giovedì 30 aprile 2009

Sondaggio: Chi vince il Giro?

Conclusosi il sondaggio ed ecco i risultati a nove giorni dall'inizio della corsa del Centenario.

Ivan Basso 24
Lance Armstrong 10
Damiano Cunego 4
Nessuno di questi 4
Carlos Sastre 2
Danilo Di Luca 2
Denis Menchov 2
Gilberto Simoni 0

mercoledì 29 aprile 2009

La caduta degli dei

Rebellin positivo alle Olimpiadi di Pechino: CERA (non per pavimenti)
"Per me questa medaglia è la rivincita del ciclismo pulito. Spero di essere un esempio per tutti i giovani, dimostro che si ottengono risultati con il sacrificio e con tanto allenamento e non con il doping"
Davide Rebellin, Pechino 2008
...
Cari professionisti, l'esempio non sarete mai voi. L'esempio è ben altro, l'esempio non ha bisogno di palcoscenici, vittorie o premi, l'esempio ha semplicemente bisogno di lealtà e pulizia.

lunedì 27 aprile 2009

Fine prima parte

Si è conclusa la prima parte della “stagione ciclistica” apertasi il 25 Gennaio, era di Domenica e c’era il sole. Duemila chilometri circa, non pochi, raggiunti il 15 Aprile quando ho fatto un’uscita di ben centotrenta chilometri in completa solitudine che giudico come una specie di attraversata del Veneto, partendo dalle pre Alpi e raggiungendo le coste dell’Adriatico. Ho notato la differenza di clima entrato in provincia di Tv anche se lo smog non era certo piacevole, mentre una bella sensazione l’ho avuta laddove ho cominciato a respirare aria marittima, negli ultimi dieci chilometri prima del mare. Da quel giorno, per svariati motivi, non ho più toccato la bici, contavo di risalirci per il 25 Aprile ma ho dovuto rinviare. Poi hanno messo pioggia per tutta la settima odierna e non ho nemmeno voglia di fare rulli, i quali, non mi sembra compensino un’uscita. La speranza è quella che appaia il sole in vista del primo Maggio, così da poter osare un tre giorni no stop di uscite e recuperare le due settimane di inattività, anche se ho notato che non amo pedalare più giorni di seguito.
La mia passione, se realmente è tale, si sta evolvendo man mano nei giorni, mi sto definitivamente distaccando dal mondo delle competizioni ancora prima di entrarci. Farò qualche manifestazione nei prossimi due/tre mesi, tempo permettendo.
Ma sento che il mio prossimo modo di andare in bici sarà quello a spirito libero, senza pressioni e soprattutto, raggiunti gli obbiettivi agonistici prefissati ad inizio anno (un paio di medio fondo), ritornerò come prima ad andare per sola passione, se ce ne sarà.
Ho già disegnato alcuni itinerari che vorrei percorrere nei mesi di Maggio, Giugno, Luglio, Agosto l’obiettivo è quello di scoprire e assaporare principalmente le Dolomiti in modo cicloturistico. L’agonismo, ormai l’ho capito una volta per tutte, mi interessa sempre meno. Il ciclismo lo voglio vivere come un semplice hobby e non come un’impostazione fatta di tabelle, calendari di gare e affini. E con questo non critico chi le fa, diciamo che abbiamo una mentalità un po’ diversa, nonostante la pratica o passione per lo stesso sport.

I giri più lunghi o comunque interessanti li racconterò man mano in questo blog.

domenica 26 aprile 2009

Andy Schleck, il futuro è tuo

Grande attacco a Liegi
Con un’azione durata venti chilometri in completa solitudine, Andy Schleck prende di forza la Liegi-Bastogne-Liegi come pochi sono riusciti a fare negli ultimi anni. Rotto l’atteggiamento di attendismo generale, il giovane lussemburghese ha dimostrato che si può vincere le corse attaccando anche da lontano. Nel gruppo inseguitori c’erano quasi tutti i favoriti della vigilia ma nessuno di questi ha mosso un dito per organizzare l’inseguimento a Schleck il quale, aiutato anche dai compagni di squadra attenti a rompere i cambi dietro, è andato tutto solo a conquistare l’ultima delle classiche di Primavera.
Secondo ad 1’11” l’unico che ha mosso un dito nella salitella finale, Joaquin Rodriguez, tutti gli altri hanno preferito aspettare la volata finale per il terzo posto, conquistato da Davide Rebellin. Settimo Damiano Cunego, il primo obbiettivo stagionale è stato perso, ora dovrà riparare al Giro d’Italia, cercando di piazzarsi meno e vincere di più.
Per il resto, che dire, Andy Schleck, 23 anni e mostruosamente forte in prospettiva dei prossimi anni. E’ lui il predestinato del prossimo decennio? Chi vivrà vedrà, nello sport nulla è certo ma se questo corridore riuscirà a far combaciare professionalità e determinazione nella sua lunga carriera, c’è solo da temere di avere di fronte il nuovo signore della bicicletta. Basso e Contador sono avvertiti già da ora.

sabato 25 aprile 2009

Trentino, Di Luca alla riscossa

Basso con forza, Di Luca con grinta
Conclusosi oggi a Pejo Fonti il Giro del Trentino, corsa preparatoria in vista del Giro d’Italia. Ieri a Innervillgraten non era cambiato nulla , a parte il successo di Hunter e una buona prova di Danilo Di Luca. E l’abruzzese anche oggi è stato con i primi, facendo risalire le suo quote in vista del Giro d’Italia. Di Luca e la squadra di Basso hanno forzato il ritmo nella salita finale mettendo in difficoltà il leader di classifica Brajkovic. Nel finale rimangono in cinque: Di Luca, Caruso, Basso, Garzelli e Pozzovivo. Quest’ultimo sembra avere la meglio negli ultimi metri ma con uno scatto esplosivo, Di Luca lo supera e alza le braccia in prossimità dell’arrivo. Secondo Caruso poi Garzelli, quinto Basso apparso calmissimo visto che l’aver messo fuori gioco Brajkovic gli è valso la classifica finale del Giro del Trentino, senza però vincere nessuna tappa.
Classifica finale che da già qualche delucidazione sulla condizione dei big in vista della corsa rosa:

1° Ivan Basso:
mai in difficoltà, sembra essere nettamente più forte degli avversari
2° Janez Brajkovc a 22”: lo sloveno è ancora giovane, forte a cronometro e regolare in salita.
4° Stefano Garzelli a 55”: spesso piazzato, conferma la sua buona forma e lo rivedremo sicuramente al Giro.
6° Gilberto Simoni a 1’14”: non è stato il Simoni dei bei tempi, sempre staccato negli arrivi in salita
8° Danilo Di Luca a 1’49”: deludente nelle prime due tappe, si è ripreso nelle ultime due riuscendo a vincere di forza l’arrivo odierno. Ma sarà regolare per venti giorni di fila? Mah.
L'uomo da battere è ancora lui, come tre anni fa, Ivan Basso.

giovedì 23 aprile 2009

Pampeago chiarisce le idee

A Niemiec la tappa, a Brajkovic la maglia
Conclusosi anche il giorno di Pampeago, arrivo durissimo e selettivo che ha chiarito le idee già a molti. A Ottobre si diceva che Basso era tornato come corridore, oggi possiamo dire che Basso è tornato come corridore COMPETITIVO.
La lista partenti del Giro del Trentino non è certamente di livelli eccelsi ma nemmeno infimi, alcuni favoriti della corsa rosa ci sono già tutti.
Nella durissima salita trentina il più forte è stato il polacco Przemyslaw Niemiec, scalatore della Miche Silver Cross che, in una giornata di grazia ha staccato tutti, compresi i capitani delle squadre di primo piano. E il polacco corre in una squadra di terza fascia… Sono sicuro che il prossimo anno troverà posto in un team di livello maggiore dove dimostrare meglio le proprie capacità.
Secondo a 22” Ivan Basso, il primo dei big tanto attesi. Il varesino che ieri aveva deluso nella prova a cronometro oggi ha risposto andando a cogliere un secondo posto che a fine Aprile dimostra il suo stato di forma superiore a praticamente tutti i migliori corridori italiani che partiranno per vincere il Giro.
Terzo Caruso (Ceramiche Flaminia) a 39”, quarto Gilberto Simoni a 45”, il secondo big a brillare nelle strade di casa. Simoni è sicuramente sempreverde e la sfida con Basso, a tre anni di distanza, sembra riaprirsi proprio da qui.
Quinto Janez Brajkovic, ventisei anni, primo nella classifica generale e sicuramente un grande nome per i grandi giri del prossimo decennio.
Si rivede Pozzovivo che non farà il Giro visto che la Csf Navigare non è tra le invitate, tredicesimo Garzelli a 1’49”, quattordicesimo Danilo Di Luca a 1’50”. L’abruzzese ha confermato che ora come ora non ha le gambe per poter fare bene in un eventuale scontro con Ivan Basso. La forma potrebbe arrivare a Giro iniziato, di certo non sarà la classifica finale del Trentino a togliere dai giochi il capitano della Lpr.
Classifica generale rivoluzionata, dopo il cedimento di Andreas Kloden è il suo compagno di squadra ha raccogliere l’eredità. Janez Brajkovic ha 4” di vantaggio su Ivan Basso, pochi se contiamo che le prossime giornate presenteranno altre salite.
Terzo posto per il vincitore odierno, 19” separano il polacco dalla cima e non sono molti visto che dopodomani ci sarà l’arrivo in salita a Pejo Fonti. Quarti e quinti Simoni e Samoilau con un minuto di distacco, sesto Pozzovivo a 1’05”, quindi Garzelli a 1’13”.
Meglio di Di Luca è il compagno di squadra Bosisio, ottavo a 1’17” mentre Kloden casca in undicesima posizione a oltre un minuto e mezzo.
Oltre a Di Luca, fuori dalle classifiche c’è anche Marzio Bruseghin, trentacinquesimo a 3’19” e diventa sempre più probabile che la Lampre punti già da Venezia su Damiano Cunego, quest’ultimo impegnato in Belgio.
Il Trentino continua domani con una tappa austriaca, partenza da Tesero e arrivo a Innervillgraten dopo aver scalato Sella e Gardena (troppo lontani dall’arrivo).

mercoledì 22 aprile 2009

Attenti a Kloden

Giro del Trentino: a Kloden la prima
Si è aperto con una cronometro di 16 chilometri il Giro del Trentino che ha dato i primi colpi di pedale da Torbole sul Garda sino ad Arco. Attesi della vigilia erano i tre italiani Basso, Simoni, Di Luca, a seguire tutti gli altri.
Ma a spuntarla è stato uno specialista delle prove a cronometro, il corridore dell’Astana Andreas Kloden.
E’ da parecchie settimane, precisamente da quando Lance Armstrong si è rotto la clavicola, che penso ad Andreas Kloden come un pericolo da non sottovalutare per il Giro d’Italia.
Okay, Kloden non sarà Contador ma sicuramente non è il primo arrivato visti i suoi precedenti al Tour de France.
E’ il classico corridore che ha raccolto meno di quello che poteva avere, inutile dire che il Tour de France 2006 senza la fuga bidone di Pereiro Sio, l’avrebbe vinto lui, nonostante non avesse mai dimostrato di avere un marcia in più rispetto agli altri.
Con la vittoria odierna, Kloden dimostra di avere una condizione molto buona e che può plasmarsi benissimo in concomitanza del Giro d’Italia. E se il texano non sarà in forma, sicuramente l’Astana dovrà pensare bene di puntare tutto sul tedesco, determinato di riproporsi tra i grandi in un grande giro.
Gli altri? Secondo lo sloveno Brajkovic anch’esso dell’Astana, quinto Bosisio a 9”, sesto Visconti a 22”, ottavo Garzelli a 26”. Il capitano dell’Acqua e Sapone dimostra di essere pronto per disputare un buon Giro d’Italia.
“Solo” diciannovesimo Ivan Basso staccato di 49”. Il varesino non è andato forte ma il vero banco di prova saranno soprattutto le tappe successive con due arrivi in salita (domani il più duro a Pampeago).
Basso ha comunque fatto meglio di due diretti avversari per il Giro, Simoni ha concluso 62° a 1’17” dal vincitore mentre Di Luca continua ad andare male a cronometro concludendo 74” a 1’23”. Se l’abruzzese continuerà ad andare così nelle prove contro il tempo, difficilmente potrà ambire alla maglia rosa di Roma. Ma l'augurio è quello di vedere un Di Luca brillante anche a cronometro, oltre che in salita.
Domani superarrivo all’Alpe di Pampeago, mitica salita del Giro d’Italia. Vinsero lassù in ordine cronologico Pavel Tonkov nel 1998, Marco Pantani nel 1999, Gilberto Simoni nel 2003 ed Emanuele Sella nel 2008. Ma domani non si correrà il Giro d’Italia e la forma per molti è ancora un’incognita.

37 anni e non sentirli

Più bella la Freccia-Vallone che l’Amstel Gold Race, più duro il muro di Huy che il Cauberg. Una corsa che aveva visto dapprima il lungo ed eroico tentativo di Moreau, poi Serpa, quindi scatti e contro scatti prima dell’ultimo chilometro. Sul muro di Huy vince chi ne ha di più, le pendenze non ammettono errori di tattica e la vecchia guardia dimostra ancora una volta di avere le mani in pasta per quanto riguarda i grandi arrivi. Finale emozionante, Cadel Evans tira come un forsennato ma è troppo presto e nel finale rimangono davanti Rebellin ed Andy Schleck. Il veneto riesce proprio negli ultimissimi metri a staccare il giovane lussemburghese ed è tris.
Terzo Damiano Cunego che ha mantenuto le promesse: “Alla Freccia andrò più forte che all'Amstel”. Ed ora il capitano della Lampre è l’uomo da battere per Domenica prossima.
Un ordine d’arrivo da grandi, quarto Samuel Sanchez, quinto Cadel Evans, sesto Lovkist, settimo Valverde che all’arrivo era praticamente piegato in due, tredicesimo il vincitore dell’Amstel Gold Race, Ivanov.
Il 2009 è l’anno dei tris, prima Boonen alla Parigi-Roubaix, ora Rebellin alla Freccia-Vallone. Quest’ultimo parla di Liegi e sicuramente sarà ancora una volta lì davanti a lottare con i migliori.

domenica 19 aprile 2009

Amstel parla russo

Vergognosa l'esclusione della Lpr di Di Luca Conclusa l’Amstel Gold Race, corsa olandese stracolma di continui strappi di qualche centinaio di metri. A vincere è stato una vecchia volpe della steppa, il trentaquattrenne Serguei Ivanov, oggi visibilmente il più forte rispetto a tutti gli altri. In una corsa che sembrava volgesse dalla parte dei giovani, dapprima con gli allunghi di Andy Schleck, Kreuziger e Nibali, successivamente e più decisivo quello di Gesink che si è portato dietro due che hanno un’esperienza maggiore, Ivanov e Kroon. Il gruppo inseguitore non riuscirà più a riprenderli e nella Cote finale, il Cauberg, sono rimasti i più “anziani”, il russo con Kroon. Due che hanno tra l’altro già vinto rispettivamente una tappa ciascuno al Tour de France e che oggi hanno dimostrato grande forza. Primo Ivanov secondo Kroon, terzo Gesink (il mio favorito della vigilia), quinto Damiano Cunego ma come sappiamo, quest’anno il suo obbiettivo principale è la Liegi-Bastogne-Liegi.

Vittime di giornata, Matthew Lloyd e Frack Schleck, i due sono caduti a settanta chilometri dall'arrivo e il capitano della Saxo Bank ha riportato una leggera commozione cerebrale.
***
Vorrei aprire una polemica contro gli organizzatori delle corse di primo piano. Come spesso succede, non tutti hanno la possibilità di partecipare alle corse di maggior spicco nel panorama ciclistico. La squadra al giorno d’oggi è importante ma le regole hanno falde in ogni dove. Anni fa il Tour de France e Jean Marie Leblanc rifiutavano le squadre di Pantani e Cipollini, oggi succede circa la stessa cosa con Danilo Di Luca. Ebbene si, l’abruzzese, in passato grande protagonista del trittico delle Ardenne, non ha preso parte all’Amstel Gold Race e molto probabilmente sarà scartato insieme alla sua squadra (Lpr) anche per quanto riguarda la Freccia-Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi.
Leggo la lista dei partecipanti dell’Amstel e davvero non capisco come una squadra nella quale milita un ex vincitore della classica olandese (e di tante altre corse) possa essere preferita alle varie Vacansoleil, Topsport Vlaanderen, Skil-Shimano e Landbouwkrediet-Colnago, team che sulla carta non avevano praticamente nessun potenziale protagonista per la classifica finale. Questa cosa è vergognosa e va rivista.

venerdì 17 aprile 2009

Pozzato al Chiambretti Night

Non vedo, non sento, non parlo
Ieri notte al Chiambretti Night è stato invitato Filippo Pozzato, personaggio sportivo della settimana dopo il secondo posto alla Parigi-Roubaix. Invitato principalmente per i famosi sputi ricevuti dai tifosi fiamminghi.
Chiambretti Night è uno show che tutto sommato mi piace, surreale, scherzoso ma anche in certe sfumature culturale, simile ad un circo di matti o a qualcosa del genere, cercando sempre di catturare dagli ospiti la dichiarazione bomba. Questo l’intento di Chiambretti ma ieri notte aveva davanti un corridore/personaggio abbastanza piatto che difficilmente si sbilanciava e più facilmente stava sulla difensiva. Chi conosce gli show di Chiambretti sa che l’invitato o è caratterialmente molto forte oppure deve stare al loro gioco sperando di sparare meno cazzate possibili (cosa non facile).
Vado a parlare di quello che è andato in onda ieri su Italia 1. Il programma inizia con la solita presentazione dell’ospite, un ciclista, cosa atipica per questo tipo di programma. Ma Pozzato, come ha detto Chiambretti, non è un ciclista normale bensì uno di quelli che guadagnano molti più soldi rispetto alla media e che ama la bella vita, le belle macchine i bei vestiti. Ma penso che queste cose piacciano alla maggior parte delle persone, inutile puntare il dito su un ciclista che fa un po’ la vita da calciatore. Ma essendo Pozzato ciclista, allora desta clamore, se era un giocatore del Arsenal allora sarebbe stato normale. Le solite banalità. Andiamo avanti…
Il programma prosegue poi con sketch che fanno cascare le palle e non solo, cercando la comicità che sfocia inutilmente nel trash. D’altro canto, in studio aleggia l’ignoranza generale in merito al mondo del ciclismo e Pozzato si limita a rispondere velocemente alle domande poste da Chiambretti senza esporsi minimamente.
Quest’ultimo vorrebbe sentire una bomba in merito alla questione doping, non dopo aver lanciato un servizio risalente alla perquisizione dei NAS al Giro d’Italia 2001. Nel video passano le immagini delle perquisizioni, mentre appaiono camper e autobus di vecchie squadre ormai andate (per esempio Mercatore Uno). Con quale senso e criterio è stato mandato in onda questo vecchio video di otto anni che non c’entra una pippa con Pozzato? Facile la risposta. Era un modo per rubare una frase scottante all’ospite.
Pozzato risponde con un semplice “Io non c’ero”, risposta quanto mai banale e atteggiamento che per la maggiore viene assunto nel gruppo: “Non vedo, non sento, non parlo”. Chiambretti lo proclama "Puro e pulito" (in modo scherzoso!?), facendo però presente come quanti grandi nomi delle due ruote siano già stati pizzicati negli ultimi anni.
Lo spazio dedicato a Pozzato sta per esaurirsi senza grandi domande o grandi risposte, lui si limita a rispondere in modo diplomatico al “Chiambretti furbacchione” che ben altro voleva sentire… Chiambretti, Chiambretti… come puoi pretendere di estrapolare la bomba dalla bocca di un corridore attualmente sulla cresta dell’onda?!
Pietoso lo spazio dedicato a questa intervista, tragico il contenuto che ne è venuto fuori.

martedì 14 aprile 2009

Croce d'Aune

Una salita un po’ sottovalutata rispetto alle più celebri asperità dolomitiche è sicuramente Croce d’Aune, composta da due versanti, il primo che inizia da Pedavena (BL), e l’altro da Ponte Oltra. Siamo nelle pre Alpi, le quote non raggiungono altezze elevate ma le pendenze ci sono tutte.

Il versante più facile è quello di Pedavena che però, a differenza dell’altro, è più continuo e non molla quasi mai.
E’ una salita che ti aggredisce subito, grave errore sarebbe quello ti partire subito a tutta. Il tutto inizia nel centro di Pedavena e per quanto riguarda il primo chilometro si prosegue con le case che attorniano la carreggiata. Come detto, le pendenze si presentano subito cattive e oscillano tra il 10 e il 12 percento nel primo chilometro; questo è sicuramente il tratto più duro dell’intera salita.
Passato il tornante a gomito e inoltratisi nel bosco, la strada prosegue più o meno dritta per vari chilometri alternando pendenze non eccessive.
Un altro tratto duro e da tenere in considerazione è quello che anticipa il Capitello, poi, dopo il tornante, la strada ritorna a farsi meno pendente trovando il punto di maggiore ristoro laddove c’è il bivio per il Monte Avena; abbiamo da poco superato il quarto chilometro di ascesa..
La differenza di clima si fa sentire, si passa dall’afa della conca di Feltre al fresco delle colline sovrastanti.
Superato il bivio si prosegue nei restanti quattro chilometri che scollinano in cima al Croce d’Aune (1011 mslm). La salita rimane lineare e non lascia quasi mai la presa – apparte l’ultimo chilometro - non a caso la pendenza media di questo versante è del 7,8%
Il versante opposto ha inizio da Ponte d’Oltra ed è valutato come il più duro. In realtà i primo otto chilometri sono molto più facili del versante opposto. La salita è tagliata in due parti, la prima lunga tre chilometri che prosegue in una strada con diversi tornanti e con delle pendenze che non superano il sette percendo medio.
Superato Sorriva comincia un tratto di altri tre chilometri principalmente in pianura o leggero falsopiano in salita.
Le asperità vere e proprie riprendono timidamente nei due chilometri precedenti al paese di Salzen, laddove si entra nella parte più arcigna di questo versante.
Sono tre chilometri di fuoco e trovano l’apice delle pendenze nel tratto che anticipa la Chiesa di San Pietro e Paolo (10,4%).
Dopo un brevissimo tratto di ristoro nel centro abitato di Aune, la strada ricomincia a farsi dura, mancano poco meno di due chilometri alla vetta ma le pendenze si mantengono quasi sempre sopra il sette percento spianando solo nell'ultimo centinaio di metri finale.
Da questo versante la strada si presenta stretta e logorata, se affrontata in discesa può essere pericolosa e piena di insidie.
Nel piazzale in cima al valico possiamo trovare un monumento in onore di Tullio Campagnolo, celebre ideatore e rinnovatore del cambio della bicicletta.

ps.

A volte, quando parlo di Croce d'Aune alle persone, queste ti guardano come ridendo sotto i baffi, dicendo che è una salita abbastanza facile. E' la prova inconfutabile che di ciclismo non ne capiscono un cazzo.

lunedì 13 aprile 2009

Parigi-Roubaix: oltre un secolo di storia

Ieri si è corsa la mitica Parigi-Roubaix, monumento del calendario ciclistico internazionale. Gara durissima per le condizioni avverse del tracciato, stracolmo di pavè e dal chilometraggio davvero lungo e adatto a pochi. Non sono un grande amante delle classiche del Belgio, però penso siano sicuramente spettacolari e hanno quel qualcosa di storico e antico.
I re della Parigi-Roubaix sono stati molti, nata nel 1896, ha vissuto tutti i decenni del ciclismo diventando negli anni quaranta e cinquanta bottino dei grandi: Van Steenbergen, Coppi, Bobet. Erano i tempi in cui chi andava forte nei grandi giri, riusciva a ben figurare anche nelle classiche che oggi sono viste solo ed esclusivamente piatto prelibato per passistoni di grossa stazza.
Van Looy la vinse tre volte prima del successo di Felice Gimoni del 1966, quindi l’onda Merckx (tra successi) e soprattutto Roger De Vlaeminck unico e per ora irraggiungibile nell’impresa di vincerla ben quattro volte (’72-’74-’75-’77). Chissà se Boonen riuscirà a eguagliarlo e superarlo nelle prossime stagioni.
Tra gli italiani più forti in questa corsa, impossibile non menzionare Francesco Moser, vincitore tre volte di fila dal ’78 al ’80.
Con l’avvicinarsi del ciclismo moderno, è diventata una corsa per specialisti del pavè, lontani i ricordi di un improbabile successo di Bernard Hinault che poi divenne realtà a discapito di molti, uno degli ultimi uomini da grandi giri, insieme a Sean Kelly, a conquistare la tremenda corsa.
Negli ultimi vent’anni i vincitori sono stati tutti uomini da corse di un giorno, grandi passisti come il francese Duclos-Lassalle, lo “zingaro” Tchmil, gli italiani Ballerini e Tafi, Van Petegem, il leone delle Fiandre e per ultimo il suo erede, Tom Boonen, capace di vincerla tre volte.
La lista di nomi sarebbe troppo lunga, ne ho citati solo alcuni ma tutti coloro che hanno vinto la Parigi-Roubaix sono diventati la storia del ciclismo.

domenica 12 aprile 2009

Il gigante del pavè

Fa tre
Degno erede di Johan Musseuw. Per maggiori informazioni, cliccare a destra nel link Ciclismo Pst.
Bye bye.

sabato 11 aprile 2009

Contador è da Tour

Troppo forte, questa la valutazione dopo la vittoria al Giro dei Paesi Baschi. Alberto Contador cresce di settimana in settimana e dimostra di essere nelle condizioni dell’anno scorso, se non meglio. Vince due tappe su sei di cui una in salita e una a cronometro, supportato da una squadra di alto livello quale l’Astana. Ha avuto contro degli avversari non facili, uno su tutti Colom il quale ha dimostrato di avere una grande condizione e di saper andare forte anche a cronometro, oltre che in salita. Colom in classifica finale è giunto secondo a 30” dal madrileno. Terzo Samuel Sanchez, il campione olimpionico paga 53”, quarto Cadel Evans il quale ha deluso nella cronometro odierna perdendo nettamente il confronto con il rivale del Tour.
Quinto posto per Luis Leon Sanchez, vincitore della Parigi-Nizza e attualmente il capitano unico della Caisse d’Epargne visti i disguidi tra Coni e Valverde.
Primo degli italiani Damiano Cunego, dopo aver stravinto la Settimana Coppi e Bartali, il nostro ha finalmente avuto il primo confronto con i grandi e alla fine dei conti, nonostante non sia a livello di Contador né in salita né a cronometro, il bilancio può essere valutato positivamente.
Tra i giovani, bravo Gesink (7° a 1’57”), quattro secondi peggio di Cunego, nono Nibali a due minuti e mezzo, decimo Kreuziger a 2’35”. Inutile aggiungere che questi ultimi saranno probabilmente i principali protagonisti del prossimo decennio.
Per il secondo anno di fila, i Paesi Baschi vedono in Contador il numero uno e alla vigilia quasi tutti puntavano su di lui. Coadiuvato da una gran forma e sicuramente da un morale che migliora in vista della Grand Boucle, l’assenza di Lance Armstrong dai palcoscenici e il rischio di quest’ultimo di non poter partecipare al Tour, ha sicuramente reso lo spagnolo l’attuale punta di diamante in vista dell’Estate.
Domani Parigi-Roubaix, la Francia si sfogherà tra il pavè e il fango (se pioverà). Guardando gli ultimi risultati, i corridori del Team Columbia sembrano i più vincenti ma il braccio di ferro con la Quick Steep sarà sonoro e chissà che tra i due litiganti il terzo (Pozzato) non goda.

mercoledì 8 aprile 2009

La nuova Cuneo-Pinerolo

Finalmente sono giunte notizie sulla tappa che ha fatto discutere negli ultimi mesi. La Cuneo-Pinarolo è stata modificata quasi completamente, tolti praticamente quattro passi su cinque, aggiunte altre due salite e alla fine dei conti, appare interessante.
Via Maddalena, Vars, Izoard e Monginevro, la tappa sarà piatta per quanto riguardano i primi 125 km dopodiché si sale a Moncenisio, salita lunga circa 14 km. Si scende a Susa e si comincia la lunga scalata verso il Sestriere che male non farà viste le pendenze non selettive. Da Sestriere picchiata verso Villar Perosa e da qui si scala il Colle Pra Martino, 7 km con un tratto anche al 16% di pendenza. Qualcosa potrebbe succedere anche se Pra Martino non è una salita continua, alterna tratti duri a tratti più facili, però come trampolino può andare più che bene visto che dalla cima di questa salitella mancheranno solo otto chilometri all’arrivo di Pinerolo.
Cosa ne rimane quindi della versione storica? Quasi nulla ma attenzione, se quella originale era una tappa dal grande dislivello e dalle lunghe salite (ma anche dal finale molto brutto), la nuova versione propone invece un pizzico di fantasia in più. Non sarà più considerato tappone alpino ma certamente una tappa di media montagna che disegnata in questo modo può fare ancora più spettacolo.

Vedi anche

Gand-Wevelgem a Boasson Hagen

E' nata una stella?

Classe 1987, 22 anni non ancora compiuti, norvegese e soprattutto gran passista, ecco le caratteristiche di Edvald Boasson Hagen, corridore della High Road.
Dove può arrivare uno così? Sicuramente molto lontano, perché mentre lui vince la Gent-Wevelgem, altri suoi coetanei corrono ancora tra i dilettanti.
Era arrivato quarto nella Monte Paschi Eroica ed oggi ha raggiunto l’apice della forma con un numero molto interessante in una delle più note classiche del Belgio, sconfiggendo il compagno di fuga Aleksandr Kushynski. Il bielorusso ha tirato molto per far andare in porto l’azione e quando i due si sono presentati nel rettilineo finale, il più brillante è stato Boasson Hagen.
Terzo posto per il tasmaniano Mattew Goss, quinto Andreas Klier mentre il gruppo con i favoriti ha tagliato il traguardo con oltre un quarto d’ora di ritardo.
Primo degli italiani, Quinziato nono. L’Italia non trionfa alla Gand-Wevelgem dal 2002, quando vinse Mario Cipollini.
Gli uomini Quick Step non si sono praticamente mai visti e sicuramente hanno usato questa corsa come allenamento in vista della Parigi-Roubaix di Domenica.

martedì 7 aprile 2009

Situazione sondaggio

Chi vincerà il Giro?

A Dicembre ho inserito il sondaggio “Chi vince il Giro?” e da allora ben trentatre persone hanno votato. Ad un mese dall’inizio i favori sembrano pendere dalla parte di Ivan Basso 18 voti (54%), al secondo posto Lance Armstrong 6 voti (18%), ma da quando si è fratturato la clavicola nessuno l’ha più votato.
Al terzo posto c’è Damiano Cunego e sicuramente le ultime prestazioni gli hanno dato una spinta in più; 4 voti (12%).
Due votazioni per l’opzione “Nessuno di questi” che ingloba gli outsiders come Bruseghin e Pellizotti, il primo possibile gregario di Cunego, il secondo possibile gregario di Ivan Basso. Ma se i loro capitani dovessero essere fuori forma (caso improbabile almeno per quanto riguarda in casa Liquigas), allora potrebbero subentrare questi ultimi come capitani in seconda.
Un voto per Menchov, Di Luca e Sastre. Menchov e Sastre saranno grandi incognite ma Di Luca a parere mio può benissimo collocarsi come il secondo potenziale vincitore finale, ovviamente dietro Basso.
L’unico che non ha ancora preso voti è Gilberto Simoni, il trentino difficilmente vincerà il Giro d’Italia ma sicuramente non starà a guardare quando la strada comincerà a salire.

domenica 5 aprile 2009

Ronde van Vlaanderen

DEVOLDER E DUE

Non ancora trentenne, Devolder può dire di aver già vinto due Giri delle Fiandre di fila. Si apre così la stagione delle classiche del Nord, tra muri e pavè logoranti. Per vincere un Fiandre o una Roubaix bisogna essere dei passisti di grossa stazza e soprattutto ciclisti che hanno maturato un certo fondo. Alla vigilia la maggior parte (compreso io), azzardavano nomi come Boonen e Pozzato ma è risaputo che essere grandi favoriti di vigilia può anche significare essere esposti a pressioni non indifferenti. E alla fine è rispuntato Devolder, vincitore del campionato nazionale del Belgio due anni fa, nonché compagno di squadra di Tom Boonen. La Quick Steep era la squadra da battere ma nessuno è riuscito nell’arduo intento. Secondo il tedesco Haussler, ancora lui, dopo la beffa alla Milano-Sanremo, riconferma la seconda piazza. In altri tempi, ora avrebbe addosso la maglia di primatista della Coppa del Mondo. Ma ha appena venticinque anni e un futuro grandioso se continua di questo passo.
Terzo posto per Philippe Gilbert, ventisette anni, promettente e qualcuno lo ricorderà soprattutto per la vittoria nell’ultima edizione della Parigi-Tours. Anche lui sarà negli anni futuri uno dei maggiori protagonisti.
Quinto Filippo Pozzato, troppo grande (per ora) il suo sogno, ma l’italiano ha dimostrato di essere un corridore che applicandosi può raggiungere grandi obiettivi e questo piazzamento lo conferma ancora una volta.
Le classiche del Nord ritornano il 9 Aprile con la Gand-Wevelgem mentre domani avrà inizio il Giro dei Paesi Baschi, breve corsa a tappe che presenta una quantità industriale di salite.

giovedì 2 aprile 2009

Jan Ullrich, l'antitedesco

Oggi ho voglia di parlare di un corridore che tutti conoscono bene e che da qualche anno è uscito di scena, dalla porta posteriore.
Jan Ullrich, nato a Rostock il 2 Dicembre 1973, ex Germania dell’Est. Un ragazzo prodigio che si avvicina al mondo del ciclismo quando Fignon e Lemond si sfidavano a suon di secondi al Tour de France.
Il 1993 all’epoca fu un anno di sorprese, che però diceva ben poco. Rivedendo oggi come andarono le cose, fu l’inizio, forse ancora precoce, di un’era che di lì a qualche anno sarebbe esplosa.
Si proprio così, ai campionati mondiali di Oslo due futuri campioni si fregiano della maglia iridata. Mentre Lance Armstrong vince il Mondiale professionistico andando a sconfiggere i grandi, Jan Ullrich non ancora ventenne vince il Mondiale dilettanti.
Prima di passare professionista, Ullrich corre un altro anno tra i dilettanti ottenendo il terzo posto al primo Campionato del Mondo a cronometro, edizione nella quale partecipavano sia professionisti che dilettanti.
I risultati parlano chiaro e la Telekom non se lo fa sfuggire ingaggiandolo nel 1995. Il ragazzo dimostra doti naturali di passista propenso alle prove contro il tempo. A 21 anni vince il campionato nazionale a cronometro e partecipa alla Vuelta di Spagna.
Nel 1996 la Telekom punta tutto su Bjarne Rijs e Ullrich dovrà essere un suo gregario senza velleità di alcun tipo. Ma al Tour de France che decreta la fine dell’era Indurain, non appare solo la forza di Rijs ma anche quella del suo “gregario”, il quale rimarrà sempre con i primi ritrovandosi addirittura secondo nella generale il giorno prima dell’ultima cronometro. L’indomani, Ullrich vincerà la crono di Saint Emilion sconfiggendo per 56” poco di meno che Indurain e guadagnando sulla maglia gialla (Rijs) ben 2’18”  terminando a Parigi con soli 1’41” di svantaggio dal primato.
Il fatto non passò inosservato, di fatto Rijs si era salvato all’ultimo minuto, risultando comunque il più forte del Tour 1996.
Già dal 1997 le cose cambiano, la Telekom da le spillette di seconda punta a Ullrich, pensando bene di farlo muovere in caso di flop da parte di Bjarne Rijs.
A Giugno “Ulle” vince il campionato nazionale su strada e a Luglio parte con il pettorale numero 8 in un Tour che gli strizza già l’occhio.
A Loudenville (9° tappa) corre da padrone curando le ruote di Pantani e Virenque, i due scalatori più pericolosi.
Il giorno successivo ad Andorra, diventa unico capitano in casa Telekom. Stacca tutti sull’ultima salita e vince con oltre un minuto di vantaggio su Pantani e Virenque, gli unici in grado di avvicinarsi al campione tedesco.
La cronometro di St Etienne è il ko definitivo agli avversari, Pantani si difende perdendo 3’42”, Virenque 3’04” conferma il secondo posto mentre Rijs perde 3’08” scivolando ad oltre otto minuti di svantaggio nella classifica finale.
Quando cominciano le Alpi, Ullrich ha già il Tour in tasca, viene sconfitto da Pantani sull’Alpe d’Huez e a Morzine, lascia vincere Virenque a Courchevel e consolida il vantaggio nella cronometro finale di Disneyland.
La vittoria è netta, oltre nove minuti inflitti a Virenque, oltre quattordici a Pantani e un quarto d’ora a Olano, questi i numeri di un Tour a senso unico. Qualcuno già scrive che siamo di fronte a qualcosa di imbattibile e difatti in quell’Estate di dodici anni fa, un po’ tutti eravamo di questa idea.
La stagione del tedesco non è finita, dopo la maglia gialla, va e vince la Classica di Amburgo dimostrando doti anche nelle corse di un giorno.
E’ il grande atteso per l’anno 1998 ma cominciano a manifestarsi le prima lacune di poca professionalità verso il ciclismo. Forte quanto volete ma anche indisciplinato, ben presto Jan Ullrich diventerà l’antitedesco in persona.
Sovrappeso si presenta al Tour come l’uomo da battere. La vittoria finale per molti è già scontata visto il percorso non durissimo e a favore dei passisti.
Nel Tour dello scandalo Festina, Ullrich sembra comunque quello di sempre andando a vincere la cronometro di Corréze e racimolando minuti importantissimi nei riguardi degli avversari più pericolosi.
Ma quando cominciano i Pirenei, non sembra quello dell’anno precedente e già da Luchon (10° tappa), comincia a perdere 23” da Marco Pantani. Pochi ma sicuramente allarmanti se contiamo che non era certo una tappa durissima.
A Plateau de Beille la situazione comincia a vacillare, Pantani attacca nella salita finale e Ullrich arranca arrivando all’arrivo con 1’40” di ritardo.
Arrivano le Alpi e in una giornata da lupi, succede l’impensabile. Ullrich ha una crisi sul Galibier, Pantani se ne accorge e lo attacca a 45 km dal traguardo facendolo capitombolare definitivamente. All’arrivo il distacco del tedesco sarà di quasi nove minuti.
Vince la tappa successiva (Albertville) attaccando Pantani in salita senza staccarlo, guadagna poi 2’35” nella cronometro di Le Creusot riportandosi secondo nella classifica a 3’21” di svantaggio.
Ad un anno di distanza una situazione non capovolgibile è invece capovolta, Ullrich si è rivelato battibile anche grazie alla sua poca professionalità e alla inesperienza dell’età.
Tutto è dunque rinviato all’anno successivo. La sfida è annunciata: Pantani vs Ullrich. Ma questi due non prenderanno mai il via del Tour 1999.
Il tedesco cade al Giro di Germania e deve dire addio ai sogni di rivalsa. Ritorna in vista della Vuelta a Espana dove vince due tappe conquistando la classifica generale. L’obiettivo stagionale sono comunque i campionati mondiali di Verona. Vince la prova a cronometro e coglie un ottavo posto nella prova in linea rilanciando per un 2000 tutto proiettato in funzione del Tour de France.
E’ l’anno della sfida a tre: Pantani vs Ullrich vs Armstrong. Tra i tre il migliore sembra Armstrong che nella decima tappa che fa arrivo ad Hautacam, stacca tutti i principali big rifilando oltre tre minuti a Ullrich e cinque a Pantani.
Nei giorni successivi, l’attenzione si sposta sulla sfida tra Pantani ed Armstrong, Ullrich diventa un semplice comprimario che in ogni tappa di montagna è destinato ad arrivare attardato dagli altri due. Così succede sul Mont Ventoux, a Briancon e a Courchevel, poi, dopo il folle volo di Pantani nella tappa dello Joux Plane, il tedescone sfrutta la prima cotta dell’americano in maglia gialla staccandolo e guadagnando oltre un minuto e mezzo sul traguardo di Morzine. A Parigi sarà secondo a 6’02” da Armstrong.
Il riscatto arriva di li a poco, alle Olimpiadi di Sydney. Conquista l’argento nella prova a cronometro ma vince soprattutto l’oro nella prova in linea precedendo i compagni di team, Vinokourov e Kloden. La stagione è salvata.
Nel 2001 partecipa per la prima volta al Giro d’Italia. La sua partecipazione è impostata come allenamento in vista del Tour de France e difatti lo vedremo raramente nelle prime posizioni.
A Giugno vince per la seconda volta il campionato nazionale in linea e a Luglio si presenta al Tour finalmente preparato a puntino. Troverà sulla sua strada di nuovo un Lance Armstrong marziano che lo staccherà sia in salita che a cronometro senza segni di cedimento. A Parigi il conto è sempre lo stesso, secondo a 6’44”.
Sono passati ben quattro anni dall’ultima vittoria del Tour de France. A quel tempo Ullrich era visto come un ciclista imbattibile, oggi invece, pur rimanendo un fuoriclasse, ha trovato sulla sua strada il vero corridore imbattibile: Lance.
A differenza di Armstrong, però, Ullrich onora il calendario e a fine anno, dopo aver vinto il Giro dell’Emilia, trionfa per la seconda volta nel campionato del Mondo a cronometro, disputatosi a Lisbona.
Comincia da qui una parentesi amara che poteva essere evitata con un briciolo di testa in più. Rimasto lontano dalle corse a causa di un problema al ginocchio, Ullrich verrà poi trovato positivo alle anfetamine, assunte al di fuori dell’attività sportiva. Arriva la squalifica da scontare fino al 23 Marzo 2003, quindi, la chiusura del contratto con la Telekom, sua squadra per otto stagioni di fila.
Ritornato durante la primavera del 2003 con il Team Coast (divenuta ben presto Bianchi), senza grandi pretese si presenta al Tour dove di giorno in giorno si riscopre campione.
Febbriciante, perde 1’24” da Armstrong sull’Alpe d’Huez ma nella 12° tappa, cronometro di Cap Decouvertè, stravince guadagnando 1’36” sul texano e ritornando sotto nella classifica generale. Non vinceva una tappa al Tour dal 1998.
Sui Pirenei si consuma il duello ristretto. Ad Ax 3 Domaines il capitano della Bianchi guadagna altri secondi, non abbastanza per far cadere dal trono Armstrong il quale, puntualmente, va a vincere a Luz Ardiden distanziando Ullrich di 40” importantissimi in vista dell’ultima cronometro, dove la situazione non cambia. A Parigi Ullrich è ancora secondo ma questa volta solo di un minuto e un secondo. Tutto è rinviato all’anno seguente.
Nonostante Armstrong si sia mostrato battibile, le cose non cambiano come molti pensavano. Ullrich ritorna al T-Mobile (ex Telekom) vincendo il Giro di Svizzera e apparendo come il grande rivale del texano.
Ma al Tour, Armstrong si dimostra più competitivo dell’anno precedente e Ullrich affonda già dal primo arrivo in salita a La Mongie (12° tappa), dove perde due minuti e mezzo. Nelle tappe successive, continuerà ad accusare ritardo su Armstrong dimostrandosi addirittura meno competitivo del compagno di squadra Kloden, il quale, a Parigi coglie un secondo posto, mentre Ullrich deve accontentarsi di un mesto quarto posto a quasi nove minuti dalla cima.
Tutto rinviato, come sempre, all’anno successivo. 2005, otto anni dopo la vittoria al Tour, Ullrich si ripropone più come nome che non come garanzia.
La prima umiliazione arriva nella prima tappa, la cronometro di Noimoutier: viene raggiunto e superato dal texano, perdendo un minuto.
A Courchevel, primo arrivo in salita, il tridente T-Mobile si squaglia, Vinokourov perde oltre cinque minuti mentre Ullrich e Kloden rimediano 2’19” dall’ormai diecimila volte citato Lance Armstrong.
Sui Pirenei, Ullrich si riprende ma scopre di non essere più l’avversario principale di Armstrong. Ora c’è Ivan Basso, già visto in gran spolvero l'anno precedente ma che quest’anno si è avvicinato ulteriormente alla maglia gialla.
Ullrich deve limitare i danni e a Parigi arriva terzo a 6’21” dal rivale americano che annuncia il ritiro, aprendo probabilmente nell’animo del tedesco, una spirale di speranza nella conquista del Tour 2006.
Senza Armstrong i più attesi per la stagione seguente sono Ivan Basso e appunto Jan Ullrich. Quest’ultimo ritorna al Giro d’Italia per la seconda volta, in funzione del Tour de France.
Al Giro vince la prima cronometro sconfiggendo Ivan Basso e facendo la voce grossa in vista della Grande Boucle. Si ritira ai piedi del San Pellegrino e a Giugno vince nuovamente il Giro di Svizzera, dimostrandosi in gran forma. Alla vigilia del Tour, Ullrich e Basso vengono implicati nell’Operacion Puerto. Viene quindi escluso dall’organizzatore della corsa francese, sospeso dalla squadra e in seguito licenziato.
Durante il periodo dell’inchiesta, Ullrich si dichiarerà sempre estraneo alla vicenda, fino al 26 Febbraio 2007 quando annuncia il ritiro dal ciclismo, decisione che rimarrà tale nonostante i recenti ritorni di vari rivali quali Basso, Vinokourov ed Armstrong.
Per la cronaca, Jan rientra tra i corridori che hanno vinto tappe in tutti e tre i grandi giri (Giro, Tour, Vuelta), inoltre, in otto partecipazioni al Tour è salito sette volte sul podio, una volta primo, cinque volte secondo e una volta terzo, peggior risultato un quarto posto e scusate se è poco.