venerdì 30 gennaio 2009

BlockHaus... quattro volte lassù

Una rivelazione di nome Eddy Merckx
Come ho già avuto modo di dire, la tappa del Blockhaus sarà la più strana ed inusuale dell’intero Giro d’Italia. La considero la seconda cronometro, soli settantanove chilometri che possono però creare danni irreversibili alla classifica.
Era da tantissimi anni che il Blockhaus non veniva più riproposto, precisamente dal 1984, venticinque anni fa, quando vinse Argentin Moreno. Ma prima di lui altre tre volte si fece arrivo lassù.
L’esordio di questa lunga salita risale al 1967, vinse un ventiduenne Eddy Merckx, non ancora cannibale ma quasi, visto che cominciava proprio di quei tempi a dominare il palcoscenico mondiale. Considerato un corridore da corse di un giorno, Merckx si affacciò per la prima volta in una corsa a tappe, forse ignaro di quello che avrebbe portato a casa negli anni successivi. In quel Giro del 1967 vinto da Felice Gimondi, suo futuro rivale, Merckx lanciò la zampata al BlockHaus, quasi come una sorta di avvertimento per il futuro. “Un velocista belga supera i nostri scalatori”, sono queste le parole dell’Italia sorpresa.
A metà salita si muove Italo Zilioli, uno degli eterni secondi del pedale, ma la sua è sola una sparata, da dietro, infatti, in molti si riportano sotto, fra questi Adorni. Il traguardo si avvicina, Zilioli ci riprova ma al contrattacco ci va un corridore della Peugeot che parte con un altro ritmo.
Il corridore della Peugeot è proprio lui, Eddy Merckx, il vincitore della Milano-Sanremo, ma questa mica è la Sanremo, tutt’altro. Zilioli è ancora una volta secondo.
Due giorni dopo il giovane corridore belga si prenderà una seconda vittoria e nella classifica finale sarà nono a oltre undici minuti dal vincitore Gimondi. Qualche mese più tardi, a Heerlen, Merckx diventa campione del mondo, è l’inizio di un’era senza precedenti.

Come prevedibile, il BlockHaus è piaciuto a ciclisti e appassionati e viene riproposto l’anno successivo.
In un anno molte cose sono cambiate. Anquetil si sta ritirando e nuovi giovani si fanno strada.
Al Giro d’Italia è il campione del mondo a dominare, Eddy Merckx vince quattro tappe e dopo l’impresa delle Tre Cime di Lavaredo conquista la maglia rosa che porterà sino a Napoli, città di chiusura di quell’edizione. La penultima tappa fa arrivo al BlockHaus, vince un certo Franco Bitossi, cuore matto, quel giorno bissa la vittoria di Foligno ottenuta qualche giorno prima.
Per ritrovare tale salita ormai entrata nei cuori si aspetta poco più di quattro anni. E’ l’anno della sfida fra Fuente e l’ormai cannibale Eddy Merckx. Ma sul BlockHaus la sfida la vince Fuente che conquisterà anche la maglia rosa, che indosserà per quattro giorni prima che Merckx non decida di riprendersela e portasela a Milano per la terza volta.
E quest'anno, chi sarà il vincitore del BlockHaus? Armstrong e Basso sfrutteranno il basso chilometraggio per fare terra bruciata, oppure il "padrone" di casa Di Luca vivrà la sua giornata migliore?! Non ci resta che aspettare poco più di cento giorni.

mercoledì 28 gennaio 2009

O' Zappatore

Un contadino a San Luis


La stagione è iniziata da vari giorni e alcuni big stanno già gareggiando, fra questi Basso e Armstrong, super attesi ma anche incognite dopo gli anni di stop. L’americano in Australia, l’italiano in Argentina, due poli differenti, paesi lontani e dalle culture diverse.
I due hanno quindi dato avvio alla guerra fredda prima del grande impatto. Secondo la Gazzetta dello Sport il più brillante sembra Armstrong ma non delude le attese nemmeno Ivan Basso che in Sud America si è ritrovato nella tana delle tigri pronte a vincere in casa.
E così è stato, al Tour de San Luis a vincere è stato un contadino di nome Lucero il quale non è nemmeno professionista. Lucero parla della sua vita: "Sì - racconta - io sono un contadino. Quello è il mio lavoro. La bici è un amore, una passione. Al mattino mi sveglio e vado nei campi. Con mio padre allevo animali, cavalli soprattutto. Ma poca roba, non siamo ricchi. Il minimo per mangiare. Poi nei pomeriggi in cui mi resta un po’ di tempo vado ad allenarmi”.
Lucero non è quindi uno di quei professionisti viziati che possiamo trovare in quantità qui in Europa.
Lucero spiega: "Per queste corse in Sudamerica vengo selezionato spesso, ma non faccio parte di nessuna equipe. Vengo ingaggiato a gettone. Una corsa con una squadra, una con l’altra. Avanti così". Ma quanto guadagna un corridore così in una stagione? "Quanto cosa? Guadagno? Macché, magari. Quanto spendo piuttosto. Mi compro tutto io, dalla bici alle scarpe, dal casco agli occhiali". La bici è quasi un cimelio, una vecchia Pinarello Paris blu in alluminio, montata Ultegra. "Guarda qui - dice con orgoglio indicando il carro posteriore -. Si era rotta e l’ho fatta saldare. Questa bici l’ho comprata usata. E’ mia da 8 anni e va ancora benone".
Avete capito bene, può essere considerato un cicloamatore di alto livello che deve pagare per poter prendere parte a delle corse ciclistiche.
Saputa della particolare storia di Lucero, Fausto Pinarello ha subito regalato una nuova bicicletta in carbonio al corridore argentino il quale, molto signorilmente ha regalato quella vecchia al governatore del suo paese così da poterla esporre al museo del ciclismo che verrà inaugurato a breve.
Lucero ha saputo sconfiggere avversari di grande livello, uno su tutti Basso, che ha comunque corso senza velleità di classifica, cercando più la condizione che il risultato.
Basso ha anche regalato i suoi occhiali da ciclista a Lucero, tanto desiderati da quest’ultimo. Il ventottenne argentino si è così messo in luce grazie alla sua forza nel vincere il giro, oltre che per la sua storia. Come minimo, ora qualche squadra del Sud America dovrebbe tesserarlo e pagarlo regolarmente, viste le potenzialità mostrate a San Luis.

domenica 25 gennaio 2009

2 post in 1

Prima uscita

L’ultima Domenica di Gennaio tiene a battesimo il primo giro stagionale, ben 61 km in scioltezza ma che si sono rivelati come macigni. Un consiglio per i neofiti: se volete soffrire il meno possibile ad inizio stagione, cominciate il prima possibile. Alla fin fine le giornate calde si possono trovare anche in un dì di fine Gennaio, quindi, non abbiate paura, buttatevi.
Per quel che mi riguarda, dopo oltre un mese di sport al coperto, sono riemerso dalle acque e ho deciso di sfruttare una giornata di sole. Un mese di stop non è molto, probabilmente sono i sessanta chilometri ad essere troppi per il fisico che deve ripartire. Ma comunque le sensazioni sono state buone, in pianura, assolutamente negative nei pochi chilometri pedalati in salita.
E’ sempre così ed è il bello di questo sport, iniziare faticosamente e man mano, se si ha costanza, sentire che i giri diventano meno faticosi e sempre più lunghi.
L'emozione della Bianchi

Per un italiano appassionato di ciclismo la bicicletta con maggior carisma è certamente la Bianchi. La Bianchi è una delle marche più storiche che ha accompagnato moltissimi campioni in tutti questi decenni. Quante biciclette hanno avuto la fortuna di vincere tanto quanto una Bianchi? Da Costante Girardengo a Fausto Coppi negli anni del bianco e nero, passando poi per Felice Gimondi, il più forte italiano degli anni settanta, prima di esseri riportata in auge da Marco Pantani a fine secolo.
Con quel color verde acqua, i ricordi vanno subito al passato, inutile, chi pedala su di una Bianchi ha già fatto la sua porca figura anche se si stacca al primo cavalcavia.
Oggi c’è la moda dei colori strani, così anche la Bianchi la si può trovare in formato Bianco-nero, rosso o grigio (vedi la riproduzione del primo modello). Ma la vera Bianchi è quella verde acqua, un colore che può essere insignificante su di una macchina ma che desta grandiosità su di una bicicletta.
Ho avuto una Bianchi vari anni fa, la usai per un paio di stagioni, prima di sostituirla (causa misura) con altri bici, non più Bianchi.
L’emozione Bianchi però la ricordo benissimo e anche se era vecchia e mal ridotta, rimaneva una signora bici che poteva competere con le nuove Cannondale o Pinarello dell’epoca.
Ovviamente non sono un fissato delle marche italiane, tutt’altro, non sono nazionalista e neanche sono la persona che crede per forza alle favole che vengono raccontare nel nostro paese. Però, davanti alla Bianchi gli aggettivi vanno sempre in suo favore.

mercoledì 21 gennaio 2009

26 volte Alpe d'Huez

Oggi ho cercato confronti cronometrici fra Marco Pantani e Lance Armstrong ed ho trovato una cosa interessante. E’ una lista delle migliori scalata fatte sull’Alpe d’Huez, dura salita che dal 1952 ad oggi è spesso stata arrivo di tappa al Tour de France.
Ve la riporto:

1° Marco Pantani 1997: 37’35”
2° Lance Armstrong 2004 37’36”
3° Marco Pantani 1994 38’00”
4° Lance Armstrong 2001 38’01”
5° Marco Pantani 1995 38’04”
6° Jan Ullrich 1997 38’23”
7° Floyd Landis 2006 38’34”
8° Andreas Kloden 2006 38’35”
9° Jan Ullrich 2004 38’37”
10° Richard Virenque 1997 39’02”

Miguel Indurain 1995 39’28”
Gianni Bugno 1991 39’44”
Laurent Fignon 1989 41’50”
Fausto Coppi 1952 45’22”

L’Alpe d’Huez, una salita scoperta nel 1952 con la mitica vittoria di Fausto Coppi e riscoperta nel 1976. Da quell’anno è stata proposta ben 25 volte in 32 edizioni. Negli anni ottanta denominata la salita degli olandesi, per la moltitudine di successi di questi ultimi, ma dagli anni novanta ha comandato l’Italia dapprima con Gianni Bugno (90 e 91), successivamente Roberto Conti (94), Marco Pantani (95 e 97) e infine Giuseppe Guerini (99) a completare la serie magica, ad oggi bloccata li.
Di questa salita si conoscono quasi tutti i tempi dei vincitori e la classifica qui sopra può già far capire chi siano stati i più forti. Primo per eccellenza, Marco Pantani, il più forte scalatore degli ultimi trent’anni l’ha scalata tre volte raggiungendo l’apice nel 1997 con il tempo record di 37’35”, ad oggi imbattibile. E’ giusto considerarla una delle tante “cime Pantani” insieme al Mortirolo.
Dietro al pirata Lance Armstrong, chi voleva una sorta di sfida fra i due, ora ce l’ha. Due vittorie anche per il texano, l’unico capace di avvicinare i tempi di Marco Pantani, grazie anche ad una cronoscalata del 2004 nella quale il texano partiva più fresco rispetto alle tappe vinte dal romagnolo, le quali presentavano molti chilometri prima dell’Alpe.
Con il sesto tempo e terzo corridore più veloce, kaiserJan Ullrich che nel 1997 volava anche in salita, oltre che a cronometro. Con meno Nutella e crauti, il giovane tedesco avrebbe sicuramente ripetuto tale performance anche negli anni successivi.
Scalate recenti di alto livello sono quelle di Floyd Landis che nel 2006 ha scalato la salita impiegando un minuto in più del record di Pantani. Ma l’ex gregario di Armstrong fu poi radiato dalla classifica finale di quel Tour e sospeso per doping.
Come avevo scritto nel post dedicato alla Cuneo-Pinerolo, come è vero che i materiali e le nuove metodologie di allenamento hanno migliorato le prestazioni, è anche vero che sicuramente c’è stato qualche altro aiuto per far andare così forte i corridori dagli anni novanta ad oggi.
Da notare il tempo di Fausto Coppi, quasi otto minuti in più di Pantani, ma è un paragone falsato vista la distanza di anni e di condizioni, sia stradali che meccaniche. Anzi, è stato fin troppo bravo Coppi a salire con quel tempo, complimenti a lui.

Qui sotto una sequenza di alcuni dei vincitori:

Cuneo-Pinerolo... '49, '64, '82 e 2009

Riflessioni e storia della tappa
La Cuneo-Pinerolo è sicuramente la tappa più rappresentativa dell’intero Giro del Centenario. Molta è la storia che c’è dietro in questo tappone che presenta cinque colli, in ordine: Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere.
Tutto cominciò nel 1949, 17° tappa di un Giro stravinto da Fausto Coppi.
Il campionissimo vinse a Salerno e a Bolzano senza mai vestire la maglia rosa, sulle spalle di Adolfo Leoni. In quella mattinata di Cuneo, le tappe da affrontare erano rimaste solamente tre, ci voleva un’impresa… e così fu.
Fausto Coppi quel giorno fece un’impresa che oggi noi chiamiamo “di altri tempi”. Attaccò sulla Maddalena proseguendo per gli altri quattro colli in completa solitudine e aumentando sempre più il vantaggio sino a Pinerolo.
11 minuti e 52 secondi di vantaggio su Bartali, 19 minuti e 14 secondi su Martini. Distacchi brutali se visti oggi, ma a quel tempo era routine nelle tappe di salita.
9 ore 19 minuti e 55 secondi in sella alla bici per scalare quei cinque mitici passi alpini, alla media di 27 all’ora su strade bianche e insidiose. Epico.
Festeggiò due giorni più tardi la sua terza vittoria del Giro d’Italia, nove anni dopo il primo sigillo.
Dopo il volo dell’airone, passarono un paio di generazioni prima di riaffrontare la Cuneo-Pinerolo.
1964, come allora, la tappa fu collocata a due giorni dalla chiusura. Chi si aspettava chissà quale altra impresa si sbagliò di grosso ma ciò non vuol diminuire la grande prova di Franco Bitossi.
Franco aveva già vinto ben tre tappe pur non essendo troppo avanti nella classifica generale. Quell’anno era Jacques Anquetil il dominatore, il francese aveva sfruttato l’unica cronometro a disposizione per prendersi la maglia rosa. La Cuneo-Pinerolo non ebbe gli stessi risvolti di quella corsa quindici anni prima. Tutto sommato non era passato tanto tempo ma i valori cominciavano ad appiattirsi.
In 8 ore 22 minuti e 3 secondi, Franco Bitossi vinse alla media di 30 all’ora (3 in più del ’49) infliggendo quasi due minuti a Gianni Motta e Adorni. Anquetil stava a guardare prima di festeggiare la sua seconda e ultima vittoria al Giro.

Passano diciotto anni è ritroviamo questo mitico tappone, collocato alla penultima giornata, come per dire “sarà l’arbitro finale”. Ma i tempi sono inesorabilmente cambiati, probabilmente in peggio. Nessuno degli uomini di classifica attaccherà il bretone Bernard Hinault, detentore della maglia rosa. Sull’Izoard si stacca Moser che arriverà attardato all’arrivo, gli altri invece si controlleranno preferendo giocarsela all’arrivo.
A Pinerolo vince Saronni, sconfiggendo nella volata finale Hinault e Tommy Prim e percorrendo i cinque colli in 7 ore 35 minuti e 49 secondi alla media di 33 all’ora (sei in più di Coppi e tre in più di Bitossi).
I tempi cambiano, dall’ultima Cuneo-Pinerolo sono passati altri 27 anni (se la matematica non è un’opinione), sessanta dall’impresa di Coppi.
Quante cose sono cambiante in questo sport!? Giustamente tante, alcune in peggio, altre in meglio. Oggi si fa meno fatica, ma se la scienza non parla a vanvera, allora c’è sempre una cosa che rimane uguale: la fatica in salita.
Le medie aumentano anno dopo anno, è anche un fattore di mezzi migliori, la ricerca della perfezione nelle biciclette, materiali superleggeri e preparazioni atletiche sempre più scientifiche fanno si che i nostri vadano più forte. E fino a qui mi va bene.
C’è però un limite a tutto, più ci si avvicina alla perfezione e più le differenze si vedono meno. Si spera, quindi, che nel futuro prossimo i continui miglioramenti siano rivolti solo ed esclusivamente all’aspetto meccanico e di allenamento più che al settore farmaceutico. Non sarebbe neanche male scoprire fra qualche decennio che le medie sono calate. Probabilmente quello sarebbe un segnale positivo in merito alla tanto ricercata ma mai trovata pulizia ed onestà.

giovedì 15 gennaio 2009

La sfida dell'anno


E’ la sfida dell’anno che fino a dodici mesi fa nessuno si sarebbe immaginato, perché fino a poco tempo fa Armstrong era un ex corridore a tutti gli effetti e Basso uno di quelli che dovevano scontare il periodo di sospensione per l’Operacion Puerto.
Ma da Ottobre ad oggi è successo di tutto e di più, motivo per cui, oggi come oggi ci stiamo per avviare verso quella che ha tutta l’aria di una sfida lasciata in sospeso quattro anni fa. Lasciata in sospeso per molti motivi, primo su tutti il fatto che nel 2005 Basso era ancora in crescita e Armstrong di certo non era in decadenza. Negli anni Ivan Basso ha fatto progressi sempre più evidenti avvicinando sempre più il corridore texano.
Un po’ di statistiche al Tour dei due dal 2002 al 2005:

Tour 2002
Lance Armstrong 1°
Ivan Basso 11° a 19’18”

Tour 2003
Lance Armstrong 1°
Ivan Basso 7° a 10’12”

Tour 2004
Lance Armstrong 1°
Ivan Basso 3° a 6’40”

Tour 2005
Lance Armstrong 1°
Ivan Basso 2° a 4’40”

Come possiamo notare, ogni anno che passava era un miglioramento da parte dell’italiano che in quattro edizioni è passato dal beccarsi quasi venti minuti al lottare con il texano pur prendendosi i suoi 4’40”. Nel 2005 Basso era ancora inferiore ad Armstrong e anche di molto, perché 4’40” sono sempre 4’40”. Ma Armstrong quell’anno si ritirò e da allora, pur mantenendo l’attività fisica, non si è più allenato specificamente per vincere un grande giro.
Storia diversa per Ivan Basso che l’anno successo al ritiro del texano fece un ulteriore salto di qualità schiantando chiunque al Giro del 2006. L’Operacion Puerto lo ha poi fatto fuori nelle stagioni 2007 e 2008 dove lui, però, ha sempre continuato a fare la vita del corridore allenandosi in funzione delle grandi corse a tappe.
Sta quindi in questo ultimo punto la vera differenza tra Armstrong e Basso, oltre che nell’età: ben sei gli anni di differenza, a questi livelli pesano molto più che nelle categorie amatoriali.
Sulla carta, alla vigilia di questa già annunciata sfida, in teoria è Basso ad avere i favori del pronostico. L’italiano ha già programmato un Giro, lo ha perfino vinto. L’altro, invece, ha sempre corso pochi giorni all’anno puntando tutto sul Tour de France, corsa tecnicamente diversa dal Giro d’Italia.
Ma attenti a sottovalutare Lance Armstrong, non è assolutamente il tipo che viene al Giro d’Italia per preparare il Tour de France, come faceva il kaiser Jan. No, Armstrong non è il tipo e se lo facesse sarebbe una grande delusione. E’ più probabile che il texano voglia venire al Giro per portarselo a casa, proprio come fece con quei sette Tour vinti. E dopo il Giro arriverebbe il Tour, dal percorso soft e dove dovrà confrontarsi soprattutto con il compagno di squadra Alberto Contador, che sarà li specificatamente solo ed esclusivamente per bissare il successo del 2007.
Riuscirà Armstrong a fare l’accoppiata Giro-Tour, 11 anni dopo Marco Pantani? Oppure ne vincerà “soltanto” uno? O magari neanche uno dei due sentendo il naturale corso degli anni!?
Queste domande avranno risposta ad Agosto, ora è troppo presto per parlare e dare vincitori o vinti. Di certo, l’ultima cosa che dovranno fare tutti sarà non sottovalutare né Ivan Basso né Lance Armstrong.
Il varesino potrebbe riaprire la sua era, spezzata sulla nascita due anni, l’americano, invece, potrebbe ritornare e far capire una volta per tutte, anzi, per l’ennesima volta, di essere imbattibile.
Ma c’è una cosa che Armstrong deve capire da subito: se Basso e Contador rappresentano oggi il presente e il futuro, lui invece rappresenta il passato, un passato che fa comunque la voce grossa (di fatto dal suo ritiro il livello del Tour è calato) seppur momentaneamente (dubito che il nostro sia tornato per correre più di una stagione).
Quindi, comunque vada, la consapevolezza di Contador e Basso (e di tutti gli altri medio giovani di alto livello), è quella che, con o senza Armstrong, avranno davanti a sé altre stagioni su cui poter tessere grandi successi. Il futuro è vostro, Armstrong è già passato, comunque vada.

domenica 11 gennaio 2009

Il mio Giro d'Italia

Ci eravamo lasciati al percorso del Tour de France da me creato con la promessa del percorso del Giro d'Italia. Ebbene, eccolo...

Premetto che ho creato un percorso che vuole tenere la corsa a bagnomaria per almeno una decina di giorni, di fatto il primo arrivo in salita l'ho collocato alla 12° tappa.
Si chiama Giro d'Italia? E allora deve toccare la maggior parte delle zone della penisola. Decisione banale (ma non troppo): partenza dalla Sicilia, precisamente da Siracusa.
Vi ricordate le semitappe? Da quanti anni è che non se ne vede più una al Giro? Parecchio mi sembra.
Il mio Giro inizierà proprio con due semitappe, la prima una cronoprologo di appena 2 km completamente rettilinei, la seconda una tappa in linea di 104 km che da Siracusa porterà i nostri a Catania. Questo il primo giorno (Sabato).
Il secondo giorno (Domenica), Catania-Messina 177 km, insidiosi quanto basta.

1 semitappa: cronoprologo di Siracusa 2 km
2 semitappa: Siracusa – Catania 104 km
http://img522.imageshack.us/img522/9100/secondasemitappasiracusoa7.png
2° tappa: Catania – Messina 177 km
http://img522.imageshack.us/img522/8515/2tappacataniamessinasz7.png

Usciti dalla Sicilia, nella 3° tappa si riparte da Reggio Calabria dirigendosi verso Terme Luigiane. Una tappa insidiosa nel finale.
Il giorno successivo Castrovillari-Potenza, una tappa nervosissima che potrebbe dare via a delle fughe interessanti da lontano (o da vicino).
La quinta frazione sarà invece interamente dedicata ai velocisti, che fino ad ora hanno trovato si pianura ma anche molti trabocchetti a loro sfavore. Da Potenza a Sorrento, siamo in Campania.

3° tappa: Reggio Calabria – Terme Luigiane 201 km
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4° tappa: Castrovillari – Potenza 177 km
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5° tappa: Potenza – Sorrento 198 km
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Sesta tappa (Giovedì): Napoli-Caserta 39 km: la prima cronometro e probabilmente il primo vero test per gli uomini di classifica.
Il giorno dopo una tappa da non prendere sotto gamba. Castel di Sangro - Poggio Bustone (paese di nascita di Lucio Battisti), breve arrivo in salita di 5 km adatto agli scattisti. Siamo già nel Lazio.

6° tappa: Napoli - Caserta 39 km [cronometro]
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7° tappa: Castel di Sangro - Poggio Bustone
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Dopo le prime sette tappe ci sarà il primo giorno di riposo con trasferimento a Firenze da dove partirà l'ottava tappa.
L'ottava tappa è una classica tappa appenninica piena di saliscendi dove le fughe la fanno da padrone. La classifica è ancora molto incerta e questa la renderà ancora più enigmatica. Le vere montagne sono ancora lontane ma la tappa che da Firenze arriva ad Urbino non è facile.
La 9° tappa è la più facile: Faenza - Parma 148 km completamente pianeggianti.
La 10° tappa, come l'ottava, è appenninica e adatta alle fughe. Da Parma a Rapallo, 170 km con vari saliscendi. Largo alle fughe.
L'11° tappa è interamente dedicata alla Liguria e anticipa l'inizio del vero Giro. Da Genova a San Remo, io la chiamo la Sanremo in miniatura visto che misura 152 km con la Cipressa e il Poggio nei chilometri finali che però non faranno nessun danno consentendo ai velocisti la volata.

8° tappa: Firenze – Urbino 205 km
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9° tappa: Faenza – Parma 148 km
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10° tappa: Parma – Rapallo 170 km
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11° tappa: Genova – San Remo 152 km
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Con la 12° tappa si da il via al trittico della Alpi. Si parte da Garessio, in Piemonte e ci si dirige verso Cuneo. Arrivati a Borgo san Dalmazzo si scalerà il Colle della Fauniera da Ponte Marmora prima di scendere a Demonte e dirigersi verso Prato Nevoso dove sarà collocato l’arrivo di questo primo arrivo in salita. La classifica finalmente avrà un vero volto.

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Il giorno successivo ci sarà il primo e unico sconfinamento all'estero. Cuneo-Briançon. Da Cuneo si pedala verso Vinadio si scala il Col de la Madaleine abbastanza facile ma lungo 30 km, si scende a Les Gleizolles e si sale sul Col de Vars (14 km al 5,7%). Una volta scesi a Guillestre si scala l’Izoard (16 km al 6,9%) prima di involarsi verso Briançon, l’arrivo di tappa.

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A Briançon ci si riposa prima della 14° tappa, quella che da Pinerolo porterà al Santuario di Oropa, altro arrivo in salita duro da scalare. La tappa è breve ma la salita finale è lunga 13 km.

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Per un pò basta salite. Quindi largo spazio ai velocisti nella 15° tappa da Biella a Brescia, 210 km pianeggianti e noiosi.
Da Brescia ripartirà la 16° tappa, Brescia - Peschiera del Garda, 41 km. E' una cronometro non estremamente lunga ma che potrebbe dare una nuova scossa alla classifica.
17° tappa: Salò - Caldonazzo, tappa per fughe o più comunemente la tappa dei laghi visto che la partenza è sul lago di Garda e l'arrivo su quello di Caldonazzo.
La 18° tappa è veneta. Da Caldonazzo si scende ad Asiago, poi Bassano del Grappa, Montebelluna, si sfiora Treviso e si risale verso Vittorio Veneto prima di raggiungere Belluno, arrivo di tappa. Una tappa di trasferimento per fughe o volata di gruppo.

15° tappa: Biella – Brescia 210 km
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16° tappa: Brescia – Peschiera del Garda 41 km [cronometro]
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17° tappa: Salò – Caldonazzo 174 km
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18° tappa: Caldonazzo – Belluno 181 km
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Mancano ancora tre tappe prima di Milano. Ho voluto inserire due tappe consecutive di dura salita. Non mi è stato facile decidere le combinazioni vista la moltitudine di asperità.
La 19° tappa, quella dolomitica, è durissima. Si parte da Cortina d’Ampezzo e si scala il Passo Falzarego, Passo Pordoi prima di arrivare a Moena e scalare il Passo San Pellegrino. A questo punto di scende ad Agordo, si scala di Passo Duran, Forcella Staulanza e quindi, ciliegina sulla torta, Passo Fedaia. Volete farlo di persona? :D

http://img401.imageshack.us/img401/3677/19tappamarmoladacb8.png

La ventesima tappa parte da Bolzano ed è disegnata in onore di due grandi passi che hanno fatto la storia della corsa rosa, questa volta messi in un'unica frazione. Da Bolzano ci si dirige verso lo Stelvio, lo si scala e si scende a Bormio imboccando la strada del Gavia. Discesa e avvicinamento ad Edolo prima della scalata dell’Aprica. Molti chilometri di salita e cime molto alte che possono influire non poco sulle ultime energie.

http://img222.imageshack.us/img222/8852/nuovaversionetappadiaprmy3.png

L'ultima tappa parte da Sondrio e arriva a Milano. La classica passerella finale.

giovedì 1 gennaio 2009

Il mio Tour de France

L’anno nuovo è iniziato da poco ma le idee nuove non mancano…
Visto che ho tempo da perdere, nei mesi scorsi ho creato i percorsi di un ipotetico Giro d’Italia e di un ipotetico Tour de France. Oggi propongo il Tour de France ma nei prossimi giorni posterò anche il Giro d’Italia.
Allora, il mio fantapercorso del Tour rompe un po’ gli schemi tradizionali che la Grand Boucle ha spesso seguito. Intanto, abolizione del cronoprologo iniziale (mai piaciuto). E’ giusto che tutti abbiano la possibilità di vestire la maglia di leader, senza essere subito tagliati fuori da una crono iniziale. Così il mio Tour inizierà con una tappa per velocisti che da Le Havre porterà ad Amiens (Francia nord).
Nei giorni successivi avremo altre due tappe pianeggianti o con pavè. La seconda arriva a Boulogne sur Mer mentre la terza nella famosa cittadina Roubaix.

1° tappa: Le Havre – Amiens 181 km http://img149.imageshack.us/img149/9896/1tappaamiensyo0.png
2° tappa: Amiens – Boulogne sur Mer 185 km
http://img123.imageshack.us/img123/8992/2tappaboulognesurmerbx2.png
3° tappa: Boulogne sur Mer – Roubaix 176 km
http://img89.imageshack.us/img89/6789/3tapparoubaixcy2.png

Nella quarta tappa ho deciso di proporre una cronometro di soli 29 km, tanto per smuovere la classifica. Roubaix-Lille è quindi il primo impegno importante. Poteva essere benissimo una cronosquadre ma ho il parere che non sia giusto per i singoli ciclisti perdere o guadagnare terreno a seconda della qualità della squadra. Quindi tutte crono individuali.

4° tappa: Roubaix – Lille 29 km [cronometro]
http://img100.imageshack.us/img100/4229/4tappacronometrolillahm6.png

Quinta, sesta e settima sono ancora tappe pianeggianti, una arriva a Maubeuge, l’altra sconfina in Belgio, precisamente nel traguardo di Liegi, mentre nella settima (una delle più lunghe), l’arrivo è a Metz. Si ritorna quindi in Francia e ci si ferma per il primo riposo.

5° tappa: Lille – Maubeuge 195 km
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6° tappa: Jeumont – Liegi 188 km
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7° tappa: Liegi – Metz 240 km
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Come ho detto, primo riposo e trasferimento ad Aix les Bains. Da qui partirà il trittico alpino.
8° tappa: Aix les Bains – Alpe d’Huez, 205 km con tre passi alpini. Si proprio così, negli ultimi 100 km ben tre passi alpini, il primo è la Maddalena, il secondo il Glandon, prima dell’arrivo mitico sull’Alpe d’Huez. Forse banale ma l’Alpe è l’Alpe. Primo sconquasso in salita.

8° tappa: Aix les Bains – Alpe d’Huez 205 km
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Il giorno successivo si parte da Le Bourg d’Oisans, ai piedi dell’Alpe d’Huez e ci si dirige verso Briancon scalando il Col de Lautaret. Qui si continua verso Bramousse e si scala l’Izoard, si scende di nuovo a Briancon, si scala il Monginevro, discesa verso Cesana Torinese e quindi scalata verso l’arrivo del Sestriere. Secondo arrivo in salita e secondo sconfinamento, questa volta in Italia. Quattro passi di cui tre negli ultimi sessanta chilometri.

9° tappa: Le Bourg d’Oisans – Sestriere 188 km
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Si ritorna in Francia già dalla 10° tappa. Partenza da Sestriere, si scala il Monginevro dalla parte inversa rispetto alla 9° tappa e si ripercorrono alcuni chilometri già percorsi ieri, lungo la vallata che porta ai piedi del Col de Vars, breve e facile. Discesa, Jausiers e quindi la scalata alla Bonette, oltre 2600 m di altezza e lunga una ventina di chilometri. Arrivati in cima, discesa e arrivo a Isola. Finisce con questa tappa il duro trittico alpino.

10° tappa: Sestriere – Isola 188 km
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La tappa successiva è per velocisti, da Isola a Brignoles, quasi tutta pianeggiante. Classica tappa di trasferimento.
Siamo al Tour? E allora ci vuole la maxi cronometro.
12° tappa: cronometro di Marsiglia, 55 km con vari falsopiani.
Il giorno dopo, da Marsiglia ci si dirige a Baziers, ormai siamo nella Francia del Sud e i Pirenei sono vicini. Questa è la tappa più lunga ma è completamente pianeggiante

11° tappa: Isola – Brignoles 195 km
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12° tappa: Marsiglia [cronometro 55 km]
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13° tappa: Masiglia – Baziers 240 km
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14° tappa: si abbia inizio ai Pirenei. Da Narbonne ad Ax Bonascre, 189 km, gli ultimi 40 con due passi, il primo lungo e duro (Pailheres), il secondo l’Ax Bonascre, breve ma incisivo. E’ il terzo arrivo in salita ma il Tour è ancora lungo.

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La 15° tappa non è esattamente durissima. Da Ax les Thermes ci si dirige verso Loudenville, scalando quattro passi. Il primo è il Col de Port, il secondo il Portet d’Aspet (in memoria di Fabio Casartelli)… Finale pericoloso con il Peyresourde che anticipa la discesa verso Loudenville. Non si prevedono distacchi.

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La tappa successiva di Dax rappresenta la tregua: da Saint Lary Soulan a Dax sarà quasi sempre pianura, tappa adatta alle fughe, Tutto ciò per anticipare la diciassettesima tappa, dove si fa marcia indietro ritornando sui Pirenei.
Da Mont de Marsan a Hautacam scalando l’Aubisque prima dell’arrivo. Quarto arrivo in salita, i corridori cominceranno ad avercene le palle piene e questa è una tappa tosta. Ma non è finita…

16° tappa: Saint Lary Soulan – Dax 186 km
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17° tappa: Mont de Marsan – Hautacam 197 km
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Dopo l’Hautacam c’è il secondo riposo e il trasferimento ad Ales. Si entra così negli ultimi quattro giorni, tutt’altro che blandi.
18° tappa: Alex – Mont Ventoux 137 km e con il gigante calvo lungo ed eterno verso il finale. Affrontato da uno dei versanti più ostici, da Malaucene. E’ il quinto arrivo in salita, il settimo giorno di montagne, l’ultima possibilità per cambiare la classifica.

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Poi Avignone – Lione 210 km tutti pianeggianti e di avvicinamento verso Parigi (che è comunque ancora lontana). Ci troviamo al centro della Francia.
20° tappa: Bourges, cronometro di soli 26 km. Pochi, ma è la terza cronometro e sommata alle altre totalizza 110 km di prove contro il tempo… Mica pochi.
L’ultima tappa sarà la classica passerella che da Orleans porterà i superstiti in quel di Parigi.

19° tappa: Avignone – Lione 210 km
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20° tappa: Bourges [cronometro 26 km]
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21° tappa: Orleans – Parigi 165 km
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