...GRAN REGOLARISTA

Dopo la cronometro di chiusura corsa a Roma, si può dire con certezza chi ha meritato il Giro del Centenario. Nonostante una caduta che poteva precludere la vittoria finale, Denis Menchov si è rialzato, è ripartito e ha aumentato il suo vantaggio in classifica generale su Danilo Di Luca, l’unico corridore che ha impensierito fino all’ultimo il suo anticipato successo finale.
Un Giro che a me non ha emozionato più di tanto, fugacemente e per brevi tratti. Il percorso non ha aiutato lo spettacolo, tutto incentrato su una cronometro di oltre sessanta chilometri, con salite non fatali, infatti il Giro d’Italia si è fossilizzato da Riomaggiore a Roma e questo è un dato che fa pensare. Da Venezia era partito, risalendo poi pre Alpi, passando velocemente sulle Dolomiti, quindi Austria (unico momento all’estero insieme a qualche chilometro di Svizzera), il nord Italia, il centro, poco Sud prima dell’arrivo a Roma, la capitale (ma non del ciclismo).
E’stato un Giro diverso da quello dell’anno precedente, nonostante i vincitori siano ambedue stranieri, con poca pioggia e molto caldo. Storpiato, come già detto, in alcuni punti, ha perso un po’ di fascino, ma il Giro rimane il Giro anche se non è al top dei top. E quando finisce, un velo di malinconia si posa su tutti gli appassionati.
Di seguito i voti finali dei principali protagonisti:
1° DENIS MENCHOV: vince alla maniera di Indurain, non blasonato alla vigilia, è riuscito ad essere regolare in tutte le tre settimane. Mai in difficoltà. 9
2° DANILO DI LUCA 41”: corre con grinta, vince a Pinerolo in maglia rosa, poi la perde a Riomaggiore e da quel punto si ritroverà attaccato al culo l’onnipresente russo. 8,5
3° FRANCO PELLIZOTTI 1’59”: il vero leader di una Liquigas non certo colossale. Vince il Blockhaus di forza ma non ha sempre brillato. Conquista quel terzo posto che un anno fa perse per qualche secondo. 8
4° CARLO SASTRE 3’46”: vincitore di Monte Petrano e Vesuvio è stato il più forte in salita. Cosa avrebbe potuto fare con un percorso veramente duro? 8
5° IVAN BASSO 3’59”: molti attacchi nessuno dei quali andati in porto, arrugginito rispetto a tutti gli altri, il nostro ha bisogno di ritrovare il ritmo di gara. 7,5
6° LEVI LEIPHEIMER 5’28”: sempre mediocre, non porta a casa nulla di importante. 6
7° STEFANO GARZELLI 8’43”: vince la maglia verde e in molte occasioni sorprende tutti. Sembrava il Garzelli dei bei tempi. 7,5
10° MARZIO BRUSEGHIN 11’28”: non era quello dell’anno scorso, mai nei primissimi, è andato più forte di Cunego e a questo punto dovrebbe essere considerato il vero leader della Lampre. 6
12° LANCE ARMSTRONG 15’59”: lontano anni luce dall’Armstrong di qualche anno fa, rimane a guardare smontando di brutto chi pensava che combinasse chissà che cosa nella terza settimana. 6
14° KEVIN SELDRAYERS 16’15”: maglia bianca in un Giro dove non c’erano giovani fortissimi. Ma più che dignitoso. 7
17° FRANCESCO MASCIARELLI 19’10”: perde la sfida con Seldrayers ma è già da ora il ciclismo del futuro. 7
19° DAMIANO CUNEGO 28’39”: uno dei giri peggiori della sua carriera. Visto raramente e quando non serviva, cosa farà dopo l’ennesimo fallimento? 4
24° GILBERTO SIMONI 46’03”: l’abbiamo visto solo nella tappa del Blockhaus e in quella del Vesuvio. Ma non poteva fare di più. 6
Un Giro che a me non ha emozionato più di tanto, fugacemente e per brevi tratti. Il percorso non ha aiutato lo spettacolo, tutto incentrato su una cronometro di oltre sessanta chilometri, con salite non fatali, infatti il Giro d’Italia si è fossilizzato da Riomaggiore a Roma e questo è un dato che fa pensare. Da Venezia era partito, risalendo poi pre Alpi, passando velocemente sulle Dolomiti, quindi Austria (unico momento all’estero insieme a qualche chilometro di Svizzera), il nord Italia, il centro, poco Sud prima dell’arrivo a Roma, la capitale (ma non del ciclismo).
E’stato un Giro diverso da quello dell’anno precedente, nonostante i vincitori siano ambedue stranieri, con poca pioggia e molto caldo. Storpiato, come già detto, in alcuni punti, ha perso un po’ di fascino, ma il Giro rimane il Giro anche se non è al top dei top. E quando finisce, un velo di malinconia si posa su tutti gli appassionati.
Di seguito i voti finali dei principali protagonisti:
1° DENIS MENCHOV: vince alla maniera di Indurain, non blasonato alla vigilia, è riuscito ad essere regolare in tutte le tre settimane. Mai in difficoltà. 9
2° DANILO DI LUCA 41”: corre con grinta, vince a Pinerolo in maglia rosa, poi la perde a Riomaggiore e da quel punto si ritroverà attaccato al culo l’onnipresente russo. 8,5
3° FRANCO PELLIZOTTI 1’59”: il vero leader di una Liquigas non certo colossale. Vince il Blockhaus di forza ma non ha sempre brillato. Conquista quel terzo posto che un anno fa perse per qualche secondo. 8
4° CARLO SASTRE 3’46”: vincitore di Monte Petrano e Vesuvio è stato il più forte in salita. Cosa avrebbe potuto fare con un percorso veramente duro? 8
5° IVAN BASSO 3’59”: molti attacchi nessuno dei quali andati in porto, arrugginito rispetto a tutti gli altri, il nostro ha bisogno di ritrovare il ritmo di gara. 7,5
6° LEVI LEIPHEIMER 5’28”: sempre mediocre, non porta a casa nulla di importante. 6
7° STEFANO GARZELLI 8’43”: vince la maglia verde e in molte occasioni sorprende tutti. Sembrava il Garzelli dei bei tempi. 7,5
10° MARZIO BRUSEGHIN 11’28”: non era quello dell’anno scorso, mai nei primissimi, è andato più forte di Cunego e a questo punto dovrebbe essere considerato il vero leader della Lampre. 6
12° LANCE ARMSTRONG 15’59”: lontano anni luce dall’Armstrong di qualche anno fa, rimane a guardare smontando di brutto chi pensava che combinasse chissà che cosa nella terza settimana. 6
14° KEVIN SELDRAYERS 16’15”: maglia bianca in un Giro dove non c’erano giovani fortissimi. Ma più che dignitoso. 7
17° FRANCESCO MASCIARELLI 19’10”: perde la sfida con Seldrayers ma è già da ora il ciclismo del futuro. 7
19° DAMIANO CUNEGO 28’39”: uno dei giri peggiori della sua carriera. Visto raramente e quando non serviva, cosa farà dopo l’ennesimo fallimento? 4
24° GILBERTO SIMONI 46’03”: l’abbiamo visto solo nella tappa del Blockhaus e in quella del Vesuvio. Ma non poteva fare di più. 6
ps.
L'anno prossimo si parte dalla capitale dell'Olanda
Con un percorso diverso, rimango dell’idea che uno come Carlos Sastre avrebbe anche potuto tentare di vincerlo il Giro d’Italia. Caso vuole che sia sbarcato a Venezia nell’anno in cui si vive un’altimetria che fa discutere, rivedendo le quattro edizioni precedenti si può dire con certezza che quest’anno il percorso non è stato generoso con gli scalatori. Il percorso bizzarro ha determinato e soprattutto influito nella classifica, anche se i più forti sono tutti davanti. Denis Menchov è il padrone senza ombra di dubbio, il russo non ha lasciato mai spazio a nessuno e in ogni tappa importante, se ci facciamo caso, ha guadagnato sempre qualcosa sugli avversari. Oggi è saltato uno dei tre, Levi Leipheimer, cosi che alla vigilia della giornata di riposo rimangono due ciclisti con molte possibilità di vittoria finale, Menchov e Di Luca. Due corridori diversi, il russo sicuramente più completo, è ad oggi il favorito principale, può gestire in salita e contare su una cronometro finale. Di Luca sotto sotto pensa più a salvare il secondo posto finale, oggi ha fatto qualche scatto ma ha capito che Menchov sta facilmente alla sua ruota, senza scomporsi. Per me sarà il corridore della Rabobank a vincere il Giro e come si pronosticava alla vigilia di Venezia, la tappa fatale è stata la cronometro delle Cinque Terre, lì si è deciso gran parte dell’esito finale e i tre arrivi in salita prima di Roma non potranno colmare al cento per cento gli sconquassi di quella maxi crono. Con il ciclismo moderno non è facile guadagnare molti minuti su regolaristi del calibro di Menchov, al limite si può rosicchiare ma come stiamo vedendo, l’unico che ha limato un po’ è lo spagnolo Sastre che in classifica non è a due passi. Ci ha provato Basso ma, per fortuna, non è quello del 2006. Un Basso che piace più in questo formato ridimensionato, il suo ritorno è dignitoso e anche se non vincerà il Giro potrà rifarsi una seconda parte di carriera con vari successi.

E’ arriva il primo appuntamento importante, Alpe di Siusi salita lunga e selettiva soprattutto negli ultimi otto chilometri. E finalmente si scoprono le carte.