martedì 17 novembre 2009

Passo San Pellegrino 2006

San Pellegrino 2006
E' storia recente ma sembra ieri

1° Garate tagliato a metà sulla destra
2° Voigt a 4" centro foto

7° Simoni a 2'15" tutta grinta 8° Basso " una sfinge
10° Di Luca a 2'19" appena dietro

a 25" dal gruppo maglia rosa arrivano Cunego e Gutierrez
a 2'01" dal gruppo maglia rosa, Savoldelli e Piepoli


Bs le chiamerebbe "le foto del cassetto" o del cassonetto.

mercoledì 11 novembre 2009

2009

ARMSTRONG VS CONTADOR, LA SFIDA IN CASA

E arriviamo a quest’anno, alla stagione del Giro del Centenario, del ritorno di Armstrong e Basso, mancava soltanto Ullrich all’appello ma il crucco si è dato alle macchine.
La Milano-Sanremo se la giocano le nuove leve, vince Cavendish che sconfigge Haussler. Il Giro delle Fiandre è di nuovo di Devolder che sconfigge Haussler, ancora secondo, terzo Gilbert.
Parigi-Roubaix, tris di Boonen, imbattibile, secondo Pozzato in una bolgia a suo sfavore, terzo il vichingo Hushovd.
L’Amstel è di Ivanov su Kroon e un aggressivo Gesink, pochi giorni dopo Rebellin sconfigge Andy Schleck e Damiano Cunego alla Freccia Vallone, verrà successivamente trovato positivo al CERA, ma in merito al secondo posto dell’Olimpiadi di Pechino del 2008. E’ dramma.
La Liegi Bastogne Liegi viene stravinta da un incontenibile Andy Schleck, il ragazzino che arrivò secondo al Giro del 2007, oggi può ritenersi uno dei maggiori esponenti della bici.
Giro del Centenario, ci sono molti nomi internazionali, a partire da Armstrong ma non manca Sastre, Menchov, Leipheimer ecc…
Un percorso anomalo, prima Alpi e poi Appennini, scombussola il tutto. Armstrong viene da un infortunio, non sarà della partita. Di Luca sembra essere quello di due stagioni fa, vince a San Martino di Castrozza, contiene Menchov all’Alpe di Siusi, vince poi la Cuneo-Pinerolo ed è la degna maglia rosa di metà giro.
Ma quando è l’ora della maxi crono delle Cinque Terre, Denis Menchov sbaraglia chiunque, conquista la maglia ai danni di Di Luca e lo tallona in ogni salita.
Sastre vince sul Monte Petrano, Pellizotti sul Blockhaus, Sastre di nuovo sul Vesuvio e dietro a questi c’è sempre Menchov, l’ombra di Danilo Di Luca. Non brilla invece Basso, sono lontani i tempi in cui dava minuti su minuti agli avversari.
Neanche la caduta nella cronometro finale di Roma piega il russo, Menchov è rosa fino alla fine, Di Luca perde per 41”, verrà successivamente trovato positivo al CERA.
Terza piazza per Pellizotti, quarto Sastre, quinto Basso e sesto Leipheimer, è stato un Giro di alto livello.
Passiamo al Tour de France, atteso Armstrong che dopo il Giro d’Italia si dice pronto per poter ben figurare in Francia. Ma dovrà vedersela col compagno di squadra, Contador, ritornato dopo due anni per riprendersi quella maglia gialla piovuta dal cielo.
L’Astana domina, è la squadra più forte e si vede sin dalle prime battute. L’Italia vive otto giorni in giallo con Rinaldo Nocentini, peccato per non aver portato a casa nemmeno una tappa. La situazione rimane stazionaria e noiosa fino alle Alpi, a Verbier Contador apre le danze e stacca tutti prendendosi il giallo che porterà fino a Parigi. A Le Grand Bornand, trova nei fratelli Schleck i veri rivali per la conquista dello scettro, specialmente Andy, questo giovane sorprendente che fa paura a chiunque. Armstrong è un po’ più indietro ma riuscirà nella cronometro di Annecy a salire alla terza piazza, dietro un Contador imprendibile e ad un Andy Schleck lunare.
Il Mont Ventoux decreterà la conquista del secondo Tour a Contador, Andy non può nulla, oltre quattro minuti sono troppi da recuperare in una giornata, terzo Armstrong a 5’24”, l’americano ne esce con dignità.
Primo degli italiani Nibali, settimo, da segnalare la conquista della maglia a pois di Pellizotti, maglia che mancava da molti anni in Italia.
A Settembre è l’ora della Vuelta che vede al via svariati nomi importanti. L’Italia porta a casa due tappe con Cunego che però non arriverà a Madrid. Per quanto riguarda la classifica, Valverde riesce finalmente a fare suo un grande giro, Samuel Sanchez è secondo a 55”, terzo Evans a poco più di un minuto e mezzo. Ivan Basso è il primo degli italiani, quarto a 2’12”, la sua stagione può ritenersi più che dignitosa, bene anche Tiralongo, ottavo a 9’11”.
Mondiali a Mendrisio, l’Italia ben figura con le donne, Cantele è argento a cronometro e bronzo in linea, Guderzo è oro in linea, saranno le uniche medaglie dell’intera settimana iridata.
Cancellara ritorna vincitore del campionato mondiale a cronometro, egemonia assoluta la sua, per la terza volta.
Nella prova in linea, doveva essere l’anno dei grandi nomi e così è stato. L’Italia ne esce sconfitta dopo tre annate vincenti, a vincere è Cadel Evans, uomo da grandi giri che stacca tutti e giunge a braccia alzate a Mendrisio. Per l’Australia è vittoria storica nel medagliere finale.
La stagione si conclude con il Giro di Lombardia vinto da un cannibale Philippe Gilbert che mette dietro l’olimpionico Sanchez e l’eterno piazzato Kolobnev.
Finisce così l’ultimo decennio ciclistico che abbiamo vissuto, tra qualche mese se ne apre uno nuovo, si spera con più pulizia e correttezza.


Questo è uno degli ultimi articoli dedicati al mondo professionistico, sinceramente sono stanco di dedicare spazio a questo mondo, ci sono sicuramente molti siti che fanno lo stesso e x questo il blog prenderà una nuova forma, come premesso qualche tempo fa. Metterà in secondo piano il mondo professionistico e parlerà principalmente del ciclismo amatoriale, quello immerso nei boschi, nelle colline o al fianco di una rupe rocciosa, di un lago o delle onde del mare, in una giornata di pioggia o di torrido sole, il ciclismo metropolitano, o quello delle strade dimenticate, il ciclismo lontano da riflettori e pettorali di gara. Questo sarà il mio nuovo ciclismo.

domenica 8 novembre 2009

2008

IL NUOVO GIGANTE

Penultimo appuntamento con il riassunto del decennio che sta per finire. Di questa annata ci ricorderemo di varie cose, prima di tutto la vittoria di Fabian Cancellara alla Milano-Sanremo. Lo svizzero sconfigge Pozzato e Gilbert. Al Giro delle Fiandre ha la meglio Devolder su Nuyens e Flecha, la Parigi-Roubaix è per la seconda volta di Boonen, Cancellara è battuto. Terzo Ballan, l’italiano è per la seconda volta nel podio della classica del pavè, un giorno potrebbe vincerla.
Trittico delle Ardenne, sempre positivo per l’Italia. Damiano Cunego fa sua l’Amstel Gold Race sconfiggendo Franck Schleck e Valverde, due abbonati di queste corse.
Alla Freccia Vallone Krichen sconfigge Evans, Cunego è terzo e promette bene per la Liegi che però viene vinta per la seconda volta da Valverde, il quale batte Rebellin e Franck Schleck. In tre anni, Valverde non è mai andato sotto il secondo posto alla Liegi, complimenti.
Arriva Maggio, è tempo di Giro d’Italia. E’ un’annata fortunata, ci sono molti nomi internazionali, a partire da Contador e Kloden, esclusi dal Tour perché militanti nella discussa Astana.
C’è anche Menchov che promette bene mentre l’Italia punta soprattutto su Di Luca, campione uscente ma reduce da una Primavera sofferta.
E’ un Giro che si deciderà principalmente nell’ultima settimana, difatti nelle prime due ci sono distacchi residui, Riccò vince due tappe, è il vero uomo di punta dell’Italia. La cronometro di Urbino è vinta da Bruseghin, il veneto sembra in palla e lo dimostrerà nelle salite successive.
Nella prima tappa alpina, quella dell’Alpe di Pampeago, vede la fuga di Sella che tutto solo vince con oltre quattro minuti sul secondo. I migliori si controllano, va forte Menchov ma non guadagna più di tanto, idem per Riccò e Pellizotti, mentre Contador è offuscato, ma in classifica risulta il primo dei big. Sarà sua la maglia rosa l’indomani, sulla Marmolada, che vede il bis clamoroso di Sella. Lo spagnolo si difende con i denti da Riccò e in classifica è davanti a tutti. Difenderà poi il primato nella cronoscalata di Plan de Corones, aumentando il vantaggio, ma viene attaccato da Riccò e Di Luca nella tappa del Monte Pora mantenendo la maglia rosa per soli 4” su Riccardo e 21” su Danilo. L’indomani è il giorno del Mortirolo, tutto sembra aperto ma nessuno ha la forza di fare la differenza, così, Sella va a prendersi la terza vittoria in questo Giro, mentre Di Luca cede abbandonando definitivamente i sogni di gloria.
A sancire la vittoria di Contador è soprattutto la cronometro finale di Milano dove sbaraglia i diretti rivali e conquistando la corsa rosa senza aver portato a casa nemmeno una tappa (come Balmamion).
Secondo è un polemico Riccò, incontenibile ma spettacolare, terzo Bruseghin che corona un sogno e priva a Pellizotti il podio per soli due secondi. Dopo dodici anni, uno straniero vince il Giro.
Al Tour, l’Astana non c’è e si sente. La corsa inizia nel migliore dei modi, Riccò fa sognare gli italiani, vince a Super Besse, stacca tutti sull’Aspin e arriva solo a Bagnere de Bigorre, in molti lo inquadrano come un possibile vincitore del Tour, ma in seguito alla tappa dell’Hautacam viene trovato positivo al CERA e viene fatto fuori insieme alla Saunier Duval. Ecco perché i giallo-bianchi andavano così forte! Per il terzo anno consecutivo, il Tour è nella bufera, ma la corsa va avanti, si giunge sulle Alpi senza più sogni ma tanti bisogni.
Dopo l’arrivo di Prato Nevoso, Evans perde la maglia gialla ai danni di Franck Schleck ma la classifica ha ritardi risicati, non c’è un uomo dalla marcia in più.
Ci penserà l’Alpe d’Huez a incoronare Sastre re della corsa. Stacca tutti e giunge solo sul mitico traguardo con oltre due minuti di vantaggio sul gruppo dei migliori. Resiste a Evans nella cronometro finale e a Parigi è in giallo. Secondo Evans, terzo il sorprendente Kohl, vincitore della maglia a pois, successivamente positivo al CERA.
E’ l’anno delle Olimpiadi a Pechino, la prova a cronometro è di Cancellara che saluta tutti e chiude così la sua stagione, la prova in linea è di Samuel Sanchez che sconfigge Davide Rebellin e Cancellara.
A Settembre è tempo di Vuelta, qui ritroviamo gli Astana con il duo Contador-Leipheimer, praticamente imbattibile.
Manipolano la corsa nelle tappe più importanti, Contador vince ben due arrivi in salita fra cui l’Anglirù, Leipheimer vince le due cronometro e a Madrid è secondo come Barrichello a 46” dal capitano. Terzo l’infaticabile Sastre, decimo Bruseghin primo degli italiani.
Si giunge successivamente alla settimana iridata di Varese. Si gioca in casa e si domina. La prova a cronometro non è roba nostra, difatti va a Grabsch su Tuft e Zabriskie, ma nella prova in linea non ci sono cazzi, Ballan da finisser mette tutti al palo e a gran sorpresa è il successore di Bettini che annuncia il ritiro. Secondo un amaro Cunego ma rilancia per Mendrisio.
Per Cunego la stagione non è comunque finita, poco tempo dopo è l’ora della vittoria al Giro di Lombardia, la terza, vinta contro due giovani, Brajkovic e Uran…
Ma quello che ora fa più paura è l’annuncio del ritorno di Armstrong, la stagione si conclude così, con l’annuncio del ritorno del texano e quello di Ivan Basso, tutto ciò per far sognare un 2009 da Centenario…

mercoledì 4 novembre 2009

2007

Bettini nella storia

In questa stagione viene escluso Ivan Basso, da poco approdato alla Discovery Channel, coinvolto nell’Operacion Puerto, rimarrà fuori per quasi due anni. L’Italia, orfana, cerca nelle nuove leve nomi di rango, intanto, alla Milano-Sanremo vince per la seconda volta Freire Gomez. Al Giro delle Fiandre la vittoria va ad Alessandro Ballan, terzo è Paolini, diversamente, alla Parigi-Roubaix vince un australiano, il primo del suo paese, un nome blasonato quale Stuart O’Grady.
All’Amstel Schumacher sconfigge Rebellin e Di Luca, Rebellin si prenderà poi la rivincita alla Freccia Vallone sconfiggendo Valverde e un Di Luca abbonato ai terzi posti.
Danilo è in palla e qualche giorno più tardi conquista la Liegi sconfiggendo Valverde e Franck Schleck. L’abruzzese è anche molto blasonato in prospettiva Giro d’Italia, all’orizzonte non sembrano esserci grandi rivali.
Il Giro difatti inizia nel migliore dei modi, è sua la cronosquadre e l’arrivo in salita a Montevergine, va forte anche al Santuario della Madonna della Guardia vincendo poi il tappone alpino dell’Izoard con arrivo a Briancon.
La giornata che segnerà la definitiva vittoria sarà la tappa delle Tre Cime di Lavaredo vinta dal giovane Riccardo Riccò su Piepoli. Quel giorno ci ricorderemo soprattutto dell’attacco in coppia di Savoldelli e Mazzoleni, quest’ultimo risale in classifica al secondo posto senza tuttavia impensierire la maglia rosa.
Nella giornata dello Zoncolan, sorprende soprattutto il fratellino Andy Schleck, capace a 22 anni di un secondo posto mozzafiato nella generale, stacca Di Luca e viene preceduto solo dal duo Saunier Duval, Simoni e Piepoli.
Per Di Luca è fatta, perde altro terreno nella prova contro il tempo di Verona ma a Milano conserva 1’55” su Andy Schleck e 2’25” su Mazzoleni.
E’ il Giro del cambio generazionale, a vincere è un non giovane ma dietro sia Schleck junior che Riccò scalpitano in vista del 2008.
Passiamo al Tour de France, un Tour drammatico per via dei soliti scandali doping. Doveva essere il Tour di Vinokourov ma causa una caduta, il kazako si ritroverà ad arrancare. Non lo accetterà.
La corsa è senza leader, a Tignes Rasmussen s’inventa la fuga da lontano e conquista la maglia gialla. Nei giorni seguenti si susseguono gli scatti, brilla specialmente Contador, questo nuovo volto iberico ritornato da un brutto infortunio.
Rasmussen dispone di oltre due minuti su Valverde e Mayo, ma sappiamo quali sono le sue lacune a cronometro… Cronometro vinta da Vinokourov che fino a qualche giorno prima non stava nemmeno in piedi. Rasmussen se la cava benissimo e mantiene il giallo per un minuto su Evans e due minuto e mezzo su Contador.
Quando cominciano i Pirenei, diventa un duello tra Rasmussen e Contador, a Plateau de Beille vince lo spagnolo mentre cede clamorosamente Evans, abbandonando così i propositi di vittoria.
Il giorno successivo nel tappone di Loudenville, Vinokourov fa bis, verrà poi espulso dalla corsa per trasfusione di sangue.
Nella tappa successiva Rasmussen sembra chiudere il Tour, stacca tutti e vince sull’Aubisque, ipotecando così la possibile vittoria finale. Ma la sera stessa viene cacciato dal Tour dalla sua squadra per avere mentito sulla sua reperibilità nel mese di giugno ed alimentando così i sospetti di doping sul suo conto. Tutta colpa di Cassani!
La Grand Boucle è caduta di nuovo in disgrazia, non era bastato il caso Landis del 2006, nel 2007 si raddoppia e a Parigi si arriva con una classifica segnata inesorabilmente. La cronometro finale vinta da Leipheimar consegna a Contador la vittoria finale che vince a sorpresa per soli 23” sull’australiano Cadel Evans.
Ma di questo Tour si ricorderà ben altro.
Alla Vuelta, la Russia domina e contrasta in modo egregio gli spagnoli, disabituati all’egemonia di qualche anno fa. La vittoria va a Denis Menchov che ha la meglio su Sastre e Samuel Sanchez, Evans è quarto. Per Menchov è la seconda Vuelta in tre anni, per molti è destinato a diventare un volto importante in prospettiva Tour de France.
Passiamo poi al Mondiale di Stoccarda. L’Italia vince il medagliere grazie anche alla vittoria di Marta Bastianelli nella prova in linea delle donne, oltre al bronzo della Bronzini.
Ritornando ai professionisti, la prova a cronometro è vinta di nuovo da Cancellara che sconfigge Bodrogi e Clement.
Il momento clou lo viviamo nella prova in linea degli uomini, Paolo Bettini risponde a chi non lo voleva in corsa con uno sprint al cardiopalma che lo corona per la seconda volta consecutiva campione del mondo.
La stagione si conclude qualche settimana più tardi con il consueto Lombardia, la sfida è italiana, Riccò vs Cunego, vinta dal veronese che fa bis, quarto Andy Schleck il quale incombe sulla stagione futura in modo molto pericoloso.

lunedì 26 ottobre 2009

La 3° settimana di Giro

Sei giorni di fuoco
Lunedì 24 Maggio è l’ora del secondo riposo, poi si riprende per quella che è la settimana più difficile dell’intero Giro. La classifica fino a qui è già scritta in parte, ma tutto è apertissimo con quello che sta per venire.
Cronoscalata a Plan de Corones, con pendenze anche al 24%. Però io ora mi chiedo, ma perché proporre una fotocopia della tappa del 2008? Perché non fare una cronoscalata in un’altra salita?! Mah, ad ogni modo non ci saranno grossi distacchi, il mio favorito è Josè Rujano, sarebbe bello rivederlo vincitore di una tappa al Giro dopo cinque annate di anonimato.
Il giorno successivo Brunico-Pejo Terme, tappa di media salita ma dopo la giornata di Corones sfido chiunque ad avere le gambe riposate. Non ci saranno distacchi, però qualcosa potrebbe succedere verso Pejo Terme. Anche questa da non sottovalutare, sicuramente se confrontata alle altre tappe alpine della terza settimana, rappresenta il male minore.
La tappa di Brescia è l’ultima dedicata ai velocisti, ma quanti ce ne saranno ancora nel gruppo?! Rischiamo di vedere una volata vinta da Basso?
Bando alle ciance, è un Venerdì 13 quello che aspetta i corridori nella tappa che da Brescia porterà all’Aprica. La tappa inizia timidamente, c’è un primo transito sull’Aprica, scalata del Trivigno, scalata del Mortirolo (il momento di pathos), discesa verso Edolo e arrivo sull’Aprica. Piccola nota di demerito, si la tappa è dura e farà male, però potevano fare arrivo sul S.Cristina… perché fotocopiare sempre dal passato? Ad ogni modo, Aprica o non Aprica, saranno cazzi amari per molti.
Come saranno cavoli amari anche nella tappa del giorno dopo, la penultima. Partenza da Bormio, Forcola di Livigno, sconfinamento in Svizzera, Eira, Foscagno, di nuovo Bormio, scalata del Gavia (Cima Coppi), discesa e arrivo sul Passo del Tonale che non è durissimo ma dopo tutte quelle salite farà di certo male a chiunque. Qui si chiude la parentesi delle salite e possiamo esserne fieri, gli organizzatori ne hanno messe tante e collocate anche bene.
Fino ad ora non c’è stata nessuna cronometro individuale a parte il cronoprologo e la cronoscalata, quindi la classifica vedrà principalmente scalatori in prima fila. Chi si aspetta la cronometro finale da passi stoni stile Tour, si sbaglia di grosso. Ed è qui che il Giro gioca un colpo basso, la cronometro finale che si svolge nel circuito delle Torricelle a Verona, presenta quattro chilometri e mezzo di salita, per un totale di soli quindici chilometri di prova contro il tempo. Lasciatemi dire che anche in questa giornata gli scalatori avranno la possibilità di fare molto bene.
E’ Verona, quindi, il luogo di chiusura. Per il secondo anno consecutivo niente Milano (ma chissenefrega).
Credo di aver scritto tutto… Non c’è altro da aggiungere. Il percorso è per scalatori, ce ne fossero in giro… Speriamo che arrivi qualche grimpeur dall’estero, che so, un Soler, un Rujano, di certo con un percorso così potrebbero fare grandi cose. Tra i campioni italiani vedo bene il duo Liquigas e soprattutto una speranza per rivedere Cunego nei primi cinque posti. Secondo me il piccolo principe può farcela ma deve dimenticarsi le classiche del Nord.
Campioni internazionali? Mah, la vedo dura, Contador non sembra intenzionato, Armstrong fa bene a starsene lontano, con un percorso così non arriverebbe nemmeno decimo, Menchov come Armstrong non mi sembra adatto ad un percorso del genere e sono sicuro che punterà al Tour… La mia speranza è vedere Sastre ed Andy Schleck, questi due potrebbero anche vincerlo, specialmente il lussemburghese che sta maturando sempre più.
Bene, ora basta, mi sono rotto di fantasticare, lasciamo tempo al tempo e scopriremo chi vincerà davvero la corsa rosa.

Il giorno del Mortirolo sarà fondamentale. Ben 4 salite, una entrata nella leggenda.
La giornata delle giornate. Quinto arrivo in salita. Qui si decide il Giro.

La 2° settimana di Giro

Si risale al Nord

La seconda settimana comincia timidamente con la tappa di Cava de Tirreni, pianeggiante ma non nel finale dove c’è una dolce salitella che potrebbe essere utile ai colpi di mano.
Il giorno successivo tappa per velocisti, c’è da dire che Bitonto è anche il punto più a Sud di questo Giro d’Italia.
Ricomincia così la risalita con la tappa di L’Aquila, abbastanza movimentata ma più per fughe da lontano che per altro.
Porto Recanati è un'altra tappa per velocisti e forse anche quella di Cesenatico dove ci sarebbero due salite ma l’ultima dista a quaranta chilometri da traguardo e questo mi fa pensare che molto probabilmente qualche sprinter potrebbe anche rientrare.
La tappa di Cesenatico segna la fine del Giro facile e da inizio al vero Giro. Sabato 22 Maggio si valicheranno le porte dell’inferno, da Ferrara ad Asolo, con il Monte Grappa da Semonzo, venti chilometri molto duri che creeranno selezione. A dirla tutta non è poi chissà quale tappa, dipenderà dai fantasisti del gruppo renderla ardua.
Terminiamo la seconda settimana con la quindicesima tappa, quella che da Mestre porterà i nostri sul Monte Zoncolan. E’ l’ora di scazzottarsi per bene. Prima dello Zoncolan ci saranno tre salite medie che anticiperanno Ovaro, quindi scalata della salita più dura d’Italia… Sarà una giornata fondamentale per gli scalatori. Ma è ancora presto per dare sentenze.

domenica 25 ottobre 2009

La 1° settimana di Giro

Da Amsterdam al Terminillo

Cominciamo con la prima settimana di percorso. Si parte l’8 Maggio 2010 dalla capitale dell’Olanda, che ospiterà la partenza delle prime tre frazioni.
La prima è un cronoprologo di otto chilometri e mezzo, primi distacchi ma nulla di esagerato, quindi, due tappe lunghe e molto pianeggianti adatte ai velocisti che, usufruendo di abbuoni, potrebbero anche vestire la maglia rosa.
Martedì 11 è già riposo, il giorno dopo c’è la cronosquadre di Cuneo, lunga poco più di trenta chilometri, principalmente in falsopiano. In questa giornata, chi milita in un team importante, potrebbe mettere il primo tassello per la classifica.
La tappa di Novi Ligure è ancora per velocisti, per vedere i primi movimenti bisognerà aspettare Carrara dove ci sono tre salite, due di queste negli ultimi quaranta chilometri. I velocisti si staccheranno per la prima volta.
Poi, da Carrara ci si avvierà verso Montalcino, la tappa delle strade bianche con un finale pericoloso e adatto a chi predilige gli sterrati o i pavè. E’ la classica giornata dove si possono creare buchi e tendere trappole a corridori d’alta classifica.
Arriviamo a Domenica 16 Maggio e finalmente è l’ora delle salite. Da Chianciano Terme al Terminillo, primo arrivo in salita, primo test e sicuramente prima vera maglia rosa di prestigio. La salita è lunga quasi venti chilometri e con pendenze importanti, tutto ciò potrebbe creare selezione, basti pensare all’ordine d’arrivo del 2003 quando Garzelli sconfisse Simoni.
Direi che la prima settimana si può riassumere con la tappa del Terminillo, ma non bisogna sottovalutare le tappe di Carrara e Montalcino. Il resto è noia, la classifica sarà ancora da capire.

sabato 24 ottobre 2009

Primi pareri sul Giro 2010

Vince uno scalatore

Che dire… Se il Tour è considerato per scalatori, il Giro lo è dieci volte di più. Il motivo è abbastanza lampante, le salite sono tante e molte di queste da grimpeur e di chilometri a cronometro se ne vedono davvero pochi. Tornano finalmente i tapponi mitici, ce ne sono due negli ultimi tre giorni e faranno sicuramente sconquasso.
Si torna quindi alla tradizione, anche se la partenza dall’Olanda non è poi così tradizionale, anzi. Mancano le salite piemontesi, manca il profondo Sud, mancano anche le Dolomiti, una pecca di un Giro disegnato tutto sommato bene.
Ritorna lo Zoncolan dopo tre anni, ritorna la cronoscalata di Plan de Corones dopo due, non è certo un percorso innovativo, d’altra parte dopo quello del Centenario era normale avere un minimo di routine.
Ritorna il Terminillo dopo sei anni, sarà il primo vero test per chi vuole vincere la classifica generale. C’è una tappa con le strade bianche che potrebbe essere considerata un’Eroica in miniatura.
I due tapponi finali sono interessanti, in uno c’è Mortirolo e Aprica simile alla tappa del 2006 vinta da Ivan Basso, nell’altro c’è il Gavia con l’arrivo sul Tonale e scusatemi se è poco.
Sommo i chilometri a cronometro e ne ricavo 24 in linea, 32 a squadre e 13 di scalata, una miseria per i passisti. Sono sicuro che la lista partenti del prossimo Giro non vedrà al via molti passisti, anzi. Questo è un percorso per scalatori, gente come Menchov, Armstrong o affini non hanno possibilità alcuna di vestire la maglia rosa.
Per ora mi fermo qui, nei prossimi giorni recensioni tecniche dell’intero percorso. Bye.


...Ah, un'ultima cosa... in quattordici anni cinque partenze dall'estero, spero che non diventi una moda.

mercoledì 21 ottobre 2009

2006

RIVEDREMO MAI PIU' QUEL BASSO?


Il 2006 è l’inizio di una nuova era. Il vuoto dell’assenza di Armstrong dopo sette, otto stagioni di sbalorditive performance crea disorientamento ma la cosa che sconquasserà il tutto sarà Operacion Puerto.
La stagione inizia con la vittoria di Filippo Pozzato alla Milano-Sanremo, ad oggi possiamo dire che è stata la sua più importante vittoria della carriera, insieme alle due tappe del Tour.
Il Giro delle Fiandre è per la seconda volta consecutiva di Tom Boonen, il quale perde la Roubaix ai danni di un Cancellara formidabile.
All’Amstel Gold Race Franck Schleck sconfigge Wesemann, ma il re del trittico delle Ardenne è Alejandro Valverde, vincitore di Freccia Vallone e Liegi, quest’ultima davanti agli italiani Bettini e Cunego.
Poi ci si avvia per il Giro d’Italia che sarà principalmente a senso unico. Chi l’anno precedente ne era uscito con le ossa rotte, medita vendetta e così è. Paolo Savoldelli è subito in rosa ma ben presto la perde ai danni di vari outsiders, prima che Ivan Basso dia inizio alla vera guerra.
La vera corsa ha inizio sulla Maielletta, ottava tappa vinta proprio dal varesino che risponde ad un generoso attacco di Damiano Cunego. Da qui nessuno riuscirà più a strappargliela di dosso, quella maglia rosa che andrà ad allargarsi in modo un po’ troppo sovrumano.
Basso più che un ciclista sembra un ciao elaborato, perde la crono di Pontedera ma Ullrich non è certo uomo da classifica in questo Giro, perde anche a La Thuille ma Piepoli non può impensierirlo nella generale. In poche parole, Basso guadagna terreno in ogni tappa sui veri avversari i quali, giorno dopo giorno, cedono in successione.
Ed è sul Monte Bondone che raggiungiamo il culmine della corsa. E’ la giornata della grande sfida tra Simoni e Basso, vinta da quest’ultimo in modo esagerato. Nei giorni seguenti, Basso controllerà e continuerà a fare distacchi, regalando qua e là briciole a Piepoli (primo al Furcia), o benedicendo la fuga di Garate sul San Pellegrino.
Il Giro è già chiuso ma nel giorno del Mortirolo, Basso non fa alcun regalo, stacca Simoni verso l’Aprica e scatena le ire del trentino, il quale a suo tempo non era certo più generoso del varesino.
La classifica finale parla chiaro, il secondo è a 9’18” di ritardo da Basso, si chiama Gutierrez e in tanti si chiedono come sia riuscito ad arrivare così in alto. Terzo Simoni, commovente a quasi dodici minuti, poi Cunego a diciotto, Savoldelli a diciannove… Cose da marziani.
Ci si prepara per il Tour e Basso fa paura. Se sarà il Basso del Giro, sarà suo anche il Tour. Ma l’Operacion Puerto incombe, Basso, Ullrich e Vinokourov sono di fatto rispediti a casa senza muovere un colpo di pedale.
Il Tour, orfano dei più forti, prosegue nei giorni seguenti a livelli abbastanza bassi. Landis è la prima maglia gialla di prestigio, poi, una fuga bidone cambia volto alla generale, Pereiro Sio è il nuovo leader, chi riuscirà a farlo capitombolare?
Landis sembra riuscirci nel giorno dell’Alpe d’Huez (vinta da Franck Schleck sul nostro Cunego), ma lo spagnolo ha la pellaccia dura e appena Landis vive una giornata nera, si riprende di nuovo il giallo.
Il giorno successivo, l’americano della Phonak fa l’impresa di dare oltre cinque minuti al gruppo dei più forti risalendo in classifica generale… Se vede anche senza binocolo che c’è qualcosa di anomalo e difatti in seguito lo scopriremo. Intanto per tutti, in quel Luglio del 2006, Landis è vincitore del Tour, secondo Pereiro e terzo Kloden, ma nel 2007, il Tour sarà dato a Pereiro in seguito ad una positività di Landis. Brutta storia da dimenticare. Nota positiva per l’Italia, la maglia bianca di miglior giovane al piccolo principe, Cunego.
La Vuelta viene dominata da uno degli esclusi del Tour, Vinokourov riesce così a vincere il suo primo grande giro, atteso da anni. Sconfigge Valverde e il connazionale Kashechkin, primo degli italiani Piepoli, tredicesimo.
Passiamo al finale di stagione, positivo per l’Italia. Il campionato mondiale si svolge in Austria, a Salisburgo. La prova a cronometro viene vinta da Cancellara su Zabriskie e Vinokourov, mentre nella gara in linea viviamo un’esaltante momento quando Paolo Bettini alza le mani al cielo, quattro anni dopo Cipollini, sconfiggendo il vecchio Erik Zabel e un Valverde abbonato ai piazzamenti mondiali.
Bettini vincerà anche il Lombardia su Sanchez e Wegmann, onorando l’iride sino in fondo. La stagione si chiude qui, lascia un minimo di amaro in bocca per le note vicende del Tour e dell’Operacion Puerto, ma si va avanti, sempre.

domenica 18 ottobre 2009

Mongolini d'oro 2009

Si aprano le danze.



Miglior corridore 2009
Come l’anno scorso mi viene da dire Alberto Contador. Ha vinto il Tour de France e questo secondo me può già bastare. Poi c’è da dire che già ad inizio stagione era con i primi e per uno che prepara il Tour può essere più che positivo.

Miglior velocista 2009
Anche qui, come l’anno scorso, riconfermo Mark Cavendish. Una Milano-Sanremo, tre volate al Giro d’Italia più una cronosquadre, ben sei volate al Tour de France. Imbattibile.

Miglior scalatore 2009
Non ho visto grandi scalatori in questa stagione… Riconfermo Contador, in salita mi è sembrato ancora una volta il più brillante. Lo segue Andy Schleck.

Miglior crono man 2009
Ancora lui, Fabian Cancellara, vincitore di un mondiale a mani basse ma anche della cronometro di apertura al Tour e due alla Vuelta. In tutto sei cronometro vinte e la classifica finale del Giro di Svizzera.

Miglior corridore nelle corse di un giorno
Condizionato dal finale di stagione, ora come ora vi sparo Philippe Gilbert. Sabatini, Parigi-Tours, Piemonte e Lombardia in pochi giorni. Per me può bastare.

Miglior corridore nelle corse a tappe
Tra Menchov, Valverde e Contador scelgo quest’ultimo. Mi piacerebbe vedere il Menchov del Giro contro il Contador del Tour.

Miglior giovane
Boasson Hagen, perché è nato nel 1987 e ha vinto Gand Wevelgem e una tappa al Giro d’Italia. Chi si aspettava Andy Schleck, vi dico che dopo due anni, per quel che mi riguarda, non è più nella lista delle giovani leve, nonostante la candida età.

Delusione 2009
Mi accanisco ancora una volta con Filippo Pozzato. Se per voi un campionato italiano e un Giro del Veneto sono molto, per me non è lo stesso. Manca una vera corsa prestigiosa da due stagioni, speriamo che la serie non continui. Ma sicuramente meglio del 2008.

Miglior squadra 2009
Team Columbia tutta la vita… li segue l’Astana e la Lotto.

sabato 17 ottobre 2009

Le foglie morte a Gilbert

Quando uno entra in forma nel finale di stagione, di solito si ritrova a vincere più di una corsa. Ma quello visto quest'anno è superlativo, quattro corse quattro vittorie per un Gilbert che davo favorito in un Lombardia che ho seguito solo negli ultimi chilometri. Il finale è stato Samuel Sanchez vs Philippe Gilbert, speravo che vincesse Sanchez ma come previsto ha vinto il belga, momentaneamente imbattibile.
Sembrava ieri che era iniziata la stagione, oggi, per quanto mi riguarda, si è chiusa, tutte le gare che vengono sono di secondo piano. C'è ancora l'appuntamento con la presentazione del Giro d'Italia e della Vuelta a Espana ma per il resto, il più è fatto.
Cunego non è riuscito nel poker, Basso si riconferma poco adatto alle corse in linea, speriamo di vederlo ad alti livelli al Tour de France 2010, adatto alle sue caratteristiche.
Ciclisticamente parlando, il 2009 è finito, ora assegnerò i mongolini d'oro, tutto ciò nel prossimo post.
Un saluto.

mercoledì 14 ottobre 2009

Tour de France 2010

Il Tour-malet


Finalmente si ritorna a fare sul serio. Dopo l'edizione molto piatta di questa stagione, la Grand Boucle ritorna ad offrire un percorso duro, non durissimo ma sicuramente duro.
Si parte dall'Olanda, da Rotterdam, si toccherà il Belgio prima di rientrare in Francia. La prima settimana non dovrebbe significare moltissimo, sarà dall'ottava tappa che si comincerà a vedere il primo scossone. Cominceranno le Alpi.

Le Alpi

Poche ma buone. L'ottava tappa è simile a quella vinta da Virenque nel 2003, con l'unica differenza che dopo aver scalato la Ramaz ed essere scesi a Morzine, si arriverà in salita ad Avoriaz. La salita finale è di 14 km, nove di vera salita e i restanti in falsopiano. La salita tocca picchi importanti, sicuramente c'è la pendenza per creare buoni distacchi e come già si sa, il primo giorno di salite è quasi sempre uno dei più selettivi.
Due giorni dopo la seconda tappa alpina che presenta quattro salite, l'ultima è la Maddalena prima di scendere a St Jean de Maurienne. Potrebbe essere un giorno interessante come una tappa insignificante, bisognerà principalmente giocare di fantasia.
Quattro tappe di transizione prima di cominciare i Pirenei. E ce ne sono parecchi.

I Pirenei

La quattordicesima tappa è un classico del Tour. Si scala il Pailheres, dura e lunga salita che anticipa Ax 3 Domaines, più corta e pedalabile. E' una giornata dove non dovrebbero esserci distacchi esagerati, però l'arrivo in salita creerà sicuramente unO scossone.
Il giorno successivo tappa intrigante, con qualche saliscendi prima del Port de Bales, salita non continua ma che presenta vari settori arcigni. Una volta sopra il Bales, discesa verso Bagneres de Lucon dove è situato l'arrivo. E' una tappa per fantasisti kamikaze, di per giunta è una tappa per chi sa osare.
La terza giornata consecutiva di salite sarebbe anche la più zeppa di colli, non fosse che il finale è disegnato male. Si comincia con il Peyresourde, l'Aspin, il Tourmalet, l'Aubisque dalla parte più facile e quasi sessanta chilometri di discesa e pianura. Non succederà quasi nulla, andrà via una fuga da lontano e così sia.
Dopo il giorno di riposo si ritorna a salire per l'ultima volta. E' una giornata memorabile, si fa arrivo in cima al Tourmalet, tra l'altro già scalato due giorni prima.
La tappa presenterà anche il Marie Blanque, salita dalle pendenze dispettose, poi il Col du Soulor e quindi il Tourmalet. Possiamo quindi dire che la giornata del Tourmalet potrebbe essere la più fondamentale, ma anche no...

Perchè due giorni dopo c'è una cronometro di 51 km da Bordeaux a Poiuillac, da non sottovalutare, anzi, è il giorno che incoronerà definitivamente la maglia gialla. Di fatto è l'unica cronometro di un Tour che non raggiunge i sessanta chilometri contro il tempo. La cosa è positiva, mi sarebbe piaciuto vedere un Indurain in queste condizioni altimetriche, o un Pantani che quasi sicuramente avrebbe vestito la maglia gialla prima della cronometro finale, magari mantenendola sino a Paris.
Che altro aggiungere, è un percorso che mi piace, non ci sono cronometro prima delle salite quindi gli scalatori potranno ambire alla leadership contando su cinque giornate cruciali per guadagnare il più possibile prima della crono finale. Chi lo vince? Probabilmente Contador ma dipenderà anche dalle mosse degli avversari.

martedì 13 ottobre 2009

Franck Vdb

Generazione novanta


Per i più giovani, chi era Franck Vandenbroucke? http://pensiericiclismo.blogspot.com/2008/11/il-ritorno-di-vdb.html

R.i.p.

venerdì 9 ottobre 2009

2005

Armstrong 7

Il 2005 è un anno di rilancio per il ciclismo, almeno se si considera il Giro d’Italia, da anni in decadenza. La stagione inizia con la Milano-Sanremo vinta da Alessandro Petacchi, velocista spezzino che ha raccolto in modo egregio l’eredità di Mario Cipollini.
Tom Boonen vince il suo primo Giro delle Fiandre e non contento di ciò fa sua anche la Parigi-Roubaix sconfiggendo Hincapie.
Per il secondo anno consecutivo l’Amstel Gold Race è di un italiano, dopo Rebellin è la volta di Danilo Di Luca che sconfigge Michael Boogerd, secondo per la quarta volta nella corsa di casa.
Di Luca vince anche la Freccia Vallone e a quel punto tutti dicono che potrebbe imitare Rebellin facendo il clamoroso tris alla Liegi, cosa che non avviene visto che il kazako Alexandre Vinokourov batte Voigt e… Boogerd. Da non crederci.
A Maggio è la volta del Giro d’Italia, corsa che riscopre i team stranieri di alto livello, per anni assenti. Ci sono finalmente nomi degni di nota, per lo più italiani. Scopriamo un Di Luca da grandi giri, un venezuelano di nome Rujano capace di prodigiose fughe e un Basso che per buona metà della corsa è il vero padrone, prima di precipitare in quel di Stelvio causa problemi fisici.
Così, dal tracollo di Basso ne escono bene principalmente Savoldelli e Simoni i quali si sfidano in modo epico nella tappa del Sestriere, con il Colle delle Finestre per la prima volta.
Quel giorno succede di tutto, il vincitore sarà Rujano che sbigottisce tutti conquistando il terzo posto nella classifica finale ma è Simoni il vero sconfitto di giornata, riesce si a staccare Savoldelli, ma per 28” è dietro. Una vera disdetta.
Arriva poi il Tour de France e la Discovery Channel parte già con il morale alle stelle dopo la vittoria del falco al Giro. In Francia il capitano è Lance Armstrong che ha già annunciato l’addio al ciclismo. Rivisto oggi non si può dire ciò.
Possiamo dire che è l’edizione nella quale il texano è stato più giorni in maglia gialla… In poche parole, chi si aspettava una sconfitta si è sbagliato di grosso.
L’americano è in maglia gialla già dalla cronosquadre di Blois e nessuno riuscirà più a strappargliela di dosso, nemmeno un Basso dai livelli mai visti o un Ullrich non certo malaccio.
Armstrong manipola a suo piacimento la corsa, controlla e stacca gli avversari sulle Alpi, ingaggia poi sui Pirenei delle sfide molto interessanti con Basso senza però cedere alcun secondo.
La cronometro di St Etienne parla chiaro, Armstrong ha vinto per la settima volta il Tour de France con 4’40” di vantaggio su Basso e 6’21” sul rivale di sempre Ullrich.
Passiamo alla Vuelta a Espana che era stata vinta da Roberto Heras, squalificato in seguito ad un controllo antidoping in una delle ultime tappe. Così, dopo anni e anni di vittorie iberiche, uno straniero è re di Spagna, si chiama Denis Menchov e in molti lo mettono come possibile protagonista dei prossimi grandi giri. Dietro di lui Carlos Sastre e Francisco Mancebo, già quarto al Tour de France. Petacchi vincerà la classifica a punti.
Inoltratisi nel finale di stagione, possiamo dire che il mondiale rispecchia un po’ quello che era stato Zolder tre anni prima. Largo ai velocisti e così è, Boonen sconfigge Valverde e Geslin e si fregia della preziosa maglia iridata.
La prova a cronometro rispecchia il podio dell’anno precedente, primo Rogers, secondo Gutierrez quindi Cancellara.
Il tutto si conclude con il Giro di Lombardia, vinto da Bettini su Simoni e un nome che sentiremo spesso negli anni venturi, Franck Schleck.
Che aggiungere… è la stagione che chiude il cerchio di Armstrong, dovrebbe in teoria aprire le speranze sia di Basso che di Ullrich ma l’onda Operacion Puerto è minacciosa e precluderà a molti nomi fin qui blasonati la possibilità di vincere la Grand Boucle. Ne riparleremo nella prossima puntata.

martedì 6 ottobre 2009

2004

MORTO UN "PAPA" non SE NE FA UN ALTRO

Dove eravamo rimasti… 2003. Ora c’è il 2004, anno che comincia drammaticamente per la scomparsa di Marco Pantani che condizionerà tutto l’arco della stagione.
Alla Milano-Sanremo vince Freire che sconfigge uno scatenato Zabel, il Giro delle Fiandre è roba di Wesemann mentre alla Parigi-Roubaix è lo svedese Backstedt ad esultare.
Ad Aprile Davide Rebellin compie una grande impresa, vince l’Amstel davanti all’onnipresente Boogerd, vince la Freccia Vallone davanti a Di Luca e come se non bastasse conquista la Liegi davanti ancora a Boogerd. In poche parole, in una settimana vince quello che molti non vincono in un’intera carriera.
Comincia il Giro d’Italia, la penisola è alla ricerca di un nuovo corridore da imprese. Il vuoto della morte di Pantani si fa sentire anche dopo vari mesi e questo, secondo molti, va colmato. Così, al Giro d’Italia, un Giro sotto molti punti di vista misero, è la volta di voltare pagina. Simoni non è in formissima, Garzelli vive di alti e bassi, tutti gli altri sono abbastanza mediocri e ben presto esplode Damiano Cunego, ventiduenne, scalatore ed esplosivo anche nelle volate ristrette. Cunego domina la tappa di Falzes conquistando la maglia rosa che difenderà in modo egregio dalle grinfie del compagno di squadra Gilberto Simoni, con il quale ingaggerà vari colpi di fioretto anche a parole.
Vincendo il Giro d’Italia, Cunego sembra colmare, ma solo in parte, quel vuoto lasciato da Pantani… Però è roba di poche settimane, il veronese non è mai assomigliato al pirata e non ripercorrerà quel tipo di carriera.
Al Tour de France il motto è “impedire ad Armstrong di conquistare l’ennesimo Tour de France” che lo porterebbe a quota sei, numero mai raggiunto da nessun altro ciclista.
Ullrich è il più acclamato tra gli avversari ma ben presto lui e Vinokourov vanno alla deriva e per il texano diventa molto facile l’avvicinamento di Parigi.
Armstrong lascia vincere Ivan Basso a La Mongie, va poi a vincere a Plateau de Beille, a Villard de Lans e poi, nel giorno della tappa dedicata a Marco Pantani, la cronoscalata dell’Alpe d’Huez, ipoteca in modo plateale il suo sesto Tour.
Non lascia nemmeno le briciole agli avversari, sono sue anche le tappe di Le Grand Bornand e di Besancon, distanziando di oltre sei minuti Kloden e Basso, i due avversari più brillanti, mentre Jan Ullrich esce per la prima volta dal podio arrivando quarto ad oltre otto minuti. Per Armstrong è il sesto Tour e secondo molti può vincerne altri…
In piena Estate, Paolo Bettini fa onore all’Italia vincendo l’oro ad Atene, per il grillo è l’apice di una carriera che non ha ancora finito di stupire.
E’ poi la volta della Vuelta a Espana, corsa che viene dominata in modo plateale dagli iberici. Nessun straniero nei primi 10, la vittoria va ancora una volta a Roberto Heras, inesistente al Tour ma leone nella corsa di casa. Sconfigge Perez di soli 30” e Mancebo di 2’13”. Quarto è Valverde ad oltre tre minuti e mezzo ma questo atleta è ancora un “bambino” e secondo molti ha un avvenire d’oro.
Si giunge al finale di stagione con i campionati mondiali di Verona. Acclamato più di tutti è proprio il corridore di casa Cunego che corre molto bene ma è Freire Gomez a fregiarsi del titolo per la terza volta. Secondo Zabel, proprio come alla Milano-Sanremo, terzo l’italiano Paolini che per una giornata ha pensato un po’ di più a se stesso. La prova a cronometro viene vinta dall’australiano Michael Rogers che sconfigge Ivan Gutierrez e un certo Fabian Cancellara.
Tutto si conclude con il Giro di Lombardia vinto da Damiano Cunego che corona così una stagione molto bella. Sconfigge Boogerd, secondo ancora una volta, mentre Basso conferma il piazzamento del Tour, è terzo. Ed è proprio di questi due, Basso e Cunego, che la gente già parla per una probabile sfida al Giro d’Italia 2005... Ma questa è un’altra storia.

domenica 27 settembre 2009

Evans iridato

Cadel Evans è secondo il mio punto di vista un corridore poliedrico che oggi raggiunge l’apice di carriera. Regolare nelle grandi corse a tappe, il nostro non ne ha mai vinta una, pur rimanendo sempre con i primi e prendendosi ben due podi al Tour de France.

Inutile dire che mi ero già dimenticato di lui, non so, sinceramente non mi sembrava possibile che riuscisse a fare un’azione personale e autoritaria. Ma così è stato ed entra nella storia come primo corridore del suo continente e soprattutto dell’Australia ad aver alzato le braccia al cielo in un campionato mondiale di ciclismo. Quindi doppia soddisfazione.

Per il resto, dopo tanti anni, un corridore da corse a tappe vince il mondiale, non succedeva da… dal 1995, l’anno di Olano.

Secondo è arrivato Kolobnev… Tanto per dire, era già arrivato secondo a Stoccarda dietro Bettini e non è che sia uno di quelli che vince chissà quante corse all’anno. Praticamente è uno specialista dei campionati mondiali e soprattutto dell’argento. Terzo Joacquin Rodriguez, lo avevamo già visto bene alla Liegi.

L’Australia ha vinto anche il medagliere, due ori e il prossimo anno i mondiali si disputeranno proprio in questo paese.

Cosa altro aggiungere, ho seguito poco questi mondiali, sono contento che un corridore di alto livello abbia portato a casa l'oro, sperando possa onorare la maglia iridata nelle grandi salite che hanno fatto la storia del ciclismo.

Ora ci si avvia verso il finale di stagione, Parigi-Tours, Giro di Lombardia e poi presentazione dei due massimi grandi giri a cui dedicherò le consuete recensioni. Dalla prossima settimana si ricomincia a commentare anno per anno il decennio che sta per terminare.

Bye.

venerdì 25 settembre 2009

Il percorso di Mendrisio




E' stato valutato come uno dei più duri degli ultimi anni e più duro di quello di Varese dell’anno scorso.
Sono 13,8 km e presentano due salite, Castel San Pietro la prima, poi discesa e salita verso Novazzano lunga circa due chilometri, poco meno. Da Novazzano mancheranno due chilometri e mezzo, un po’ troppi e questo potrebbe favorire gente che si era per rientrare giocandosela nella volata finale. Perché volata? Perché secondo me quest’anno sei, sette ciclisti arriveranno assieme in prossimità dell’ultimo chilometro e a quel punto se la giocheranno allo sprint. Motivo per cui dò favoriti Cunego e Valverde su tutti e motivo per cui vedo inappropriato come capitano Ivan Basso che potrebbe invece essere adoperato come aiutante del veronese.
I giri da percorrere saranno diciannove per un totale di 262 km, si parla poco di Ballan ma a mio modesto parere è più fresco di quasi tutti visto che ha saltato tutta la prima parte di stagione senza raggiungere un vero e proprio picco di forma prima di oggi. Ma forse anche quest’ultimo sarà adoperato più in appoggio al tanto citato Cunego che non ad una azione personale.
Non vorrei essere pessimista ma i percorsi duri spesso si rivelano delle ciofeche colossali, non è il percorso a fare la selezione bensì i corridori stessi. Quindi, non bisognerà essere troppo attendisti ma bensì mettere alla frusta il gruppo così da fare fuori i più veloci. Non sottovalutate Oscar Freire Gomez, ne ha già vinti fin troppi di campionati mondiali, non diamo la possibilità di vincerne un altro.
A domenica.

lunedì 21 settembre 2009

Valverde vince la Vuelta

La Vuelta di Valverde


Ed è arrivato anche per Valverde il momento tanto atteso di vincere un grande giro. Ha vinto quello di casa, dopo vari anni di prestazioni medie al Tour de France.
Lo spagnolo classe '80, a ventitre anni era già terzo nella classifica finale di una Vuelta, quarto l'anno successivo, vinse poi l'arrivo di Courchevel al Tour del 2005, da quel giorno in molti pensarono che sarebbe riuscito a conquistare un grande giro ma negli anni a seguire alternò momenti buoni a momenti da dimenticare.
Tralasciando le sue vittorie nelle corse di un giorno, Valverde arrivò secondo alla Vuelta del 2006 dopo essersi ritirato per la seconda volta dal Tour della presunta conferma.
Nel 2007 ricordiamo un anonimo settimo posto in classifica finale senza essere mai pericoloso per la sorte della maglia gialla.
L'anno scorso, in molti cominciarono a storcere il naso sulle sue reali possibilità di vittoria in un grande giro. Nono in un Tour di basso livello, quinto nella Vuelta vinta da Contador, troppo poco per un corridore che in tenera età faceva razzie.
Dal 2009 non può correre sulle strade d'Italia e per questo motivo non prenderà parte nè al Giro d'Italia nè al Tour de France. L'ultima spiaggia era proprio la corsa di casa, la Vuelta che vedeva tra i partenti anche un italiano intenzionato a vincere. Ma Valverde è stato più forte di lui, beffandosi di tutto il putiferio creatosi intorno a lui in questi mesi. Sconfitto l'olimpionico Samuel Sanchez per 55" e l'australiano Evans, terzo a 1'32", quarto Basso a 2'12" voglioso di ritornare numero uno, ma sembra che ci sia da attendere ancora un bel pò di tempo prima di rivedere il varesino davanti a tutti. I tempi sono cambiati, due stagioni ti cambiano la vita e nuovi nomi si fanno avanti. Ma a me Basso piace proprio così, umano e battibile. Con un pò di impegno sono sicuro che riuscirà a fare di nuovo la voce grossa nelle stagioni future anche se per ora è tempo di spagnoli, dopo Contador incombe Valverde, corridore dalle lUCI e dalle ombre, ma chi non ne ha oggi come oggi.

lunedì 14 settembre 2009

2003

Armstrong è battibile, ma vince



Questa annata fu abbastanza serena, pochi casi doping e alcuni momenti emozionanti quanto basta. Ad inizio anno ci sono buone notizie per due grandi campioni che negli ultimi tempi non avevano più brillato. Ullrich ritorna con il Team Coast, divenuto poco dopo Bianchi, mentre Marco Pantani rilancia per l’ultima occasione della vita, sperando di poter partecipare anche al Tour de France.
La Milano-Sanremo è di Paolo Bettini che raccoglie l’eredità del campione del mondo, Cipollini. E’ l’anno di Peter Van Petegem che vince sia la Roubaix che il Giro delle Fiandre entrando una volta per tutte nella storia delle classiche di un giorno.
Alexandre Vinoukourov vince l’Amstel, alla Liegi è l’americano Tyler Hamilton ad alzare le braccia al cielo.
Arrivato Maggio parte il Giro d’Italia, da Lecce, con tre corridori desiderosi di riscatto. Simoni vuole riprendersi la vittoria dopo l’esclusione dell’anno precedente, idem Garzelli che riparte con la Sidermec e infine Pantani che, lontano anni luce rispetto ai tempi migliori, riacquista dignità nei risultati.
La prima settimana vede l’inizio dell’era Petacchi, lo spezzino vince e convince battendo a ripetizione un Cipollini sotto tono. Cipollini riuscirà comunque a portare a casa due tappe prima del ritiro per una caduta.
Garzelli è invece la prima maglia rosa importante della corsa, vince sul Terminillo sconfiggendo Simoni ma nel giorno di Faenza, viene attaccato da lontano dal trentino e perde il primato.
E’ l’anno dell’esordio dello Zoncolan al Giro, l’arcigna salita viene domata da Simoni ma i distacchi sono limitati. Rinasce Pantani che nelle durissime pendenze ritrova un minimo di se stesso tenendo testa ad un Garzelli che quel giorno capisce di non essere all’altezza di Gibo.
Simoni domina anche sulle Dolomiti, è sua Pampeago, si difende nella cronometro di Bolzano e quando arrivano le Alpi piemontesi sfrutta una caduta dei due pelati (Garzelli e Pantani), per incrementare altro vantaggio nella classifica.
A Cascata del Toce, ultimo arrivo in salita, la maglia rosa vince senza regalare nulla a nessuno ma di quel giorno si ricorderanno soprattutto gli ultimi scatti di un pirata che ancora sperava in una convocazione al Tour del centenario. Nulla di tutto ciò, Simoni vinse il Giro e si partì tutti per la Francia senza Pantani (e Cipollini). Per lui fu la tegola definitiva.
Fu un Tour molto interessante, poteva essere l’anno giusto per sconfiggere il marziano texano ma l’eroe dei fumetti riuscì ancora una volta ad avere la meglio.
In quell’edizione Armstrong non fu mai superiore agli altri, più che altro riuscì a mantenere i nervi saldi quando Ullrich, ritornato finalmente ad alti livelli, lo sconfisse dapprima nella cronometro di Cap decouverte e poi ad Ax 3 Domaines. Armstrong si riprese la rivincita a Luz Ardiden e nella cronometro finale di Nantes dove il nostro conquistò il quinto Tour mettendosi dietro il crucco e Vinokourov.
Alla Vuelta la sorpresa si chiama Isidro Nozal, un giovane spagnolo che vive una bella edizione della corsa iberica. Grazie ad una fuga e a delle belle prestazioni nelle prove a cronometro, Nozal riesce ad arrivare in maglia amarillo al penultimo giorno di corsa, giorno in cui va in crisi venendo così sconfitto da Roberto Heras di soli 28”. Terzo arriverà un Alejandro Valverde che cominciava timidamente a far vedere il suo talento, divenuto realtà negli anni successivi.
Il finale di stagione, come al solito, è incentrato sul mondiale, che quest’anno si corre ad Hamilton, in Canada.
Il percorso non è né particolarmente duro né così facile e alla fine dei conti spunta la sorpresa, è Astarloa, vincitore della Freccia Vallone, che nel finale allunga e sconfigge Valverde e Van Petegem. La prova a cronometro va a David Millar il quale sconfigge l’australiano Rogers, mentre per l’Italia è una disfatta, nessun piazzamento degno di nota.
Che altro aggiungere… la stagione viene chiusa con una notizia shock, muore Josè Maria Jimenez, lo scalatore che due anni prima vinceva gli arrivi alla Vuelta a Espana si spegne all’età di trentadue anni in una clinica. Questo evento, insieme a tanti altri eventi successi successivamente, segnarono inevitabilmente dentro di me una visione malsana e negativa dello sport professionistico.

venerdì 11 settembre 2009

2002

Cipollini iridato

Questa annata è stata, secondo il mio punto di vista, assai negativa e monotona. Il 2002 è comunque un anno abbastanza positivo per l’Italia del pedale grazie a Mario Cipollini che all’età di trentacinque anni vive la stagione di maggior successo. Il toscano è primo alla Milano-Sanremo, una corsa che lo aveva sempre respinto.
Alla Parigi-Roubaix Johan Musseuw fa tre sconfiggendo Wesemann e un giovanissimo Boonen che già all’epoca veniva additato come un possibile protagonista della corsa del pavè.
Andrea Tafi vince il Giro delle Fiandre mentre la Liegi Bastogne Liegi è roba italiana, vince Paolo Bettini su Garzelli, terzo Basso.
E’ l’anno dell’entrata in vigore dell’€uro e proprio per questo motivo il Giro d’Italia vivrà le prime tappe in Olanda, Germania, Belgio e Francia.
E’ un Giro assolutamente pessimo, la non negatività di Garzelli mentre vestiva la maglia rosa è una brutta tegola, come lo è la bizzarra vicenda delle caramelle sudamericane di Simoni, altro escluso dalla corsa.
I più forti vengono persi per strada, Casagrande si autoelimina in una giornata insignificante che anticipava le Dolomiti, facendo sbandare (inconsapevolmente) un altro corridore nello sprint del gpm. E’ il terzo escluso.
Pantani si ritira ai piedi della Marmolada, per lui è la peggior stagione della carriera. Quel giorno a vincere è Perez Cuapio, già vincitore a San Giacamo. La maglia rosa passa sulle spalle di Cadel Evans, l’ex biker che per forza di cose si ritrova in cima alla classifica. Ma dura poco, il giorno successivo, a Folgaria, l’australiano esce da ogni classifica e insieme a lui cadono nella rete anche Frigo e Aitor Gonzales, altri uomini di alta classifica.
A giovarne sono soprattutto Tyler Hamilton e Paolo Savoldelli. L’americano si muove per primo, Savoldelli gli risponde e lo distanzia. A Folgaria a vincere sarà un Tonkov in fuga ma Savoldelli conquista la sua prima maglia rosa, che difenderà fino a Milano arrivando davanti ad Hamilton e all’altro italiano Caucchioli.
Per il falco è la rinascita ma il Giro ne esce davvero male, non solo per la mancanza di prestigio nella classifica finale ma anche per tutto ciò che è successo durante la corsa.
A Giugno Commesso vince il campionato italiano davanti a Frigo e Casagrande, poi si parte tutti per una Grand Boucle abbastanza povera di emozioni.
C’è Armstrong ma manca il suo grande rivale Jan Ullrich, inoltre all’orizzonte non ci sono corridori in grado di impensierire l’americano.
Armstrong conquista la maglia gialla già dal cronoprologo di Lussemburgo e nel primo arrivo in salita a La Mongie, se la riprende sfilandola ad un Igor Gonzalez de Galdeano che per diversi giorni aveva fatto pensare di poter essere in grado di tenere il texano.
Armstrong vince anche a Plateau de Beille, il suo avversario più importante è Beloki ma non ha il motore del fuoriclasse. Tra gli sfidanti ci sarebbero anche Heras ma quest’ultimo è gregario dell’americano ed è quindi in non condizione per poter agire con la sua mente.
Sul Mont Ventoux viviamo la fuga di Virenque che riesce a salvarsi da un Armstrong che anche quel giorno ha dato il massimo distanziando i suoi avversari di vari metri.
Le tappe alpine si rivelano inutili, ormai tutto è scritto e Armstrong controlla i suoi avversari come fosse nulla. A Cluses, in una tappa di media montagna, Dario Frigo vince e spezza il lungo digiuno italiano.
La cronometro finale di Macon determina il quarto successo di Armstrong, il più facile e anche il più noioso dei quattro. Secondo Beloki a 7’17”, terzo Rumsas a 8’17”, primo degli italiani è Ivan Basso vincitore della maglia bianca di miglior giovane.
La Vuelta è dominata come non mai dagli spagnoli che trovano in Aitor Gonzalez una speranza per le grandi corse a tappe. Aitor, che aveva già fatto vedere i suoi numeri al Giro d’Italia, vince senza troppi problemi la sua prima grande corsa a tappe. Sembra il preludio ad una carriera fantastica, qualcuno lo addita come l’anti Armstrong per i prossimi Tour ma lo spagnolo finirà ben presto nell’anonimato.
Alla Vuelta si rivedono Casagrande e Simoni, i due grandi esclusi del Giro d’Italia cercano riscatto nelle strade di Spagna, il toscano è settimo, Simoni decimo.
Ai Mondiali di Zolder, disegnati su misura per i velocisti, a vincere la prova a cronometro è quel personaggio di Santiago Botero che già al Tour era riuscito nell’intento di sconfiggere Lance Armstrong in una prova a contro il tempo. Nella prova in linea Cipollini mantiene le promesse, dopo le proteste per l’esclusione dal Tour, re leone sconfigge Mc Ewen e Zabel nella volata finale. Per Cipollini è il coronamento di un sogno, spezza il digiuno italiano ai mondiali che permaneva dalla vittoria di Bugno a Benidorm nel novantadue.
La stagione, come al solito, si conclude con la classica delle foglie morte, vinta da Michele Bartoli su Davide Rebellin e Oscar Camenzind.
La Coppa del Mondo va a Paolo Bettini che poi ne vincerà altre tre prima che il ProTour spazzi via questa simpatica graduatoria.
Il grande vuoto della mancanza di Jan Ullrich si è fatto sentire, il tedesco, cascato in un vortice extra ciclistico, non ha potuto prendere parte a nessuna gara di rilievo, buttando via una stagione che poteva sicuramente essere vissuta in modo vittorioso anche al di fuori del Tour.

lunedì 7 settembre 2009

2001

La sfida dell'anno



Nel 2001 Erik Zabel vince per la quarta volta la Milano-Sanremo entrando di diritto nella storia di questa classica. Alla Parigi-Roubaix è l’olandese Knaven a sconfiggere Musseuw mentre alla Liegi lo svizzero Camenzind vince l’ultima corsa di rilievo della sua fuggitiva carriera.
Il Giro d’Italia offre un percorso strano e nemmeno troppo avvincente, martoriato poi dal blitz di Sanremo.
Tutto comincia normalmente, fino a Montebelluna non succede quasi nulla di rilevante. Nel giorno delle Dolomiti saltano Pantani e Garzelli, i due più attesi della vigilia. Hanno la meglio la maglia rosa Dario Frigo e il trentino Gilberto Simoni che lascia vincere il Pordoi a Perez Cuapio conquistando la maglia rosa.
Contro ogni pronostico, nella cronometro di Salò il Gibo riesce a limitare i danni ed è ancora in rosa. Tutti aspettano la giornata di Sant’Anna di Vinadio ma viene annullata per protesta dopo la giornata tormentata del blitz dei Nas a Sanremo.
Fuori Frigo per doping, la corsa rosa può ritenersi chiusa vari giorni prima della fine. Il podio finale di Milano fa già capire molte cose: primo Simoni, secondo Olano e terzo Unai Osa.
Finito il Giro che aprirà un periodo molto sterile, il ciclismo si sposta ai campionati italiani vinti da Daniele Nardello su Michele Bartoli.
Al Tour de France scoppia la polemica dell’esclusione dei due carismatici corridori italiani Cipollini e Pantani e la loro mancanza si sentirà soprattutto quando le fasi cruciali chiederanno spettacolo alla corsa.
Lance Armstrong è inattaccabile, già dall’Alpe d’Huez mette in seria difficoltà i suoi avversari, Ullrich limita, mentre Beloki e Moreau non hanno la stoffa degli altri due e finiscono per essere comprimari.
Grazie ad una fuga bidone della prima settimana, Armstrong non vestirà facilmente la maglia gialla. L’americano domina la cronometro di Chamrousse e a Saint Lary Soulan dopo l’ennesimo successo sfila la maglia al francese Simon. E’ il Tour dei passisti, nessun scalatore riesce ad andare più forte di Armstrong e Ullrich, la sfida per quanto possa essere di alto livello è anche noiosa, prevedibile e scontata.
Vincendo la cronometro finale, Armstrong dimostra superiorità rispetto al tedesco della Telekom distanziandolo in classifica finale di ben 6’44” mentre Beloki riesce in extremis a conquistare il podio che poteva essere del kazako Kivilev (altro corridore della fuga bidone), morto due anni più tardi alla Parigi-Nizza.
Noi italiani ce lo ricorderemo soprattutto come uno dei Tour più scarsi per l'Italia che oltre a non portare a casa alcuna vittoria o maglia importante, non riuscirà nemmeno a mettere un italiano nei primi dieci.
Passando alla Vuelta, è ancora una volta roba spagnola. Per gli iberici è dominio assoluto, 18 spagnoli nei primi 25 posti.
Botero e Sevilla manipolano la prima settimana, poi sembra Beloki l’uomo da battere ma ben presto accusa le fatiche del Tour scivolando fuori da ogni classifica, agevolando Sevilla che riesce a tenere la maglia quasi sino alla fine, ma proprio nella cronometro finale vinta da Botero, viene superato di 47” dallo spagnolo Angel Casero.
L’Italia porta a casa due vittorie, una di Simeoni e una di Simoni, per quanto riguarda la classifica finale nessun italiano è degno di nota, il migliore è ventesimo, si chiama Pellizotti e dicono possa fare grandi cose nel futuro.
Da segnalare anche le tre vittorie di Jimenez, a quel tempo ancora in forma ma destinato di li a poco a cominciare il declino che lo porterà in poco più di due anni verso la morte.
Ai Mondiali di Lisbona viviamo un percorso sicuramente sopravvalutato rispetto alle reali caratteristiche. Jan Ullrich vince la prova a cronometro per la seconda volta sconfiggendo Millar e Botero mentre nella prova in linea Simoni fugge nell’ultima erta, ma nel gruppo inseguitore succede l’incredibile, Lanfranchi si mette a tirare senza un vero senso tattico, qualcuno dirà che i corridori della Mapei si erano messi d’accordo per favorirsi. Ad ogni modo, anche senza le tirate di Lanfranchi, l’azione di Simoni sarebbe stata prima o dopo annullata. La stampa su questo fatto ci marciò a lungo creando un vero e proprio giallo sportivo… fatto sta che ad alzare le braccia a Lisbona fu un Mapei, Freire Gomez (secondo iride), davanti ad un altro Mapei, il grillo Bettini che studiava per diventare lui un giorno campione del Mondo.
La stagione viene conclusa poi al Lombardia con la vittoria di Danilo Di Luca, era l’inizio di una lunga serie di successi italiani destinata a continuare tutt’ora.
Una stagione con alcuni momenti degni di nota, è stato il grande anno di Gilberto Simoni, mattatore sulle salite d’Italia, di Spagna e protagonista degno di nota anche al Mondiale di Portogallo.
L’azione più bella la viviamo però in una corsa molto piatta, la Parigi-Tours, che grazie alla lunga fuga di Virenque, primo al traguardo con il gruppo che sopraggiungeva a pochi metri, ha acquisito grande fascino diventando sicuramente l’immagine più significativa di chi non vuole mollare.
Il Tour è ormai in balia dell’era Armstrong, se due edizioni vinte vi sembravano poche, con il terzo successo l’americano comincia a fare sempre più la voce grossa, non trovando nella sua strada avversari degni di nota, nemmeno Jan Ullrich, forte di fisico ma molto scarso di testa.

>>>Continua con il 2002 nella prossima puntata>>>

mercoledì 2 settembre 2009

2000

L'anno del Giubileo, ma anche l'anno della sfida titanica


Comincia con questo articolo il riassunto personale del decennio ciclistico, spaziando nei miei ricordi di ciò che ho vissuto.
Premettendo che alle soglie del nuovo millennio avevo molta più passione di oggi e che cadevo dalle nuvole alla parola doping, posso assolutamente dire che a quel tempo vedevo il tutto in modo più positivo.
Ricordo un Giro d’Italia abbastanza scadente, non c’erano nomi troppo illustri e soprattutto la mancanza di un Pantani al top fece risultare quel Giro un po’ moscio. Casagrande fece una grande azione sull’Abetone andando a prendersi una maglia rosa che, secondo le teorie, avrebbe potuto portare sino a Milano. Ma l’imprevedibilità è dietro l’angolo, il toscano non riuscì più nei giorni successivi a fare il vuoto e piano piano, da dietro, riemersero Simoni e Garzelli. L’epilogo arriverà nella tappa di Briancon che presentava l’Agnello e poi l’Izoard.
Fino a quel giorno Pantani non si era mai visto, ma nelle salite che confinano con la Francia, il pirata riemerse dalle acque diventando per un giorno il gregario di lusso del compagno di squadra Garzelli. Illuse Simoni sull’Izoard, sfiancandolo. Casagrande era già visibilmente in calando e rimaneva appeso alla bilancia ancora per poco. Con l’aiuto di Pantani, Garzelli si ritrovò la sera di Briancon a due passi dalla maglia rosa che era ancora addosso a Casagrande. Il giorno successivo ci pensò la cronometro del Sestriere a sancire la vittoria di Garzelli ma di quel Giro, oggi come oggi, ci si ricorda ancora una volta la “rinascita” seppur brevissima di Pantani.
Nell’Estate che vedeva Vamos a bailar in testa alla hit parade, uno scontro atteso si consumava sulle strade francesi. Come nei migliori film di azione si può intitolare il tutto come “Pantani, la sfida più difficile”. Così fu.
La cronosquadre lo fece scivolare molto in basso nella classifica, ma due anni prima con un distacco ancora più pesante seppe capovolgere la situazione. Sognare a volte fa bene ma non sempre si può vivere in una favola.
La sera buia di Hautacam, Lance Armstrong aveva già chiuso il Tour, infliggendo distacchi pesanti sia a Ullrich che ad un Pantani anni luce lontano da quel Pantani che dodici mesi prima vinceva ogni arrivo in salita.
Poi arrivò il giorno del Ventoux ma Pantani stentava ancora una volta a tenere le ruote del gruppo maglia gialla. “E’ finito, senza la roba non va da nessuna parte”, queste le frasi di un’Italia che lo aveva già in parte lasciato, ma che all’occorrenza lo andava a riprendere. Invece no, l’elefantino – come lo chiamava il texano – rientrò nel gruppo e cominciò la danza macabra. Piantò vari scatti prima di rimanere solo. La folla questa volta impazzisce “Vedi che forse oggi vince” ma l’illusione durò pochi istanti, Armstrong rientrò prepotentemente prendendosi quasi gioco dello scalatore romagnolo, il quale, quel giorno era inferiore ad Armstrong ma ebbe la forza di tenerlo sino all’arrivo, dove il texano gli lasciò la vittoria.
Cominciarono poi le polemiche, Pantani non apprezzò il fatto che l’americano andasse in giro dicendo che lo aveva fatto vincere e già sull’Izoard i due ricominciarono a martellarsi.
Diciamoci la verità, dei due chi cominciava a saltare era soprattutto l’americano, non più brillante come qualche giorno prima, anche se la classifica era dalla sua, probabilmente veniva a mancare la lucidità mentale che lo ha sempre contraddistinto.
Fu Courchevel la giornata del giudizio, lì Pantani ritornò davvero Pantani, ma solo per una giornata. Quel giorno staccò Armstrong e arrivò solo all’arrivo andando a prendersi una vittoria simbolo, fra l'altro l’ultima della sua carriera.
Il giorno dopo tentò il volo folle, simile ad Icaro, destinato però ad avere esiti negativi. La fuga nacque sotto una brutta stella, Marco non ebbe appoggio da altri fuggitivi e in più si alimentò male finendo ben presto in crisi di fame. Tutto ciò servì a mandare in crisi Lance Armstrong, ancora una volta battuto, questa volta indirettamente.
Armstrong vinse il Tour, Pantani si ritirò la sera stessa di Morzine e li si può dire che finì l’era del pirata e delle bandane, durata troppo poco ma si sa, le cose belle sono sempre di sfuggita.
Al di fuori di Giro e Tour non ho particolari ricordi, Jan Ullrich vinse le Olimpiadi di Sidney riscattando la sua stagione non esaltante, il Mondiale andò a sorpresa al lettone Vainsteins, fu l’anno della seconda vittoria di Musseuw alla Parigi-Roubaix e della terza vittoria di Zabel alla Milano-Sanremo.
Fu anche un anno senza grossi scandali doping ma quelli sarebbero venuti a valanghe negli anni a venire.

>>>to be continued 2001>>>

domenica 30 agosto 2009

Sta finendo un decennio

Agosto è ormai giunto verso il termine e si è appena aperta la parte finale di una stagione che sancisce la fine del primo decennio del nuovo millennio. Proprio di questo decennio, nei prossimi giorni, saranno dedicati dieci post dove verranno riassunti bene o male i dieci anni appena trascorsi ricordando i momenti migliori. Si partirà dal 2000 giungendo man mano ad oggi, trattando principalmente tutto ciò che riguarda il ciclismo nelle sue gesta.
Intanto, ieri è partita la Vuelta, che mi rifiuterò di commentare principalmente per la grande delusione che ormai mi affligge per un mondo a me lontano, cioè quello delle competizioni dove non ho, da tempo, nessuna certezza sulla pulizia e l’onesta dell’intero ambiente. Già il fatto che oggi come oggi ci siano trentasettenni che vanno forte come ventottenni fa capire a che punto siamo arrivati. Ma secondo molti è giusto andare avanti così e allora andiamo avanti facendo a finta che la situazione stia migliorando di anno in anno.

sabato 1 agosto 2009

Buone vacanze

Il blog chiude i battenti, Agosto è arrivato ed è arrivato tempo di vacanze. La mia stagione ciclistica, attualmente in standby, ricomincerà a fine Agosto. Così con essa anche il blog che, sofferente dei continui “scandali” doping, potrebbe davvero lasciare da parte il mondo professionistico puntando più sul ciclismo quotidiano dei cicloturisti, sicuramente più in salute rispetto al mondo agonistico.
Un saluto a tutti i lettori e buone vacanze a tutti.

mercoledì 29 luglio 2009

Passo Cereda

Il Passo Cereda da Tonadico è qualcosa di fottutamente duro. Sono otto chilometri dalla cittadina vicino Fiera ma la salita vera è propria è di sei chilometri e mezzo. Dopo il falsopiano del primo chilometro , la strada comincia ad inerpicarsi all’interno del bosco che porterà in cima al passo. Il secondo chilometro passa via ancora facilmente, ma già dal terzo si comincia ad avere punte al 15% con una media dell’undici e mezzo. In quel punto ho tirato un po’ troppo e al quarto chilometro ero già al gancio. La strada non cala mai sotto al 7% fino all’ultimo chilometro, si arriva a toccare anche brevissime punte al 16%. In poche parole, non ha molto da invidiare al Duran, è meno lunga ma le pendenze sono cattivelle e lasciano poco respiro. Se non si è allenati si rischia di fermarsi a ripetizione, il segreto per non schiattare è partire il più piano possibile e dare tutto negli ultimi due, tre chilometri. Tutta un’altra cosa rispetto al versante di Gosaldo, il vero Cereda è questo, dalla parte di Fiera di Primiero. Una salita che poco nota, non è esattamente un luogo di passaggio come può essere un Rolle o un Falzarego, però sicuramente molto più duro e insipido degli altri due. Nel 2005 fu anche passaggio della tappa del Giro che faceva arrivo a Zoldo Alto, con il Duran nel finale. Da provare, mentre la scali te ne penti, solamente una volta in cima si ha la soddisfazione e la consapevolezza della fatica provata lungo la ruvida strada che si inerpica lungo il colle.

domenica 26 luglio 2009

Finalmente è finito



Un Tour de France noiosissimo, abbiamo intravisto la rivalità del futuro tra Andy Schleck e Alberto Contador, per il resto, oltre alle sei vittorie di Mark Cavendish, c'è stato poco altro.
Per l'Italia un bottino soddisfacente, prima la maglia gialla di Rinaldo Nocentini, poi la maglia a pois di Franco Pellizotti che sul Ventoux (mi ero dimenticato di scriverlo ieri), ha onorato ulteriormente il suo Tour.
Classifica finale che parla chiaro, Contador ha stravinto in ogni settore, la sorpresa è stato Wiggins, il primo degli italiani Nibali, ultimo della classifica il biellorusso Yauheni Hutarovich, come dice qualcuno "gli ultimi saranno i primi".

1. Alberto Contador 85h48'35" il bagnino ora può davvero andare a farsi un bel bagno
2. Andy Schleck 4'11" unico avversario di rilievo, ha vinto di nuovo la classifica giovani
3. Lance Armstrong 5'24" il nonno ha confermato che la condizione sale
4. Bradley Wiggins 6'01" il percorso lo ha aiutato ma non si può dire che abbia deluso
5. Franck Schleck 6'04" una vittoria di tappa nella tappa più dura, ma è il gregario del fratello
6. Andreas Kloden 6'42" è andato bene, se avesse la palle farebbe il capitano in un team diverso
7. Vincenzo Nibali 7'35" Basso non c'era ma aveva la fotocopia
8. Christian Vandevelde 12'04" un gregario di lusso per Wiggins
9. Roman Kreuziger 14'16" un fenomeno passato in secondo piano ma attenti, il futuro è vicino
10. Cristophe Le Mevel 14'25" i francesi sono riusciti a metterne uno nei dieci. Complimenti.
14. Rinaldo Nocentini 20'45" ed ora si metterà a fare classifica?! :D
17. Carlos Sastre 26'21" ha pagato il Giro d'Italia
30. Cadel Evans 45'24" capitombolo sulle Alpi ma cercherà il riscatto alla Vuelta a Espana
37. Franco Pellizotti 56'19" inesistente per quanto concerne la classifica, complimenti per la maglia a pois
51. Denis Menchov 1h17'04" Francamente non sapevo nemmeno che fosse arrivato a Parigi
95. Alessandro Ballan 2h26'22" Come non averlo
100. Filippo Pozzato 2h39'39" Vedi sopra
131. Mark Cavendish 3h21'54" Un mostro delle volate.


e il prossimo anno, la seconda manche tra questi due.

sabato 25 luglio 2009

Il monte calvo


Come si fa a regalare così il Mont Ventoux?

Charly Gaul
Raymond Poulidor
Eddy Merckx
Bernard Thevenet
Jean Francois Bernard
Marco Pantani
Richard Virenque
Juan Manuel Garate

Nel 2002 Richard Virenque vinse grazie alla benedizione di una fuga lasciata andare allo sbaraglio, oggi uguale, lo spagnolo Garate ha vinto grazie soprattutto al comportamento dei big. Sembra quasi che il simbolo di vincere su un luogo importante sia scemato e che i corridori di oggi cerchino più il piazzamento finale rispetto alla vittoria di una tappa dal grande significato.
Francamente, anche oggi non mi sono divertito, lontani i ricordi degli scatti di un Pantani vestito di rosa che sfidava a fioretto l’alieno Lance Armstrong. Oggi, togliendo gli scatti di Andy Schleck, il nulla completo. Contador si è limitato a marcare, per questo ha molti amici, perché gli avversari sanno che con lui qualcosa possono vincere. Ma così facendo ne risente soprattutto lo spettacolo.

venerdì 24 luglio 2009

Sellaronda

foto di Manuel

Il 19 Luglio è stata la volta del Sellaronda, un giro che mi ero prefissato dall’anno scorso e che puntualmente è arrivato a Luglio. Tutto progettato in modo impeccabile, a partire dalla giornata che meteorologicamente è stata una delle migliori in assoluto dall’inizio dell’Estate.
Partenza da Arabba, ore 8:50 non da solo ma con Manuel, grande esperto del percorso visto che mi raccontava di averla fatta già parecchie volte negli anni.
Il primo passo di giornata sarà il Pordoi, conosciutissimo per le antiche gesta dei corridori degli anni che furono.
Va su abbastanza regolare e dopo un po’ di tornanti si comincia ad ammirare la vallata che sta alle nostre spalle. Sarà stata l’ora ma che io ricordi mentre si saliva c’era poca gente, molta di più una volta in cima, come si dice, una bolgia. Poco più di tre quarti d’ora per raggiungere i 2239 metri del mitico passo dove c’è il monumento dedicato a Fausto Coppi, pieno zeppo di gente grazie anche al passaggio di una gara di trekking. In mezzo al “bailame” riconosco un corridore professionista vincitore della tappa di Faenza all’ultimo Giro d’Italia, così suggerisco a Manuel di chiedere se sia lui: e difatti è lui, Bertagnolli. Si discute un po’, poi dice di dover andare a fare quattro ore di allenamento, così lo salutiamo e ci buttiamo giù dall’altro versante del Pordoi.
Discesa freddissima ma per fortuna dura poco, il bivio con il Sella ci evita l’assideramento. Rimango innamorato del Passo Sella (2240 metri sul livello del mare), sei chilometri da vivere, fantastici e con panorami unici. Una salita ben più dura del Pordoi e che vale la pena fare. Sulla cima c’è meno posto ma la gente anche in questo caso non manca, sarà la cima più alta della giornata.
Da qui si può dire che le salite più dure sono tutte alle spalle, scesi dal Sella comincia il Gardena il quale non presenta grandi difficoltà ma che, come paesaggio, vale anch’esso la pena di vivere. Nonostante i suoi 2121 mslm, è più freddo sia del Pordoi che del Sella. Una volta arrivati in cima piccolo rifornimento prima di involarsi verso Corvara in Badia. Lungo la discesa notiamo una marea di ciclisti, sembrava il Giro d’Italia.
Arrivati a Corvara rimane solo un passo, il Campolongo (1865 mslm), non affascinante come gli altri tre, però c’è da dire che a fine giro uno non ha nemmeno più la voglia di guardarsi troppo attorno. Il caldo comincia a farsi sentire, mezzogiorno è ormai passato e nonostante l’altitudine, la temperatura rispetto agli altri passi è completamente cambiata. Sul Campolongo incontreremo delle simpatiche signore che già avevamo incontrato in precedenza sul Pordoi e che ci avranno scattato un rullino di foto. Il bello del Sellaronda, come suggeriva Manuel, è il fatto che nell’arco del giro si possono incontrare più volte le stesse persone.
Il giro finisce una volta scesi dal Campolongo, inutile soffermarsi sulle descrizioni degli scenari dolomitici, li conosciamo bene e una fotografia a volte sostituisce i lunghi discorsi che vengono fatti.
Il Sellaronda è qualcosa di unico, mi va di suggerirlo a chi ancora non l’ha fatto, non troppo impegnativo e accessibile con un minimo di allenamento alle spalle, ti assicura una giornata bella, serena e per molti indimenticabile.