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giovedì 2 ottobre 2008

Riccardo Riccò: squalificato 24 mesi

Ci vediamo il 30 Luglio 2010















Non è stata accolta la richiesta della procura federale di una squalifica complessiva di 20 mesi a Riccardo Riccò. Proprio oggi è arrivata dal tribunale nazionale dell’antidoping la squalifica di due anni (a partire da Luglio 2008). Delusione e amarezza per il corridore di Formigine che ai microfoni ha dichiarato che lascerà spazio agli avvocati i quali sicuramente ricorreranno al Tas. Il ritorno, ad oggi, è previsto per il 30 Luglio 2010, quindi niente Giro d’Italia e niente Tour de France per le prossime due stagioni.
Nato a Sassuolo il primo Settembre del 1983, Riccò ebbe già in giovane età traversie: nel 2001 dopo la vittoria del titolo italiano juniores di ciclocross è nella rosa degli azzurri per il mondiale, ma viene fermato per ematocrito alto. Passa fra gli Under 23 e deve rinunciare alla maglia azzurra per lo stesso motivo: sospeso 45 giorni. Nel 2005 è fermato due volte: altri 90 giorni di stop (45+45), stesso motivo. L'Uci, prima di passare professionista nella Saunier Duval, gli rilascia un certificato che attesta valori ematici naturali al di sopra del 50%. Da qui successi sorprendenti fino a quel 17 Luglio 2008 che segna, di fatto, la fine della sua prima parte di ciclista professionista.
Quando tornerà avrà 26, quasi 27 anni e probabilmente ancora la possibilità di rifarsi una carriera con nuovi successi. Ma questa è un'altra storia.
Ritorniamo a quel 17 Luglio 2008: durante il Tour de France, ai controlli antidoping della prima tappa a cronometro viene trovato positivo alla CERA (considerata EPO di terza generazione). A causa di questo scandalo la sua squadra, la Saunier Duval, decide di ritirare dalla Grand Boucle tutti i suoi corridori. Occorre precisare che il CERA non figura ancora nell'elenco delle sostanze dopanti di molte federazioni (tra cui l'UCI) ma è inclusa tra le sostanze dopanti proprio del Tour de France.Il 18 luglio 2008, il general manager della Saunier Duval Mauro Gianetti attraverso un comunicato stampa licenzia Riccò e il fido Leonardo Piepoli, ribadendo che la squadra è assolutamente estranea a qualsiasi tipo di pratica dopante. Il 30 luglio 2008 Riccò, nel corso della prima udienza davanti alla procura antidoping italiana, confessa di aver assunto l'Epo di terza generazione, il cosiddetto CERA. Nella conferenza stampa successiva alla confessione dichiara di aver commesso un errore personale e di aver agito da solo.
Una storia che non trova ancora una vera trasparenza. Ma di certo, oggi il Tribunale ha voluto mandare un segnale abbastanza chiaro al mondo delle due ruote. Chi sbaglia paga? Questo però non si può dire. Meglio invece dire “alcuni che sbagliano, pagano, altri sono ancora in gruppo che continuano a correre e vincono”. La giustizia d’altra parte non è mai stata uguale per tutti. Carriere spezzate, allontanamenti senza essere mai stati trovati positivi. Questa è la situazione attuale per molti, troppi. Non è il caso di Riccò ma di altri nomi risalenti ad un passato ancora ravvicinato. Rivedere alcuni regolamenti e fare davvero giustizia, sarebbe la cosa più sensata per un mondo che è marcio dalla testa ai piedi.

2 commenti:

  1. Due anni mi sembra giusto. Li ha fatti Basso che sta tornando. Anche se mi vien da dire; se per la Bastianelli sono stati chiesti 2 anni, a Riccardo ne devono dare quanti? 10?
    La rogna potrebbe venire fuori dal fatto che se un ciclista non riceve sconti in caso di 'collaborazione', potrebbe dire "Andate a quel paese. Cosa faccio nomi se non mi fanno avere nessuno sconto?"

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  2. Li ha fatti Basso che non è MAI STATO TROVATO POSITIVO. Non ufficialmente.
    Ma non è il discorso dei 2 anni... E' il fatto che tutte le nazioni dovrebbero attenersi alle stesse regole e pene. Invece non è così. Già fra Italia e Spagna c'è una differenza enorme. Infatti i LORO campioni corrono e vincono. I NOSTRI hanno spesso problemi insensati: Petacchi e Di Luca tanto x citarne di recenti.

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