mercoledì 31 dicembre 2008

L'ultimo dell'anno

Questo è l’ultimo articolo dell’anno che scrivo, ispirandomi ad un sogno che ho fatto ieri notte. Argomento: ciclismo (strano, vero?). Ambientazione: Giro d’Italia. Protagonista: la mamma di Lance Armstrong.
In poche parole ho sognato la madre di Lance Armstrong che, durante il Giro, veniva spesso fotografata e intervistata sorridente per i successi del figlio.
Sarà mica un sogno premonitore? Mah…
Buon anno.

domenica 28 dicembre 2008

Il ciclismo d'Inverno

Prendendo spunto da http://ciclismopst.blogspot.com/ parlo del mio inverno sportivo.
Prima di tutto c’è da dire che non seguo programmi giornalieri, tanto per fare un esempio, non ho scritto da nessuna parte che martedì, giovedì e sabato devo per forza fare rulli e al mercoledì e venerdì uscite in bici. Non ho il carattere adatto per seguire tali cose. Semplicemente quando ho voglia faccio.
Di solito la mia settimana tipo è questa:

2 o 3 giorni (staccati fra loro): esercizi di potenziamento a braccia e gambe
2 (se va bene) rulli
Quando non ho voglia, riposo

Possono passare anche più giorni che non faccio nulla o tre giorni di fila che faccio qualcosa. Uscite in bici, poche, però capita ogni 10 giorni di farne almeno una.
La realtà è che non mi sono mai allenato in modo spropositato durante Inverno. Non sono il tipo che si danna nei mesi freddi, anche perché non ho un grande rapporto con questa stagione. Prediligo i climi temperati o abbastanza caldi, non afosi ma cmq quello che basta per sudare. La tarda Primavera e l’Estate sono sicuramente i periodi che preferisco.
So benissimo di abitare in una delle provincie migliori d’Italia, so anche che, quando l’Inverno arriva, la voglia di abitare in paesi dove c’è sempre il sole ha il sopravvento. Mi piacciono gli scenari glaciali, le montagne in lontananza completamente innevate, gli abeti che sono ricoperti da una velatura bianca (tipo il pandoro). Nello stesso momento sono un nostalgico dell’Estate o del mare.
Che Inverno è quindi il mio?
Rimango dell’idea che l’Inverno va vissuto come si vuole, chi vuole continuare ad andare in bici pedali pure, chi vuole ripiegare sui rulli lo faccia e chi invece vuole stare completamente fermo è liberissimo di farlo. Non giudico chi segue tabelle e medie o chi va a sensazione. Io per esempio amo il cicloturismo. Il ciclismo amatoriale può essere stimolante ma può anche diventare frenetico quanto il ciclismo agonistico. Ho pedalato con quelli forti e quelli negati, sempre bici è, ma le cose cambiano radicalmente. Non so quale categoria mi rispecchi meglio, probabilmente nessuna delle due.
Ma ritorniamo a noi. L’Inverno per gli sport come il ciclismo non è certamente un momento favorevole. Le giornate sono corte e quindi i chilometri da pedalare sono meno. Un giorno di qualche settimana fa sono tornato a casa che era quasi notte. Esperienza incredibile ma evitabile se fossi in voi. L’Inverno in bici è bello se fatto a ritmi blandi e chilometraggi brevi, almeno per me. Se si è in compagnia la cosa cambia ma non bisogna strafare, non serve. Il morale in questi mesi transitivi è quasi nullo, solo la Primavera può farlo risollevare.
Argomento Gran Fondo. Non ne ho mai fatte quindi vado cauto dall’esprimermi. C’è da dire che se ad inizio anno una persona sa di dover partecipare ad una o più gran fondo, allora l’uscire in bici diventa più automatico. Quest’anno potrei esordire in un paio di queste manifestazioni, precisamente nei mesi di Giugno e Luglio. Anche per questo motivo, attualmente mi tengo attivo.
Ma qual è il ciclismo più bello da vivere?
Dipende dal carattere di una persona, oltre che dalle potenziali fisiche. Se una persona è forte e ha la voglia di arrivare, allora il suo palcoscenico migliore sarà proprio il mondo delle corse. Viceversa se una persona sarà più predisposta a visitare posti nuovi e meno avvezza ai ritmi sfrenati degli allenamenti competitivi. Una via di mezzo non farebbe male a nessuno. Dosare i momenti di competizione a quelli cicloturistici e creare così un mix armonico è il vero ideale.
Aggiungo un’ultima cosa. Ogni stagione o clima ha il suo sport ideale. Lo sci in Inverno e il calcio da spiaggia in Estate. Ci sono poi sport che riescono ad essere mantenuti per più tempo: la corsa a piedi, il calcio, gli sport al coperto ecc. La bicicletta, negli ultimi tempi, grazie all’evoluzione degli abbigliamenti, è riuscita a diventare, in parte, uno sport da dodici mesi all’anno. Di natura, però, il ciclismo non è uno sport invernale, quindi, se durante l’Inverno non seguite le tabelle o non ve la sentite di uscire regolarmente come nelle altre stagioni, non c’è nulla di male. L’importante è non strafare o farne una questione di vita, perché non sono certo queste le cose importanti della vita.

sabato 20 dicembre 2008

Trieste... nel 1998 a Zulle

'98... una sfida a tre

Trieste è l’arrivo della seconda frazione. Nel 2009 una tappa in linea adatta ai velocisti, ma chi ha la memoria lunga ricorderà che Trieste ha spesso proposto una cronometro. L’ultima nel 2004 con la vittoria di Sergei Gontchar.
Sei anni prima, epilogo molto diverso, meno chilometri ma più distacchi. Ricordo che rimasi impressionato da quello svizzero che a cronometro sembrava e probabilmente era l’erede di Miguel Indurain. Alex Zulle, che a quel tempo aveva già vinto due Vuelte e un Mondiale a cronometro, era l’uomo da battere in un Giro d’Italia dal percorso misto. Nelle prime due settimane, lo svizzero dominò sia a cronometro che in salita. Quell’anno il Giro partiva da Nizza, in Francia, con un cronoprologo di 7 km che la talpa svizzera vinse puntualmente sconfiggendo Gontchar. Nei giorni successivi vivemmo la sfida fra Pantani e Bartoli sui colli liguri e non.
A Lago Laceno (sesta tappa), primo arrivo in salita, i più attesi sono ancora Bartoli e Pantani… Nessuno si aspettava che fosse proprio Alex Zulle il più forte. Rispose allo scatto di Pantani e se ne andò tutto solo verso l’arrivo guadagnando oltre venti secondi in 4 km.
Le sfide continuano, Pantani rosicchia, quando può, qualche secondo alla maglia rosa, ma per ora gli arrivi sono troppo soft per poter creare grossi distacchi.
Arriva la quattordicesima tappa e Piancavallo fa capire che Zulle è battibile. Pantani attacca e guadagna una decina di secondi su Zulle e un Tonkov in crescita. Ma il giorno successivo…
Dopo Piancavallo il Friuli ospita anche Trieste, per la famosa cronometro passata alla storia come la grande galoppata di Alex Zulle. Lo svizzero, detentore della maglia rosa, partiva per ultimo.. I migliori prima dell’arrivo degli ultimi tre (Tonkov, Pantani e Zulle) furono Gontchar, Dominguez e un sorprendente Bartoli.
Quando arriva Tonkov il ritardo è di 29” da Gontchar ma il vero uragano deve ancora arrivare: Zulle che era partito tre minuti dopo Pantani, riesce a recuperarlo e a superarlo a velocità doppia andando dritto verso il traguardo di Trieste alla media di 53,771 in 40 km non completamente piatti. Pantani finisce a 3’26” e ammette la dura sconfitta, Tonkov si salva al terzo posto a 1’22” mentre il primo dei terrestri è Gontchar a 53”.
Come prevedibile, dopo il picco di forma, Zulle cominciò giorno dopo giorno a tracollare sempre più. Nella tappa di Selva di Val Gardena, Pantani attaccò insieme a Guerini sulla Marmolada e insieme volarono verso l’arrivo guadagnando fior di minuti sui diretti avversari. Zulle perse la maglia che passò a Pantani il quale riuscì il giorno successivo a difendersi da Tonkov all’Alpe di Pampeago (vinta dal russo), dove Zulle perse altri 58”. Il capitano della Festina naufragò definitivamente nella tappa di Plan di Montecampione arrivando al traguardo con oltre mezzora. Vinse Pantani che ai meno tre dall’arrivo staccò l’unico avversario rimasto stoicamente alla sua ruota, il russo Pavel Tonkov guadagnando su quest’ultimo 57” in 2800 metri.
Due giorno più tardi, nella tappa di Lugano, dove vinse Gontchar, il pirata che in teoria doveva difendersi da Tonkov, riuscì invece a risultare il più brillante confermando la maglia rosa per l’imminente arrivo a Milano.
Fu un Giro pieno di cambi di scena, sicuramente uno dei più emozionanti degli ultimi trent’anni. Dopo la cronometro di Trieste tutto sembrava finito, probabilmente con i corridori di oggi non sarebbe successo gran che dopo lo schiaffo morale di Zulle. Tonkov e soprattutto Pantani ebbero il coraggio di movimentare la corsa dimostrando che, in un’era in cui i cronoman avevano i favori del tracciato, si poteva comunque ribaltare in pochi giorni una situazione impensabile.

Ritornando con i pensieri a dieci anni fa mi accorgo come alcune cose siano cambiate. Ad oggi non esiste uno scalatore puro, tutti sono diventati specialisti in ogni campo e in pochi eccedono principalmente in una determinata disciplina, preferendo la regolarità o il piazzamento alle emozione e le imprese. Ma il ciclismo può essere a volte anche inventato e questo sport ha bisogno più che mai di persone dalla ricca fantasia “antica”.

mercoledì 17 dicembre 2008

Vuelta a Espana 2009

GLI SCALATORI SI FACCIANO AVANTI

Dopo il Giro d’Italia e il Tour de France è stata presentata anche la Vuelta a Espana. Dopo lo scempio del 2008, quest’anno gli amici spagnoli sono riusciti a confezionare un prodotto all’apparenza migliore ma che potrebbe risultare, come quest’anno, scarsissimo nell’ultima settimana.
Si parte con un cronoprologo da Assen, in Olanda. Sembra strano ma la Vuelta partirà proprio dall’Olanda e ci rimarrà fino alla terza tappa. La quarta farà arrivo a Liegi, poi trasferimento in Spagna da cui ripartirà la “vera” corsa spagnola.
Una prima settimana per scattisti o velocisti anticiperà la cronometro di Valencia che viene alla 7° tappa con solo 30 km contro il tempo. Non è un percorso per crono man ed è meglio così.
Il primo arrivo in salita viene dopo la crono di Valencia, sull’Alto de Aitana, 205 km che cambieranno la classifica in favore degli scalatori. Il giorno dopo, Xorret de Cati, arrivo già visto con la salita dell’Alto de Xorret de Cati a pochissimi chilometri dall’arrivo. Altra tappa insidiosa.
Dall’undicesima alla quattordicesima tappa, solo salita. L’undicesima farà arrivo a Caravaca de la Cruz, una tappa che arriva in pianura ma che presenta parecchie "ampe durante il percorso. Il giorno successivo l’arrivo all’Alto de Velefique, 174 km con tre salite alte, lunghe e pericolose. La tredicesima tappa arriverà a Sierra Nevada, lunga scalata che non passerà inosservata nelle gambe dei ciclisti. Infine, la quattordicesima tappa conclude questo magnifico poker con l’arrivo a Sierra de la Pandera, quarto e ultimo arrivo in salita che servirà molto a chi ha ancora voglia di guadagnare sui rispettivi rivali. Da qui, tre tappe insignificanti prima di ritrovare un minimo di salita. La diciottesima tappa con l’arrivo ad Avila non creerà grandi distacchi, 17 km di pianura finale serviranno solo a ricompattare possibili fughe. Il giorno dopo, ultima tappa montana: Avila-Segovia, 174 km con quattro salite e l’arrivo dopo una discesa. Sarà sicuramente importante.
La ventesima tappa sarà una cronometro di 26 km, a Toledo. Solo 26 km che sommati con i 30 di Valencia e i 4,5 di Assen fanno appena 60 km di cronometro contro 8 tappe di salita.
Particolarità del percorso, nel 2009 niente Pirenei, snobbati alla Vuelta e indeterminanti al Tour de France.
Tirando le somme, un percorso per scalatori, finalmente, i passisti e i crono man non potranno contare sulle prove contro il tempo, chi avrà la forza di fare la differenza in salita sarà il vero vincitore.
Ivan Basso qualche tempo fa aveva detto che, dopo il Giro d’Italia, avrebbe puntato sulla corsa spagnola. Saprà sconfiggere quei pochi scalatori che ci sono in circolazione? Lo scopriremo vivendo.

martedì 16 dicembre 2008

Venezia... nel 1997 a Cipollini

'97... Saeco padrona

La foto qui sopra ritrae Mario Cipollini in una delle sue tante vittorie al Giro. Correva l’anno 1997 e il Giro d’Italia partiva proprio da dove partirà quello del Centenario. Undici anni fa però non era prevista una cronosquadre bensì un circuito (il circuito del Lido) da percorrere più volte per un totale di 128 km pianeggianti. Li ricordate gli altri due ciclisti che appaiono in foto dietro all’esultante Re Leone? Quello vestito di azzurro è un certo Nicola Minali (2 vittorie al Giro d’Italia), grande velocista degli anni novanta, capace di imporsi anche al Tour de France (3 tappe) e alla Vuelta a Espana (7 tappe), l’altro, vestito di giallo, è invece Endrio Leoni (4 vittorie al Giro d’Italia), un altro rivale di Cipollini di quegli anni ruggenti.
Per la Saeco il Giro iniziò bene e finì altrettanto bene. Di quell’edizione 1997 vale la pena fare un breve riassunto dei fatti più salienti...
Cipollini vinse le prime due volate ma dovette cedere la maglia rosa al russo Pavel Tonkov già alla terza tappa, la cronoscalata di San Marino. Il russo, vincitore del Giro l’anno precedente, si dimostrò in quei primi giorni il più brillante, vincendo anche sul Terminillo contro Leblanc, Pantani e Gotti.
L’ottava tappa fu scossa dall’ennesima caduta dello sfortunatissimo Marco Pantani giù dal Chiunzi. Il pirata si ritirò e la corsa proseguì con il russo Pavel Tonkov sempre in rosa. La quattordicesima tappa, quella con l’arrivo in salita a Cervinia, vide l’escalation di Ivan Gotti, fino ad ora nascosto nel gruppo, il capitano della Saeco attaccò e staccò Tonkov guadagnando 1’46” e rubandogli la maglia rosa. La sfida fra i due continuò anche nei giorni successivi, Tonkov guadagnò secondi nella cronometro di Cavalese ma in seguito alla caduta nella tappa di Falzes dovette piegarsi al ritmo di Ivan Gotti che aumentò di oltre un minuto il suo vantaggio in classifica mantenendolo sia nella ventesima tappa, quella del Tonale, sia nella tappa del Mortirolo dove la maglia rosa lasciò la vittoria al lottatore cosacco. A Milano doppia festa per la Saeco, maglia rosa a Gotti e maglia ciclamino a Mario Cipollini, autore di ben cinque successi in volata.
Arrivederci ad una nuova storia. questa immagine può ritenersi il riassunto del duello tra Pavel Tonkov e Ivan Gotti

domenica 14 dicembre 2008

Giro del Centenario 3° puntata

3° puntata: Gli ultimi cinque giorni
Blockhaus e Vesuvio gli arbitri finali
Martedì 26 Maggio ci sarà il secondo giorno di riposo prima di entrare nella parte finale del Giro d’Italia. Mancano solo cinque tappe ma la classifica sarà sicuramente già strutturata in modo determinante.
La 17° è la tappa più atipica del Giro. Un chilometraggio ridotto (79 km) di cui i trenta finali tutti in salita. Sappiamo che le tappe di montagna corte sono quelle che possono fare più disordini. Così potrebbe essere la Chieti-Blockhaus, quarto arrivo in salita lungo un passo duraturo e dalle pendenze aspre (6,5% medio). Sarà determinante, una vera botta ulteriore per una classifica già deteriorata dal Petrano.

La tappa successiva con arrivo a Benevento sarà invece la settima possibilità per i velocisti di imporsi. 181 km da Sulmona a Benevento, anticiperà il quinto e ultimo arrivo in salita, quello che da Avellino porterà i superstiti sul Vesuvio. Il Vesuvio è lungo 12 km con una pendenza media del 7,4% e viene affrontato dopo venti giorni di corsa. Se la situazione era chiusa potrebbe anche riaprirsi qui, nulla è scontato se ad attenderti c’è una salita con queste pendenze. Una tappa fantastica e anch’essa atipica, lunga 164 km e che terminerà a pochi metri dal cratere del vulcano. E' l’ultima tappa di salita. Di fatto, il Giro finisce qui. Il 30 Maggio ci sarà la fatidica tappa di trasferimento che dalla Campania porterà ad Anagni, con tanto di circuito finale adatto agli scattasti. Tutto ciò come antipasto della cronometro finale del 31 Maggio che avrà atto nella capitale italiana, Roma. Ma sarà più una minicrono che non una tappa importante. 15 km cambieranno praticamente nulla nella classifica. L’arrivo della crono sarà collocato lungo la via dei Fori Imperiali da cui possiamo notare gli scavi romani oltre al bellissimo Colosseo. Un finale spettacolare e che richiama al passato, come del resto molti luoghi della corsa rosa, a partire da Venezia, la città bella, famosa e decadente che aprirà il Giro 12 anni dopo quella volata tricolore di Mario Cipollini.
Ed è proprio del passato del Giro d'Italia che voglio parlare nelle prossime settimane.
A presto.

Giro del Centenario 2° puntata

2° puntata: Dalle Alpi agli Appennini
E la super crono da 61 km!
Luned’ 18 Maggio ci sarà il primo riposo e il trasferimento da Milano a Cuneo. Da qui, Martedì 19 Maggio si avvierà una tappa che in passato fu opera di epici azioni del grande Fausto Coppi. Ma la Cuneo-Pinerolo (250 km), quanta differenza potrà fare in questo ciclismo moderno fatto di poca fantasia e molta logica?! In duecentocinquanta chilometri le salite saranno ben cinque. Da Cuneo si scalerà il Colle della Maddalena, lungo ma molto pedalabile. Da qui discesa e salita sul Col de Vars, 14 km al 5,7% di pendenza. Di questo colle solo gli ultimi cinque saranno selettivi visto che le pendenze non scenderanno del 7%. Fatto il Vars, discesa e scalata a Col de l’Izoard, 16 km durissimi al 6,9% di pendenza media. Sarà la salita più dura della giornata ma arrivati in cima mancheranno ancora due passi e ben 110 km all’arrivo. Chi sarà così folle da provare un’azione da così distante? Forse Pantani ci avrebbe fatto un pensierino. Ma visto che di pirati attualmente in gruppo ce ne sono pochi, dubito nel ciclismo eroico.
Scesi a Briancon si scalerà il Monginevro, 8 km al 6,4%, tutto sommato pedalabile e che anticiperà l’ultimo passo di giornata, il Sestriere lungo 14 km al 5,9% di pendenza media. Il Sestriere non è selettivo, se ci sarà davvero selezione quella sarà fatta dal numero dei chilometri percorsi, fino a qui quasi duecento. Possono pesare ma dalla cima del Sestriere ci aspettano 55 km (!!!) di discesa e pianura prima dell’arrivo a Pinerolo. E probabilmente questo finale rovinerà l’intera tappa facendo ricompattare il gruppo dei migliori e annullando eventuali fughe da lontano. Insieme al circuito di Milano, seconda tappa criticabile.



Il giorno successivo al tappone franco-piemontese si scende verso la Liguria, con una tappa apparentemente innocua (Torino-Arenzano 206 km) ma che presenta le sue insidie a venti km dall’arrivo. Il finale sarà pericoloso solo in caso di pioggia, di fatto il Passo Turchino non potrà selezionare più di tanto il gruppo. Sarà la quinta possibile tappa per velocisti ma dovranno conquistarsela controllando gli scattisti.
21 Maggio, arriva la prima cronometro: Sestri Levante – Riomaggiore, più conosciuta come la terribile cronometro delle Cinque Terre. 61 km di cronometro con ben sue passi da scalare nel mezzo. Sarà sicuramente un impegno importante per chi vuole vincere il Giro d’Italia, chi fallirà qui dovrà lasciare i sogni di gloria. Non è una cronometro per passisti bensì premierà chi sa viaggiare in salita e impostare le curve in discesa. Due passi, il Passo del Bracco 15 km al 3,8% e il Passo di Termine, 7,7 km al 6,4% medio. Sommando il tutto, 22 km di salita, in poche parole una delle cronometro più dure di tutta la storia del Giro d’Italia.
La tappa successiva, la 13°, sarà invece dedicata ai velocisti. Dopo la cronometro del giorno precedente molti saranno abbastanza stanchi e questa è una delle poche tappe dove si può rifiatare. Da Lido di Camaiore a Firenze, tappa Toscana di 150 km, dedicata fra l’altro a Gino Bartali.
Ma Sabato 23 Maggio si ricomincerà a fare sul serio con la tappa di Bologna. Una tappa che potrebbe anche non cambiare la classifica ed essere più adatta alle fughe, ma quello strappo finale prima dell’arrivo sarà determinante: 2 km al 10,8% medio (!), una vera muraglia che potrebbe far perdere più di trenta secondi a chi non ne avrà più. Infatti, prima del muro finale di San Luca, la tappa avrà ben 4 ascese appenniniche, il Passo Collina, il Valico di Mediano, Valico di Tolè e Mongardino. Domenica 24 Maggio una tappa già vista nel 2003, Forlì-Faenza, 159 km e tutto un su e giù snervante. Ben sei salitelle e il Passo del Trebbio a poco più di venti chilometri dall’arrivo. Cinque anni fa, proprio in una tappa come questa, Gilberto Simoni conquistò la maglia rosa. Vedremo se anche il prossimo anno darà sfogo ad un attacco azzardato.
Dopo Faenza si arriva al terzo arrivo in salita. Pergola-Monte Petrano 237 km con il Monte Nerone 13 km al 7,2% e il Monte Catria prima della durissima ascesa finale al Monte Petrano. Il Monte Petrano è lungo 10 km con pendenze medie del 7,8% e dopo 237 km sarà devastante, non soltanto per la classifica. La 16° tappa si merita il premio come la più dura del Giro d’Italia 2009. Si salvi chi può…

sabato 13 dicembre 2008

Giro del Centenario 1° puntata

1° puntata: da Venezia a Milano
Una prima settimana da uomini duri!
Il nuovo Giro d’Italia ha avuto vita. Apro la lunga saga dedicata alla corsa del Centenario, analizzando percorso e quanto altro possibile.
Un Giro a primo occhio davvero duro, poco spazio per i velocisti e più per gli outsiders o uomini di classifica.
Inizio con le primissime tappe. La corsa scatterà dal Lido di Venezia con una cronosquadre di 20 chilometri, Sabato 9 Maggio. E’ completamente piatta e nemmeno troppo lunga, probabilmente non creerà distacchi rivelanti.
Il giorno dopo, da Jesolo si avvierà la seconda frazione, lunga 156 km e che farà arrivo a Trieste. E’ la prima tappa delle poche dedicate ai velocisti.
Lunedì 11 Maggio sarà la volta di Grado-Valdobbiadene, 200 km con uno strappo a venti chilometri dall’arrivo. Sulla carta i favoriti sono i velocisti, verrà assegnata la prima maglia verde (miglior scalatore) a chi transiterà per primo sulla breve ascesa a pochi chilometri dall'arrivo.
Arriviamo a Martedì 12 Maggio. Primo arrivo in salita ma come ho già scritto qualche giorno fa, non sarà una tappa durissima. Da Padova ci si avvierà verso Feltre, da qui la scalata di Croce d’Aune, una salita di 8 km e con una pendenza media del 7,8%. La salita più dura della giornata ma troppo lontana dal traguardo. Scalato il Croce d’Aune ci si avvierà verso Fiera di Primiero e quindi la salita finale verso San Martino di Castrozza, nulla di troppo proibitivo e probabilmente non creerà ampli divari. E’ comunque il primo arrivo in salita e quindi molto atteso dai ciclisti e gli appassionati.

Mercoledì 13 Maggio ci sarà la seconda giornata consecutiva di salite. E’ una tappa molto breve e che non presenta praticamente nessuna salita prima dell’ascesa finale verso l’arrivo. Da San Martino di Castrozza ci si avvia verso la cima del Passo Rolle per poi scendere man mano dapprima a Predazzo e poi a Bolzano. A questo punto ci si dirigerà verso Prato all’Isarco dove si comincerà a scalare l’Alpe di Siusi. La salita inizierà per sette chilometri toccando anche il 9% di pendenza, poi, arrivati a Fiè ci sarà un lungo falsopiano di 8 km che porterà sino a Siusi. Da questo punto ricomincia la salita, questa volta in modo più prepotente. 10 km quasi sempre sopra il 7% e con pendenze anche del 9,5 %. Sarà di fatto un banco di prova importantissimo per chi vuole vincere il Giro d’Italia.
La prima settimana, come possiamo notare, è già incisiva. Francamente non ricordo di aver visto negli ultimi anni una prima settimana così selettiva.


Il 14 Maggio ci sarà il primo sconfinamento al di fuori del nostro paese. Da Bressanone a Mayrhofen, 242 km con due salite nella parte finale. Una tappa assolutamente fuori portata per i velocisti, sarà invece la classica giornata da fughe da lontano.
Il giorno successivo altra tappa dai lunghi chilometri, ben 244 ma che non presenta troppe fatiche lungo il percorso. Da Innsbruck si sconfinerà anche in Svizzera prima di iniziare la discesa del Passo del Maloja che porterà a Chiavenna. Una tappa per velocisti con un finale in discesa.
Sabato 16 Maggio l'ottava frazione, da Morbegno a Bergamo. Vi ricordate Simoni e Garzelli due anni fa? Il finale sarà simile, passando prima per Bergamo alta dove qualcuno potrebbe lanciarsi. Sarà una tappa da outsider, i molti saliscendi che ci saranno lungo il percorso potrebbero tagliare fuori i velocisti. Attenzione ai colpi di mano.
Infine arriviamo all’ultima tappa della prima settimana, la nona, la più facile e quella che mi piace meno. Possibile che non avevano idee migliori che fare un otto giri intorno a Milano? Ad ogni modo, questa sarà la quarta tappa per velocisti e al 99,9% si avrà un volatone di gruppo generale dopo alcune ore di tanta noia.
Riassumendo, una prima settimana molto dura. Due arrivi in salita, solo quattro tappe su nove per velocisti ma che presentano anch’esse le loro insidie. Arrivati a Milano, in vista del primo riposo, avremo una classifica già abbastanza tirata, ma il bello deve ancora arrivare…

mercoledì 10 dicembre 2008

Girbecco, la nuova mascotte



Il Giro d'Italia dopo quasi un decennio cambia mascotte e sceglie un animale che ha queste doti: la caparbietà, l'impegno, l'onestà, la velocità, la forza e il coraggio.
Sarà lo stambecco il nuovo simbolo del Giro, dopo anni e anni di ghiro d'Italia. Ho visto il disegno e devo dire che fa una bella figura, anche se Girbecco è un nome non proprio orecchiabile da sentire, ma va bene lo stesso.
Intanto la data della presentazione del Giro del Centenario si avvicina. Sabato pomeriggio, ore 16:45 su Rai3. Quando vale la pena guardare la televisione...
Una volta svelato il percorso dedicherò ampio spazio su questo blog al Giro del Centenario, valutando e descrivendo le tappe, i momenti più interessanti e quelli meno azzeccati.
A Sabato.

venerdì 5 dicembre 2008

Il finale della IV tappa del Giro d'Italia

IV tappa: gli ultimi 53 km

clicca sull'immagine per ingrandire

Questo sarà il finale della quarta tappa del Giro d'Italia. Prima frazione in salita, non durissima, ma neanche facile. La prima salita è Croce d'Aune da Pedavena. Una salita che appare nei primi due chilometri dura ma che ben presto spiana immergendosi nel tratto boschivo e dai lunghi rettilinei che porteranno dopo otto chilometri in cima al passo che misura poco più di mille m.
Si staccheranno in pochi, al limite servirà come trampolino per chi vuole scappare dal gruppo e provare ad anticipare i big prima dell'arrivo. Improbabile come ipotesi. Fatto il passo Croce d'Aune discesa e falsopiano di 16 km che porterà ai piedi del Passo Rolle. C'è da dire che, come pendenze, il Passo Rolle è più facile di Croce d'Aune, si, ma più lungo. Solo questo fa la differenza. Croce d'Aune ne misura 8, il Rolle 20. Ma l'arrivo è collocato a San Martino di Castrozza è quindi il Rolle si riduce a 13 km con pendenze mai sopra il 7%. Che tappa sarà quindi? Chi si aspetta grandi distacchi si sbaglia di grosso. E' più probabile un arrivo allo sprint con un gruppo di almeno sei ciclisti. Gli staccati non perderanno molto. Sarà quindi una tappa dolomitica in miniatura, non più difficile di arrivi quali Montevergine, Monte Sirino o affini, tanto per fare qualche esempio di salite della prima settimana. Favorito? Dipende da come sarà affrontata la salita. Cunego. Difficilmente perderà contatto e più facilmente potrà vincere un eventuale sprint. Armstrong e Basso si guarderanno, è ancora troppo presto per fare fuochi e fulmini su una salita che, come già detto, non consentirà alti distacchi. Non ci resta che aspettare poco più di una settimana per sapere il resto.

lunedì 1 dicembre 2008

La legge non è uguale per tutti

1 anno x Sella
2 anni x Riccò e Kohl

Non è uguale per tutti perchè le squalifiche antidoping sono a dir poco grottesche, da sempre. Emanuele Sella è stato squalificato un anno in seguito alla positività all'Epo-Cera, la stessa di Riccò e Kohl. Ma Sella che ha collaborato si è preso un solo anno di squalifica, mentre Kohl e Riccò se ne sono presi due perchè non ritenuti del tutto collaborativi.

Secondo me questo non è giusto, sono distinzioni troppo grandi... Al limite, per chi collabora sul serio, si scalano un 5-6 mesi, non 12.

Così non va bene.

mercoledì 26 novembre 2008

Il ritorno di Vdb

Come la fenice, anche Franck Vandenbroucke vorrebbe rinascere dalle ceneri di una carriera da anni anonima ed arida di risultati.
Chi è stato Vandenbroucke? Vandenbroucke è stato per brevissimo tempo un fenomeno senza rivali, capace di vincere corse di un giorno, giri brevi e tappe nei grandi giri. Un grande fuoco destinato a bruciarsi in poco tempo.
Vandenbroucke da quanto è forte passa direttamente nei professionisti senza correre nei dilettanti, è la Lotto a dare fiducia al giovane belga, era il 1993.
Nel 1996 passa alla Mapei, squadrone degli anni novanta dove sono passati quasi tutti i più forti corridori. Qui Vandenbroucke si fa conoscere meglio grazie alla vittoria nel Giro del Mediterraneo. Anche al Tour de France del 1997 lo vediamo spesso inserito in varie fughe, senza però acchiappare la vittoria. Ma il giovane belga ha tempo, è nato nel 1974 e ha solo 23 anni…
Nel 1998 arrivano le prime vere vittorie di prestigio. Vince il Giro di Vallonia, la Parigi-Nizza (giro breve che vincono solo i grandi) e la classica di un giorno, la Gand-Wevelgem. Da segnalare il secondo posto alla Fleccia Vallone e il sesto alla Liegi-Bastogne-Liegi.
Vandenbroucke è un vulcano che potrebbe esplodere da un momento all’altro, non sappiamo ancora i suoi limiti, sappiamo solamente che può diventare un predatore poliedrico in ogni campo. Nel 1999 passa dalla Mapei alla Cofidis, qui vivrà l’anno di apice assoluto a soli 25 anni. Si piazza secondo al Giro delle Fiandre, 4° alla Parigi-Nizza vincendo una tappa e settimo alla Parigi-Roubaix.
Vince una classica belga dalla grandissima importanza, la Liegi-Bastogne-Liegi, la Omloop Het Volk, poi durante l’Estate si presenta alla Vuelta a Espana e si dimostra competitivo in tutte le specialità, comprese salita e cronometro. Conclude 12° in classifica finale portandosi a casa due tappe e la classifica a punti. Viene segnalato come il favorito principale in vista dei Campionati del Mondo a Verona ma cade e si rompe il polso. Nonostante l’incidente rimane nel gruppo dei migliori non potendo però rispondere all’attacco di Freire Gomez negli ultimi metri concludendo settimo. A fine stagione è terzo nella classifica di Coppa del Mondo e nella Uci.
L’anno seguente è uno dei più attesi ma vivrà una stagione da dimenticare. Sarà l’inizio del tracollo. Inesistente nelle classiche, il nostro raccoglierà solo un secondo posto al campionato nazionale del Belgio prima di disputare un Tour de France anonimo.
Nel 2001 ritorna a correre per una squadra italiana, la Lampre di Camenzind e Simoni ma vivrà un’altra stagione senza successi, cambiando presto casacca e passando di nuovo in un team fiammingo, la Domo-Farm Frites dove vincerà solo una corsa di secondo piano: Prix d'Erpe-Mere.
Nel 2003 la Domo diventa Quick Steep e si ritrova nella squadra di Paolo Bettini, nuovo uomo di punta delle classiche. Per Vandenbroucke solo piazzamenti in una stagione che aveva trovato buone speranze al Giro delle Fiandre (secondo dietro Van Petegem).
L’anno successivo approda in Italia, alla Fassa Bortolo, ormai trentenne e lontano dai momenti d’oro di una carriera che non trova più una vera luce. Sesto alla Parigi-Nizza, settimo alla Fleccia-Vallone, sedicesimo e diciottesimo rispettivamente alla Liegi e all’Amstel Gold Race. Un tempo le avrebbe vinte a mani basse.
Da questo momento nessuna squadra di rilievo darà più fiducia al belga il quale farà parlare di sé soprattutto per la sua lunga depressione che lo porterà lontano dai risultati di rilievo.
Mr Bookmaker, Unibet.com, Acqua & Sapone, tutte squadre che cambia dal 2005 al 2007 senza raccogliere praticamente nulla sul campo.

Ma Franck Vandenbroucke ritorna, è notizia di oggi il suo passaggio alla Cinelli nella quale il nostro gioca l’ultima carta a 34 anni, dopo molti anni bui nei quali ha tentato anche di farla finita, questa volta però la voglia di rialzare la testa e chiudere con il mondo del ciclismo in modo dignitoso, da campione, se davvero lo era.

sabato 22 novembre 2008

Cassani in ricognizione a San Martino di Castrozza


Ecco i primi rumor a riguardo della tappa con arrivo a San Martino di Castrozza comparsi ieri sul Gazzettino:

Il ciclista commentatore Rai Davide Cassani in zona con troupe e telecamere

Il Giro d'Italia scalerà Croce d'Aune La corsa "rosa" ritorna feltrina

Il Giro d'Italia passerà di nuovo a Feltre e non è detto che i girini scalino anche il Passo Croce d'Aune prima di arrivare a San Martino di Castrozza.

Dopo l'annuncio che la corsa rosa l'11 maggio farà tappa a Valdobbiadene, la speranza che il Giro passasse ancora per le strade del Feltrino si stava facendo largo tra gli appassionati di ciclismo. Soprattutto nel primo anno di partecipazione del sette volte vincitore del Tour, Lance Armstrong e dell'attesissimo rientro nelle competizioni del campione Ivan Basso. Da ieri la speranza è qualcosa di più concreto, quasi una certezza che sarà rivelata solo il 13 dicembre con la presentazione ufficiale del Giro del centenario nel teatro La Fenice di Venezia. L'altra sera, infatti, Davide Cassani, ex-maglia azzurra del ciclismo italiano e ora commentatore Rai durante il Giro d'Italia, ha fatto tappa a Feltre. È andato a trovare l'amico Ivan Piol, organizzatore della Gran Fondo Sportful e di Castelli24h, la maratona cui il commentatore Rai ormai ha preso parte almeno quattro volte. Una presenza non casuale, visto che ieri mattina Cassani è stato visto prima a San Martino con una troupe della Rai e poi in sella alla sua bicicletta lungo la salita di Passo Rolle, seguito dalla telecamera. Considerato che voci ormai insistenti danno per certo che il Giro arriverà all'Alpe di Siusi, non è escluso che ci sia una tappa che prima arriva a San Martino e il giorno dopo sull'Alpe di Siusi. Ma da Valdobbiadene a San Martino il passaggio per Feltre pare quasi obbligato e i bene informati danno per certo che prima di arrivare in Primiero i girini dovranno scalare una montagna leggendaria. E nel loro cammino una salita divenuta leggendaria grazie a Tullio Campagnolo è proprio Passo Croce d'Aune. In sostanza i corridori del Giro percorreranno a ritroso la salita che gli amatori ogni terza domenica di giugno fanno come ultima fatica della Gran Fondo.

venerdì 14 novembre 2008

Fantaciclismo: ipotesi sul finale della IV tappa

Manca un mese alla presentazione ma qualcuno è già stufo di aspettare. Una volta almeno lo presentavano ai primi di Novembre, ora invece a metà Dicembre ma va bene lo stesso, evidentemente vogliono fare le cose in grande e il percorso non sarà ancora disegnato del tutto.
Raccogliendo fonti (non per forza attendibili), si possono già immaginare varie cose:

1. Si parte da Venezia
2. La seconda tappa arriva a Trieste
3. La terza a Valdobbiadene con tanto di circuito finale
4. Il Giro conclude a Roma con una cronometro
5. Prima Alpi e poi Appennini

e via così...

L'ipotesi che propongo è inerente alla quarta tappa, quella con arrivo a San Martino di Castrozza (in teoria).
A sentir parlare, non sarà una tappa sfruttata al massimo, essendo la quarta, l'opzione andrebbe su un percorso non troppo impegnativo: val agordina e la via più facile delle Forcelle. La via più facile è il Forcella Franche, salita corta e pedalabile che anticipa il lungo falsopiano che porterà dapprima a Gosaldo e poi nei brevi chilometri del Passo Cereda. Da qui, discesa verso Tonadico e Fiera di Primiero prima dell'arrivo a San Martino di Castrozza.
Ecco quindi come dovrebbero essere gli ultimi chilometri della quarta tappa:

Ovviamente sono solo supposizioni, però fare un pò di ipotesi prima che sia presentato il Giro d'Italia, è divertente per confrontare eventuali errori o "azzeccature" una volta svelato il tutto.

giovedì 13 novembre 2008

Fu vergognoso


Facciamo ordine sulla vicenda Simeoni-Armstrong che in questo decennio ha sicuramente infiammato le polemiche e che (forse) sta giungendo ad un termine.
La questione diventa famosa al grande pubblico in seguito ad un grave fatto accaduto nelle strade del Tour de France, precisamente il 23 Luglio 2004 nella tappa che da Annemesse portava a Lons le Saunier.
Una tappa insignificante, a due giorni dal termine e con una classifica già chiusa a favore di Lance Armstrong per la sesta volta. E’ uno di quei giorni in cui vanno in fuga una manciata di corridori, il gruppo lascia fare e morta lì. Questa volta no!
Nella fuga ci sono 6 ciclisti: Flecha, Joly, Garcia Acosta, Fofonov, Mercado e Lotz. Dal gruppo attacca un altro corridore, l’italiano Filippo Simeoni della Domina Vacanze (l’allora squadra di Cipollini).
L’italiano cerca di recuperare quei 40” di svantaggio ma colpo di scena, lo raggiunge da dietro Armstrong il quale si mette alla sua ruota e senza collaborare rientra sui sei davanti. La fuga prende 1’50” di vantaggio e a quel punto nel gruppo comincia a lavorare la T Mobile di Ullrich e Kloden.
Armstrong dice che con Simeoni la fuga sarà ripresa e così dopo essersi beccato insulti dai colleghi, l’italiano è costretto a rialzarsi e farsi riprende dal gruppo insieme al texano.

«Mi hanno colpito le parole di Armstrong, che è venuto a riprendermi e ha detto ai miei compagni di fuga di farmi rialzare - gli occhi di Simeoni diventano più stretti nel ricordo di quei momenti -. Ha impedito che continuassi la fuga e dopo mi ha minacciato: "Hai sbagliato a parlare contro Ferrari (uno dei consulenti della preparazione del texano, ndr) e hai sbagliato a querelarmi. Io ho soldi e tempo e tanti avvocati a disposizione. Io posso distruggerti".
<
La notizia fa il giro del mondo, si creano due schieramenti, chi da ragione al tiranno in maglia gialla e chi invece all’italiano della Domina Vacanze.
Due giorni più tardi, il 25 Luglio, si arriva alla conclusione del Tour de France. Si corre l’ultima delle venti tappe francesi, quella con l’arrivo a Parigi.
Per quattro volte Filippo Simeoni prova a prendere il largo ma per quattro volte verrà stoppato dai gregari di Armstrong, con tanto di ingiurie da parte di Ekomov (uno dei “vassalli” del texano) contro l’italiano.

<Al Tour, Armstrong ha impedito che continuassi la fuga e dopo mi ha minacciato. "Hai sbagliato a parlare contro Ferrari e a querelarmi. Io ho soldi, tempo e tanti avvocati. Posso distruggerti".
Storia triste, è solamente la parentesi più famosa dell’intera “trama” di una lunga controversia cominciata il 12 Dicembre del 2001 quando al tribunale di Bologna si apre il processo a carico del medico, preparatore di numerosi corridori. L' accusa: somministrazione di prodotti farmaceutici pericolosi per la salute degli atleti, esercizio abusivo della professione di farmacista, commercio di sostanze alimentari nocive, frode sportiva.
Qualche mese più tardi, il 12 Febbraio 2002, Filippo Simeoni accusa Ferrari. «Ho assunto Epo su indicazioni del dottor Ferrari. Avevo cominciato ad assumere Epo già nel 1993. Il mio rapporto col dottor Ferrari è cominciato nell' ottobre 1996 ed è finito nel novembre 1997. La prima visita avvenne nella sua abitazione di Ferrara. Nel ' 97 Ferrari mi indicò i prodotti da prendere per migliorare potenza e resistenza. Più avanti, mi parlò di ormoni per recuperare energie. Per evitare problemi all' antidoping mi aveva detto di utilizzare l' Emagel (fluidificante) la mattina dei controlli e l' albumina umana al 5% la sera prima».
L’anno successivo, il 16 Aprile 2003, Armstrong interviene in difesa di Ferrari, consulente della preparazione: «Simeoni è un bugiardo». L’11 Luglio dello stesso anno Simeoni querela Armstrong per diffamazione.
Tutto ciò prima di quel 23 Luglio 2004, nel giorno in cui Lance Armstrong, il “boss”, impedisce a Simeoni di prendere parte ad una fuga.
Come è finita la storia? Il dottor Michele Ferrari venne assolto da ogni accusa nel Maggio del 2006. Ma quest’ultima cosa, lasciatemela dire, non cancella tutto quello che può esserci stato dietro a questo caso.

ps.
La stampa internazionale ha spesso associato numerosi nomi di spicco del mondo ciclistico al dottor Ferrari, fra i più famosi: Moreno Argentin, Giorgio Furlan, Eugeni Berzin, Gianni Bugno, Tony Rominger, Abraham Olano, Claudio Chiappucci, Ivan Gotti, Mario Cipollini, Eddy Mazzoleni, Paolo Savoldelli, Levi Leipheimer, Axel Merckx, George Hincapie, Floyd Landis, Patrik Sinkewitz e Alexandre Vinokourov. Non tutti santi.

Molte verità...

Ho trovato questo video su youtube. Si parla del mondo professionistico e del doping. Chi parla oggi non c'è più. Si chiamava Valentino Fois e aveva solo 34 anni.

Copio e incollo anche un'intervista molto interessante a Valentino Fois risalente a un anno fa...

BERGAMO, 14 settembre 2007 - "E’ anche per colpa del ciclismo se sono ridotto così, ma senza ciclismo non so stare". Valentino Fois è seduto al tavolino di un bar nel centro di Bergamo. Pochi metri più in là c’è la redazione locale del "Giorno" nella quale lunedì sera l’ex corridore bergamasco si è introdotto per rubare due vecchi computer portatili. Una bravata che gli è costata una condanna a 100 giorni di reclusione, tramutati in una pena pecuniaria di 4 mila euro. Valentino era un talento e come tanti talenti si è fatto tentare dal diavolo doping, finendo poi schiacciato dagli "effetti collaterali". A vederlo ora, sembra il Fois di una decina di anni fa. Forse un po’ smagrito, ma elegantissimo. Giacca e cravatta, pantalone gessato, la faccia bella da sciupafemmine. Ma basta guardargli il sorriso forzato, gli occhi velati di tristezza, per capire che dentro quel vestito firmato c’è un ragazzo di quasi 34 anni che lotta con una sofferenza che lo sta devastando.
Fois, partiamo dalla brutta storia del tentato furto.
"Lunedì sono tornato a bere dopo tanto tempo e il cocktail con gli ansiolitici mi ha mandato in confusione. Sono entrato nell’ufficio, mi sono nascosto in bagno, poi ho cercato di scappare con i computer. E’ stata una cazzata, ma non ho fatto un’ora di carcere e ho trovato un giudice comprensivo".
Lei è malato?
"Ho problemi di depressione e ansia, sono in cura in un centro tossicologico di Parma".
Da che cosa sono originati i suoi problemi?
"Dalla squalifica di tre anni per doping presa nel 2002, quando correvo nella Mercatone Uno con Pantani".
Nel ’98 era già stato fermato per un anno per essere stato trovato positivo al Giro di Svizzera e al Giro di Polonia. Che sostanze prendeva?
"Prendevo, anzi, mi davano il DHEA, che serve a stimolare la produzione di testosterone endogeno. Eppoi... E’ inutile fare l’elenco. Prendevo quello che prendevano tutti. E se qualcuno nega, è bugiardo. Dovevamo scendere a compromessi".
Eppure non ne aveva bisogno. E’ diventato professionista nel ’96 ed era considerato un ottimo scalatore.
"Avevo appena vinto il tricolore dilettanti e dominato il Giro della Valle d’Aosta. Avevo fatto grandi cose anche nella Mtb. Sono arrivato al professionismo pulito. Pulitissimo. Vincevo perché ero forte. Ero, e mi sentivo, il numero uno al mondo".
Allora perché ha ceduto alla tentazione del doping?
"Il mondo del ciclismo, fino allo scandalo Festina del ’98, era una schifezza. Gestivano tutto medici e direttori sportivi. Poi le cose sono un po’ migliorate, ma non metterei la mano sul fuoco su alcun corridore di oggi. Chi vince, una settimana dopo è già nella polvere".
C’è qualcuno del ciclismo che l’ha aiutata?
"Soltanto uno. E’ un mondo falso e ipocrita. No, preferisco restare con i miei problemi piuttosto che avere a che fare con persone finte. Ho la mia famiglia e un amico vero, Pavel Tonkov, vincitore del Giro d’Italia ’96. Abito da lui a Madrid per sei mesi l’anno, fa il procuratore e forse mi aiuterà a tornare a correre. Altrimenti lavorerò nell’albergo che aprirà a Cordoba".
E lei vorrebbe tornare in quel ciclismo che considera causa dei suoi problemi?
"Non ho mai smesso di allenarmi, 3-4 ore ogni giorno. Durante la squalifica ho partecipato anche ad alcune Granfondo, vincendone 14 su 16, poi mi hanno fatto sentire indesiderato anche lì. Mi mancano le corse".
Ha preso altre droghe?
"Ho provato la cocaina. Ma non sono tossicodipendente. Sono soltanto un ragazzo debole".
Attualmente che cosa fa?
"Non lavoro. Ma studio: filosofia, psicologia, so tutto delle religioni orientali".
Li sa i pettegolezzi che girano sul suo conto?
"Che sono stato l’amante di Inzaghi, che rifornivo di coca Vieri. Balle. Conoscevo Pippo e Bobo perché giocavano nell’Atalanta e frequentavamo gli stessi locali. Stop. Non li vedo né sento da anni".
Non ha paura di fare la stessa fine di Pantani?
"Ho vissuto da vicino il dramma di Marco e posso dire di non aver mai raggiunto il suo livello di disperazione".
A un ragazzino che comincia a correre che consigli darebbe?
"Di ragionare con la propria testa, senza farsi travolgere dal sistema. Io mi rimprovero di non aver dato il meglio nel mio lavoro, mi piacerebbe poter recuperare".

Ancora addio Valentino.

domenica 26 ottobre 2008

Basso è tornato




























E’ ritornato Ivan Basso, l’ultima volta che aveva preso parte ad una corsa ciclistica era nella Primavera del 2007. E’ passato molto tempo ma a differenza di altri il varesino non ha mai smesso di fare la vita da ciclista e non è facile allenarsi con costanza se non si hanno impegni durante la stagione. Basso ha simulato grandi giri, tappe di montagna (ad Agosto si è fatto il percorso della Dolomiti Stars), simulazioni di cronometro e quant’altro possa servire per mantenere la gamba da professionista. In poche parole, non è andato in depressione e rimboccandosi le maniche ora è qui ed è uno dei favoriti del Giro del Centenario. La Liquigas gli ha dato fiducia e probabilmente è stata una mossa di mercato azzeccata.
Si parlava di ritorno e difatti il nuovo capitano della Liquigas ha disputato una corsa proprio oggi, precisamente nel “sol levante”, la Japan Cup, corsa asiatica di livello non alto ma pur sempre un test importante per Basso, il quale nemmeno si ricordava più cosa volesse dire pedalare con il numero attaccato sulla schiena. Il responso è subito positivo.
Ha vinto Damiano Cunego, come prevedibile, ma Basso non è stato fermo, anzi, coraggiosamente ha attaccato nel penultimo giro selezionando il gruppo e all’ultima tornata a riattaccato per la seconda volta andando via insieme a Cunego lungo la salita più dura. Dopo l’ascesa è rientrato l’ex campione d’Italia Visconti, seguito da Agnoli ma nello sprint finale è stato Cunego ad avere la meglio su tutti. Secondo Visconti, terzo Basso che conferma di essere preparato per ripartire. “Ora posso affrontare l’Inverno col sorriso”, ha concluso il varesino.
Possiamo proprio dire che è tornato a tutti gli effetti. Gli avversari sono avvisati.

sabato 25 ottobre 2008

Mont Ventoux 2000

Il racconto di quella giornata




























Le Mont Ventoux 2000, penultima volta che il gigante fu inserito come arrivo del Tour de France. Era il 13 Luglio di oltre otto anni fa e la corsa aveva scoperto un nuovo padrone. Nell’anno x della tanto aspettata sfida tra Pantani-Ullrich-Armstrong, gli organizzatori hanno pensato bene di bilanciare la corsa al meglio: oltre alle cronometro ci sono anche le salite.
Ma Pantani non è più Pantani, ce ne siamo accorti il 10 Luglio ad Hautacam, in una fredda giornata di pioggia le prime carte sono state messe sul tavolo e il responso è negativo: cinque minuti persi dal texano. Nemmeno Ullrich non sembra più quel giovanotto del 1997 che faceva il bello e cattivo tempo con il suo pedalare in modo potente: oltre tre minuti lasciati al texano. La forza di Armstrong ad Hautacam ha reso Ullrich e Pantani piccini e battibili. Di fatto il Tour appare semi chiuso visto che l’americano amministra già quattro minuti sul secondo (Ullrich) dopo dieci tappe.
I giorni passano e arriva la tappa del Ventoux, salita nota per il repentino cambiamento climatico e soprattutto l’assenza di vegetazione in quota.
Quando comincia l’ascesa finale le cose sembrano mettersi ancora male per il pirata, grande atteso di giornata per la rivincita. Si stacca sotto il ritmo asfissiante della Banesto e rimane a bagnomaria proprio come non era abituato a fare quando la strada saliva. Ma da grande campione, ai meno 6 dall’arrivo riacciuffa il gruppo dei migliori dove ci sono Ullrich, Botero, Beloki, Virenque ed Heras, oltre ovviamente alla maglia gialla Lance Armstrong.
Neanche il tempo di rientrare e accodarsi a qualcuno che il pirata parte subito all’attacco seguito da Roberto Heras. Sarà il primo di una lunga serie di attacchi emozionanti.
La vegetazione oramai non c’è più ma lo scalatore di Cesenatico sembra esserci a tutti gli effetti, nonostante non sia in condizione super. Sebbene non prenda il largo, Pantani continua imperterrito a tenere alta l’andatura, Heras è già stato ripreso dal gruppetto trainato da Jan Ullrich mentre la maglia gialla, per ora, sta a guardare. Il primo a cedere è Virenque, la presenza del capitano della Mercatone Uno lo ha fatto saltare del tutto e prosegue spalleggiando con il suo ritmo cercando di limitare i danni.
Si vede che la situazione sta per esplodere, il secondo scatto del pirata allunga il gruppetto ma non si stacca nessuno, anzi, i nostri si studiano, specialmente Ullrich che invece di guardare in avanti continua a voltarsi nervosamente cercando il cambio da qualcuno e facendo venire a galla il suo momento non ottimale.
Pantani rimane a centro gruppo per un paio di metri poi riparte per la terza volta, questa volta più convinto dei suoi mezzi. I cinque stanno a guardarsi, il texano parla all’auricolare, evidentemente chiede lumi su come muoversi. Poco dopo si muove Santiago Botero, la rivelazione di questa giornata, il quale, con uno stile inguardabile riesce ad avvicinarsi al pirata. Quando Armstrong si accorge che Ullrich è a tutta, scatta con un impressionante agilità passando a velocità doppia Botero e riportandosi su Pantani facendogli segno con la mano di seguirlo.
Pantani rimane a scia, davanti non potrebbe stare visto che l’americano mulina le gambe con un’agilità talmente elevata da far pensare che stia andando con il 39 in pianura.
Il resto lo sappiamo tutti, arrivati in prossimità dell’arrivo Armstrong lascerà tagliare per primo il traguardo a Pantani. Ad essere obbiettivi si può certamente dire che quel giorno il più brillante era ancora Armstrong il quale in effetti sembrò poter avere la forza per vincere. Quale fu l’errore del texano? Semplicemente sbandierare nel dopo corsa di aver fatto vincere il Ventoux al pirata. D’altro canto, come è giusto che sia, il re della montagna Marco Pantani non ringraziò e mai accettò quel gesto, tutt’altro, si impegnò per staccare il texano (lo staccò qualche giorno più tardi a Courchevel), dimostrando così di non aver bisogno di regali per vincere in salita. Armstrong accusò il colpo e da quella giornata venne a crearsi una rivalità a distanza fra i due: ad oggi mai consumata.

giovedì 23 ottobre 2008

Tour 2009: le Alpi




Le Alpi vengono affrontate ben sei giorni dopo i Pirenei e questo amplio buco potrebbe rimescolare le carte, come già scritto, facendo aumentare la forma ad alcuni e facendola diminuire ad altri. Motivo per cui vedo epiloghi diversi nelle due fasce montane. Ma arriviamo al dunque, tre tappe di montagna più quella stazionaria di Colmar che però ritengo adatta a fughe di giornata. Le Alpi apriranno i battenti Domenica 19 Luglio 2009, con l’arrivo a Verbier, in Svizzera. La tappa verrà pedalata quasi tutta in Suisse ma di salite se ne vedranno pochissime fino all’erta finale. Per me Verbier è tabù, non saprei le difficoltà di questa salita, so solamente che è lunga 9 km e che per arrivarci si passa per Martigny. Arrivo che fa parte della storia del Giro della Svizzera, nel 2009 scelto come secondo arrivo in salita al Tour de France.
Il giorno dopo riposo prima di avviarsi verso la 16° tappa, quella che da Martigny arriverà a Bourg Saint Maurice. Si toccheranno ben tre nazioni in questa giornata, dapprima la Svizzera da dove si parte e dove si affronterà il Grand Saint Bernard (2473 m.), salita eterna, lunga 30 chilometri con pendenze del 5,7% e difficile solo negli ultimi 7 km che oscilleranno dal 7 al 9,7%. Qui si potrebbe staccare qualcuno. Dopo il Gran San Bernardo si scende nella lunga discesa che porta ad Aosta, quindi si continuerà nelle strade italiane per 80 km, passando a Morgex e scalando il Petit Saint Bernard (2184 m.), altro “panettone” di giornata, lungo 27 km ma con una pendenza del 4,6%, praticamente un falsopiano che raramente toccherà pendenze incisive. Una volta in cima al Piccolo San Bernardo si scende nella lunga discesa che porterà di nuovo in Francia, a Bourg Saint Maurice. 160 chilometri, pochi se vogliamo ma con ben 57 chilometri di salita, quasi tutta facile ma pur sempre salita… Non credo ci sarà selezione, purtroppo i due San Bernardi sono alti quanto pedalabili. Largo alle fughe, chi vorrà vincere dovrà fare selezione negli ultimissimi chilometri del Gran San Bernardo, cercando di portare via una fuga che resista nel Piccolo San Bernardo. Impresa non facile se dietro si mettono d'accordo gli squadroni.
Rientrati in Francia i nostri dovranno vedersela con l’ultima tappa alpina, quella con più salite. Da Bourg Saint Maurice si inizierà subito a scalare Cormet de Roselend, 19 chilometri non facilissimi ma con vari tratti di riposo, la salita tocca spesso i 7% di pendenza ma è la prima di giornata e non farà alcun danno. La seconda asperità è il Col des Saisies (22 km al 5,5%), poi una cinquantina di chilometri pianeggianti e la Cote d’Araches che anticipa il Col de Romme, la vera chicca di giornata: 9 km al 8,8% di pendenza media e che potrebbe fare molto male a chi non ha il ritmo dei migliori. Il Col de Romme lascia poco fiato, sembra tutto tranne che un monte francese e tocca spesso punti al 10, 12%. Sarà un momento chiave, anche perché la discesa successiva è breve, circa 6 km che serviranno per tirare il fiato prima dell’ultimo monte, il Col de la Colombière. La Colombière sarà affrontata a metà, gli ultimi sei chilometri più impegnativi che non vanno mai sotto l’8% e che nell’ultimo chilometro arrivano a toccare il 10%. Sarà quindi un finale duro anche se la discesa verso Le Grand Bornand potrebbe ricompattare gli eventuali attaccanti. Di certo sarà giornata di grande selezione, un momento chiave.
Valutandole attentamente le Alpi sono molto più difficili dei Pirenei, presentano un arrivo in salita e due arrivi in discesa con salite vicine all’arrivo. Se poi contiamo che anticiperanno la cronometro di 40 km andando di conseguenza a influenzarla, beh, possiamo dire che non è poi così “facilissimo” questo tracciato. Attenti specialmente alla tappa di Le Grand Bornand, chi avrà la giusta inventiva potrà guadagnare molto sui diretti avversari.
Le altimetrie




























Il Piccolo San Bernardo è lungo ma troppo facile e difficilmente qualcuno perderà contatto

















Dopo il Col de Romme, 7 chilometri molto duri che porteranno in cima alla Colombière

Tour 2009: i Pirenei

Parto con il commentare i Pirenei. Quando si inizierà a scalarli la classifica sarà già stata movimentata da una cronometro di 15 km e una cronosquadre sulla trentina. Quindi molti specialisti della prova contro il tempo si ritroveranno messi molto bene rispetto agli scalatori (d’altra parte questo è il Tour de France).
I Pirenei apriranno i battenti già alla 7° tappa, il primo arrivo in salita nelle “asperità” di Arcalis, vicino Andorra. A dirla tutta è una salita sostanzialmente facile, lunga si 11 km ma con pendenze che fanno ridere chi se ne intende di vere asperità. Ci saranno nei primi 4 km delle pendenze che alterneranno il 7 e l’8% ma poi spianerà per i rimanenti 7 km al 5/6%. Nel 1997, se ricorderete, a vincere su questa salita fu il Kaiser Jan Ullrich che staccò tutti andando al traguardo a braccia alzate. Quella volta i distacchi furono molto ampli ma l’altimetria era anche più dura di quella che affronteranno i corridori nel 2009. Motivo per cui credo che i distacchi saranno contenuti ma chi ha le cartucce da sparare le spari subito perché questa è l’unica tappa “dura” che si affronta nei tornanti pirenaici. Il resto è noia.
L’ottava tappa che arriva a Saint Girons è da considerarsi una media tappa di montagna. La salita più lunga è collocata nei primi chilometri e le altre due oltre ad essere corte e distanti dall’arrivo di ben 40 km (!!!), hanno pendenze non oltre l’8% alternando tratti di frequente riposo.
La segue a braccetto la terza e ultima tappa pirenaica. Della serie “Come sprecare salite leggendarie”. Di “boiate” ne ho viste tante ma quella di mettere i monti lontani dall’arrivo è una cosa frequente e fastidiosa del Tour. La nona tappa presenta il Col d’Aspen (6,5% pendenza media) e Col du Tourmalet (17 km al 7,4% di pendenza media!) a 70 chilometri dall’arrivo. Il Tour 2009 non sarà quindi deciso sui Pirenei, al massimo saranno un mesto antipasto in vista della parte finale della corsa francese. Una sonora bocciatura per quanto riguarda l’ottava e la nona tappa, per gli scalatori in questo “trittico” ci sarà davvero poco da fare.

Altimetria di Arcalis



E le altimetrie delle tre tappe Pirenaiche













mercoledì 22 ottobre 2008

Tour de France 2009

Le Tour de Ventoux



























E’ stato presentato questa mattina il Tour de France 2009. Partirà da Monaco con una cronometro di 15 km adatta agli specialisti. Ci saranno poi due tappe pianeggianti e alla 4° tappa una cronosquadre di 38 km che potrebbe far accusare ulteriormente terreno agli scalatori. Quinta tappa ancora per velocisti, poi la sesta frazione si correrà nelle strade di Spagna, da Gérone a Bercellona (non sarà comunque l’unico sconfinamento della corsa francese). La tappa del giorno successivo presenta già il primo arrivo in salita, da Barcellona i nostri si sposteranno fino ad Arcalis, 2240 metri. I Pirenei saranno protagonisti anche nei giorni successivi. L’8° tappa presenta 3 passi e un arrivo pianeggiante (Saint Girons), adatto alle fughe da lontano, la 9° tappa uguale, Aspin e Tourmalet a metà percorso e settanta chilometri finali in totale pianura. In poche parole, i Pirenei sono stati sfruttati malissimo anche se collocati molto presto e questo potrebbe essere “spettacolare” rendendo la corsa meno banale. Dopo il trittico dei Pirenei ci sarà il primo riposo e lo spostamento al centro Francia, a Limoges, dove per tre tappe ci sarà molto spazio per fughe e velocisti. Per ritrovare un po’ di salita bisogna aspettare la 13° tappa, quella di Colmar, ma più per scalatori questa ha tutta l’aria di essere l’ennesima tappa per outsiders. Quindi ampio spazio a fughe, prima dell’arrivo nelle Alpi che avranno sfogo dalla quindicesima tappa: Pontarlier-Verbier (Svizzera), 207 km, secondo arrivo in quota. A Verbier secondo e ultimo riposo prima della settimana finale. La 16° tappa che partirà da Martigny presenta due lunghe salita, il Grande San Bernardo e il Piccolo San Bernardo, prima di involarsi in discesa verso Bourg-Saint Maurice.
Il giorno dopo le Alpi prendono tutto il loro sfogo presentando cinque passi, l’ultimo dei quali il Col de la Colombiere prima della discesa finale verso Le Grand Bornand. Come vedete, anche le Alpi sono state sfruttate poco.
Dopo le Alpi una cronometro di 40 km ad Annency, ma siamo appena alla 18° tappa e il Tour deve ancora giocare l’asso dalla manica.
Infatti l’edizione del 2009, come potete notare, è mooolto facile altimetricamente parlando e potrebbe agevolare addirittura qualche passista rivolto alle cronometro. Ma il penultimo giorno, sette anni dopo Virenque e nove dopo Pantani, ritorna il Mont Ventoux in tutta la sua grandiosità. Eccolo quindi il giorno chiave della Grand Boucle che offre un percorso simile alla concezione del Giro d’Italia, con salite sin dalla prima settimana ma mai troppo incisive fino al giorno della resa dei conti. Nemmeno la cronometro di due giorni prima potrà “parare” chi sul monte ventoso avrà la sventura di incappare in una giornata nera. E forse sta qui il fascino di questa edizione, differenziarsi dal solito schema da Tour e puntare tutto su un arrivo mitico del Massiccio Centrale collocato il giorno prima della passerella ai Campi Elisi. Personalmente lo troverei un percorso assai soft e congeniale ai passistoni non fosse che gli organizzatori hanno pensato alla ciliegina sulla torta. Una parola sola: Mont Ventoux. Sarà il monte calvo il vero protagonista della corsa, nonché arbitro finale.
A breve commenterò una per una le tappe chiave del nuovo Tour de France.

martedì 21 ottobre 2008

Fantaciclismo: ipotesi sul Giro del Centenario

No, non è al 100% il percorso del prossimo Giro d'Italia. Sono solamente delle ipotesi che vogliono assomigliare il più possibile a quello che sarà il percorso ufficiale della corsa più importante d’Italia. La partenza da Venezia è già nota a tutti da vari mesi e devo dire che è una buona idea. L’ultima volta che il Giro partì da Venezia, se avete buona memoria, fu nel 1997 con una tappa in linea vinta da Mario Cipollini. Il Giro del Centenario, invece, proporrà l’ennesima cronosquadre che dal 2007 apre puntualmente la corsa.
Si sa già anche dove terminerà. Non sarà Milano bensì Roma, la capitale, città super snobbata dal Giro d’Italia. L’ultimo passaggio fu nel 2000 quando il cronoprologo aprì le danze in onore del Giubileo. Era dal 1989 che il Giro non si concludeva a Milano, in quell’edizione fu Firenze la città prescelta per il gran finale. Negli anni 80 non ci fu infatti la tradizione di far concludere la corsa nella grigia città padana e a dirla tutta sono contento che il Giro del Centenario termini (non la stazione) proprio nella capitale, sperando in un giorno di sole che risplenda e risalti il contorno di questa città.
Terminando a Roma il Giro prenderà pieghe diverse geograficamente parlando. Intanto ci sarà un inversione dei monti, le Alpi all’inizio e gli Appennini alla fine, proprio come non eravamo abituati. Per molti “na cazzata” per altri un buon diversivo. Io faccio parte di quest’ultimo gruppo e sono fiducioso sulla spettacolarità del percorso anche con questo cambiamento di fronte. Tutto sommato, se si vuole, anche gli Appennini offrono salite dure.
Ritorniamo alla prima settimana, Friuli e Veneto saranno i protagonisti principali con tappe a Trieste e forse anche a Valdobbiadene (o dintorni). Non verranno sfruttate appieno le Dolomiti, sarà solo un mesto passaggio a quanto pare. Come dicevamo, Alpi all’inizio così già alla 4° tappa potrebbe esserci un arrivo in quota: Alpe di Siusi, tutt’altro che facile da affrontare. E se è vero che le prime salite sono quelle che fanno più danni, allora questo arrivo potrebbe essere interessantissimo per la classifica.
Ci saranno sicuramente degli sconfinamenti in Austria prima di spostarsi in Lombardia e in Piemonte. Dopo le prime due settimane che interesseranno anche Liguria, l’Emilia Romagna e la Toscana si scenderà nel centro-sud.
Interessante l’arrivo sul Monte Petrano, quasi sicuro e con pendenze medie del 7%, altra insidia per chi vuole indossare la rosa.
BlockHaus è un altro nome proveniente dal passato che ritorna a riaffiorare nelle menti degli appassionati. Altro arrivo lungo e difficilissimo, tanto per sfatare il mito degli Appennini “dolci”. Tzè… A vedere le altimetrie di varie salite appaiono dure assai.
Le ultime tappe andranno a spingersi al Sud, fino a Benevento prima di rientrare nella provincia di Napoli. L’arrivo sul Vesuvio è un altro interessantissimo rumor nonché speranza per chi vuole innalzare la durezza del percorso. Sarebbe l’ultimo arrivo in salita prima delle ultimissime tappe finali, fra cui la cronometro nella capitale che sancirà il vincitore della corsa.
Un Giro del Centenario che vuole quindi la sua particolarità, rimanere un’edizione che si differenzia rispetto a molte altre. Strizza l’occhio agli scalatori amanti delle pendenze ma non disdegna le cronometro (se ne contano due individuali oltre la cronosquadre).

lunedì 20 ottobre 2008

I migliori della stagione

Miglior corridore 2008
Alberto Contador















Lo spagnolo ad inizio Maggio è al mare con la fidanzata. Lo chiama il ds annunciandogli che dovrà fare i bagagli e volare in Sicilia per prendere il via al Giro d’Italia. Il nostro parte con una condizione non al top e già nella cronosquadre di Palermo si vede rincorrere i compagni. Man mano i giorni passano e la condizione cresce. Nella 7° tappa con arrivo a Pescocostanzo risponde agli attacchi di Riccò e Di Luca e nella 10° tappa, la cronometro ondulata di Urbino, arriva secondo a soli 8” da Bruseghin. A quel punto capisce che può puntare alla classifica.
Lo capisce ancora di più sulle Dolomiti quando non si stacca mai più del dovuto dagli avversari riuscendo addirittura a vestire la sua prima maglia rosa in seguito alla tappa del Fedaia.
L’ultima settimana riesce ad amministrarla bene anche se nella 19° tappa, quella con arrivo al Monte Pora, cede nel finale riuscendo a mantenere il primato di soli 4” su Riccò e 21” su Di Luca. L’indomani c’è la tappa del Mortirolo, i pronostici sono per Riccò ma quest’ultimo ormai ha giocato tutte le carte cosi che la classifica rimane invariata. La forma cresce per Contador a differenza di quella del modenese che man mano va a lumicino. E infatti nella cronometro di Milano lo spagnolo guadagna 1’53” in soli 28 km. Vince il Giro d’Italia al 80% della condizione: voto 8.
L’Astana non può correre il Tour de France e quindi dovrà impegnarsi per la Vuelta a Espana. Arrivato con una condizione migliore di quella del Giro d’Italia, Contador corre da padrone quando la strada sale e si difende bene nelle prove contro il tempo dal compagno di squadra Leipheimer. Vince sull’Angliru e a Fuentes de Invierno e vince la Vuelta de Espana per soli 46” su Leipheimer ma i suoi obiettivi li ha centrati tutti: voto 7,5

Miglior velocista
Mark Cavendish

Ha soli 23 anni ma vince che è una meraviglia. Mark Cavendish è stato la sorpresa nelle volate del 2008 vincendo due tappe al Giro d’Italia (Catanzaro e Cittadella) e centrando il poker al Tour de France (Chateauroux, Toulouse, Narbonne, Nimes). Voto: 8














Miglior scalatore
Alberto Contador
Non è stato l’anno degli scalatori e quei pochi che hanno fatto bene sono stati trovati positiva alla Cera. Quindi togliendo Sella e Riccò vince a tavolino Alberto Contador che a Settembre, alla Vuelta de Espana, ha fatto suoi due arrivi in quota quali il durissimo Angliru e Fuentes de Invierno.

Miglior crono man
Fabian Cancellara



















Vince e convince nelle prove contro il tempo. Forte e possente come Indurain, il nostro quando si tratta di vincere le cronometro è il primo della lista. Il momento migliore lo ha raggiunto vincendo le Olimpiadi di specialità a Perchino. Quanto basta per rimanere il sovrano delle crono. Voto: 7,5

Miglior corridore nelle corse di un giorno
Damiano Cunego















Peccato che non ci sia più la tanto amata Coppa del Mondo perché Cunego potrebbe vincerla spesso… Il veronese ha dimostrato di essere uno dei più forti nelle corse in linea. Batte Schleck all’Amstel Gold Race, è secondo al Mondiale e vince il Giro di Lombardia a fine stagione. Voto: 8

Miglior corridore nelle corse a tappe
Alberto Contador

Vince anche qui l’iberico. Ha dimostrato grande regolarità e completezza, vince e si difende in salita, rosicchia secondi o minuti agli avversari più pericolosi nelle cronometro. Ideale per vincere la classifica finale di un grande giro. Al momento, il migliore. Vedremo se saprà riconfermarsi nelle prossime stagioni. Voto: 9

Miglior giovane (1983 in poi)
Roman Kreuziger






















L’ho sentito nominare per la prima volta lo scorso Giugno ma non è certo una novità. Questo cecoslovacco già vincitore di un campionato del mondo juniores è passato professionista nel 2006 a soli vent’anni e l’anno scorso ha concluso la Vuelta a Espana al 21° posto! Quest’anno, a soli 22 anni, ha vinto il Giro di Svizzera. Teniamo d’occhio nelle prossime stagioni. Voto: 9

Delusione del 2008
Filippo Pozzato















Unica nota positiva il secondo posto alla Milano-Sanremo vinta da Fabian Cancellara. Per il resto, vacche magre. Mai visto al Tour de France, stenta a vincere anche nelle corse in linea, partecipa alla Vuelta a Espana vestendo per onor di popolo la maglia d’oro e poi scompare di nuovo. Cambierà squadra a fine stagione e vedremo se la nuova aria porterà successi più importanti. Voto: 5

Miglior squadra
Csc























Csc vs Astana. La Csc vince Milano-Samremo, Tour de France e Olimpiadi a cronometro, l’Astana vince Giro di Romandia, d’Italia e la Vuelta dimostrandosi la migliore nelle corse a tappe. Visto che la Csc ha vinto grazie a molti corridore e non uno solo come è avvenuto per la maggiore nelle vittorie Astana, dico Csc.

sabato 18 ottobre 2008

Damiano Cunego superstar

Vince e convince nella classica delle foglie morte













E’ la corsa che chiude la stagione del grande ciclismo, dopo di lei, infatti, ci sono solo corse di secondo piano. E’ la classica d’autunno, quella pittoresca che viene affrontata tra i boschi dai colori forti della Lombardia. Una corsa che in molti aspiravano ma che uno solo è riuscito a prendersela, per la terza volta tra l’altro.
Era uno dei più attesi Damiano Cunego e così è stato. Il veronese, che già a fine Settembre correva molto bene (secondo al Mondiale), ha confermato di essere uomo da corse a tappe vincendo per la terza volta il Giro di Lombardia. Ha finalmente corso da padrone, supportato da una Lampre autoritaria che ha stoppato ripetutamente gli attacchi di nomi noti quali Garzelli, Simoni e Scarponi.
Sul Civiglio va via Kroon, poi Kolobnev e Horner ma è lo scatto di Cunego il più energico. Il capitano della Lampre scollina primo insieme a Failli e Horner, gli unici riusciti a resistergli e si tuffa lungo la discesa staccando i due compagni di fuga. Su Failli e Horner, intanto, si riporta il campione olimpionico nonché favorito di giornata, Samuel Sanchez, oltre al connazionale Moreno. Ai piedi della salita del San Fermo della Battaglia Cunego ha 10” di vantaggio sugli inseguitore e in cima allungherà a 20” dimostrando la sua forza.
Arriva quindi solo sul traguardo, portando il vantaggio ad una ventina di secondi sul secondo, il giovane sloveno Brajkovic che gioisce pensando di aver vinto il Lombardia, non sapendo forse che Cunego è già arrivato… Terzo Uran che arriva insieme a Brajkovic, poi il gruppo dei migliori regolato da Giovanni Visconti.
E vanno così a quota due le classiche stagionali, dopo l’Amstel Gold Races ad Aprile ecco il Lombardia a Ottobre, concludendo una stagione che lancia segnali abbastanza evidenti: Cunego è un grande per le corse di un giorno. Si impegni in questi traguardi diventando il numero uno anche perché non è facile andare forte sia da una parte che dall’altra e il prossimo anno dubito che il veronese possa competere per la maglia rosa al Giro d’Italia.
Ora si entra nella parte finale della stagione, scriverò meno ma scriverò… Nelle prossime settimane ci saranno le presentazioni del Tour de France e del Giro d’Italia 2009 alle quali non potrò non dedicare un paio di post.
Alla presto.