giovedì 29 luglio 2010

Tour 2010: considerazioni finali


Iniziando dalla vigilia, bisogna dire che l’edizione di quest’anno aveva una lista partenti molto altolocata, specialmente tra gli uomini avvezzi alle parti alte della classifica. La sfortuna, come ripetuto svariate volte, ha condizionato il rendimento di diversi big, costringendoli a pedalare meno bene rispetto ai propositi iniziali.
Protagonisti indiscussi della corsa, manco a dirlo, Andy Schleck e Alberto Contador. Il lussemburghese e lo spagnolo, il futuro e il presente del ciclismo internazionale. Se le sono date di santa ragione, il biondo e il moro. Schleck, al contrario di Contador, ha fatto la voce grossa nelle prime due settimane, riuscendo a mantenere un livello alto fino a Parigi. Il madrileno, invece, ha vissuto un Tour sottotono, forse offuscato dalla forza dello stesso Schleck. Tuttavia, a portare a casa la maglia gialla, è stato proprio colui che è apparso meno brillante, ovvero Contador: furbo, intelligente, tattico, capace di dosarsi ove necessario e, anche per quest’anno, più forte del lussemburghese.
Una sfida, come di consueto, vissuta di fortune e sfortune inframmezzate nelle tre settimane: da ambedue le parti, s’intende.
Molto rappresentativo il duello verso la cima del Col du Tourmalet, anche se i due rivali non sono riusciti a regalare, per quanto mi riguarda, grandi emozioni. Di fatto, il Tour è finito quel Giovedì sera, con qualche suspance nella cronometro antecedente a Parigi grazie ad un Andy supersprint. Nel complesso il più sfortunato dei due è stato il lussemburghese, che poi abbia goduto di privilegi creati dal forte cronoman della medesima squadra, è altrettanto vero.
Il contorno, come detto in precedenza, è stato caratterizzato da varie uscite di scena, a partire da Franck, la spalla di Andy, che ha abbandonato i sogni di gloria sulle strade del pavè… successivamente Lance Armstrong, attanagliato dalle diverse cadute verso Avoriaz o Cadel Evans, stoico campione fratturato ma volenteroso di arrivare fino a Parigi.
Così la conquista del gradino più basso del podio è andata al russo Denis Menchov, re dei regolaristi e il più forte dei big nella cronometro finale: 1’52” guadagnati sulla maglia gialla.
A dar vita dura al russo nella conquista del terzo posto, ci ha pensato il campione olimpionico Samuel Sanchez che sul Tourmalet ha dato l’idea di potercela fare, senza però mettere in conto la performance di Menchov a Pauillac.
Passando al mondo delle volate, come nelle più rosee previsioni a dettare legge è stato Mark Cavendish, vincitore di cinque sprint ma privato della maglia verde dal volpone spezzino.
E’ stato un Tour positivo per i francesi (6 vittorie contro le 2 dell’anno scorso), lo è stato anche per Fabian Cancellara, leader indiscusso delle prove contro il tempo e maglia gialla per diversi giorni. Peccato che lo svizzero non abbia grandi capacità nelle tappe di alta montagna. Per finire… L’Italia deve ringraziare principalmente lo sprinter Alessandro Petacchi, capace di due vittorie e la classifica punti; non poco per un classe ’74. A Petacchi va dato merito del fatto di aver riportato nella penisola una maglia, quella verde, che mancava dal controverso sessantotto (vittoria di Franco Bitossi, se non erro).
Quasi inesistente, invece, Ivan Basso. Il vincitore dell’ultimo Giro d’Italia, contrastato dalla bronchite, è peggiorato di tappa in tappa.
A terminare il trio italico: il piccolo principe di Verona, Damiano Cunego. Un combattente capace di regalare frammenti di spettacolo, osando nelle fughe e rincorrendo, senza successo, la magica maglia a pois. Ne esce ancora una volta battuto, ma a testa alta.

Manca poco meno di un anno al via del prossimo Tour de France. Una sfida, presumibilmente, è già in agguato e l’abbiamo assaporata sia nel 2009 che quest’anno. Ora vediamo se qualche italiano vuole intromettersi così da spezzare l’incantesimo che dura da oltre dodici anni.

giovedì 22 luglio 2010

Pareggio momentaneo

A Contador il Tour-malet, a Schleck il Tourmalet


Oggi ho visto un Contador molto sicuro di se stesso e della propria superiorità in vista della cronometro di Pauillac. Inoltre non mi è sembrato di vederlo chissà quanto inferiore al 2009, più che altro è Andy Schleck ad essere migliorato a tal punto da avvicinarsi ai suoi tempi. Il testa a testa venutosi a creare negli ultimi chilometri del Col du Tourmalet, mi ha vagamente ricordato un’altra sfida famosa, ossia quella vista nel 1998 a Plan di Montecampione tra Marco Pantani e Pavel Tonkov.
Un duello, quello tra Contador e Schleck, abbastanza bilanciato, in queste settimane nessuno ha dimostrato all’altro di averne di più e la classifica generale, salti di catena a parte, lo evidenzia.
Tolti i due protagonisti principali, la situazione appare un po’ mediocre, con tutto il rispetto per i bravi Denis Menchov e Samuel Sanchez.
D’altro canto abbiamo assistito ad una corsa ad eliminazione, molti possibili protagonisti della vigilia hanno dovuto fare i conti con la sfortuna o con delle gambe svuotate dalle precedenti fatiche.
Ma Contador ha davvero ipotecato il Tour de France 2010? A scanso di inconvenienti durante la cronometro, direi di si. Per quanto possa essere in forma, Andy Schleck non ha le doti per poter tenere testa allo spagnolo nelle prove contro il tempo. Non dimentichiamoci che nel prologo di Rotterdam, il lussemburghese ha “concesso”al capitano dell’Astana ben 42”.
Per quanto riguarda l’Italia del pedale, luci e ombre. C’è in atto una (non) sfida inconsapevole tra Cunego (29°) e Basso (30°) che decreterà il primo degli italiani nella classifica finale e che troverà una determinata risposta Sabato pomeriggio.

lunedì 19 luglio 2010

Ci pensa la sfortuna



Dopo l'interessante azione di Riblon ad Ax3Domaines, anche oggi la fuga è andata in porto premiando il trentunenne campione francese Thomas Voeckler che ha staccato i compagni di fuga sul Port de Balès tagliando la linea del traguardo di Bagnères de Luchon in completa solitudine.
Nulla da fare per gli altri fuggitivi di giornata tra i quali spicca il nome dell’ex campione del mondo Alessandro Ballan (2°).
Dietro succedono scintille: Andy Schleck si mette davanti, forza il ritmo, infine rompe gli indugi e se ne va via di potenza, ma la sua azione dura qualche frazione di secondo, un problema al cambio lo blocca nel bel mezzo della strada costringendolo a fermarsi.
Sfruttando la sfortuna della maglia gialla, Alberto Contador si alza sui pedali e rilancia all’impazzata verso la cima del Port de Balès trovando in Menchov e nel connazionale Samuel Sanchez preziosi alleati.
Schleck rincorre, con grinta tenta di limitare i danni ma ormai è troppo tardi. Al traguardo pagherà trentanove secondi, otto in più di quelli che aveva di vantaggio sul fortunato e opportunista Alberto Contador.
Tour finito in anticipo? Forse, ma aspettiamo a dirlo. La tappa di domani è disegnata molto male, con quattro passi pirenaici nei primi centotrentotto chilometri ed i successivi sessanta in pianura, quindi, con ogni probabilità, il buon Andy dovrà tentare il tutto per tutto Giovedì sul Col du Tourmalet,
salita lunga, pendente e che offre ampio spazio alle azioni personali ai fini della maglia gialla. Certo è che dopo l’epilogo odierno le cose appaiono in modo più prevedibile.

domenica 18 luglio 2010

Aspettando il Tourmalet

Ridendo scherzando la crono si avvicina...

Finisce con l’inizio dei Pirenei la seconda settimana del Tour de France. L’arrivo di Ax 3 Domaines ha confermato una classifica stabile per quanto concerne le primissime posizioni.
Nel complesso non è successo molto, vittoria in fuga del francese di turno (Cristophe Riblon) e breve bagarre tra gli uomini di alta classifica. Ne sono usciti bene Denis Menchov e Samuel Sanchez i quali hanno staccato il duo Contador-Schleck guadagnando preziosi secondi nella generale.
Contador non è riuscito a fare la differenza e questo può essere un primo impercettibile segnale in vista delle prossime tappe di montagna. Andy Schleck ha corso da padrone ma al tempo stesso andando controcorrente alle aspettative generali.
Lo dico perché Andy ha solo un modo per poter conservare la maglia gialla, ovvero attaccare e staccare Contador laddove la strada pende. Contando che mancano “solo” tre tappe di montagna, una delle quali inutile, la condotta del lussemburghese appare strana e controproducente in vista della cronometro individuale di Pauillac.
Okay che c’è di mezzo uno spaventoso Tourmalet che può creare ampi divari, ma siamo sicuri che Andy abbia tutta questa superiorità nei confronti di Alberto?! Direi di no, almeno, non da presentarsi la mattina di Bordeaux con un minuto e mezzo-due di vantaggio.
Buona prova per Damiano Cunego, oggi primo degli italiani vista la defaillance della punta di diamante della Liquigas. Difficile che il veronese possa vestirsi a pois a Parigi, ma già da ora il suo è un Tour più che positivo.

sabato 17 luglio 2010

Giau e Falzarego

PST Summer Tour - 5° tappa - Giau e Falzarego [70 km]

si ringrazia Manuel per le foto

Era da diversi mesi che quel passo, situato ai piedi di Nuvolau e Averau, m’intrigava.
L’altimetria parla chiaro: ci sono pochi momenti di riposo e la strada rimane pendente sino alla vetta.
L’anno scorso, di questi tempi, ci si apprestava a fare il simpatico e spettacolare Sellaronda, nulla a che vedere con l’altrettanto bello e più duro giro odierno.
Una scampagnata effettuata nei giorni scorsi mi ha suggerito una condizione discreta e presumibilmente in crescendo. Fatto sta che sarò attivo su queste pagine fino allo scadere dell'Estate, poi la mia stagione volgerà – penso - al termine, con la consapevolezza di aver fatto molta salita e pochi chilometri.
Andiamo con la quinta (e ultima?) puntata del Pst Summer Tour per un’Estate, già da ora, dura e indimenticabile.

Il caldo di queste ultime settimane ha sfibrato chiunque ma i mesi estivi sono belli proprio per questo aspetto; come l’Inverno brilla per l’immagine intatta e pura della neve, l’Estate s’esalta nelle splendide giornate soleggiate che trovano refrigerio nell'acqua cristallina del mare oppure nella freschezza delle vette rocciose.
A differenza delle ultime uscite, quella di oggi è stata caratterizzata da un clima ideale, con tanto sole e quel pizzico di venticello che ha mantenuto l’aria respirabile.
Partenza da Alleghe, quindi Colle di Santa Lucia (1485 mslm) da Caprile, salita di riscaldamento in vista delle altre due fatiche giornaliere.
Una volta imboccata la strada del passo Giau (2236 mslm), sono cominciati i dieci chilometri più ardui (9% medio) dell'intero giro. Salita composta da ben ventinove tornanti, presa con cadenza lenta e cauta, solamente dopo aver superato la parte centrale, ho osato aumentare il ritmo riuscendo a salire con ottime sensazioni fino alla sommità della strada.
Da diverse settimane e soprattutto durante l’ascesa, Manuel continuava a narrare della presenza delle “vacche del sole” ai lati del Giau: risultato? Volatilizzate nel nulla.
Dopo essere scesi a Pocol, abbiamo girato a sx iniziando a salire in quei dieci chilometri che portano sull’ultimo passo della giornata, il Falzarego (2117 mslm).
Una salita pedalabile, per passisti-scalatori, attorniata da montagne dalle delicate sfumature grigio-rosa che trasmettono, per chi vuole, una sorta di momentaneo incanto.
Il Falzarego, però, ha un difetto, è un tantino trafficato: una motivazione plausibile va certamente attribuita al fatto che questo passaggio funge da collegamento per la maggior parte delle zone turistiche di alta montagna: Cortina, Arabba, Val Badia ecc. La cima era una bolgia.
Una volta superato questo valico, il più era alle spalle; non ci è rimasto che inforcare le bicidacorsa e involarci nella lunga (e maestosa) discesa, prima di passare Caprile e terminare sulle rive del lago di Alleghe. Oggi le gambe giravano bene; sotto certi punti di vista è stato il giorno migliore dall'inizio dell'anno.

V. anche… http://acpstfeltre.blogspot.com/2010/07/pst-summer-tour-2010-giaufalzarego.html

giovedì 15 luglio 2010

Fedaia e Pordoi - altre foto

Le altre foto del giro di Domenica 11 Luglio 2010: "Fedaia e Pordoi"

Sculture a Rocca Pietore [foto di Manuel]


L'attacco di Manuel verso la Marmolada


Cartelli inquietanti


Finalmente in cima al passo Fedaia


I roboanti bestioni fermi come il lago


Pordoi, bandiere e monti pallidi [foto di Manuel]


Gruppo del Sella visto dal Pordoi

martedì 13 luglio 2010

A. Schleck vs A. Contador

Contador cresce, Schleck dirige

Non servono a tutti i costi arrivi in salita per creare distacchi, spesso la storia insegna che le tappe più proficue nel scavare solchi sono quelle con molti monti e una lunga discesa finale prima del traguardo.
Nella tappa più dura delle Alpi, le carte sono state in parte scoperte, il responso odierno evidenzia una sfida a due, tutto il resto è masturbazione cerebrale.
Se due giorni addietro avevamo assistito alla disfatta di Lance Armstrong, oggi abbiamo assistito a quella del fuggiasco leader della corsa nonché campione del mondo, Cadel Evans. L’australiano salta sul Col de la Madeleine e perde per strada ogni sogno di gloria.
Ma gli occhi sono rimasti puntati sui due colossi di questa edizione, Andy Schleck e Alberto Contador che sul lungo valico finale hanno creato il vuoto ipotecando, a scanso di catastrofi, la prima e seconda piazza in quel di Parigi.
E’ ufficialmente iniziata la tanto annunciata sfida, d’altro canto, tutti gli altri big non sembrano avere le gambe per rimescolare le carte, al limite potranno fungere da arbitri/rompiscatole prima del grande finale.
Chi se l’è cavata bene è Denis Menchov, il russo ha fatto capire di essere simile a quello del Giro d’Italia 2009, ma in questo frangente la concorrenza è di livelli ben più alti e questo basta per promuoverlo.
Tra gli altri “protagonisti” di giornata figura il nome di Armstrong, il cowboy si è ripreso ed è probabile che possa presentarsi all’altezza nelle tappe più importanti della terza e ultima settimana.
“Delude” casa Liquigas: Basso ha pagato le fatiche scontate al Calendimaggio mentre Kreuziger ha vissuto una giornata negativa ritornando ad indossare i panni della seconda punta.
Infine poteva essere la giornata di Damiano Cunego, ma il veronese non ha colto l’attimo nello sprint finale venendo sconfitto da due corridori si forti ma non necessariamente veloci: Sandy Casar e LL Sanchez. Tutto rinviato, come sempre, alla prossima occasione. Se ci sarà.

domenica 11 luglio 2010

Fedaia e Pordoi

PST Summer Tour - 4° tappa - Fedaia e Pordoi [75 km]

E arriviamo alla quarta tappa del pst summer tour, fino a questo momento la più prestigiosa. Avevamo affrontato la Staulanza, poi il Duran, degne salite, certo, successivamente il Lago di Calaita, non particolarmente conosciuto dai più e infine il Forcella Franche: ma nessuna di queste salite vale quanto le due affrontate quest’oggi.
Come succulento menù, un’asperità regina affiancata da un’altra più pedalabile ma pur sempre storica.
Investiti dal caldo di Luglio, non ci è restato che volare in alto, come gli scriccioli.

Ci si avvii, dunque, verso il racconto di una giornata all’insegna della fatica-passione, a seconda, con un occhio di riguardo a le maillot à pois.
Partenza da Alleghe nel primo mattino, anticipando le ore più calde e irrespirabili del dì di festa.
Passato Caprile abbiamo proseguito in una strada abbastanza dolce che ci ha portato dapprima a Rocca Pietore e successivamente al bivio per Sottoguda. Fin qui, tutto facile.
Da questo istante iniziavano otto chilometri di dolori… E dopo un avvio dalle sensazioni non del tutto buone, mi sono timidamente ripreso laddove le pendenze cominciavano a farsi serie.
Ho innestato un 34x25 che è divenuto fisso sino alla vetta. Passata Malga Ciapela si è entrati nella fase hot della salita, tre chilometri con una media superiore al 12%, ma stringendo forte i denti e superato anche questo tratto, ci si è immersi negli ultimissimi tre chilometri, altrettanto ardui. .
Dinnanzi a noi scenari a dir poco pittoreschi e un’atmosfera ideale per praticare attività fisica. Il Fedaia (2057 mslm) è stato il vero momento di pathos dell’intero giro, circondato da una dolce agonia.

un paio di tornanti

il lago FedaiaPassato il lago artificiale, ci siamo buttati a rotta di collo verso la località di Canazei. Era giunto il momento di scalare la seconda e ultima asperità della giornata: il passo Pordoi (2242 mslm).
Una salita spettacolare, attorniata da boschi e ruscelli e caratterizzata da una vasta quantità di tornanti, toccasana x delle gambe un po’ bastonate dalle precedenti fatiche.
Dopo un paio di chilometri che salivo, mi è sopraggiunto un dolore allo stomaco dovuto ad un colpo di freddo preso in precedenza mentre scendevo dal Fedaia, in poche parole, quella che si presupponeva una scalata tranquilla e agile, si è trasformata in qualcosa di poco piacevole, non solo per il colpo d’aria ma anche per la calura che iniziava a farsi sentire in quelle ore.
Paesaggisticamente parlando, questa zona mi ha folgorato in tutta la sua essenza grazie a quelle fantastiche opere d’arte denominate “monti pallidi”.

Pordoi-Sella centro direzionale


bellezze d'Estate

- Un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è... -

Al cartello dei -2 alla vetta si è cominciato ad intravvedere una certa nuvolaglia che si avvicinava nelle zone circostanti: era il segnale che le annunciate perturbazioni pomeridiane iniziavano a farsi largo, tuttavia senza concretizzarsi del tutto.
Una volta in cima al passo, Manuel mi ha fatto notare che nei dintorni si stava svolgendo una gara ciclistica amatoriale, ovvero la cronoscalata Arabba-Passo Pordoi.
Dopo una breve sosta vicino al monumento dedicato al campionissimo, ci siamo involati verso Arabba. Il più era fatto anche se le minacciose nuvole che dominavano sopra il Falzarego non rassicuravano del tutto i nostri animi.
Superato Livinallongo del Col di Lana abbiamo girato a destra imbattendoci in una discesa che ben presto ci ha portati a Saviner di Laste e poco più tardi in quel di Alleghe.
Il tempo di caricare le biciclette nell’auto che ha cominciato a piovere: se non è culo questo.
Che altro aggiungere di questa uscita… bella e vissuta, per certi versi simile a quella di Sabato 3 Luglio, sia come meteo che come scenari.
Per i prossimi due weekend bisognerà valutare diversi aspetti. Di certo, per quanto timore possa suscitare, il passo Giau è un itinerario alquanto allettante.

La fine di un'era

di per sé già finita




Succede nei dintorni di Morzine, laddove dieci anni fa finiva l’era del pirata, oggi si chiude anche quella del cowboy venuto dalla Luna.
Attanagliato dalla sfortuna già nella tappa del pavè e perseguitato dalle cadute odierne, il texano non può fare altro che accettare il duro responso della corsa. Dal 1999 ad oggi, mai lo avevamo visto così alla deriva.
Tappa dura ma non troppo, la selezione c’è stata ma non ha coinvolto i big della vigilia, di fatto abbiamo assistito ad un tira e molla finale nel quale ne è venuto fuori da vincitore il lussemburghese Andy Schleck. E’ apparso leggermente appannato, il favorito spagnolo Alberto Contador, ma c’è da dire che è riuscito più volte a rispondere ai diversi attacchi subiti, dimostrandosi più in forma dei vari Basso, Menchov, Sastre e compagnia.
Maglia gialla all’onnipresente Cadel Evans il quale ha giustamente marcato a uomo gli avversari più pericolosi, andando ad "abbracciare" il simbolo del primato.
Finisce così la prima settimana di un Tour che ha visto già un primo approccio con le salite, le Alpi, che ritorneranno puntuali Martedì con il tappone di Saint Jean de Maurienne.
Cala il sipario su Lance Armstrong, il Tour non potrà più essere suo e non mi dispiace, anche se oggi, ad Avoriaz, speravo di vederlo con il gruppo dei migliori.

...a meno che non rilanci per il Tour de France del 2011. ;)

sabato 10 luglio 2010

Passo Praderadego versante bellunese


Il Passo Praderadego dal versante bellunese inizia dalla località di Gus di Mel ed è diviso in due settori. Il primo tratto, lungo tre chilometri, porta in cima al paese di Carve, in una strada larga, ben tenuta e dalle pendenze che spaziano dal 7% al 10,5%.
Superata la località di Carve si prende la strada di destra che, per un chilometro e mezzo, scende sino a Valmaor.
Da Valmaor mancano oltre quattro chilometri alla cima del passo; quattro chilometri di sofferenze, sudore e fatica.
La carreggiata si fa piccola e mal tenuta, s’impenna senza pietà aggredendo il colle e immergendosi, per la maggior parte della scalata, nel fitto bosco.
I primi due chilometri sono i più duri in assoluto, raramente si va sotto il 10% e più frequentemente si sfora oltre il 15%.
Superato questo tratto, la strada spiana leggermente mantenendosi comunque oltre il 7% di pendenza.
Nonostante il chilometraggio esiguo, la cima sembra non arrivare mai. Il bosco che attornia e protegge la strada, impedisce qualunque contatto con il panorama circostante, creando al tempo stesso numerose ed accoglienti zone d'ombra.
Da Valmaor a Praderadego il dislivello è di 431 metri e la pendenza media del 9,7%; la cima misura 910 metri sul livello del mare e nei mesi estivi può essere il classico itinerario dove cercare un po’ di arietta fresca.


ps.
Da segnalare che l'ultimo chilometro del versante trivigiano è stato asfaltato.


domenica 4 luglio 2010

Al seguito del Giro d'Italia femminile

Si è svolta a Biadene di Montebelluna la terza frazione del Giro d’Italia femminile. Una cronometro individuale di quasi 17 km, condizionata da un clima molto caldo...



Tra l'altro veniva affrontata nelle ore più soffocanti: 10:45-14:00, per la "gioia" di cicliste, tifosi e addetti ai lavori.
Non c'è due senza tre e così la trentacinquenne tedesca Ina-Yoko Teutenberg ha centrato il tris conservando la maglia rosa.

Prima delle italiane e nuova maglia azzurra, la campionessa del mondo Tatiana Guderzo, incrociata nel dopo corsa in un bar delle vicinanze mentre sorseggiavo una limonata in compagnia di Manuel.
I bestioni roboanti delle atlete


Certo, questo è un mondo completamente diverso rispetto al ciclismo maschile: poca gente, meno nervosismo e maggiore libertà di muoversi nella zona delle premiazioni.

sabato 3 luglio 2010

Campolongo e Valparola

Vista l’assenza di Manuel, oggi niente pst summer tour, così ho ben pensato di fare un giro dolomitico in “solitudine”.
Partenza da Saviner di Laste, a quel punto, passato Caprile, ho cominciato a pedalare in una strada ombreggiata e immersa nel verde. Dieci chilometri abbastanza dolci e freschi prima di passare il bivio [Pordoi-Falzarego] e girare a destra: direzione Arabba.
Fatta la prima salita e superato il bivio, ho iniziato ad incrociare una quantità spropositata di ciclisti da ambedue le direzioni (l’indomani ci sarebbe stata la Maratona delle Dolomiti).
Pedalo agile e senza affanni, anche se l’atmosfera cominciava a farsi rovente: 22 gradi ad Arabba (1580 mslm) nel bel mezzo della mattinata.
Una volta giunto nel centro della sopracitata cittadina, ho aggredito la seconda salita della giornata, il passo Campolongo (1875 mslm), corto ma birichino e soprattutto sovrappopolato di gran/medio fondisti.

pst fans club

scorcio di Dolomiti

Sceso in un’affollata Corvara, giro a destra per poi continuare verso La Villa e iniziare l’ultima fatica della giornata, il passo Valparola (2192 mslm).
Me ne mancavano sette alla cima quando ho iniziato a respirare male e a pedalare in modo legnoso: era l’ora del calvario.
Per quattro chilometri la strada non cala mai del 8,8% e raggiunge il culmine del 9,5% nel penultimo km.
Il paesaggio diviene lunare, la strada, attorniata da rocce e sassi,non permette alcun tipo di refrigerio, difatti più che a duemila metri sembrava di stare nel deserto Libico.
Il giro – e l’agonia – sono finiti una volta superato il Valparola, a quel punto mancava solamente la lunga e maestosa discesa del Falzarego prima di ritornare a Caprile.

Nubi sopra il Falzarego