lunedì 26 ottobre 2009

La 3° settimana di Giro

Sei giorni di fuoco
Lunedì 24 Maggio è l’ora del secondo riposo, poi si riprende per quella che è la settimana più difficile dell’intero Giro. La classifica fino a qui è già scritta in parte, ma tutto è apertissimo con quello che sta per venire.
Cronoscalata a Plan de Corones, con pendenze anche al 24%. Però io ora mi chiedo, ma perché proporre una fotocopia della tappa del 2008? Perché non fare una cronoscalata in un’altra salita?! Mah, ad ogni modo non ci saranno grossi distacchi, il mio favorito è Josè Rujano, sarebbe bello rivederlo vincitore di una tappa al Giro dopo cinque annate di anonimato.
Il giorno successivo Brunico-Pejo Terme, tappa di media salita ma dopo la giornata di Corones sfido chiunque ad avere le gambe riposate. Non ci saranno distacchi, però qualcosa potrebbe succedere verso Pejo Terme. Anche questa da non sottovalutare, sicuramente se confrontata alle altre tappe alpine della terza settimana, rappresenta il male minore.
La tappa di Brescia è l’ultima dedicata ai velocisti, ma quanti ce ne saranno ancora nel gruppo?! Rischiamo di vedere una volata vinta da Basso?
Bando alle ciance, è un Venerdì 13 quello che aspetta i corridori nella tappa che da Brescia porterà all’Aprica. La tappa inizia timidamente, c’è un primo transito sull’Aprica, scalata del Trivigno, scalata del Mortirolo (il momento di pathos), discesa verso Edolo e arrivo sull’Aprica. Piccola nota di demerito, si la tappa è dura e farà male, però potevano fare arrivo sul S.Cristina… perché fotocopiare sempre dal passato? Ad ogni modo, Aprica o non Aprica, saranno cazzi amari per molti.
Come saranno cavoli amari anche nella tappa del giorno dopo, la penultima. Partenza da Bormio, Forcola di Livigno, sconfinamento in Svizzera, Eira, Foscagno, di nuovo Bormio, scalata del Gavia (Cima Coppi), discesa e arrivo sul Passo del Tonale che non è durissimo ma dopo tutte quelle salite farà di certo male a chiunque. Qui si chiude la parentesi delle salite e possiamo esserne fieri, gli organizzatori ne hanno messe tante e collocate anche bene.
Fino ad ora non c’è stata nessuna cronometro individuale a parte il cronoprologo e la cronoscalata, quindi la classifica vedrà principalmente scalatori in prima fila. Chi si aspetta la cronometro finale da passi stoni stile Tour, si sbaglia di grosso. Ed è qui che il Giro gioca un colpo basso, la cronometro finale che si svolge nel circuito delle Torricelle a Verona, presenta quattro chilometri e mezzo di salita, per un totale di soli quindici chilometri di prova contro il tempo. Lasciatemi dire che anche in questa giornata gli scalatori avranno la possibilità di fare molto bene.
E’ Verona, quindi, il luogo di chiusura. Per il secondo anno consecutivo niente Milano (ma chissenefrega).
Credo di aver scritto tutto… Non c’è altro da aggiungere. Il percorso è per scalatori, ce ne fossero in giro… Speriamo che arrivi qualche grimpeur dall’estero, che so, un Soler, un Rujano, di certo con un percorso così potrebbero fare grandi cose. Tra i campioni italiani vedo bene il duo Liquigas e soprattutto una speranza per rivedere Cunego nei primi cinque posti. Secondo me il piccolo principe può farcela ma deve dimenticarsi le classiche del Nord.
Campioni internazionali? Mah, la vedo dura, Contador non sembra intenzionato, Armstrong fa bene a starsene lontano, con un percorso così non arriverebbe nemmeno decimo, Menchov come Armstrong non mi sembra adatto ad un percorso del genere e sono sicuro che punterà al Tour… La mia speranza è vedere Sastre ed Andy Schleck, questi due potrebbero anche vincerlo, specialmente il lussemburghese che sta maturando sempre più.
Bene, ora basta, mi sono rotto di fantasticare, lasciamo tempo al tempo e scopriremo chi vincerà davvero la corsa rosa.

Il giorno del Mortirolo sarà fondamentale. Ben 4 salite, una entrata nella leggenda.
La giornata delle giornate. Quinto arrivo in salita. Qui si decide il Giro.

La 2° settimana di Giro

Si risale al Nord

La seconda settimana comincia timidamente con la tappa di Cava de Tirreni, pianeggiante ma non nel finale dove c’è una dolce salitella che potrebbe essere utile ai colpi di mano.
Il giorno successivo tappa per velocisti, c’è da dire che Bitonto è anche il punto più a Sud di questo Giro d’Italia.
Ricomincia così la risalita con la tappa di L’Aquila, abbastanza movimentata ma più per fughe da lontano che per altro.
Porto Recanati è un'altra tappa per velocisti e forse anche quella di Cesenatico dove ci sarebbero due salite ma l’ultima dista a quaranta chilometri da traguardo e questo mi fa pensare che molto probabilmente qualche sprinter potrebbe anche rientrare.
La tappa di Cesenatico segna la fine del Giro facile e da inizio al vero Giro. Sabato 22 Maggio si valicheranno le porte dell’inferno, da Ferrara ad Asolo, con il Monte Grappa da Semonzo, venti chilometri molto duri che creeranno selezione. A dirla tutta non è poi chissà quale tappa, dipenderà dai fantasisti del gruppo renderla ardua.
Terminiamo la seconda settimana con la quindicesima tappa, quella che da Mestre porterà i nostri sul Monte Zoncolan. E’ l’ora di scazzottarsi per bene. Prima dello Zoncolan ci saranno tre salite medie che anticiperanno Ovaro, quindi scalata della salita più dura d’Italia… Sarà una giornata fondamentale per gli scalatori. Ma è ancora presto per dare sentenze.

domenica 25 ottobre 2009

La 1° settimana di Giro

Da Amsterdam al Terminillo

Cominciamo con la prima settimana di percorso. Si parte l’8 Maggio 2010 dalla capitale dell’Olanda, che ospiterà la partenza delle prime tre frazioni.
La prima è un cronoprologo di otto chilometri e mezzo, primi distacchi ma nulla di esagerato, quindi, due tappe lunghe e molto pianeggianti adatte ai velocisti che, usufruendo di abbuoni, potrebbero anche vestire la maglia rosa.
Martedì 11 è già riposo, il giorno dopo c’è la cronosquadre di Cuneo, lunga poco più di trenta chilometri, principalmente in falsopiano. In questa giornata, chi milita in un team importante, potrebbe mettere il primo tassello per la classifica.
La tappa di Novi Ligure è ancora per velocisti, per vedere i primi movimenti bisognerà aspettare Carrara dove ci sono tre salite, due di queste negli ultimi quaranta chilometri. I velocisti si staccheranno per la prima volta.
Poi, da Carrara ci si avvierà verso Montalcino, la tappa delle strade bianche con un finale pericoloso e adatto a chi predilige gli sterrati o i pavè. E’ la classica giornata dove si possono creare buchi e tendere trappole a corridori d’alta classifica.
Arriviamo a Domenica 16 Maggio e finalmente è l’ora delle salite. Da Chianciano Terme al Terminillo, primo arrivo in salita, primo test e sicuramente prima vera maglia rosa di prestigio. La salita è lunga quasi venti chilometri e con pendenze importanti, tutto ciò potrebbe creare selezione, basti pensare all’ordine d’arrivo del 2003 quando Garzelli sconfisse Simoni.
Direi che la prima settimana si può riassumere con la tappa del Terminillo, ma non bisogna sottovalutare le tappe di Carrara e Montalcino. Il resto è noia, la classifica sarà ancora da capire.

sabato 24 ottobre 2009

Primi pareri sul Giro 2010

Vince uno scalatore

Che dire… Se il Tour è considerato per scalatori, il Giro lo è dieci volte di più. Il motivo è abbastanza lampante, le salite sono tante e molte di queste da grimpeur e di chilometri a cronometro se ne vedono davvero pochi. Tornano finalmente i tapponi mitici, ce ne sono due negli ultimi tre giorni e faranno sicuramente sconquasso.
Si torna quindi alla tradizione, anche se la partenza dall’Olanda non è poi così tradizionale, anzi. Mancano le salite piemontesi, manca il profondo Sud, mancano anche le Dolomiti, una pecca di un Giro disegnato tutto sommato bene.
Ritorna lo Zoncolan dopo tre anni, ritorna la cronoscalata di Plan de Corones dopo due, non è certo un percorso innovativo, d’altra parte dopo quello del Centenario era normale avere un minimo di routine.
Ritorna il Terminillo dopo sei anni, sarà il primo vero test per chi vuole vincere la classifica generale. C’è una tappa con le strade bianche che potrebbe essere considerata un’Eroica in miniatura.
I due tapponi finali sono interessanti, in uno c’è Mortirolo e Aprica simile alla tappa del 2006 vinta da Ivan Basso, nell’altro c’è il Gavia con l’arrivo sul Tonale e scusatemi se è poco.
Sommo i chilometri a cronometro e ne ricavo 24 in linea, 32 a squadre e 13 di scalata, una miseria per i passisti. Sono sicuro che la lista partenti del prossimo Giro non vedrà al via molti passisti, anzi. Questo è un percorso per scalatori, gente come Menchov, Armstrong o affini non hanno possibilità alcuna di vestire la maglia rosa.
Per ora mi fermo qui, nei prossimi giorni recensioni tecniche dell’intero percorso. Bye.


...Ah, un'ultima cosa... in quattordici anni cinque partenze dall'estero, spero che non diventi una moda.

mercoledì 21 ottobre 2009

2006

RIVEDREMO MAI PIU' QUEL BASSO?


Il 2006 è l’inizio di una nuova era. Il vuoto dell’assenza di Armstrong dopo sette, otto stagioni di sbalorditive performance crea disorientamento ma la cosa che sconquasserà il tutto sarà Operacion Puerto.
La stagione inizia con la vittoria di Filippo Pozzato alla Milano-Sanremo, ad oggi possiamo dire che è stata la sua più importante vittoria della carriera, insieme alle due tappe del Tour.
Il Giro delle Fiandre è per la seconda volta consecutiva di Tom Boonen, il quale perde la Roubaix ai danni di un Cancellara formidabile.
All’Amstel Gold Race Franck Schleck sconfigge Wesemann, ma il re del trittico delle Ardenne è Alejandro Valverde, vincitore di Freccia Vallone e Liegi, quest’ultima davanti agli italiani Bettini e Cunego.
Poi ci si avvia per il Giro d’Italia che sarà principalmente a senso unico. Chi l’anno precedente ne era uscito con le ossa rotte, medita vendetta e così è. Paolo Savoldelli è subito in rosa ma ben presto la perde ai danni di vari outsiders, prima che Ivan Basso dia inizio alla vera guerra.
La vera corsa ha inizio sulla Maielletta, ottava tappa vinta proprio dal varesino che risponde ad un generoso attacco di Damiano Cunego. Da qui nessuno riuscirà più a strappargliela di dosso, quella maglia rosa che andrà ad allargarsi in modo un po’ troppo sovrumano.
Basso più che un ciclista sembra un ciao elaborato, perde la crono di Pontedera ma Ullrich non è certo uomo da classifica in questo Giro, perde anche a La Thuille ma Piepoli non può impensierirlo nella generale. In poche parole, Basso guadagna terreno in ogni tappa sui veri avversari i quali, giorno dopo giorno, cedono in successione.
Ed è sul Monte Bondone che raggiungiamo il culmine della corsa. E’ la giornata della grande sfida tra Simoni e Basso, vinta da quest’ultimo in modo esagerato. Nei giorni seguenti, Basso controllerà e continuerà a fare distacchi, regalando qua e là briciole a Piepoli (primo al Furcia), o benedicendo la fuga di Garate sul San Pellegrino.
Il Giro è già chiuso ma nel giorno del Mortirolo, Basso non fa alcun regalo, stacca Simoni verso l’Aprica e scatena le ire del trentino, il quale a suo tempo non era certo più generoso del varesino.
La classifica finale parla chiaro, il secondo è a 9’18” di ritardo da Basso, si chiama Gutierrez e in tanti si chiedono come sia riuscito ad arrivare così in alto. Terzo Simoni, commovente a quasi dodici minuti, poi Cunego a diciotto, Savoldelli a diciannove… Cose da marziani.
Ci si prepara per il Tour e Basso fa paura. Se sarà il Basso del Giro, sarà suo anche il Tour. Ma l’Operacion Puerto incombe, Basso, Ullrich e Vinokourov sono di fatto rispediti a casa senza muovere un colpo di pedale.
Il Tour, orfano dei più forti, prosegue nei giorni seguenti a livelli abbastanza bassi. Landis è la prima maglia gialla di prestigio, poi, una fuga bidone cambia volto alla generale, Pereiro Sio è il nuovo leader, chi riuscirà a farlo capitombolare?
Landis sembra riuscirci nel giorno dell’Alpe d’Huez (vinta da Franck Schleck sul nostro Cunego), ma lo spagnolo ha la pellaccia dura e appena Landis vive una giornata nera, si riprende di nuovo il giallo.
Il giorno successivo, l’americano della Phonak fa l’impresa di dare oltre cinque minuti al gruppo dei più forti risalendo in classifica generale… Se vede anche senza binocolo che c’è qualcosa di anomalo e difatti in seguito lo scopriremo. Intanto per tutti, in quel Luglio del 2006, Landis è vincitore del Tour, secondo Pereiro e terzo Kloden, ma nel 2007, il Tour sarà dato a Pereiro in seguito ad una positività di Landis. Brutta storia da dimenticare. Nota positiva per l’Italia, la maglia bianca di miglior giovane al piccolo principe, Cunego.
La Vuelta viene dominata da uno degli esclusi del Tour, Vinokourov riesce così a vincere il suo primo grande giro, atteso da anni. Sconfigge Valverde e il connazionale Kashechkin, primo degli italiani Piepoli, tredicesimo.
Passiamo al finale di stagione, positivo per l’Italia. Il campionato mondiale si svolge in Austria, a Salisburgo. La prova a cronometro viene vinta da Cancellara su Zabriskie e Vinokourov, mentre nella gara in linea viviamo un’esaltante momento quando Paolo Bettini alza le mani al cielo, quattro anni dopo Cipollini, sconfiggendo il vecchio Erik Zabel e un Valverde abbonato ai piazzamenti mondiali.
Bettini vincerà anche il Lombardia su Sanchez e Wegmann, onorando l’iride sino in fondo. La stagione si chiude qui, lascia un minimo di amaro in bocca per le note vicende del Tour e dell’Operacion Puerto, ma si va avanti, sempre.

domenica 18 ottobre 2009

Mongolini d'oro 2009

Si aprano le danze.



Miglior corridore 2009
Come l’anno scorso mi viene da dire Alberto Contador. Ha vinto il Tour de France e questo secondo me può già bastare. Poi c’è da dire che già ad inizio stagione era con i primi e per uno che prepara il Tour può essere più che positivo.

Miglior velocista 2009
Anche qui, come l’anno scorso, riconfermo Mark Cavendish. Una Milano-Sanremo, tre volate al Giro d’Italia più una cronosquadre, ben sei volate al Tour de France. Imbattibile.

Miglior scalatore 2009
Non ho visto grandi scalatori in questa stagione… Riconfermo Contador, in salita mi è sembrato ancora una volta il più brillante. Lo segue Andy Schleck.

Miglior crono man 2009
Ancora lui, Fabian Cancellara, vincitore di un mondiale a mani basse ma anche della cronometro di apertura al Tour e due alla Vuelta. In tutto sei cronometro vinte e la classifica finale del Giro di Svizzera.

Miglior corridore nelle corse di un giorno
Condizionato dal finale di stagione, ora come ora vi sparo Philippe Gilbert. Sabatini, Parigi-Tours, Piemonte e Lombardia in pochi giorni. Per me può bastare.

Miglior corridore nelle corse a tappe
Tra Menchov, Valverde e Contador scelgo quest’ultimo. Mi piacerebbe vedere il Menchov del Giro contro il Contador del Tour.

Miglior giovane
Boasson Hagen, perché è nato nel 1987 e ha vinto Gand Wevelgem e una tappa al Giro d’Italia. Chi si aspettava Andy Schleck, vi dico che dopo due anni, per quel che mi riguarda, non è più nella lista delle giovani leve, nonostante la candida età.

Delusione 2009
Mi accanisco ancora una volta con Filippo Pozzato. Se per voi un campionato italiano e un Giro del Veneto sono molto, per me non è lo stesso. Manca una vera corsa prestigiosa da due stagioni, speriamo che la serie non continui. Ma sicuramente meglio del 2008.

Miglior squadra 2009
Team Columbia tutta la vita… li segue l’Astana e la Lotto.

sabato 17 ottobre 2009

Le foglie morte a Gilbert

Quando uno entra in forma nel finale di stagione, di solito si ritrova a vincere più di una corsa. Ma quello visto quest'anno è superlativo, quattro corse quattro vittorie per un Gilbert che davo favorito in un Lombardia che ho seguito solo negli ultimi chilometri. Il finale è stato Samuel Sanchez vs Philippe Gilbert, speravo che vincesse Sanchez ma come previsto ha vinto il belga, momentaneamente imbattibile.
Sembrava ieri che era iniziata la stagione, oggi, per quanto mi riguarda, si è chiusa, tutte le gare che vengono sono di secondo piano. C'è ancora l'appuntamento con la presentazione del Giro d'Italia e della Vuelta a Espana ma per il resto, il più è fatto.
Cunego non è riuscito nel poker, Basso si riconferma poco adatto alle corse in linea, speriamo di vederlo ad alti livelli al Tour de France 2010, adatto alle sue caratteristiche.
Ciclisticamente parlando, il 2009 è finito, ora assegnerò i mongolini d'oro, tutto ciò nel prossimo post.
Un saluto.

mercoledì 14 ottobre 2009

Tour de France 2010

Il Tour-malet


Finalmente si ritorna a fare sul serio. Dopo l'edizione molto piatta di questa stagione, la Grand Boucle ritorna ad offrire un percorso duro, non durissimo ma sicuramente duro.
Si parte dall'Olanda, da Rotterdam, si toccherà il Belgio prima di rientrare in Francia. La prima settimana non dovrebbe significare moltissimo, sarà dall'ottava tappa che si comincerà a vedere il primo scossone. Cominceranno le Alpi.

Le Alpi

Poche ma buone. L'ottava tappa è simile a quella vinta da Virenque nel 2003, con l'unica differenza che dopo aver scalato la Ramaz ed essere scesi a Morzine, si arriverà in salita ad Avoriaz. La salita finale è di 14 km, nove di vera salita e i restanti in falsopiano. La salita tocca picchi importanti, sicuramente c'è la pendenza per creare buoni distacchi e come già si sa, il primo giorno di salite è quasi sempre uno dei più selettivi.
Due giorni dopo la seconda tappa alpina che presenta quattro salite, l'ultima è la Maddalena prima di scendere a St Jean de Maurienne. Potrebbe essere un giorno interessante come una tappa insignificante, bisognerà principalmente giocare di fantasia.
Quattro tappe di transizione prima di cominciare i Pirenei. E ce ne sono parecchi.

I Pirenei

La quattordicesima tappa è un classico del Tour. Si scala il Pailheres, dura e lunga salita che anticipa Ax 3 Domaines, più corta e pedalabile. E' una giornata dove non dovrebbero esserci distacchi esagerati, però l'arrivo in salita creerà sicuramente unO scossone.
Il giorno successivo tappa intrigante, con qualche saliscendi prima del Port de Bales, salita non continua ma che presenta vari settori arcigni. Una volta sopra il Bales, discesa verso Bagneres de Lucon dove è situato l'arrivo. E' una tappa per fantasisti kamikaze, di per giunta è una tappa per chi sa osare.
La terza giornata consecutiva di salite sarebbe anche la più zeppa di colli, non fosse che il finale è disegnato male. Si comincia con il Peyresourde, l'Aspin, il Tourmalet, l'Aubisque dalla parte più facile e quasi sessanta chilometri di discesa e pianura. Non succederà quasi nulla, andrà via una fuga da lontano e così sia.
Dopo il giorno di riposo si ritorna a salire per l'ultima volta. E' una giornata memorabile, si fa arrivo in cima al Tourmalet, tra l'altro già scalato due giorni prima.
La tappa presenterà anche il Marie Blanque, salita dalle pendenze dispettose, poi il Col du Soulor e quindi il Tourmalet. Possiamo quindi dire che la giornata del Tourmalet potrebbe essere la più fondamentale, ma anche no...

Perchè due giorni dopo c'è una cronometro di 51 km da Bordeaux a Poiuillac, da non sottovalutare, anzi, è il giorno che incoronerà definitivamente la maglia gialla. Di fatto è l'unica cronometro di un Tour che non raggiunge i sessanta chilometri contro il tempo. La cosa è positiva, mi sarebbe piaciuto vedere un Indurain in queste condizioni altimetriche, o un Pantani che quasi sicuramente avrebbe vestito la maglia gialla prima della cronometro finale, magari mantenendola sino a Paris.
Che altro aggiungere, è un percorso che mi piace, non ci sono cronometro prima delle salite quindi gli scalatori potranno ambire alla leadership contando su cinque giornate cruciali per guadagnare il più possibile prima della crono finale. Chi lo vince? Probabilmente Contador ma dipenderà anche dalle mosse degli avversari.

martedì 13 ottobre 2009

Franck Vdb

Generazione novanta


Per i più giovani, chi era Franck Vandenbroucke? http://pensiericiclismo.blogspot.com/2008/11/il-ritorno-di-vdb.html

R.i.p.

venerdì 9 ottobre 2009

2005

Armstrong 7

Il 2005 è un anno di rilancio per il ciclismo, almeno se si considera il Giro d’Italia, da anni in decadenza. La stagione inizia con la Milano-Sanremo vinta da Alessandro Petacchi, velocista spezzino che ha raccolto in modo egregio l’eredità di Mario Cipollini.
Tom Boonen vince il suo primo Giro delle Fiandre e non contento di ciò fa sua anche la Parigi-Roubaix sconfiggendo Hincapie.
Per il secondo anno consecutivo l’Amstel Gold Race è di un italiano, dopo Rebellin è la volta di Danilo Di Luca che sconfigge Michael Boogerd, secondo per la quarta volta nella corsa di casa.
Di Luca vince anche la Freccia Vallone e a quel punto tutti dicono che potrebbe imitare Rebellin facendo il clamoroso tris alla Liegi, cosa che non avviene visto che il kazako Alexandre Vinokourov batte Voigt e… Boogerd. Da non crederci.
A Maggio è la volta del Giro d’Italia, corsa che riscopre i team stranieri di alto livello, per anni assenti. Ci sono finalmente nomi degni di nota, per lo più italiani. Scopriamo un Di Luca da grandi giri, un venezuelano di nome Rujano capace di prodigiose fughe e un Basso che per buona metà della corsa è il vero padrone, prima di precipitare in quel di Stelvio causa problemi fisici.
Così, dal tracollo di Basso ne escono bene principalmente Savoldelli e Simoni i quali si sfidano in modo epico nella tappa del Sestriere, con il Colle delle Finestre per la prima volta.
Quel giorno succede di tutto, il vincitore sarà Rujano che sbigottisce tutti conquistando il terzo posto nella classifica finale ma è Simoni il vero sconfitto di giornata, riesce si a staccare Savoldelli, ma per 28” è dietro. Una vera disdetta.
Arriva poi il Tour de France e la Discovery Channel parte già con il morale alle stelle dopo la vittoria del falco al Giro. In Francia il capitano è Lance Armstrong che ha già annunciato l’addio al ciclismo. Rivisto oggi non si può dire ciò.
Possiamo dire che è l’edizione nella quale il texano è stato più giorni in maglia gialla… In poche parole, chi si aspettava una sconfitta si è sbagliato di grosso.
L’americano è in maglia gialla già dalla cronosquadre di Blois e nessuno riuscirà più a strappargliela di dosso, nemmeno un Basso dai livelli mai visti o un Ullrich non certo malaccio.
Armstrong manipola a suo piacimento la corsa, controlla e stacca gli avversari sulle Alpi, ingaggia poi sui Pirenei delle sfide molto interessanti con Basso senza però cedere alcun secondo.
La cronometro di St Etienne parla chiaro, Armstrong ha vinto per la settima volta il Tour de France con 4’40” di vantaggio su Basso e 6’21” sul rivale di sempre Ullrich.
Passiamo alla Vuelta a Espana che era stata vinta da Roberto Heras, squalificato in seguito ad un controllo antidoping in una delle ultime tappe. Così, dopo anni e anni di vittorie iberiche, uno straniero è re di Spagna, si chiama Denis Menchov e in molti lo mettono come possibile protagonista dei prossimi grandi giri. Dietro di lui Carlos Sastre e Francisco Mancebo, già quarto al Tour de France. Petacchi vincerà la classifica a punti.
Inoltratisi nel finale di stagione, possiamo dire che il mondiale rispecchia un po’ quello che era stato Zolder tre anni prima. Largo ai velocisti e così è, Boonen sconfigge Valverde e Geslin e si fregia della preziosa maglia iridata.
La prova a cronometro rispecchia il podio dell’anno precedente, primo Rogers, secondo Gutierrez quindi Cancellara.
Il tutto si conclude con il Giro di Lombardia, vinto da Bettini su Simoni e un nome che sentiremo spesso negli anni venturi, Franck Schleck.
Che aggiungere… è la stagione che chiude il cerchio di Armstrong, dovrebbe in teoria aprire le speranze sia di Basso che di Ullrich ma l’onda Operacion Puerto è minacciosa e precluderà a molti nomi fin qui blasonati la possibilità di vincere la Grand Boucle. Ne riparleremo nella prossima puntata.

martedì 6 ottobre 2009

2004

MORTO UN "PAPA" non SE NE FA UN ALTRO

Dove eravamo rimasti… 2003. Ora c’è il 2004, anno che comincia drammaticamente per la scomparsa di Marco Pantani che condizionerà tutto l’arco della stagione.
Alla Milano-Sanremo vince Freire che sconfigge uno scatenato Zabel, il Giro delle Fiandre è roba di Wesemann mentre alla Parigi-Roubaix è lo svedese Backstedt ad esultare.
Ad Aprile Davide Rebellin compie una grande impresa, vince l’Amstel davanti all’onnipresente Boogerd, vince la Freccia Vallone davanti a Di Luca e come se non bastasse conquista la Liegi davanti ancora a Boogerd. In poche parole, in una settimana vince quello che molti non vincono in un’intera carriera.
Comincia il Giro d’Italia, la penisola è alla ricerca di un nuovo corridore da imprese. Il vuoto della morte di Pantani si fa sentire anche dopo vari mesi e questo, secondo molti, va colmato. Così, al Giro d’Italia, un Giro sotto molti punti di vista misero, è la volta di voltare pagina. Simoni non è in formissima, Garzelli vive di alti e bassi, tutti gli altri sono abbastanza mediocri e ben presto esplode Damiano Cunego, ventiduenne, scalatore ed esplosivo anche nelle volate ristrette. Cunego domina la tappa di Falzes conquistando la maglia rosa che difenderà in modo egregio dalle grinfie del compagno di squadra Gilberto Simoni, con il quale ingaggerà vari colpi di fioretto anche a parole.
Vincendo il Giro d’Italia, Cunego sembra colmare, ma solo in parte, quel vuoto lasciato da Pantani… Però è roba di poche settimane, il veronese non è mai assomigliato al pirata e non ripercorrerà quel tipo di carriera.
Al Tour de France il motto è “impedire ad Armstrong di conquistare l’ennesimo Tour de France” che lo porterebbe a quota sei, numero mai raggiunto da nessun altro ciclista.
Ullrich è il più acclamato tra gli avversari ma ben presto lui e Vinokourov vanno alla deriva e per il texano diventa molto facile l’avvicinamento di Parigi.
Armstrong lascia vincere Ivan Basso a La Mongie, va poi a vincere a Plateau de Beille, a Villard de Lans e poi, nel giorno della tappa dedicata a Marco Pantani, la cronoscalata dell’Alpe d’Huez, ipoteca in modo plateale il suo sesto Tour.
Non lascia nemmeno le briciole agli avversari, sono sue anche le tappe di Le Grand Bornand e di Besancon, distanziando di oltre sei minuti Kloden e Basso, i due avversari più brillanti, mentre Jan Ullrich esce per la prima volta dal podio arrivando quarto ad oltre otto minuti. Per Armstrong è il sesto Tour e secondo molti può vincerne altri…
In piena Estate, Paolo Bettini fa onore all’Italia vincendo l’oro ad Atene, per il grillo è l’apice di una carriera che non ha ancora finito di stupire.
E’ poi la volta della Vuelta a Espana, corsa che viene dominata in modo plateale dagli iberici. Nessun straniero nei primi 10, la vittoria va ancora una volta a Roberto Heras, inesistente al Tour ma leone nella corsa di casa. Sconfigge Perez di soli 30” e Mancebo di 2’13”. Quarto è Valverde ad oltre tre minuti e mezzo ma questo atleta è ancora un “bambino” e secondo molti ha un avvenire d’oro.
Si giunge al finale di stagione con i campionati mondiali di Verona. Acclamato più di tutti è proprio il corridore di casa Cunego che corre molto bene ma è Freire Gomez a fregiarsi del titolo per la terza volta. Secondo Zabel, proprio come alla Milano-Sanremo, terzo l’italiano Paolini che per una giornata ha pensato un po’ di più a se stesso. La prova a cronometro viene vinta dall’australiano Michael Rogers che sconfigge Ivan Gutierrez e un certo Fabian Cancellara.
Tutto si conclude con il Giro di Lombardia vinto da Damiano Cunego che corona così una stagione molto bella. Sconfigge Boogerd, secondo ancora una volta, mentre Basso conferma il piazzamento del Tour, è terzo. Ed è proprio di questi due, Basso e Cunego, che la gente già parla per una probabile sfida al Giro d’Italia 2005... Ma questa è un’altra storia.