Vide il bambino gonfiarsi d'orgoglio e si chiese ancora una volta perchè lo avesse raccontato proprio a lui. Di solito i bambini lo evitavano e forse un pò avevano paura, ma questo sembrava diverso. E mentre pensava e sorrideva, il bambino prese fiato e continuò a parlare.
"Dove abito io" disse "non è così".
"Così come?"
"Tranquillo. C'è un gran baccano là in città. Le macchine. Gli aerei. I giornali. La gente. La gente è cattiva, lo sai? Si corre sempre, non si parla più. Qui è meglio. Si può pescare, si può andare in bici, ma si può stare anche tutto il giorno a guardare il mare. Da grande vengo a viverci".
Il vecchio lo fissò e nei suoi occhi passò il film di una vita. Cercò di non guardarsi troppo dentro. Si passò la canna da una mano all'altra, poi sollevò lo sguardo verso l'orizzonte e in lontananza vide la sagoma di una barchetta che arrancava contro la corrente in direzione del porto. Sorrise, ma il bambino vide l'ombra nei suoi occhi.
"Tu chi sei?"
"Sono un pescatore" gli disse, "un pover'uomo. Non dovresti neanche star qui a parlare con me. Cosa ne sai se sono una brava persona?"
Il bambino non battè ciglio e continuò a guardarlo fisso in volto, poi d'improvviso la voce prese a tremargli e allora strinse più forte sul manubrio.
"Tu mi somigli"
Il vecchio smise di sorridere. Si innervosì, ma cercò di non darlo a vedere.
"Somiglio a chi? Non sai neanche chi sono. Somiglio a chi?"
Il bambino rimase per un secondo in silenzio, incerto se andare avanti o fermarsi. Ma ormai c'era arrivato e tanto valeva continuare.
"Somigli a Pantani, sai quel campione di ciclismo... Ho la sua foto in camera mia e tu gli somigli. Mio padre mi ha chiamato Marco in suo onore. Ti ho visto l'altra settimana, ti avevo già visto l'anno scorso. Volevo dirtelo, tu gli somogli..."
Il vecchio tacque e il suo silenzio parve lungo come il tempo, poi si avvicinò e con il dito gli fece cenno di avvicinarsi a sua volta. Aveva tolto il cappello e lo stringeva tra le mani. I pochi capelli erano in balia del vento, ma d'improvviso gli occhi si erano messi a scintillare. Chinò il capo, guardò la polvere sulla punta delle scarpe, poi gli poggiò una mano sulla spalluccia magra, lo guardò fisso e il bambino ebbe un sussulto.
Strinse con la mano il manubrio e si chinò ancora.
"Pantani" bisbigliò il vecchio, "lo so bene chi è Pantani. Ma è morto tanto tempo fa. Quanti anni hai, undici?"
"Tredici", rispose orgoglioso, "tredici già compiuti".
"Undici, tredici, fa lo stesso. Non eri neanche nato. Se avessi letto i giornali, sapresti che è morto. Buttala via quella foto, Pantani è morto tanto tempo fa. Io sono Marco, sono il vecchio pirata pelato di cui non importa niente a nessuno".
Il bambino lo fissò con gli occhi pieni di lacrime. Provò a parlare ma gli uscì un mezzo singhiozzo. Lo guardò fisso con i brividi nelle gambe. Il vecchio si alzò, tirò un sospiro e gli poggiò la mano sul casco. Poi gliela battè sulla spalla in un gesto di affetto e complicità. "Vattene adesso" gli disse con dolcezza, "devo andare a pescare".
Il bambino lo guardò dal basso e gli sembrò altissimo, con il sole alle spalle che rendeva la sagoma nera e ancora più potente. "Sei tu".
Il vecchio rimase impassibile. Il bambino lo abbracciò. Avrebbe voluto chiedergli, sapere, restare lì in eterno, ma gli disse solo ciao. Tirò su col naso, poi salì in sella. "Vattene" ripetè il vecchio.
Il bambino fece cenno di si e non si curò più di nascondere le lacrime. Lo abbracciò di slancio e poi veloce si ritrasse. Voltò la bici e prese la via del paese. Il vecchio lo vide allontanarsi con le gambette magre che spingevano poco convinte e ricominciò a camminare. Aveva rimesso il cappello in testa e la canna sulla spalla. Il bimbo non vide che anche il vecchio piangeva. Pantani era morto, Marco era ancora vivo. Il bimbo cacciò un urlo che fece scappare i gabbiani. Smise di piangere, iniziò a ridere e a spingere forte sui pedali. Il sole era ormai alto, il vento si era posato. Si voltò ancora. Quella fu l'ultima volta che lo vide.
Tonina Pantani ed Enzo Vicennati

2 commenti:
...le rose e grandi le storie del ciclismo.
Bravo Cassani!
Interessante questo blog!
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