mercoledì 30 giugno 2010

Sondaggio "Chi vince il Tour?"


Conclusosi in questo istante il sondaggio “Chi vince il Tour de France”. Lettori, viandanti e affini hanno così espresso le loro preferenze:

Alberto Contador 7 (63%)
Andy Schleck 1 (9%)
Lance Armstrong 0 (0%)
Denis Menchov 1 (9%)
Ivan Basso 2 (18%)
Nessuno di questi 0 (0%

Come nelle previsioni è Alberto Contador il corridore più accreditato alla conquista della famosissima e quanto mai prestigiosa maglia gialla. Le idee sembrano chiare, specialmente dopo le recenti prestazioni al Giro del Delfinato che lo hanno visto trionfare nell’importante traguardo dell’Alpe d’Huez.
Un sondaggio a senso unico, il madrileno sbaraglia la concorrenza, dietro di lui Ivan Basso, da poco ritornato sugli altari del ciclismo e unica àncora di salvezza per un’Italia già bastonata ai Mondiali di calcio in Sud Africa (breve ot).
Possiamo dire con certezza che Ivan Basso arriverà alla vigilia del Tour con le gambe un po’ più affaticate rispetto a quelle degli altri grandi favoriti, eppure ho come la netta sensazione che non deluderà le aspettative.
Un solo voto per il russo Denis Menchov, uno solo anche per il giovane e pericoloso Andy Schleck. Il lussemburghese è sicuramente un pericolo da non sottovalutare, anzi, sotto certi punti di vista va considerato come IL rivale per eccellenza di Contador.
Chi non ha preso alcun voto è Lance Armstrong e la cosa mi sorprende un tantino, non solo perché stiamo parlando del corridore capace di conquistare ben sette Tour di fila, ma anche perché, in fin dei conti, il cowboy ha finalizzato la stagione in funzione di questo evento e nonostante la condizione non sia più quella di cinque anni fa, incute ancora timore.
Si riparte dunque, per la novantasettesima volta tra festeggiamenti, entusiasmo, agonismo, malignità, insinuazioni, noia e quant’altro.

domenica 27 giugno 2010

Valle del Mis

PST Summer Tour - 3° tappa - Valle del Mis [80 km]

Come terzo appuntamento abbiamo scelto la rocciosa Valle del Mis e le colline sovrastanti.
La partenza alle otto lasciava presagire una giornata soleggiata e molto calda… in effetti.
La strada che accosta il Lago del Mis è stretta e stracolma di gallerie, il panorama è tutt’altro che affascinante, sembra di stare rinchiusi in una strettissima gola che prosegue allungata. La superficie del lago, luccicante di un sole mattutino non ancora insistente, ha dato un tocco di vitalità in più alla prima parte del giro.
Superato il ponte che decreta l’inizio e la fine del lago, a seconda della direzione, abbiamo proseguito in una strada ruvida che accosta la parete rocciosa e un fiume.
Questi luoghi sono fantastici, specialmente nelle giornate soleggiate e permettono di evadere da tutto il resto immergendosi nella natura incontaminata.
La strada prosegue in falsopiano e alterna diverse gallerie scavate nella roccia prima di iniziare a pedalare nella salita che porterà a Tiser, ovvero il Forcella Franche.

Le suggestive gallerie scavate nella roccia


Il panorama dal Forcella Franche


Quanti tifosi!
Questo versante, al contrario di quello agordino, è degno di nota e le pendenze vanno anche oltre l’otto percento toccando il culmine prima del bivio che collega le località di Agordo e Gosaldo.
Prima di Tiser abbiamo incontrato due ciclisti che per la loro età salivano bene, uno di loro mi raccontava di essersi sciroppato tutto il percorso della Parigi-Roubaix e di aver visto parecchie bici da corsa rotte.
Passato il bivio ci siamo diretti verso Gosaldo, prima di ritornare indietro: un ritorno all’insegna del caldo torrido e afoso che ci ha prosciugato tutte le energie.
Per le Dolomiti, tutto è rinviato a Luglio.

giovedì 24 giugno 2010

Arriva l'Estate, ecco il Tour

Giugno è il mese che anticipa il Tour de France tra campionati nazionali, Giro del Delfinato e quello di Svizzera così da ridefinire la condizione in vista della corsa a tappe più famosa del mondo.
Cosa offre il percorso? 61 km a cronometro, pochi se valutiamo la maggior parte delle edizioni precedenti. Questo può risultare un punto a favore degli scalatori, soprattutto se contiamo che l’unica vera cronometro in linea è posizionata come diciannovesima e penultima tappa prima della conclusione di Parigi.
Le montagne? Né troppo poche né in abbondanza, diciamo che lo spazio ci sarebbe per combinare qualche cosa.
Dopo una prima settimana nervosa e da non sottovalutare visto il pavè del Belgio, ci si avvierà con le prime asperità dell’ottava tappa, quella con il Col de la Ramaz e l’arrivo in salita a Morzine-Avoriaz. Vi ricordate la lunga fuga di Richard Virenque nel 2003? All’epoca, però, dopo avere scalato la Ramaz si terminava direttamente nella località di Morzine senza andare ad affrontare l’asperità di quest’anno.

Le Alpi si consumano in due giorni divisi da uno di riposo, quindi non è detto che vada a modellarsi in modo abnorme la graduatoria generale.
Dopo l’arrivo ad Avoriaz ci sarà la tappa di Saint Jean de Maurienne che presenta quattro passi, la Colombiere, l’Aravis, Saisies e la Madeleine.
Dodici anni fa La Madeleine fu teatro di una sfida tra titani, Pantani vs Ullrich con la vittoria in volata del tedesco ma all’epoca la salita veniva affrontata dal versante opposto e l’arrivo era posizionato ad Albertville, quest’anno luogo di passaggio della Grand Boucle.

Molto più incisivi i Pirenei, anche se di quattro tappe solo due sembrano avere un’altimetria di spessore.
Nella 14° tappa si andrà ad affrontare un finale già visto, ovvero la scalata del Pailheres e l’arrivo ad Ax 3 Domaines vinto da Carlos Sastre nell’edizione del centenario (2003), e dall’austriaco Georg Totschnig nel 2005. E’ la classica giornata che può creare selezione.

L’arrivo successivo a Bagneres de Luchon, può nascondere qualche agguato anche se il Port de Bales non è certo selettiva al punto tale da stravolgere la classifica generale.
Si può dire lo stesso anche della 16° tappa, quella con arrivo a Pau, capace di ben quattro salite da scalare (Peyresourde, Aspin, Tourmalet e Aubisque) ma con gli ultimi sessanta chilometri pianeggianti che ricompatteranno eventuali tentativi degli uomini di alta classifica.
Così tutto sarà rinviato alla tappa con arrivo sul Tourmalet e che vedrà affrontare il Col de Marie Blanque e il Col du Soulor prima di aggredire la salita che attribuirà il souvenir Henri Desgrange. “Bianco come Pierrot”, “dal volto cadaverico”, così il pistard e giornalista francese definiva il Colle del Tourmalet, salita leggendaria nonché vetta regina del Tour ’10.

“Ritengo sempre che il cambio di velocità è per persone oltre i 45 anni. Non è meglio trionfare con la forza dei propri muscoli piuttosto che grazie all'artificio meccanico del deragliatore? Ci stiamo rammollendo, per me...datemi una bici a rapporto fisso!” (cit. Henri Desgrange, L'Équipe 1902)

domenica 6 giugno 2010

Lago di Calaita a/r

PST Summer Tour - 2° tappa - Lago di Calaita a/r [93 km]

Secondo appuntamento con il PST Summer Tour, questa volta nella valle di Primiero. Giornata calda, le temperature sono aumentate, l’abbigliamento estivo sfoggiato alle 8:30 del mattino ne è stata una prova.
Lasciato il feltrino abbiamo proseguito verso il Trentino Alto Adige alternando gallerie e una strada quasi sempre in falsopiano. Sarebbe una bella valle ma come dicevo prima, la presenza di traffico e gallerie è un punto a sfavore… il panorama comincia ad aprirsi solamente una volta arrivati alle porte di Imer, dove abbiamo svoltato a sx iniziando la prima salita di giornata, il Passo di Gobbera (988 mslm).
La strada larga e ben tenuta è attorniata da prati e tratti boschivi, prosegue senza mai eccedere nelle pendenze lungo i tornanti fino ad entrare nell’ultimo chilometro dove si accosta la parete rocciosa.
Sarà stata l’ora ma il caldo si faceva afoso quanto basta. Poi, breve discesa di seicento metri prima di svoltare a dx e iniziare la salita verso il Lago di Calaita (1620 mslm).
I primi chilometri sono abbastanza facili, fino al Rifugio Lozen si può pedalare senza troppi intoppi, sono gli ultimi quattro ad avere le punte peggiori. Si entra in un tratto boschivo, le pendenze s’impennano al 9,5% per almeno un chilometro e salgono ulteriormente prima all’11%, poi al 13%... 15%... 18% e anche oltre in alcuni punti. Definire questo tratto come proibitivo è alquanto limitativo.

18%? Anche di più...

il tratto più duro visto in discesa


Ad ogni modo, una volta usciti dal bosco la strada spiana e dopo un paio di tornanti si raggiunge il piccolo ma bello Lago di Calaita, dove in lontananza si possono ammirare le Pale di San Martino che danno quel tocco pittoresco in più.
La parte più noiosa è stata quella del ritorno, scesi dal lago e successivamente dalla Gobbera, abbiamo trovato un fastidioso vento contrario che ci ha soffiato contro da Imer fino a Ponte Serra.
In valbelluna il termometro segnava 30 gradi centigradi, l’afa e il sudore erano divenuti insistenti compagni di un giro che volgeva al termine.

Trovate il resoconto della giornata anche a questo link: http://acpstfeltre.blogspot.com/2010/06/pst-summer-tour-lago-di-calaita-tn.html

mercoledì 2 giugno 2010

Staulanza e Duran

PST Summer Tour – 1° tappa – Agordo, Staulanza, Duran, Agordo [70 km]

Oggi ha avuto avvio questa simpatica iniziativa dedicata alle fantastiche montagne dolomitiche. La partenza è stata collocata ad Agordo in una mattina nuvolosa e ventilata.
Le salite in programma due: Forcella Staulanza (1773 mslm) e Passo Duran (1605 mslm). Ma andiamo con ordine.
La strada che da Agordo prosegue verso Cencenighe Agordino è spaziosa, trafficata e prevalentemente in falsopiano, noi abbiamo girato verso Alleghe la quale è anticipata da una breve e leggera salita che porta nella cittadina bagnata dal lago.

Siamo poi arrivati a Caprile, a quel punto abbiamo girato a destra uscendo dal traffico e cominciando il Forcella Staulanza, salita che si divide in due settori, i primi sei chilometri (i più duri) che portano in quel di Selva di Cadore e i restanti cinque che terminano in cima al passo.
Le pendenze che anticipano Selva di Cadore arrivano a toccare anche il 9% e alternano un paio di gallerie accostando ruscelli e pini.
Arrivati a Selva abbiamo proseguito nel tratto pianeggiante che porta a Pescul, quindi abbiamo ricominciato a salire per altri cinque chilometri abbastanza dolci che s’inerpicano fino ai piedi del Monte Pelmo.

passaggio del valico


Monte Pelmo visto da Zoldo Alto


Scalato il forcella Staulanza siamo scesi verso Zoldo Alto e successivamente Dont prima di imbatterci nel più arcigno Passo Duran.
Ero curioso di scalarlo per farne un paragone col versante opposto. La strada stretta s’impenna senza pietà nei primi seicento metri sfiorando il 15%, poi “spiana” mantenendo oltre l’8% fino alla cima (apparte un chilometro nella località di Gavaz dove c’è un tratto di rilassamento).
La fatica ha iniziato a farsi sentire soprattutto nel tratto immerso nel bosco dove si spazia dall’8% al 10% di pendenza.
Questo versante di Dont l’ho trovato meno duro di quello affrontato in passato da Agordo, sarà che all’epoca avevo una bici in alluminio di 13 kg con il 39x25, ma nel complesso rimango dell’idea che il versante dell’agordino sia più arduo.
In cima al Duran il vento sussurrava pioggia e le nuvole in lontananza non promettevano nulla di buono, ma ormai mancavano tredici chilometri, i più facili essendo in discesa.
Come primo giro dolomitico della stagione mi è piaciuto, è mancato il sole e un clima estivo ma ci siamo divertiti lo stesso, nonostante i dieci giorni di inattività.

Vedi anche http://acpstfeltre.blogspot.com/