il ciclismo non è certamente un momento favorevole. Le giornate sono corte e quindi i chilometri da pedalare sono meno. Un giorno di qualche settimana fa sono tornato a casa che era quasi notte. Esperienza incredibile ma evitabile se fossi in voi. L’Inverno in bici è bello se fatto a ritmi blandi e chilometraggi brevi, almeno per me. Se si è in compagnia la cosa cambia ma non bisogna strafare, non serve. Il morale in questi mesi transitivi è quasi nullo, solo la Primavera può farlo risollevare.
Argomento Gran Fondo. Non ne ho mai fatte quindi vado cauto dall’esprimermi. C’è da dire che se ad inizio anno una persona sa di dover partecipare ad una o più gran fondo, allora l’uscire in bici diventa più automatico. Quest’anno potrei esordire in un paio di queste manifestazioni, precisamente nei mesi di Giugno e Luglio. Anche per questo motivo, attualmente mi tengo attivo.
Ma qual è il ciclismo più bello da vivere?
Dipende dal carattere di una persona, oltre che dalle potenziali fisiche. Se una persona è forte e ha la voglia di arrivare, allora il suo palcoscenico migliore sarà proprio il mondo delle corse. Viceversa se una persona sarà più predisposta a visitare posti nuovi e meno avvezza ai ritmi sfrenati degli allenamenti competitivi. Una via di mezzo non farebbe male a nessuno. Dosare i momenti di competizione a quelli cicloturistici e creare così un mix armonico è il vero ideale.
Aggiungo un’ultima cosa. Ogni stagione o clima ha il suo sport ideale. Lo sci in Inverno e il calcio da spiaggia in Estate. Ci sono poi sport che riescono ad essere mantenuti per più tempo: la corsa a piedi, il calcio, gli sport al coperto ecc. La bicicletta, negli ultimi tempi, grazie all’evoluzione degli abbigliamenti, è riuscita a diventare, in parte, uno sport da dodici mesi all’anno. Di natura, però, il ciclismo non è uno sport invernale, quindi, se durante l’Inverno non seguite le tabelle o non ve la sentite di uscire regolarmente come nelle altre stagioni, non c’è nulla di male. L’importante è non strafare o farne una questione di vita, perché non sono certo queste le cose importanti della vita.

sabato 20 dicembre 2008

Trieste... nel 1998 a Zulle

'98... una sfida a tre

Trieste è l’arrivo della seconda frazione. Nel 2009 una tappa in linea adatta ai velocisti, ma chi ha la memoria lunga ricorderà che Trieste ha spesso proposto una cronometro. L’ultima nel 2004 con la vittoria di Sergei Gontchar.
Sei anni prima, epilogo molto diverso, meno chilometri ma più distacchi. Ricordo che rimasi impressionato da quello svizzero che a cronometro sembrava e probabilmente era l’erede di Miguel Indurain. Alex Zulle, che a quel tempo aveva già vinto due Vuelte e un Mondiale a cronometro, era l’uomo da battere in un Giro d’Italia dal percorso misto. Nelle prime due settimane, lo svizzero dominò sia a cronometro che in salita. Quell’anno il Giro partiva da Nizza, in Francia, con un cronoprologo di 7 km che la talpa svizzera vinse puntualmente sconfiggendo Gontchar. Nei giorni successivi vivemmo la sfida fra Pantani e Bartoli sui colli liguri e non.
A Lago Laceno (sesta tappa), primo arrivo in salita, i più attesi sono ancora Bartoli e Pantani… Nessuno si aspettava che fosse proprio Alex Zulle il più forte. Rispose allo scatto di Pantani e se ne andò tutto solo verso l’arrivo guadagnando oltre venti secondi in 4 km.
Le sfide continuano, Pantani rosicchia, quando può, qualche secondo alla maglia rosa, ma per ora gli arrivi sono troppo soft per poter creare grossi distacchi.
Arriva la quattordicesima tappa e Piancavallo fa capire che Zulle è battibile. Pantani attacca e guadagna una decina di secondi su Zulle e un Tonkov in crescita. Ma il giorno successivo…
Dopo Piancavallo il Friuli ospita anche Trieste, per la famosa cronometro passata alla storia come la grande galoppata di Alex Zulle. Lo svizzero, detentore della maglia rosa, partiva per ultimo.. I migliori prima dell’arrivo degli ultimi tre (Tonkov, Pantani e Zulle) furono Gontchar, Dominguez e un sorprendente Bartoli.
Quando arriva Tonkov il ritardo è di 29” da Gontchar ma il vero uragano deve ancora arrivare: Zulle che era partito tre minuti dopo Pantani, riesce a recuperarlo e a superarlo a velocità doppia andando dritto verso il traguardo di Trieste alla media di 53,771 in 40 km non completamente piatti. Pantani finisce a 3’26” e ammette la dura sconfitta, Tonkov si salva al terzo posto a 1’22” mentre il primo dei terrestri è Gontchar a 53”.
Come prevedibile, dopo il picco di forma, Zulle cominciò giorno dopo giorno a tracollare sempre più. Nella tappa di Selva di Val Gardena, Pantani attaccò insieme a Guerini sulla Marmolada e insieme volarono verso l’arrivo guadagnando fior di minuti sui diretti avversari. Zulle perse la maglia che passò a Pantani il quale riuscì il giorno successivo a difendersi da Tonkov all’Alpe di Pampeago (vinta dal russo), dove Zulle perse altri 58”. Il capitano della Festina naufragò definitivamente nella tappa di Plan di Montecampione arrivando al traguardo con oltre mezzora. Vinse Pantani che ai meno tre dall’arrivo staccò l’unico avversario rimasto stoicamente alla sua ruota, il russo Pavel Tonkov guadagnando su quest’ultimo 57” in 2800 metri.
Due giorno più tardi, nella tappa di Lugano, dove vinse Gontchar, il pirata che in teoria doveva difendersi da Tonkov, riuscì invece a risultare il più brillante confermando la maglia rosa per l’imminente arrivo a Milano.
Fu un Giro pieno di cambi di scena, sicuramente uno dei più emozionanti degli ultimi trent’anni. Dopo la cronometro di Trieste tutto sembrava finito, probabilmente con i corridori di oggi non sarebbe successo gran che dopo lo schiaffo morale di Zulle. Tonkov e soprattutto Pantani ebbero il coraggio di movimentare la corsa dimostrando che, in un’era in cui i cronoman avevano i favori del tracciato, si poteva comunque ribaltare in pochi giorni una situazione impensabile.

Ritornando con i pensieri a dieci anni fa mi accorgo come alcune cose siano cambiate. Ad oggi non esiste uno scalatore puro, tutti sono diventati specialisti in ogni campo e in pochi eccedono principalmente in una determinata disciplina, preferendo la regolarità o il piazzamento alle emozione e le imprese. Ma il ciclismo può essere a volte anche inventato e questo sport ha bisogno più che mai di persone dalla ricca fantasia “antica”.

mercoledì 17 dicembre 2008

Vuelta a Espana 2009

GLI SCALATORI SI FACCIANO AVANTI

Dopo il Giro d’Italia e il Tour de France è stata presentata anche la Vuelta a Espana. Dopo lo scempio del 2008, quest’anno gli amici spagnoli sono riusciti a confezionare un prodotto all’apparenza migliore ma che potrebbe risultare, come quest’anno, scarsissimo nell’ultima settimana.
Si parte con un cronoprologo da Assen, in Olanda. Sembra strano ma la Vuelta partirà proprio dall’Olanda e ci rimarrà fino alla terza tappa. La quarta farà arrivo a Liegi, poi trasferimento in Spagna da cui ripartirà la “vera” corsa spagnola.
Una prima settimana per scattisti o velocisti anticiperà la cronometro di Valencia che viene alla 7° tappa con solo 30 km contro il tempo. Non è un percorso per crono man ed è meglio così.
Il primo arrivo in salita viene dopo la crono di Valencia, sull’Alto de Aitana, 205 km che cambieranno la classifica in favore degli scalatori. Il giorno dopo, Xorret de Cati, arrivo già visto con la salita dell’Alto de Xorret de Cati a pochissimi chilometri dall’arrivo. Altra tappa insidiosa.
Dall’undicesima alla quattordicesima tappa, solo salita. L’undicesima farà arrivo a Caravaca de la Cruz, una tappa che arriva in pianura ma che presenta parecchie "ampe durante il percorso. Il giorno successivo l’arrivo all’Alto de Velefique, 174 km con tre salite alte, lunghe e pericolose. La tredicesima tappa arriverà a Sierra Nevada, lunga scalata che non passerà inosservata nelle gambe dei ciclisti. Infine, la quattordicesima tappa conclude questo magnifico poker con l’arrivo a Sierra de la Pandera, quarto e ultimo arrivo in salita che servirà molto a chi ha ancora voglia di guadagnare sui rispettivi rivali. Da qui, tre tappe insignificanti prima di ritrovare un minimo di salita. La diciottesima tappa con l’arrivo ad Avila non creerà grandi distacchi, 17 km di pianura finale serviranno solo a ricompattare possibili fughe. Il giorno dopo, ultima tappa montana: Avila-Segovia, 174 km con quattro salite e l’arrivo dopo una discesa. Sarà sicuramente importante.
La ventesima tappa sarà una cronometro di 26 km, a Toledo. Solo 26 km che sommati con i 30 di Valencia e i 4,5 di Assen fanno appena 60 km di cronometro contro 8 tappe di salita.
Particolarità del percorso, nel 2009 niente Pirenei, snobbati alla Vuelta e indeterminanti al Tour de France.
Tirando le somme, un percorso per scalatori, finalmente, i passisti e i crono man non potranno contare sulle prove contro il tempo, chi avrà la forza di fare la differenza in salita sarà il vero vincitore.
Ivan Basso qualche tempo fa aveva detto che, dopo il Giro d’Italia, avrebbe puntato sulla corsa spagnola. Saprà sconfiggere quei pochi scalatori che ci sono in circolazione? Lo scopriremo vivendo.

martedì 16 dicembre 2008

Venezia... nel 1997 a Cipollini

'97... Saeco padrona

La foto qui sopra ritrae Mario Cipollini in una delle sue tante vittorie al Giro. Correva l’anno 1997 e il Giro d’Italia partiva proprio da dove partirà quello del Centenario. Undici anni fa però non era prevista una cronosquadre bensì un circuito (il circuito del Lido) da percorrere più volte per un totale di 128 km pianeggianti. Li ricordate gli altri due ciclisti che appaiono in foto dietro all’esultante Re Leone? Quello vestito di azzurro è un certo Nicola Minali (2 vittorie al Giro d’Italia), grande velocista degli anni novanta, capace di imporsi anche al Tour de France (3 tappe) e alla Vuelta a Espana (7 tappe), l’altro, vestito di giallo, è invece Endrio Leoni (4 vittorie al Giro d’Italia), un altro rivale di Cipollini di quegli anni ruggenti.
Per la Saeco il Giro iniziò bene e finì altrettanto bene. Di quell’edizione 1997 vale la pena fare un breve riassunto dei fatti più salienti...
Cipollini vinse le prime due volate ma dovette cedere la maglia rosa al russo Pavel Tonkov già alla terza tappa, la cronoscalata di San Marino. Il russo, vincitore del Giro l’anno precedente, si dimostrò in quei primi giorni il più brillante, vincendo anche sul Terminillo contro Leblanc, Pantani e Gotti.
L’ottava tappa fu scossa dall’ennesima caduta dello sfortunatissimo Marco Pantani giù dal Chiunzi. Il pirata si ritirò e la corsa proseguì con il russo Pavel Tonkov sempre in rosa. La quattordicesima tappa, quella con l’arrivo in salita a Cervinia, vide l’escalation di Ivan Gotti, fino ad ora nascosto nel gruppo, il capitano della Saeco attaccò e staccò Tonkov guadagnando 1’46” e rubandogli la maglia rosa. La sfida fra i due continuò anche nei giorni successivi, Tonkov guadagnò secondi nella cronometro di Cavalese ma in seguito alla caduta nella tappa di Falzes dovette piegarsi al ritmo di Ivan Gotti che aumentò di oltre un minuto il suo vantaggio in classifica mantenendolo sia nella ventesima tappa, quella del Tonale, sia nella tappa del Mortirolo dove la maglia rosa lasciò la vittoria al lottatore cosacco. A Milano doppia festa per la Saeco, maglia rosa a Gotti e maglia ciclamino a Mario Cipollini, autore di ben cinque successi in volata.
Arrivederci ad una nuova storia. questa immagine può ritenersi il riassunto del duello tra Pavel Tonkov e Ivan Gotti

domenica 14 dicembre 2008

Giro del Centenario 3° puntata

3° puntata: Gli ultimi cinque giorni
Blockhaus e Vesuvio gli arbitri finali
Martedì 26 Maggio ci sarà il secondo giorno di riposo prima di entrare nella parte finale del Giro d’Italia. Mancano solo cinque tappe ma la classifica sarà sicuramente già strutturata in modo determinante.
La 17° è la tappa più atipica del Giro. Un chilometraggio ridotto (79 km) di cui i trenta finali tutti in salita. Sappiamo che le tappe di montagna corte sono quelle che possono fare più disordini. Così potrebbe essere la Chieti-Blockhaus, quarto arrivo in salita lungo un passo duraturo e dalle pendenze aspre (6,5% medio). Sarà determinante, una vera botta ulteriore per una classifica già deteriorata dal Petrano.

La tappa successiva con arrivo a Benevento sarà invece la settima possibilità per i velocisti di imporsi. 181 km da Sulmona a Benevento, anticiperà il quinto e ultimo arrivo in salita, quello che da Avellino porterà i superstiti sul Vesuvio. Il Vesuvio è lungo 12 km con una pendenza media del 7,4% e viene affrontato dopo venti giorni di corsa. Se la situazione era chiusa potrebbe anche riaprirsi qui, nulla è scontato se ad attenderti c’è una salita con queste pendenze. Una tappa fantastica e anch’essa atipica, lunga 164 km e che terminerà a pochi metri dal cratere del vulcano. E' l’ultima tappa di salita. Di fatto, il Giro finisce qui. Il 30 Maggio ci sarà la fatidica tappa di trasferimento che dalla Campania porterà ad Anagni, con tanto di circuito finale adatto agli scattasti. Tutto ciò come antipasto della cronometro finale del 31 Maggio che avrà atto nella capitale italiana, Roma. Ma sarà più una minicrono che non una tappa importante. 15 km cambieranno praticamente nulla nella classifica. L’arrivo della crono sarà collocato lungo la via dei Fori Imperiali da cui possiamo notare gli scavi romani oltre al bellissimo Colosseo. Un finale spettacolare e che richiama al passato, come del resto molti luoghi della corsa rosa, a partire da Venezia, la città bella, famosa e decadente che aprirà il Giro 12 anni dopo quella volata tricolore di Mario Cipollini.
Ed è proprio del passato del Giro d'Italia che voglio parlare nelle prossime settimane.
A presto.

Giro del Centenario 2° puntata

2° puntata: Dalle Alpi agli Appennini
E la super crono da 61 km!
Luned’ 18 Maggio ci sarà il primo riposo e il trasferimento da Milano a Cuneo. Da qui, Martedì 19 Maggio si avvierà una tappa che in passato fu opera di epici azioni del grande Fausto Coppi. Ma la Cuneo-Pinerolo (250 km), quanta differenza potrà fare in questo ciclismo moderno fatto di poca fantasia e molta logica?! In duecentocinquanta chilometri le salite saranno ben cinque. Da Cuneo si scalerà il Colle della Maddalena, lungo ma molto pedalabile. Da qui discesa e salita sul Col de Vars, 14 km al 5,7% di pendenza. Di questo colle solo gli ultimi cinque saranno selettivi visto che le pendenze non scenderanno del 7%. Fatto il Vars, discesa e scalata a Col de l’Izoard, 16 km durissimi al 6,9% di pendenza media. Sarà la salita più dura della giornata ma arrivati in cima mancheranno ancora due passi e ben 110 km all’arrivo. Chi sarà così folle da provare un’azione da così distante? Forse Pantani ci avrebbe fatto un pensierino. Ma visto che di pirati attualmente in gruppo ce ne sono pochi, dubito nel ciclismo eroico.
Scesi a Briancon si scalerà il Monginevro, 8 km al 6,4%, tutto sommato pedalabile e che anticiperà l’ultimo passo di giornata, il Sestriere lungo 14 km al 5,9% di pendenza media. Il Sestriere non è selettivo, se ci sarà davvero selezione quella sarà fatta dal numero dei chilometri percorsi, fino a qui quasi duecento. Possono pesare ma dalla cima del Sestriere ci aspettano 55 km (!!!) di discesa e pianura prima dell’arrivo a Pinerolo. E probabilmente questo finale rovinerà l’intera tappa facendo ricompattare il gruppo dei migliori e annullando eventuali fughe da lontano. Insieme al circuito di Milano, seconda tappa criticabile.



Il giorno successivo al tappone franco-piemontese si scende verso la Liguria, con una tappa apparentemente innocua (Torino-Arenzano 206 km) ma che presenta le sue insidie a venti km dall’arrivo. Il finale sarà pericoloso solo in caso di pioggia, di fatto il Passo Turchino non potrà selezionare più di tanto il gruppo. Sarà la quinta possibile tappa per velocisti ma dovranno conquistarsela controllando gli scattisti.
21 Maggio, arriva la prima cronometro: Sestri Levante – Riomaggiore, più conosciuta come la terribile cronometro delle Cinque Terre. 61 km di cronometro con ben sue passi da scalare nel mezzo. Sarà sicuramente un impegno importante per chi vuole vincere il Giro d’Italia, chi fallirà qui dovrà lasciare i sogni di gloria. Non è una cronometro per passisti bensì premierà chi sa viaggiare in salita e impostare le curve in discesa. Due passi, il Passo del Bracco 15 km al 3,8% e il Passo di Termine, 7,7 km al 6,4% medio. Sommando il tutto, 22 km di salita, in poche parole una delle cronometro più dure di tutta la storia del Giro d’Italia.
La tappa successiva, la 13°, sarà invece dedicata ai velocisti. Dopo la cronometro del giorno precedente molti saranno abbastanza stanchi e questa è una delle poche tappe dove si può rifiatare. Da Lido di Camaiore a Firenze, tappa Toscana di 150 km, dedicata fra l’altro a Gino Bartali.
Ma Sabato 23 Maggio si ricomincerà a fare sul serio con la tappa di Bologna. Una tappa che potrebbe anche non cambiare la classifica ed essere più adatta alle fughe, ma quello strappo finale prima dell’arrivo sarà determinante: 2 km al 10,8% medio (!), una vera muraglia che potrebbe far perdere più di trenta secondi a chi non ne avrà più. Infatti, prima del muro finale di San Luca, la tappa avrà ben 4 ascese appenniniche, il Passo Collina, il Valico di Mediano, Valico di Tolè e Mongardino. Domenica 24 Maggio una tappa già vista nel 2003, Forlì-Faenza, 159 km e tutto un su e giù snervante. Ben sei salitelle e il Passo del Trebbio a poco più di venti chilometri dall’arrivo. Cinque anni fa, proprio in una tappa come questa, Gilberto Simoni conquistò la maglia rosa. Vedremo se anche il prossimo anno darà sfogo ad un attacco azzardato.
Dopo Faenza si arriva al terzo arrivo in salita. Pergola-Monte Petrano 237 km con il Monte Nerone 13 km al 7,2% e il Monte Catria prima della durissima ascesa finale al Monte Petrano. Il Monte Petrano è lungo 10 km con pendenze medie del 7,8% e dopo 237 km sarà devastante, non soltanto per la classifica. La 16° tappa si merita il premio come la più dura del Giro d’Italia 2009. Si salvi chi può…

sabato 13 dicembre 2008

Giro del Centenario 1° puntata

1° puntata: da Venezia a Milano
Una prima settimana da uomini duri!
Il nuovo Giro d’Italia ha avuto vita. Apro la lunga saga dedicata alla corsa del Centenario, analizzando percorso e quanto altro possibile.
Un Giro a primo occhio davvero duro, poco spazio per i velocisti e più per gli outsiders o uomini di classifica.
Inizio con le primissime tappe. La corsa scatterà dal Lido di Venezia con una cronosquadre di 20 chilometri, Sabato 9 Maggio. E’ completamente piatta e nemmeno troppo lunga, probabilmente non creerà distacchi rivelanti.
Il giorno dopo, da Jesolo si avvierà la seconda frazione, lunga 156 km e che farà arrivo a Trieste. E’ la prima tappa delle poche dedicate ai velocisti.
Lunedì 11 Maggio sarà la volta di Grado-Valdobbiadene, 200 km con uno strappo a venti chilometri dall’arrivo. Sulla carta i favoriti sono i velocisti, verrà assegnata la prima maglia verde (miglior scalatore) a chi transiterà per primo sulla breve ascesa a pochi chilometri dall'arrivo.
Arriviamo a Martedì 12 Maggio. Primo arrivo in salita ma come ho già scritto qualche giorno fa, non sarà una tappa durissima. Da Padova ci si avvierà verso Feltre, da qui la scalata di Croce d’Aune, una salita di 8 km e con una pendenza media del 7,8%. La salita più dura della giornata ma troppo lontana dal traguardo. Scalato il Croce d’Aune ci si avvierà verso Fiera di Primiero e quindi la salita finale verso San Martino di Castrozza, nulla di troppo proibitivo e probabilmente non creerà ampli divari. E’ comunque il primo arrivo in salita e quindi molto atteso dai ciclisti e gli appassionati.

Mercoledì 13 Maggio ci sarà la seconda giornata consecutiva di salite. E’ una tappa molto breve e che non presenta praticamente nessuna salita prima dell’ascesa finale verso l’arrivo. Da San Martino di Castrozza ci si avvia verso la cima del Passo Rolle per poi scendere man mano dapprima a Predazzo e poi a Bolzano. A questo punto ci si dirigerà verso Prato all’Isarco dove si comincerà a scalare l’Alpe di Siusi. La salita inizierà per sette chilometri toccando anche il 9% di pendenza, poi, arrivati a Fiè ci sarà un lungo falsopiano di 8 km che porterà sino a Siusi. Da questo punto ricomincia la salita, questa volta in modo più prepotente. 10 km quasi sempre sopra il 7% e con pendenze anche del 9,5 %. Sarà di fatto un banco di prova importantissimo per chi vuole vincere il Giro d’Italia.
La prima settimana, come possiamo notare, è già incisiva. Francamente non ricordo di aver visto negli ultimi anni una prima settimana così selettiva.


Il 14 Maggio ci sarà il primo sconfinamento al di fuori del nostro paese. Da Bressanone a Mayrhofen, 242 km con due salite nella parte finale. Una tappa assolutamente fuori portata per i velocisti, sarà invece la classica giornata da fughe da lontano.
Il giorno successivo altra tappa dai lunghi chilometri, ben 244 ma che non presenta troppe fatiche lungo il percorso. Da Innsbruck si sconfinerà anche in Svizzera prima di iniziare la discesa del Passo del Maloja che porterà a Chiavenna. Una tappa per velocisti con un finale in discesa.
Sabato 16 Maggio l'ottava frazione, da Morbegno a Bergamo. Vi ricordate Simoni e Garzelli due anni fa? Il finale sarà simile, passando prima per Bergamo alta dove qualcuno potrebbe lanciarsi. Sarà una tappa da outsider, i molti saliscendi che ci saranno lungo il percorso potrebbero tagliare fuori i velocisti. Attenzione ai colpi di mano.
Infine arriviamo all’ultima tappa della prima settimana, la nona, la più facile e quella che mi piace meno. Possibile che non avevano idee migliori che fare un otto giri intorno a Milano? Ad ogni modo, questa sarà la quarta tappa per velocisti e al 99,9% si avrà un volatone di gruppo generale dopo alcune ore di tanta noia.
Riassumendo, una prima settimana molto dura. Due arrivi in salita, solo quattro tappe su nove per velocisti ma che presentano anch’esse le loro insidie. Arrivati a Milano, in vista del primo riposo, avremo una classifica già abbastanza tirata, ma il bello deve ancora arrivare…

mercoledì 10 dicembre 2008

Girbecco, la nuova mascotte



Il Giro d'Italia dopo quasi un decennio cambia mascotte e sceglie un animale che ha queste doti: la caparbietà, l'impegno, l'onestà, la velocità, la forza e il coraggio.
Sarà lo stambecco il nuovo simbolo del Giro, dopo anni e anni di ghiro d'Italia. Ho visto il disegno e devo dire che fa una bella figura, anche se Girbecco è un nome non proprio orecchiabile da sentire, ma va bene lo stesso.
Intanto la data della presentazione del Giro del Centenario si avvicina. Sabato pomeriggio, ore 16:45 su Rai3. Quando vale la pena guardare la televisione...
Una volta svelato il percorso dedicherò ampio spazio su questo blog al Giro del Centenario, valutando e descrivendo le tappe, i momenti più interessanti e quelli meno azzeccati.
A Sabato.

venerdì 5 dicembre 2008

Il finale della IV tappa del Giro d'Italia

IV tappa: gli ultimi 53 km

clicca sull'immagine per ingrandire

Questo sarà il finale della quarta tappa del Giro d'Italia. Prima frazione in salita, non durissima, ma neanche facile. La prima salita è Croce d'Aune da Pedavena. Una salita che appare nei primi due chilometri dura ma che ben presto spiana immergendosi nel tratto boschivo e dai lunghi rettilinei che porteranno dopo otto chilometri in cima al passo che misura poco più di mille m.
Si staccheranno in pochi, al limite servirà come trampolino per chi vuole scappare dal gruppo e provare ad anticipare i big prima dell'arrivo. Improbabile come ipotesi. Fatto il passo Croce d'Aune discesa e falsopiano di 16 km che porterà ai piedi del Passo Rolle. C'è da dire che, come pendenze, il Passo Rolle è più facile di Croce d'Aune, si, ma più lungo. Solo questo fa la differenza. Croce d'Aune ne misura 8, il Rolle 20. Ma l'arrivo è collocato a San Martino di Castrozza è quindi il Rolle si riduce a 13 km con pendenze mai sopra il 7%. Che tappa sarà quindi? Chi si aspetta grandi distacchi si sbaglia di grosso. E' più probabile un arrivo allo sprint con un gruppo di almeno sei ciclisti. Gli staccati non perderanno molto. Sarà quindi una tappa dolomitica in miniatura, non più difficile di arrivi quali Montevergine, Monte Sirino o affini, tanto per fare qualche esempio di salite della prima settimana. Favorito? Dipende da come sarà affrontata la salita. Cunego. Difficilmente perderà contatto e più facilmente potrà vincere un eventuale sprint. Armstrong e Basso si guarderanno, è ancora troppo presto per fare fuochi e fulmini su una salita che, come già detto, non consentirà alti distacchi. Non ci resta che aspettare poco più di una settimana per sapere il resto.

lunedì 1 dicembre 2008

La legge non è uguale per tutti

1 anno x Sella
2 anni x Riccò e Kohl

Non è uguale per tutti perchè le squalifiche antidoping sono a dir poco grottesche, da sempre. Emanuele Sella è stato squalificato un anno in seguito alla positività all'Epo-Cera, la stessa di Riccò e Kohl. Ma Sella che ha collaborato si è preso un solo anno di squalifica, mentre Kohl e Riccò se ne sono presi due perchè non ritenuti del tutto collaborativi.

Secondo me questo non è giusto, sono distinzioni troppo grandi... Al limite, per chi collabora sul serio, si scalano un 5-6 mesi, non 12.

Così non va bene.