domenica 26 ottobre 2008

Basso è tornato




























E’ ritornato Ivan Basso, l’ultima volta che aveva preso parte ad una corsa ciclistica era nella Primavera del 2007. E’ passato molto tempo ma a differenza di altri il varesino non ha mai smesso di fare la vita da ciclista e non è facile allenarsi con costanza se non si hanno impegni durante la stagione. Basso ha simulato grandi giri, tappe di montagna (ad Agosto si è fatto il percorso della Dolomiti Stars), simulazioni di cronometro e quant’altro possa servire per mantenere la gamba da professionista. In poche parole, non è andato in depressione e rimboccandosi le maniche ora è qui ed è uno dei favoriti del Giro del Centenario. La Liquigas gli ha dato fiducia e probabilmente è stata una mossa di mercato azzeccata.
Si parlava di ritorno e difatti il nuovo capitano della Liquigas ha disputato una corsa proprio oggi, precisamente nel “sol levante”, la Japan Cup, corsa asiatica di livello non alto ma pur sempre un test importante per Basso, il quale nemmeno si ricordava più cosa volesse dire pedalare con il numero attaccato sulla schiena. Il responso è subito positivo.
Ha vinto Damiano Cunego, come prevedibile, ma Basso non è stato fermo, anzi, coraggiosamente ha attaccato nel penultimo giro selezionando il gruppo e all’ultima tornata a riattaccato per la seconda volta andando via insieme a Cunego lungo la salita più dura. Dopo l’ascesa è rientrato l’ex campione d’Italia Visconti, seguito da Agnoli ma nello sprint finale è stato Cunego ad avere la meglio su tutti. Secondo Visconti, terzo Basso che conferma di essere preparato per ripartire. “Ora posso affrontare l’Inverno col sorriso”, ha concluso il varesino.
Possiamo proprio dire che è tornato a tutti gli effetti. Gli avversari sono avvisati.

sabato 25 ottobre 2008

Mont Ventoux 2000

Il racconto di quella giornata




























Le Mont Ventoux 2000, penultima volta che il gigante fu inserito come arrivo del Tour de France. Era il 13 Luglio di oltre otto anni fa e la corsa aveva scoperto un nuovo padrone. Nell’anno x della tanto aspettata sfida tra Pantani-Ullrich-Armstrong, gli organizzatori hanno pensato bene di bilanciare la corsa al meglio: oltre alle cronometro ci sono anche le salite.
Ma Pantani non è più Pantani, ce ne siamo accorti il 10 Luglio ad Hautacam, in una fredda giornata di pioggia le prime carte sono state messe sul tavolo e il responso è negativo: cinque minuti persi dal texano. Nemmeno Ullrich non sembra più quel giovanotto del 1997 che faceva il bello e cattivo tempo con il suo pedalare in modo potente: oltre tre minuti lasciati al texano. La forza di Armstrong ad Hautacam ha reso Ullrich e Pantani piccini e battibili. Di fatto il Tour appare semi chiuso visto che l’americano amministra già quattro minuti sul secondo (Ullrich) dopo dieci tappe.
I giorni passano e arriva la tappa del Ventoux, salita nota per il repentino cambiamento climatico e soprattutto l’assenza di vegetazione in quota.
Quando comincia l’ascesa finale le cose sembrano mettersi ancora male per il pirata, grande atteso di giornata per la rivincita. Si stacca sotto il ritmo asfissiante della Banesto e rimane a bagnomaria proprio come non era abituato a fare quando la strada saliva. Ma da grande campione, ai meno 6 dall’arrivo riacciuffa il gruppo dei migliori dove ci sono Ullrich, Botero, Beloki, Virenque ed Heras, oltre ovviamente alla maglia gialla Lance Armstrong.
Neanche il tempo di rientrare e accodarsi a qualcuno che il pirata parte subito all’attacco seguito da Roberto Heras. Sarà il primo di una lunga serie di attacchi emozionanti.
La vegetazione oramai non c’è più ma lo scalatore di Cesenatico sembra esserci a tutti gli effetti, nonostante non sia in condizione super. Sebbene non prenda il largo, Pantani continua imperterrito a tenere alta l’andatura, Heras è già stato ripreso dal gruppetto trainato da Jan Ullrich mentre la maglia gialla, per ora, sta a guardare. Il primo a cedere è Virenque, la presenza del capitano della Mercatone Uno lo ha fatto saltare del tutto e prosegue spalleggiando con il suo ritmo cercando di limitare i danni.
Si vede che la situazione sta per esplodere, il secondo scatto del pirata allunga il gruppetto ma non si stacca nessuno, anzi, i nostri si studiano, specialmente Ullrich che invece di guardare in avanti continua a voltarsi nervosamente cercando il cambio da qualcuno e facendo venire a galla il suo momento non ottimale.
Pantani rimane a centro gruppo per un paio di metri poi riparte per la terza volta, questa volta più convinto dei suoi mezzi. I cinque stanno a guardarsi, il texano parla all’auricolare, evidentemente chiede lumi su come muoversi. Poco dopo si muove Santiago Botero, la rivelazione di questa giornata, il quale, con uno stile inguardabile riesce ad avvicinarsi al pirata. Quando Armstrong si accorge che Ullrich è a tutta, scatta con un impressionante agilità passando a velocità doppia Botero e riportandosi su Pantani facendogli segno con la mano di seguirlo.
Pantani rimane a scia, davanti non potrebbe stare visto che l’americano mulina le gambe con un’agilità talmente elevata da far pensare che stia andando con il 39 in pianura.
Il resto lo sappiamo tutti, arrivati in prossimità dell’arrivo Armstrong lascerà tagliare per primo il traguardo a Pantani. Ad essere obbiettivi si può certamente dire che quel giorno il più brillante era ancora Armstrong il quale in effetti sembrò poter avere la forza per vincere. Quale fu l’errore del texano? Semplicemente sbandierare nel dopo corsa di aver fatto vincere il Ventoux al pirata. D’altro canto, come è giusto che sia, il re della montagna Marco Pantani non ringraziò e mai accettò quel gesto, tutt’altro, si impegnò per staccare il texano (lo staccò qualche giorno più tardi a Courchevel), dimostrando così di non aver bisogno di regali per vincere in salita. Armstrong accusò il colpo e da quella giornata venne a crearsi una rivalità a distanza fra i due: ad oggi mai consumata.

giovedì 23 ottobre 2008

Tour 2009: le Alpi




Le Alpi vengono affrontate ben sei giorni dopo i Pirenei e questo amplio buco potrebbe rimescolare le carte, come già scritto, facendo aumentare la forma ad alcuni e facendola diminuire ad altri. Motivo per cui vedo epiloghi diversi nelle due fasce montane. Ma arriviamo al dunque, tre tappe di montagna più quella stazionaria di Colmar che però ritengo adatta a fughe di giornata. Le Alpi apriranno i battenti Domenica 19 Luglio 2009, con l’arrivo a Verbier, in Svizzera. La tappa verrà pedalata quasi tutta in Suisse ma di salite se ne vedranno pochissime fino all’erta finale. Per me Verbier è tabù, non saprei le difficoltà di questa salita, so solamente che è lunga 9 km e che per arrivarci si passa per Martigny. Arrivo che fa parte della storia del Giro della Svizzera, nel 2009 scelto come secondo arrivo in salita al Tour de France.
Il giorno dopo riposo prima di avviarsi verso la 16° tappa, quella che da Martigny arriverà a Bourg Saint Maurice. Si toccheranno ben tre nazioni in questa giornata, dapprima la Svizzera da dove si parte e dove si affronterà il Grand Saint Bernard (2473 m.), salita eterna, lunga 30 chilometri con pendenze del 5,7% e difficile solo negli ultimi 7 km che oscilleranno dal 7 al 9,7%. Qui si potrebbe staccare qualcuno. Dopo il Gran San Bernardo si scende nella lunga discesa che porta ad Aosta, quindi si continuerà nelle strade italiane per 80 km, passando a Morgex e scalando il Petit Saint Bernard (2184 m.), altro “panettone” di giornata, lungo 27 km ma con una pendenza del 4,6%, praticamente un falsopiano che raramente toccherà pendenze incisive. Una volta in cima al Piccolo San Bernardo si scende nella lunga discesa che porterà di nuovo in Francia, a Bourg Saint Maurice. 160 chilometri, pochi se vogliamo ma con ben 57 chilometri di salita, quasi tutta facile ma pur sempre salita… Non credo ci sarà selezione, purtroppo i due San Bernardi sono alti quanto pedalabili. Largo alle fughe, chi vorrà vincere dovrà fare selezione negli ultimissimi chilometri del Gran San Bernardo, cercando di portare via una fuga che resista nel Piccolo San Bernardo. Impresa non facile se dietro si mettono d'accordo gli squadroni.
Rientrati in Francia i nostri dovranno vedersela con l’ultima tappa alpina, quella con più salite. Da Bourg Saint Maurice si inizierà subito a scalare Cormet de Roselend, 19 chilometri non facilissimi ma con vari tratti di riposo, la salita tocca spesso i 7% di pendenza ma è la prima di giornata e non farà alcun danno. La seconda asperità è il Col des Saisies (22 km al 5,5%), poi una cinquantina di chilometri pianeggianti e la Cote d’Araches che anticipa il Col de Romme, la vera chicca di giornata: 9 km al 8,8% di pendenza media e che potrebbe fare molto male a chi non ha il ritmo dei migliori. Il Col de Romme lascia poco fiato, sembra tutto tranne che un monte francese e tocca spesso punti al 10, 12%. Sarà un momento chiave, anche perché la discesa successiva è breve, circa 6 km che serviranno per tirare il fiato prima dell’ultimo monte, il Col de la Colombière. La Colombière sarà affrontata a metà, gli ultimi sei chilometri più impegnativi che non vanno mai sotto l’8% e che nell’ultimo chilometro arrivano a toccare il 10%. Sarà quindi un finale duro anche se la discesa verso Le Grand Bornand potrebbe ricompattare gli eventuali attaccanti. Di certo sarà giornata di grande selezione, un momento chiave.
Valutandole attentamente le Alpi sono molto più difficili dei Pirenei, presentano un arrivo in salita e due arrivi in discesa con salite vicine all’arrivo. Se poi contiamo che anticiperanno la cronometro di 40 km andando di conseguenza a influenzarla, beh, possiamo dire che non è poi così “facilissimo” questo tracciato. Attenti specialmente alla tappa di Le Grand Bornand, chi avrà la giusta inventiva potrà guadagnare molto sui diretti avversari.
Le altimetrie




























Il Piccolo San Bernardo è lungo ma troppo facile e difficilmente qualcuno perderà contatto

















Dopo il Col de Romme, 7 chilometri molto duri che porteranno in cima alla Colombière

Tour 2009: i Pirenei

Parto con il commentare i Pirenei. Quando si inizierà a scalarli la classifica sarà già stata movimentata da una cronometro di 15 km e una cronosquadre sulla trentina. Quindi molti specialisti della prova contro il tempo si ritroveranno messi molto bene rispetto agli scalatori (d’altra parte questo è il Tour de France).
I Pirenei apriranno i battenti già alla 7° tappa, il primo arrivo in salita nelle “asperità” di Arcalis, vicino Andorra. A dirla tutta è una salita sostanzialmente facile, lunga si 11 km ma con pendenze che fanno ridere chi se ne intende di vere asperità. Ci saranno nei primi 4 km delle pendenze che alterneranno il 7 e l’8% ma poi spianerà per i rimanenti 7 km al 5/6%. Nel 1997, se ricorderete, a vincere su questa salita fu il Kaiser Jan Ullrich che staccò tutti andando al traguardo a braccia alzate. Quella volta i distacchi furono molto ampli ma l’altimetria era anche più dura di quella che affronteranno i corridori nel 2009. Motivo per cui credo che i distacchi saranno contenuti ma chi ha le cartucce da sparare le spari subito perché questa è l’unica tappa “dura” che si affronta nei tornanti pirenaici. Il resto è noia.
L’ottava tappa che arriva a Saint Girons è da considerarsi una media tappa di montagna. La salita più lunga è collocata nei primi chilometri e le altre due oltre ad essere corte e distanti dall’arrivo di ben 40 km (!!!), hanno pendenze non oltre l’8% alternando tratti di frequente riposo.
La segue a braccetto la terza e ultima tappa pirenaica. Della serie “Come sprecare salite leggendarie”. Di “boiate” ne ho viste tante ma quella di mettere i monti lontani dall’arrivo è una cosa frequente e fastidiosa del Tour. La nona tappa presenta il Col d’Aspen (6,5% pendenza media) e Col du Tourmalet (17 km al 7,4% di pendenza media!) a 70 chilometri dall’arrivo. Il Tour 2009 non sarà quindi deciso sui Pirenei, al massimo saranno un mesto antipasto in vista della parte finale della corsa francese. Una sonora bocciatura per quanto riguarda l’ottava e la nona tappa, per gli scalatori in questo “trittico” ci sarà davvero poco da fare.

Altimetria di Arcalis



E le altimetrie delle tre tappe Pirenaiche













mercoledì 22 ottobre 2008

Tour de France 2009

Le Tour de Ventoux



























E’ stato presentato questa mattina il Tour de France 2009. Partirà da Monaco con una cronometro di 15 km adatta agli specialisti. Ci saranno poi due tappe pianeggianti e alla 4° tappa una cronosquadre di 38 km che potrebbe far accusare ulteriormente terreno agli scalatori. Quinta tappa ancora per velocisti, poi la sesta frazione si correrà nelle strade di Spagna, da Gérone a Bercellona (non sarà comunque l’unico sconfinamento della corsa francese). La tappa del giorno successivo presenta già il primo arrivo in salita, da Barcellona i nostri si sposteranno fino ad Arcalis, 2240 metri. I Pirenei saranno protagonisti anche nei giorni successivi. L’8° tappa presenta 3 passi e un arrivo pianeggiante (Saint Girons), adatto alle fughe da lontano, la 9° tappa uguale, Aspin e Tourmalet a metà percorso e settanta chilometri finali in totale pianura. In poche parole, i Pirenei sono stati sfruttati malissimo anche se collocati molto presto e questo potrebbe essere “spettacolare” rendendo la corsa meno banale. Dopo il trittico dei Pirenei ci sarà il primo riposo e lo spostamento al centro Francia, a Limoges, dove per tre tappe ci sarà molto spazio per fughe e velocisti. Per ritrovare un po’ di salita bisogna aspettare la 13° tappa, quella di Colmar, ma più per scalatori questa ha tutta l’aria di essere l’ennesima tappa per outsiders. Quindi ampio spazio a fughe, prima dell’arrivo nelle Alpi che avranno sfogo dalla quindicesima tappa: Pontarlier-Verbier (Svizzera), 207 km, secondo arrivo in quota. A Verbier secondo e ultimo riposo prima della settimana finale. La 16° tappa che partirà da Martigny presenta due lunghe salita, il Grande San Bernardo e il Piccolo San Bernardo, prima di involarsi in discesa verso Bourg-Saint Maurice.
Il giorno dopo le Alpi prendono tutto il loro sfogo presentando cinque passi, l’ultimo dei quali il Col de la Colombiere prima della discesa finale verso Le Grand Bornand. Come vedete, anche le Alpi sono state sfruttate poco.
Dopo le Alpi una cronometro di 40 km ad Annency, ma siamo appena alla 18° tappa e il Tour deve ancora giocare l’asso dalla manica.
Infatti l’edizione del 2009, come potete notare, è mooolto facile altimetricamente parlando e potrebbe agevolare addirittura qualche passista rivolto alle cronometro. Ma il penultimo giorno, sette anni dopo Virenque e nove dopo Pantani, ritorna il Mont Ventoux in tutta la sua grandiosità. Eccolo quindi il giorno chiave della Grand Boucle che offre un percorso simile alla concezione del Giro d’Italia, con salite sin dalla prima settimana ma mai troppo incisive fino al giorno della resa dei conti. Nemmeno la cronometro di due giorni prima potrà “parare” chi sul monte ventoso avrà la sventura di incappare in una giornata nera. E forse sta qui il fascino di questa edizione, differenziarsi dal solito schema da Tour e puntare tutto su un arrivo mitico del Massiccio Centrale collocato il giorno prima della passerella ai Campi Elisi. Personalmente lo troverei un percorso assai soft e congeniale ai passistoni non fosse che gli organizzatori hanno pensato alla ciliegina sulla torta. Una parola sola: Mont Ventoux. Sarà il monte calvo il vero protagonista della corsa, nonché arbitro finale.
A breve commenterò una per una le tappe chiave del nuovo Tour de France.

martedì 21 ottobre 2008

Fantaciclismo: ipotesi sul Giro del Centenario

No, non è al 100% il percorso del prossimo Giro d'Italia. Sono solamente delle ipotesi che vogliono assomigliare il più possibile a quello che sarà il percorso ufficiale della corsa più importante d’Italia. La partenza da Venezia è già nota a tutti da vari mesi e devo dire che è una buona idea. L’ultima volta che il Giro partì da Venezia, se avete buona memoria, fu nel 1997 con una tappa in linea vinta da Mario Cipollini. Il Giro del Centenario, invece, proporrà l’ennesima cronosquadre che dal 2007 apre puntualmente la corsa.
Si sa già anche dove terminerà. Non sarà Milano bensì Roma, la capitale, città super snobbata dal Giro d’Italia. L’ultimo passaggio fu nel 2000 quando il cronoprologo aprì le danze in onore del Giubileo. Era dal 1989 che il Giro non si concludeva a Milano, in quell’edizione fu Firenze la città prescelta per il gran finale. Negli anni 80 non ci fu infatti la tradizione di far concludere la corsa nella grigia città padana e a dirla tutta sono contento che il Giro del Centenario termini (non la stazione) proprio nella capitale, sperando in un giorno di sole che risplenda e risalti il contorno di questa città.
Terminando a Roma il Giro prenderà pieghe diverse geograficamente parlando. Intanto ci sarà un inversione dei monti, le Alpi all’inizio e gli Appennini alla fine, proprio come non eravamo abituati. Per molti “na cazzata” per altri un buon diversivo. Io faccio parte di quest’ultimo gruppo e sono fiducioso sulla spettacolarità del percorso anche con questo cambiamento di fronte. Tutto sommato, se si vuole, anche gli Appennini offrono salite dure.
Ritorniamo alla prima settimana, Friuli e Veneto saranno i protagonisti principali con tappe a Trieste e forse anche a Valdobbiadene (o dintorni). Non verranno sfruttate appieno le Dolomiti, sarà solo un mesto passaggio a quanto pare. Come dicevamo, Alpi all’inizio così già alla 4° tappa potrebbe esserci un arrivo in quota: Alpe di Siusi, tutt’altro che facile da affrontare. E se è vero che le prime salite sono quelle che fanno più danni, allora questo arrivo potrebbe essere interessantissimo per la classifica.
Ci saranno sicuramente degli sconfinamenti in Austria prima di spostarsi in Lombardia e in Piemonte. Dopo le prime due settimane che interesseranno anche Liguria, l’Emilia Romagna e la Toscana si scenderà nel centro-sud.
Interessante l’arrivo sul Monte Petrano, quasi sicuro e con pendenze medie del 7%, altra insidia per chi vuole indossare la rosa.
BlockHaus è un altro nome proveniente dal passato che ritorna a riaffiorare nelle menti degli appassionati. Altro arrivo lungo e difficilissimo, tanto per sfatare il mito degli Appennini “dolci”. Tzè… A vedere le altimetrie di varie salite appaiono dure assai.
Le ultime tappe andranno a spingersi al Sud, fino a Benevento prima di rientrare nella provincia di Napoli. L’arrivo sul Vesuvio è un altro interessantissimo rumor nonché speranza per chi vuole innalzare la durezza del percorso. Sarebbe l’ultimo arrivo in salita prima delle ultimissime tappe finali, fra cui la cronometro nella capitale che sancirà il vincitore della corsa.
Un Giro del Centenario che vuole quindi la sua particolarità, rimanere un’edizione che si differenzia rispetto a molte altre. Strizza l’occhio agli scalatori amanti delle pendenze ma non disdegna le cronometro (se ne contano due individuali oltre la cronosquadre).

lunedì 20 ottobre 2008

I migliori della stagione

Miglior corridore 2008
Alberto Contador















Lo spagnolo ad inizio Maggio è al mare con la fidanzata. Lo chiama il ds annunciandogli che dovrà fare i bagagli e volare in Sicilia per prendere il via al Giro d’Italia. Il nostro parte con una condizione non al top e già nella cronosquadre di Palermo si vede rincorrere i compagni. Man mano i giorni passano e la condizione cresce. Nella 7° tappa con arrivo a Pescocostanzo risponde agli attacchi di Riccò e Di Luca e nella 10° tappa, la cronometro ondulata di Urbino, arriva secondo a soli 8” da Bruseghin. A quel punto capisce che può puntare alla classifica.
Lo capisce ancora di più sulle Dolomiti quando non si stacca mai più del dovuto dagli avversari riuscendo addirittura a vestire la sua prima maglia rosa in seguito alla tappa del Fedaia.
L’ultima settimana riesce ad amministrarla bene anche se nella 19° tappa, quella con arrivo al Monte Pora, cede nel finale riuscendo a mantenere il primato di soli 4” su Riccò e 21” su Di Luca. L’indomani c’è la tappa del Mortirolo, i pronostici sono per Riccò ma quest’ultimo ormai ha giocato tutte le carte cosi che la classifica rimane invariata. La forma cresce per Contador a differenza di quella del modenese che man mano va a lumicino. E infatti nella cronometro di Milano lo spagnolo guadagna 1’53” in soli 28 km. Vince il Giro d’Italia al 80% della condizione: voto 8.
L’Astana non può correre il Tour de France e quindi dovrà impegnarsi per la Vuelta a Espana. Arrivato con una condizione migliore di quella del Giro d’Italia, Contador corre da padrone quando la strada sale e si difende bene nelle prove contro il tempo dal compagno di squadra Leipheimer. Vince sull’Angliru e a Fuentes de Invierno e vince la Vuelta de Espana per soli 46” su Leipheimer ma i suoi obiettivi li ha centrati tutti: voto 7,5

Miglior velocista
Mark Cavendish

Ha soli 23 anni ma vince che è una meraviglia. Mark Cavendish è stato la sorpresa nelle volate del 2008 vincendo due tappe al Giro d’Italia (Catanzaro e Cittadella) e centrando il poker al Tour de France (Chateauroux, Toulouse, Narbonne, Nimes). Voto: 8














Miglior scalatore
Alberto Contador
Non è stato l’anno degli scalatori e quei pochi che hanno fatto bene sono stati trovati positiva alla Cera. Quindi togliendo Sella e Riccò vince a tavolino Alberto Contador che a Settembre, alla Vuelta de Espana, ha fatto suoi due arrivi in quota quali il durissimo Angliru e Fuentes de Invierno.

Miglior crono man
Fabian Cancellara



















Vince e convince nelle prove contro il tempo. Forte e possente come Indurain, il nostro quando si tratta di vincere le cronometro è il primo della lista. Il momento migliore lo ha raggiunto vincendo le Olimpiadi di specialità a Perchino. Quanto basta per rimanere il sovrano delle crono. Voto: 7,5

Miglior corridore nelle corse di un giorno
Damiano Cunego















Peccato che non ci sia più la tanto amata Coppa del Mondo perché Cunego potrebbe vincerla spesso… Il veronese ha dimostrato di essere uno dei più forti nelle corse in linea. Batte Schleck all’Amstel Gold Race, è secondo al Mondiale e vince il Giro di Lombardia a fine stagione. Voto: 8

Miglior corridore nelle corse a tappe
Alberto Contador

Vince anche qui l’iberico. Ha dimostrato grande regolarità e completezza, vince e si difende in salita, rosicchia secondi o minuti agli avversari più pericolosi nelle cronometro. Ideale per vincere la classifica finale di un grande giro. Al momento, il migliore. Vedremo se saprà riconfermarsi nelle prossime stagioni. Voto: 9

Miglior giovane (1983 in poi)
Roman Kreuziger






















L’ho sentito nominare per la prima volta lo scorso Giugno ma non è certo una novità. Questo cecoslovacco già vincitore di un campionato del mondo juniores è passato professionista nel 2006 a soli vent’anni e l’anno scorso ha concluso la Vuelta a Espana al 21° posto! Quest’anno, a soli 22 anni, ha vinto il Giro di Svizzera. Teniamo d’occhio nelle prossime stagioni. Voto: 9

Delusione del 2008
Filippo Pozzato















Unica nota positiva il secondo posto alla Milano-Sanremo vinta da Fabian Cancellara. Per il resto, vacche magre. Mai visto al Tour de France, stenta a vincere anche nelle corse in linea, partecipa alla Vuelta a Espana vestendo per onor di popolo la maglia d’oro e poi scompare di nuovo. Cambierà squadra a fine stagione e vedremo se la nuova aria porterà successi più importanti. Voto: 5

Miglior squadra
Csc























Csc vs Astana. La Csc vince Milano-Samremo, Tour de France e Olimpiadi a cronometro, l’Astana vince Giro di Romandia, d’Italia e la Vuelta dimostrandosi la migliore nelle corse a tappe. Visto che la Csc ha vinto grazie a molti corridore e non uno solo come è avvenuto per la maggiore nelle vittorie Astana, dico Csc.

sabato 18 ottobre 2008

Damiano Cunego superstar

Vince e convince nella classica delle foglie morte













E’ la corsa che chiude la stagione del grande ciclismo, dopo di lei, infatti, ci sono solo corse di secondo piano. E’ la classica d’autunno, quella pittoresca che viene affrontata tra i boschi dai colori forti della Lombardia. Una corsa che in molti aspiravano ma che uno solo è riuscito a prendersela, per la terza volta tra l’altro.
Era uno dei più attesi Damiano Cunego e così è stato. Il veronese, che già a fine Settembre correva molto bene (secondo al Mondiale), ha confermato di essere uomo da corse a tappe vincendo per la terza volta il Giro di Lombardia. Ha finalmente corso da padrone, supportato da una Lampre autoritaria che ha stoppato ripetutamente gli attacchi di nomi noti quali Garzelli, Simoni e Scarponi.
Sul Civiglio va via Kroon, poi Kolobnev e Horner ma è lo scatto di Cunego il più energico. Il capitano della Lampre scollina primo insieme a Failli e Horner, gli unici riusciti a resistergli e si tuffa lungo la discesa staccando i due compagni di fuga. Su Failli e Horner, intanto, si riporta il campione olimpionico nonché favorito di giornata, Samuel Sanchez, oltre al connazionale Moreno. Ai piedi della salita del San Fermo della Battaglia Cunego ha 10” di vantaggio sugli inseguitore e in cima allungherà a 20” dimostrando la sua forza.
Arriva quindi solo sul traguardo, portando il vantaggio ad una ventina di secondi sul secondo, il giovane sloveno Brajkovic che gioisce pensando di aver vinto il Lombardia, non sapendo forse che Cunego è già arrivato… Terzo Uran che arriva insieme a Brajkovic, poi il gruppo dei migliori regolato da Giovanni Visconti.
E vanno così a quota due le classiche stagionali, dopo l’Amstel Gold Races ad Aprile ecco il Lombardia a Ottobre, concludendo una stagione che lancia segnali abbastanza evidenti: Cunego è un grande per le corse di un giorno. Si impegni in questi traguardi diventando il numero uno anche perché non è facile andare forte sia da una parte che dall’altra e il prossimo anno dubito che il veronese possa competere per la maglia rosa al Giro d’Italia.
Ora si entra nella parte finale della stagione, scriverò meno ma scriverò… Nelle prossime settimane ci saranno le presentazioni del Tour de France e del Giro d’Italia 2009 alle quali non potrò non dedicare un paio di post.
Alla presto.

lunedì 13 ottobre 2008

Giro del Centenario: al via Lance Armstrong

Piccola Italia, ti sei venduta

Alle 15 è giunta la notizia da Rcs. Lance Armstrong dice si al Giro d'Italia 2009. Gli organizzatori si prostrano e gli preparano il tappeto rosso a Venezia. Il texano verrà quindi a fare il turista agonistico per una ventina di giorni. Ancora non si sa se con velleità di leader o solo di preparazione in vista del Tour de France. In poche parole, un Armstrong inedito, diverso anni luce da colui che rifiutava i tanti inviti della corsa rosa finalizzando le sue forze solo ed esclusivamente sulla più celebre corsa francese.
Che Armstrong sarà? E’ fantascienza pensare che dopo tre stagioni di inattività e 37 anni in carniere si possa tornare ad alti livelli? Fantascienza pura o film alla Rocky Balboa. Non so quali prodotti sintetici abbiano inventato negli Stati Uniti, probabilmente sostanze che oggi risultano invisibili e che fra cinque, sei anni diventeranno il nuovo “Cream de la cream” per i ciclisti di alto livello. Chissà che il fantasma del Pirata non giochi brutti scherzi al texano.
Mi fermo qui. Ah, ultima cosa: Il Giro come si sa partirà da Venezia ma non si concluderà a Milano bensì a Roma (come nella prima edizione). Quasi sicuro. Se così fosse ci troveremo un percorso con le Alpi all’inizio e gli Appennini alla fine. Praticamente il contrario della solita routine. Meglio cambiare, no?

Ale-jet c'è

2009 e 2010: le ultime stagioni?


Un ritorno di cui non ho mai parlato fino ad ora è quello dello sprinter Alessandro Petacchi. Il ciclista spezzino è tornato il 30 Agosto scorso. La sua breve Odissea comincia dopo la vittoria nella tappa di Pinerolo al Giro d’Italia 2007, quando vengono trovate quantità di salbutamolo in eccesso all’interno dei campioni prelevati ai controlli antidoping. Conclude il Giro d’Italia vincendo la maglia ciclamino ma viene poi sospeso dalla sua formazione, il Team Milram. In seguito viene richiesta una squalifica di un anno e a causa del processo salta il Tour de France 2007. Il 24 Luglio viene quindi prosciolto da tutte le accuse per la buona fede riscontrata nell’atto inconsapevole di doping.
Petacchi riprende a correre tranquillamente nel finale di stagione e all’inizio del 2008 continuando sempre a vincere vari sprint nelle corse a cui prende parte. Il 6 Maggio 2008, viene squalificato per un anno dal TAS di Losanna in base ai fatti relativi alla tappa di Pinerolo (con tanto di revocazione delle cinque vittorie di tappa al Giro 2007). Salta Giro e Tour ma lo scorso Luglio ha ritrovato una squadra per cui correre nelle prossime due stagioni: Lpr.
Il 31 Agosto scorso, infine, la sospensione dello spezzino è andata concludendosi in quanto decorreva dal 1 Novembre 2007 e conteneva i due mesi di sospensione cautelare già scontati nel 2007.
La Lpr viene comunque non invitata alla Vuelta a Espana oltre che alla Parigi-Tours e al Giro di Lombardia per non aver accettato il passaporto biologico.
Quindi tutto rinviato al prossimo anno. Alessandro Petacchi avrà 35 anni, riuscirà a riproporsi ad alti livelli? Glielo auguro soprattutto per rispondere con i fatti a chi gli ha creato molti buchi nelle ultime due stagioni.

domenica 12 ottobre 2008

Parigi-Tours a Gilbert

Giornata di Parigi-Tours, corsa che un tempo era nella lista delle prove di Coppa del Mondo al pari della Milano-Sanremo, oggi trattata con meno lustro e prestigio, nonostante sia arrivata alla 102° edizione. E’ una corsa per velocisti, lunga ma non impegnativa e che ogni tanto regala soddisfazione anche a chi tenta azioni personali.
Vanno in fuga in cinque, il crono man Zabriskie, Lemoine, Euser, Delfosse e Velers. Il tutto andrà a vanificarsi ai meno venticinque dall’arrivo. Nasce da qui una lunga serie di attacchi che vedono fra i protagonisti Turgot, Vogondy, Delage e Kuyck. A loro si aggiunge alla battaglia il noto belga Gilbert.
Il tutto sembra utopico, ai meno 3 km dall’arrivo, lungo l’infinita strada lineare che porta all’arrivo, il quintetto ha davvero pochi secondi. Ma il gruppo non si organizza per il meglio e sotto il triangolo rosso dei mille metri finali i fuggitivi hanno ancora un buon margine.
Vince il più famoso dei cinque, Philippe Gilbert della Francaise des Jeux’s (saranno contenti i francesi), che sconfigge il connazionale Jean Kuickx e il francese Sebastien Turgot. Primo degli italiani Daniele Bennati, arrivato ottavo dietro ad Erik Zabel e davanti di due posizioni a Tom Boonen, grande favorito di giornata.
Corsa la Parigi-Tours non rimane che il Giro di Lombardia, dove già si annuncia grande battaglia fra i grandi.

mercoledì 8 ottobre 2008

La fiera dell'ipocrisia



Maledetto mondo ipocrita. In ogni settore c’è ipocrisia perché la gente è così, non ci si può fare nulla per cambiarla.
In questi giorni invece di parlare di news sul mondo del ciclismo che va a rotoli ho preferito dedicare 4 post divisi in parti a Paolo Savoldelli.
Motivo? Nausea, tanta nausea nel leggere di scandali sul doping. Non c’è giorno che non venga menzionato il doping. I due casi più eclatanti? La doppia positività di Piepoli al Tour de France e quella di Stefan Schumacher sempre nella corsa francese. La lista aumenterà nei prossimi giorni… Per Schumacher il rischio è di due anni, come Riccò. Per il compagno di squadra di Riccardo, tal Leonardo Piepoli, non c’è nessun problema: aveva 37 anni e la squalifica gli anticipa solamente la chiusura della sua carriera, infangata. Non ci voleva comunque un laureato in ingegneria per capire quanto fosse inverosimile la vittoria del trentasettenne sulla salita dell’Hautacam. Idiota chi ci ha creduto.
Chiusa prima parentesi. Ne apro subito un’altra. Notizia di giornata: Il ciclismo fuori dai giochi Olimpici?”.
E poi…

Il Comitato olimpico internazionale potrebbe escludere il ciclismo dai Giochi Olimpici. Lo ha annunciato il vicepresidente del Cio, Thomas Bach, in un'intervista al quotidiano tedesco "Frankfurter Allgemeine". L'idea è nata dopo gli ultimi due casi di doping che hanno coinvolto Leonardo Piepoli e Stefan Schumacher, trovati positivi all'Epo di ultima generazione (Cera) al Tour de France di quest'anno.
"Tutto ciò è drammatico perché dimostra che il ciclismo è lontano dal raggiungere un cambiamento di coscienza" ha detto Bach. "La stupida sfrontatezza sembra stia continuando, il ciclismo sta perdendo la sua credibilità" ha proseguito il vicepresidente del Cio che ha concluso: "Dobbiamo domandarci se non sia giunto il momento di ordinare una pausa al ciclismo dalle Olimpiadi".


Ed io dico: ma che siete scemi? Mica lo scopriamo ora il doping in questo sport, anzi, NELLO sport. La positività di Schumacher ha infangato le Olimpiadi con la sua partecipazione nella prova a cronometro? Perché, pensate che i partecipanti di altri sport siano più puliti? Penso proprio di no.
Lo sport vive nel doping, non c’è solo il ciclismo. Radiare questo sport dai giochi olimpici sarebbe un gesto ingiusto e ipocrita.
Il ciclismo sta perdendo di credibilità? L’ha già persa da tempo ma molti altri sport dove fanno passare tutti per puliti non è da meno. Se volete escludere il ciclismo allora fate prima a non preparare nemmeno i prossimi giochi olimpici.
Provo disprezzo.

Paolo Savoldelli story - ultima parte

Discovery (2006), Astana (2007) e Lpr (2008)


















Dopo la grandissima stagione targata 2005, Paolo Savoldelli è uno dei grandi attesi insieme a Ivan Basso per il Giro d’Italia 2006. Il capitano della Csc è in vena di riscatto da quella crisi che gli costò l’intera classifica finale, mentre Savoldelli ha voglia di riconfermare con ancora più autorità la sua magia rosa.
Quell’anno il Giro partiva dal Belgio in omaggio ai tanti immigrati italiani andati a lavorare in quella nazione. Il cronoprologo di Seraing mette subito in allerta gli avversari del falco: Paolo Savoldelli stravince infliggendo distacchi abbastanza alti per i soli 6 km del tracciato.
Il primato durerà fino alla 3° tappa, quella con arrivo a Namur, quando Stefan Schumacher vince la tappa e gli ruba la rosa (la sua ultima maglia rosa).
Tutto tranquillo fino alla 5° tappa: la cronosquadre. Era dal 1989 che una cronosquadre non veniva affrontata nella corsa rosa. La Csc di Basso fa subito capire di essere la squadra più compatta in assoluto, 2° a un solo secondo si piazza la T-Mobile di Ullrich, venuto al Giro per allenarsi in vista del Tour de France. Si difende bene la Discovery Channel di Savoldelli, terza a 39”. Nonostante la vittoria della Csc a vestire la maglia rosa sarà l’ucraino Sergei Honchar, militante nella T-Mobile.
Dopo il secondo posto nella tappa intermedia di Saltara, Savoldelli è 2° a soli 6” da Honchar, alle sue spalle l’avversario più temibile, Ivan Basso a 11”. Tutto è quindi pronto per l’indomani, la tappa che farà arrivo sulla Maielletta sarà il primo responso per chi vuole fare suo il Giro.
Ma è una giornata no quella di Savoldelli sulla Maielletta, mai in corsa e sicuramente in affanno per il ritmo imposto da Basso, il falco chiude 15° a 2’20”.
Il Giro continua con tappe intermedie e alla 11° tappa si arriva ad una cronometro in stile Tour de France: 50 km nelle strade di Pontedera.
Che fosse venuto per allenarsi si sapeva ma questo Jan Ullrich che domina e si prende il lusso di sconfiggere anche la maglia rosa Ivan Basso, era del tutto inaspettato. Sarà l’ultima vittoria del tedesco in carriera, spodestato poi dall’Operacion Puerto qualche mese più tardi. E Savoldelli? Se la cava bene rispetto agli altri big della vigilia perdendo 1’19” da Ullrich e precisamente 51” da Basso che crea l’abisso fra se e gli scalatori quali Cunego, Simoni e Di Luca. Il Giro sembra già chiuso.
Savoldelli prosegue sempre con linearità, in salita si capisce che non ha assolutamente un gran passo e deve solo limitare i danni sul padrone della corsa, Ivan Basso. Un po’ come succedeva in quel Giro 1999 quando invece di Basso era Pantani a dominare la strada.
Nella 13° tappa, quella di La Thuille. in una giornata freddissima, vince Piepoli controllato da Basso, tutti gli altri staccati compreso Savoldelli che chiude con altri 2’36” di svantaggio. Il bergamasco nel dopo corsa si ritroverà terzo nella generale a 5’30” dal bionico della Csc.
Stessa storia tre giorni più tardi, sul Bondone, ai -13 km dall’arrivo Savoldelli si stacca insieme a Cunego e Di Luca mentre davanti Basso fa man bassa di tutti i suoi avversari volando verso l’ennesimo successo. Pagherà sulla cima 3’27” dal varesino, complice anche l’allergia che non lo fa esprimere al meglio di se stesso.
E’ un Giro per scalatori, non c’è altro da dire, le salite sono davvero tante, dopo il Bondone sarebbe la volta del durissimo Plan de Corones, inedito e sterrato. Ma quel giorno nevica e la tappa viene tagliata eliminando il Passo delle Erbe e facendo terminare la corsa sul Passo Furcia. In questa tappa Savoldelli cede il terzo posto in classifica nei confronti di Simoni. Perderà ogni speranza nelle ultime tappe di montagna prima del grande finale, dapprima nel tappone dolomitico con arrivo sul Passo San Pellegrino e poi nella gloriosa tappa dell’Aprica, quando Simoni e Basso vanno via di forza. A Milano sarà quinto a 19’22” da Ivan Basso, portandosi a casa, però, la classifica della combinata (maglia blu vestita per tutto l’arco del Giro).
Dopo un Maggio assai logorante partecipa al Tour de France con una Discovery Channel orfana del suo autoritario capitano Lance Armstrong. Quella del Tour 2006 sarà infatti una Discovery assai disorientata e senza uomini in grado di tenere botta per l’alta classica. Di fatto, il Tour del falco termina dopo dodici tappe.
Al termine del Tour de France Savoldelli viene contattato da Alexandre Vinokourov per correre con la nuova squadra kazaka, l’Astana, dal budget elevato. Savoldelli fa armi e bagagli e ancora una volta cambia team.
E nonostante i 34 anni è un Savoldelli tutt’altro che tramontato. L’aria d'Astana è efficace, il falco trova una grande forma al Giro di Romandia come era sempre abituato e vince il cronoprologo di Friburgo. Si presenta poi al Giro d’Italia 2007 con velleità di maglia rosa. Nella cronosquadre di apertura l’Astana è subito seconda a 13” dalla Liquigas. In seguito ad una caduta nell’arrivo di Pinerolo (11° tappa), Savoldelli dovrà rinunciare a puntare al Giro d’Italia, che probabilmente non avrebbe vinto lo stesso, mettendosi a disposizione del compagno di squadra Eddy Mazzoleni, quell’anno in uno stato di grazia che gli consentirà di salire nello scalino più basso del podio.
Paolo sarà importantissimo per Mazzoleni soprattutto nella tappa Dolomitica con arrivo alle Tre Cime di Lavaredo: il falco farà guadagnare moltissimi secondi al compagno di squadra lungo la discesa del Giau consentendogli di risalire al secondo posto provvisorio.
Ritrovata poi la forma dopo la caduta di Pinerolo, il bergamasco dimostrerà di essere della partita nell’ultima cronometro di Bardolino-Verona, vincendo la tappa sul compagno di squadra Eddy Mazzoleni, terzo a Milano.
Si prepara poi a dare man forte ad Alexandre Vinokourov al Tour de France. Quell’anno il kazako doveva essere l’uomo da battere ma in seguito ad una caduta e poi alla positività all’antidoping, seguita poi a quella del compagno di squadra Kashechkin, il team Astana sarà costretto a lasciare il Tour de France.
Dopo tale vicenda Savoldelli passa ad una nuova squadra, la LPR dove trova l’ultimo vincitore del Giro d’Italia, Danilo Di Luca. Durante il Giro d’Italia 2008 sarà un importantissimo gregario per l’abruzzese, aiutandolo in più occasioni (ricordate nella tappa con arrivo sul Ponte Pora?). In seguito alla partecipazione al Giro d’Italia ha annunciato il ritiro dal mondo professionistico fissato al termine della stagione odierna.
Mancherà sicuramente la sua figura, da tempo diventata d’obbligo in palcoscenici quali i grandi giri.

martedì 7 ottobre 2008

Paolo Savoldelli story - III parte

Gli anni bui alla T-Mobile e la seconda vittoria al Giro d'Italia






















Dopo la vittoria inaspettata al Giro d’Italia, per Paolo Savoldelli si riaprono nuovi orizzonti. La sua avventura con la Index-Alexia è già finita dopo un anno. Il falco decide di cedere alle offerte lusinghiere del Team Telekom e viene così acquistato dalla squadra tedesca per prendere il posto di Jan Ullrich, quell’anno militante con il Team Bianchi dopo le disavventure avvenute nel 2002. Alla Telekom, Savoldelli deve dividere il posto con altri grandi big: Santiago Botero, Andreas Kloden e Alexandre Vinokourov. Fatto sta che in due anni il bergamasco non avrà mai la possibilità di correre il Tour de France. Motivo? Mille cadute. Elencarle tutte non è facile ma ci provo: cadde mentre si allenava a Tenerife; ebbe un incidente con una moto mentre si allenava in Germania; quindi si ruppe il polso durante il Giro di Colonia, riportando anche un trauma cranico; infine gli esplose una ruota mentre si allenava in California riportando la frattura della clavicola destra.
In poche parole, due anni neri.
A fine 2004 la parentesi T-Mobile (ex Telekom), è conclusa e per lui arrivano offerte dalla squadra di Lance Armstrong. Si, proprio così, Savoldelli passa dall’altra parte della parrocchia, questa volta alla Discovery Channel (ex Us Postal) e la fortuna, come per magia ritorna.
Sono passati altri tre anni dall’ultimo Giro d’Italia, la carriera del falco è un continuo alternarsi di momenti esaltanti ed altri da dimenticare. Ma a trentadue anni Paolo si ritrova alla corte di Armstrong come gregario. Pochi scommetterebbero di rivederlo lottare in un grande Giro ma da quell’anno anche la squadra di Armstrong partecipa al Giro d’Italia, ovviamente senza Armstrong. Quindi, dopo tre anni, un ritorno assai gradito. Ma quale sarà il livello attuale del bergamasco dopo diverse stagioni lontano dai grandi giri? La risposta è immediata. Savoldelli appare ringiovanito, anzi, ridimensionato. La Discovery Channel lo ha evidentemente ricaricato e già dal prologo di Reggio Calabria si vede: 4° a 1” dal vincitore.
La prima settimana da sfogo a corridori come Cunego, Petacchi e Bettini. In maglia c’è Danilo Di Luca ma l’ottava tappa prevede una cronometro di 45 chilometri. Vince Zabriskie, Ivan Basso è secondo a 17” e Savoldelli terzo a 44”. Subito distanziati Simoni e Cunego, la sfida è rinviata a Zoldo Alto. E così è: l’undicesima tappa con Passo Duran e l’arrivo a Zoldo Alto fa subito disastri. Fuori Cunego, il vincitore dell’anno prima è affetto da mononucleosi e vivrà un Giro in sordina. Così i due che erano sembrati più brillanti a Firenze si ritrovano a duellare anche sulle Dolomiti. Ed è proprio Paolo Savoldelli a vincere allo sprint contro Ivan Basso che vestirà la maglia rosa nel dopo corsa. Per Paolo Savoldelli è la conferma di essere ritornato ad alti, anzi, altissimi livelli.
Passano due tappe e succede l’impensabile. Se sul Duran il più forte era sembrato Ivan Basso, nella tappa di Ortisei è Savoldelli a fare la voce grossa. Attacca e stacca la maglia rosa giù di corda. La tappa va a Ivan Parra, fuggitivo della prima ora ma è Savoldelli a vestire la maglia di leader, tre anni. Il falco diventa padrone con 50” su Basso e 53” su Di Luca.
Nella 14° tappa Basso esce definitivamente dai giochi. Ecco spiegata la crisi di Ortisei, il capitano della Csc colpito da una congestione gastrointestinale, continua a testa alta la corsa giungendo sul traguardo di Livigno con 42 minuti di ritardo.
Per Savoldelli ora è tutto un po’ più facile. Che Basso fosse l’uomo da battere già si sapeva ed ora che non c’è più per Paolo diventa un fatto di amministrazione della corsa.
A Livigno vince di nuovo Parra con l’ennesima fuga da lontano, Simoni attacca Savoldelli il quale viene colpito dai crampi perdendo 20” dal trentino e da Di Luca ma conservano in classifica un vantaggio di 25” sull’abruzzese e di 1’48” su Simoni.
Passano i giorni e si arriva alla tappa di Limone Piemonte. Va in fuga Basso che vince la corsa mentre lungo gli ultimi 5 km di salita attacca Gilberto Simoni che, insieme al fenomenale venezuelano Josè Rujano, stacca sia Di Luca che Savoldelli riportandosi a soli 58” da quest’ultimo nella classifica generale.
Savoldelli pensa a chiudere i conti nella cronometro di Torino. Sapendo di andare più forte di Simoni e di Di Luca nelle prove contro il tempo, la maglia rosa crea distacchi che lo mettono in sicuro per l’indomani. Savoldelli giunge 4° a 23” dal vincitore di tappa, di nuovo Ivan Basso. Paolo distanzia di un minuto Simoni respingendolo a 2’09” nella classifica finale: è qui che vince il suo secondo Giro.
In poche parole, una cronometro amica, quasi a volerlo riparare dalla crisi sul Colle delle Finestre che avrà il giorno dopo. Una tappa bellissima, ormai passata alla storia. Un duello indimenticabile e quella che doveva essere una situazione stabilizzata si rivela invece apertissima ad ogni risultato.
Simoni attacca all’inizio del Colle delle Finestre mentre Savoldelli non riuscendo a tenere il ritmo del trentino decide di andare su del suo passo evitando il fuori giri. Saggia decisione.
In cima al Colle delle Finestre, dove tutto è sterrato, Simoni, Rujano e Di Luca hanno 2’20” di vantaggio sul falco bergamasco. Savoldelli ha perso momentaneamente la rosa.
Lungo la discesa, sfruttando le sue note doti di discesista, Savoldelli ritorna sotto e si avvicina a 1’30” dal terzetto. A quel punto mancano una quindicina di chilometri e arriva il primo colpo di scena: Di Luca ha i crampi e si stacca subito da Simoni e Rujano appena la strada torna a salire verso Sestriere. Saltato Di Luca l’avversario più pericoloso per Savoldelli ora è Simoni. Ma la maglia rosa, lungo la salita finale trova in Van Huffel e Ardila Cano, un grande aiuto così da limitare i danni sui due uomini al comando. Inoltre, a pochi chilometri dall’arrivo Rujano stacca Simoni e lo priva dei secondi di abbuono andando a vincere la tappa. Simoni arriva con 26” di ritardo, Di Luca 1’35”, Savoldelli a quasi 2 minuti così da riuscire a vincere il suo secondo Giro d’Italia, sicuramente il più sofferto, il più combattuto.
La classifica finale è davvero allucinante dopo la tappa del Sestriere: primo Savoldelli, alle sue spalle Simoni a 28”, terzo la rivelazione Rujano a 45” mentre Di Luca deve accontentarsi del quarto posto a 2’42”.
E’ con questa seconda vittoria al Giro d’Italia che Savoldelli otterrà la giusta importanza che ad oggi lo contraddistingue.
Come per contratto, dopo la vittoria del Giro d’Italia il falco viene chiamato dalla sua squadra per andare a fare il gregario di Lance Armstrong nelle strade di Francia.
Darà man forte alla squadra nella cronosquadre di Blois, vinta fra l’altro dalla Discovery. Sulle Alpi tiene alto il ritmo, prima che il texano inizi a menare nei chilometri finali.
Tuttavia si toglie una bella soddisfazione personale. Nella 17° tappa con arrivo a Revel, il falco si inserisce in una fuga da lontano. Se ne vanno in 17, il gruppo dorme e ai cinquanta dall’arrivo il vantaggio è salito a 24 minuti. Grviko comincia a fare selezione, nella fuga ne rimangono solo otto e sull’ultima salitella se ve vanno Hinault e Savoldelli, mentre, poco dopo rientrano Arvesen e Gerrans,
E’ Arvesen ad azzardare lo scatto nel finale di corsa ma Savoldelli con una progressione allucinante lo recupera e lo supera proprio sull’arrivo. Arriva così la vittoria di tappa anche al Tour de France segno di una stagione irripetibile per il falco. A Parigi sarà 25° a 44’30” dal capitano Lance Armstrong,
Paolo può finalmente dire “Ciao ciao” alla scalogna.


to be continued...

lunedì 6 ottobre 2008

Paolo Savoldelli story - II parte

Il cambio di squadra e la vittoria del Giro d'Italia 2002


Ancora prima che finisse il Giro d’Italia che lo ha reso famoso al pubblico, Paolo Savoldelli parlava di Tour de France. Ne parlava bene vedendola una corsa più adatta alle sue caratteristiche con lunghe discese e allo stesso tempo, salite non pendenti come quelle del Giro d’Italia. Valutazione che ancora oggi non mi convince, il Tour, secondo il mio punto di vista, non era una corsa per il falco.
Quell’edizione si presentava alla vigilia assai povera di big. I due ultimi vincitori, di fatto non ci sono: Marco Pantani che già prima di Madonna di Campiglio escludeva una sua possibile partecipazione al Tour, la riconfermava maggiormente ora che c’era stato il dramma. Jan Ullrich, caduto e con problemi ad un ginocchio rimandava gli appuntamenti alla Vuelta a Espana (che avrebbe poi vinto). Sicuramente stanco per le fatiche del Giro d’Italia, Paolo non sarà mai in corsa e nel giorno dell’Alpe d’Huez saluta tutti e ritorna a casa.
Arriva il 2000. Paolo Savoldelli come negli anni scorsi entra in forma a fine Aprile, andando a vincere la tappa di Malcesine al Giro del Trentino finendo poi 3° nella classifica finale. Al Giro di Romandia vince il prologo e anche la classifica finale, dimostrando di essere prontissimo per puntare al Giro d’Italia. Un’attesa lunga dodici mesi. Sappiamo che la riconferma è sempre la più difficile. Si parte da Roma con un cronoprologo. C’è Ivan Gotti, ritorna Pavel Tonkov, c’è anche il terzo classificato dell’anno precedente Gilberto Simoni oltre a Rebellin e Casagrande. Infine ritorna Marco Pantani un anno dopo l’esclusione. E tutti i riflettori sono inesorabilmente su di lui.
59 millesimi e l’amarezza di non aver vestito la maglia rosa sin dal prologo è quello che prova Paolo Savoldelli quando termina i primi 4 km e mezzo di questo Giro. Un Giro d’Italia che parte bene ma che già dopo la prima tappa, quella con arrivo a Terracina, lo vede coinvolto in una caduta.
In seguito a quella caduta il Giro di Savoldelli cambia faccia. Nel primo arrivo in salita, precisamente sull’Abetone vinto da Casagrande, il falco accuserà ben 4 minuti.
Poi, nel primo arrivo dolomitico, sembra rinascere: a Selva di Gardena è 6° e giunge sul traguardo con il gruppo maglia rosa. Quella sarà l’ultima tappa ad alto livello in un Giro che volgerà sempre più verso il basso: 24° a 39’24” dal vincitore Stefano Garzelli.
Per riscattarsi appieno ci vuole una bella prestazione in un palcoscenico di alto livello. Così ad un anno di distanza ritorna l’ipotesi Tour de France. Savoldelli partecipa al Tour del 2000, quello della grandissima sfida fra Pantani ed Armstrong nelle salite che hanno fatto la storia della Grand Boucle.
Ma qualcosa non va più come prima. Dopo il primo arrivo in salita perde 7’26” e fino alla quattordicesima tappa, quella con l’Izoard e l’arrivo a Briancon, non si farà più vedere. Proprio quel giorno, va in fuga a 107 chilometri dall’arrivo ma ha la sfortuna di avere davanti un Santiago Botero in giornata e all’arrivo sarà secondo a 2’30” dal colombiano. Beh, sempre meglio di niente. A Parigi il bilancio è ancora deludente: 41° a 1h32’ dal vincitore Lance Armstrong.
Il 2001 è l’ultimo anno con la Saeco. Savoldelli mostra di esserci già dalla Tirreno-Adriatico: 4° nella classifica finale.
Al Romandia, poche settimane prima del Giro d’Italia, riconferma la giusta forma, vince il cronoprologo e la seconda tappa con arrivo a Vevey ed è 12° nella classifica finale.
Si arriva al Giro d’Italia che prevede tre arrivi in discesa che vanno a favore del falco bergamasco, desideroso di ritornare ai livelli del ’99. Così non sarà. Delude nel prologo di Pescara e il giorno dopo, esattamente come l’anno precedente, è coinvolto in una caduta nella famosa tappa di Francavilla al Mare che fra i grandi toglie di mezzo un papabile per la vittoria finale: Casagrande Francesco.
Nella 4° tappa, primo arrivo in salita a Montevergine di Mercogliano è attardato per una foratura e all’arrivo giungerà con due minuti e mezzo di ritardo. Sarà inesistente per tutto l’arco della corsa, ma non si ritirerà, onorando nonostante tutto il Giro d’Italia. Rispunterà proprio nell’ultima tappa di montagna con arrivo in discesa ad Arona, dopo aver scalato per due volte il Mottarone. Nel giorno di un Simoni senza avversari, Savoldelli coglie il secondo posto a 2’25”. A Milano sarà 14° a 18’42” dal trentino.
E’ tempo di bilanci. Per il 2002 la Saeco cambia completamente faccia, re leone Mario Cipollini se ne va alla Acqua&Sapone mentre Paolo Savoldelli, caduto momentaneamente in disgrazia, deve cedere il posto a Gilberto Simoni. Il falco troverà da correre nella Index Alluminio.
Ed è proprio in seguito a questo cambiamento che il bergamasco rilancia la sua carriera. Pedala bene già dalla primavera centrando un buon 4° posto alla Tirreno-Adriatico e un 12° posto al Giro di Romandia senza però dare segni incisivi di un ritorno ai livelli di quell’ormai famoso 1999.
Dal 1999 sono ormai passati tre anni e Savoldelli non è più riuscito a riconfermarsi. Caso vuole che nel Giro d’Italia 2002 qualcosa ritorni a girare a suo favore. Quell’anno la corsa rosa parte da Groningen, in Olanda, per festeggiare l’entrata dell’€uro (bella fregatura).
Già dal cronoprologo è terzo a 4” da Carlos Dominguez. Nelle tappe successive vive all’ombra della corsa rimanendo comunque sempre poco distante dai primi. Il più in forma sembra Stefano Garzelli che fa man bassa di tutte le tappe più importanti. Il varesino è maglia rosa dopo l’arrivo in salita di Limone Piemonte. Ma qualcosa si abbatte contro il Giro, nella 9° tappa Garzelli viene espulso in seguito alla positività al Probenecid mentre a Campitello Matese, secondo arrivo in salita, Gilberto Simoni vince la tappa su Casagrande per poi lasciare la corsa il giorno seguente in seguito ad una non negatività che prenderà pieghe sempre più strane. Ma questa è un’altra storia.
In poco tempo i due principali favoriti non ci sono più e nelle tappe i distacchi diventano sempre più minimi. Zero leader e dopo la 14° tappa, la cronometro di Numana vinta da Hamilton, Paolo si ritrova 9° nella generale a 59” dal primo dei big: un australiano emergente di nome Cadel Evans. Quindi, nonostante delle prestazioni poco buone, il falco è ancora in corsa per la vittoria finale. A scommetterci sono comunque in pochi, più blasonato è ora il nome di Casagrande che a detta di molti vincerà il Giro con una gamba sola. La corsa prosegue e si arriva alla 15° tappa con arrivo a Conegliano. Una tappa insignificante, non fosse che in una salita di terza categoria Casagrande viene accusato di aver chiuso nelle transenne il colombiano Freddy Garcia. La giuria lo esclude dal Giro e anche l’ultimo superfavorito della vigilia non c’è più. Tutto sembra andare a “puttane” ma il giorno dopo c’è la tappa sulle Dolomiti con la Marmolada e l’arrivo a Corvara di Badia. Vince il colombiano Perez Cuapio mentre Savoldelli giunge al traguardo secondo a 53” dal messicano. Maglia all’australiano Evans, il falco è sesto a 48”. Giro apertissimo ma allo stesso tempo di infimo livello.
Dopo la giornata dolomitica si giunge all’ultima tappa di salita, quella con arrivo a Folgaria. Quando mancano 55 km all’arrivo se ne vanno Perez Cuapio e una vecchia conoscenza, Pavel Tonkov, anche lui in sordina fino a questo momento. Cuapio cede e Tonkov vola via verso Folgaria. Ma insieme al messicano a saltare sono anche due nomi che fino a Corvara erano a pochi secondi dalla maglia rosa: Frigo e Aitor Gonzalez. I due escono dalla lotta per la vittoria finale. E nel giorno delle beffe non poteva mancare la ciliegina sulla torta. A otto chilometri dall’arrivo, accortosi che la maglia rosa sta soffrendo, è il capitano della Csc, Tyler Hamilton ad aprire il gas. Gli risponde Savoldelli e l’americano non riesce a seguirlo. Savoldelli se ne va in progressione staccando i pochi avversari rimasti giungendo al traguardo con 2’11” di svantaggio dal russo Tonkov. Savoldelli scava buoni distacchi, Caucchioli paga oltre un minuto, Hamilton quasi due, la maglia rosa Evans, andato in crisi di fame, perderà 17 minuti in soli 8 chilometri. Per Savoldelli arriva la prima inaspettata maglia rosa, piovuta dal cielo. La cronometro finale di Monticello Brianza conferma il suo primato, sarà terzo a 1’18” da Aitor Gonzales, vincitore di tappa. Per Paolo Savoldelli l’obiettivo che fino a tre settimane fa era quasi improponibile, diventa realtà: il Giro d’Italia è suo. Come Balmamion, senza vincere tappe.

continua...

domenica 5 ottobre 2008

Paolo Savoldelli story - I parte

Dal 1996 al Giro d'Italia 1999


Paolo Savoldelli è stato uno di quei corridori che piano piano è riuscito a raggiungere livelli sempre più alti. Passato professionista nel 1996, ancora ventitreenne alla Roslotto-Zg, il nostro, si scoprì presto corridore da corse a tappe. Nel 1997 si fece notare riuscendo ad arrivare 13° nella classifica finale del Giro d’Italia. La Saeco, l’allora squadra di Mario Cipollini e del vincitore del Giro d’Italia 1997 ebbe la buona idea di ingaggiarlo per la stagione 1998.
Savoldelli non deluse le aspettative, qualche settimana prima dell’inizio del Giro vinse la tappa di Tione e la classifica finale del Giro del Trentino. Fu un buon segnale e la 9° posizione nella classifica finale al Giro d’Italia non fece che aumentare i suoi crediti.
Nel 1999 Gotti passa alla Polti e Savoldelli diventa il capitano, conquistandosi i gradi sul terreno, piazzandosi 10° alla Fleccia Vallone, 4° al Giro di Romandia e vincendo per il secondo anno consecutivo il Giro del Trentino, ideale trampolino di lancio per definire la forma in vista della corsa rosa.
Al Giro d’Italia viene presentato come uno dei tanti rivali venuti a sfidare Marco Pantani il quale ringrazia gli organizzatori per avere finalmente a disposizione un Giro altimetricamente a proprio favore. Sarà una corsa per scalatori infatti dalla Spagna sbarca l’anti Pantani: Josè Maria Jimenez. C’è poi Gotti e il suo compagno di squadra Virenque, Camenzind e Jalabert, Rebellin e Zulle ecc.
Sin dai primi giorni Savoldelli c’è, controlla Jalabert e Pantani nelle tappe intermedie, li marca sul Monte Sirino ma all’ottavo giorno, nella giornata gelida del Gran Sasso, cede oltre un minuto. Il giorno dopo, nella cronometro di Ancona vinta da Jalabert, cede altri 2’08” e si ritrova 12° a 2’44” in classifica dal francese e da Pantani.
I giorni passano e arriva la tappa della Fauniera. Sarà il giorno che cambierà la vita di Paolo Savoldelli. Ad oggi la sua vittoria più bella in assoluto. Un’impresa.
La tappa è lunga 187 km e dopo il primo tratto pianeggiante prevede la scalata della Fauniera, la discesa, un’altra salitella e un’altra discesa prima dell’arrivo a Borgo San Dalmazzo.
Sul Colle della Fauniera cominciano i fuochi d’artificio, si muove Jimenez ma è un fuoco di paglia così è Pantani ad accelerare sgretolando il gruppo e scollinando tutto solo con un minuto di vantaggio su Gotti, 1’43” su Clavero e Simoni, 2’08” (!!!) su Savoldelli. Ma è qui che Savoldelli da scacco matto al pirata.
Savoldelli, sapendo di essere un buon discesista e conoscendo evidentemente il finale del percorso, scollina sulla Fauniera molto più riposato rispetto ai rivali. Si butta così a tutta lungo la lunga discesa, recupera Gotti e Clavero e se li porta dietro andando a riprendere anche Pantani. Poi stacca tutti e continua la sua cavalcata solo. Guadagnerà 1’47” in una quarantina di chilometri nei confronti del terzetto scoprendosi il discesista contemporaneo più forte in assoluto. Chi diceva che la discesa non creava grandi distacchi ha dovuto ricredersi. Al termine della tappa: maglia rosa a Marco Pantani, Paolo Savoldelli risalirà dalla dodicesima alla seconda posizione a soli 53”. Quello che fino a ieri era un corridore ancora da decifrare, oggi si è scoperto grande protagonista per grandi giri.
Il resto del Giro è un continuare a stringere i denti per perdere il meno possibile dal padrone della corsa: Marco Pantani. Il giorno dopo ad Oropa il pirata si inventa l’ennesima prodezza da campione recuperando ben 49 ciclisti nei chilometri finali in seguito ad un salto di catena. Savoldelli pagherà 49” giungendo settimo. Qualche giorno più tardi, nella cronometro di Treviso, il neo falco arriva secondo nella cronometro vinta da Gotchar e si riporta a 44” di ritardo su Pantani. Da quel momento, comincerà il lungo show di Pantani nei tanti arrivi in salita. A Savoldelli non rimane che limitare i danni: 2’46” sull’Alpe di Pampeago e quasi 2’ a Madonna di Campiglio.
Sabato 5 Giugno succede quel che succede, Savoldelli potrebbe partire con la maglia rosa addosso dopo che Pantani è stato fatto fuori, ma non lo farà, dimostrando grande sportività.
Il Giro, comunque, non lo avrebbe vinto lo stesso. Nella tappa del Mortirolo con arrivo all’Aprica il falco è davvero al lumicino delle forze. Un Giro d’Italia corso oltre i propositi gli fa perdere in una sola giornata oltre quattro minuti da Ivan Gotti che trova in Gilberto Simoni e Roberto Heras i compagni ideali accumulare minuti di vantaggio e vestire la maglia rosa a Milano.
Savoldelli coglie quindi un meritato secondo posto in uno dei Giri più duri della storia. Ed ora in molti si aspettano grandi cose da questo lombardo capace di resistere in salita, dominare le discese e cavarsela molto bene anche a cronometro. Si parla già di Tour de France.

...continua

sabato 4 ottobre 2008

Alexandre Vinokourov ritorna!

Con chi? Si dice Astana...

Tempo di ritorni e soprattutto tempo di cicli mercato. Ci ha ripensato e ha deciso di rifarsi di nuovo vivo nel mondo professionistico Alexandre Vinokourov che ha terminato la squalifica per doping (ricordate al Tour de France lo scorso anno) ed ora fa un annuncio generale che sa di beffa, visto che dopo la sospensione il kazako aveva annunciato il ritiro dalle corse.
E’ quindi passato poco per ritrovare Vinokourov, prova eclatante che la legge non è uguale per tutti ma ormai è inutile ripeterlo. L’ex corridore dell’Astana sorprende soprattutto per queste dichiarazioni “Il primo obiettivo sarà il Giro d’Italia”, corsa che lui non ha mai preso in considerazione avendo da sempre seguito la linea Telekom che lavorava esclusivamente per il Tour de France. Un Giro d’Italia che in pochi giorni, ma sono solo ipotesi, potrebbe popolarsi di tantissimi nomi importanti del ciclismo internazionale se contiamo che non c’è da escludere una partecipazione di Lance Armstrong al Giro del Centenario.
Vinokourov ha poi detto di sperare di ritrovare posto nell’Astana ed io mi chiedo? Ma se è il club dove ce ne è di meno!? Cos’è che tutti vogliono andare all’Astana? Pagano in lingotti d’oro? Oppure fa comodo mettersi dalla parte del più forte? Fatto sta che quando ho letto che il kazako aveva voglia di tornare nel suo vecchio club mi sono fatto un po’ di risate.
Dal canto suo, Johan Bruyneel, direttore sportivo dell’Astana ha smentito momentaneamente il ritorno di Vinokourov, dichiarando di non essere al corrente di un possibile legame.
Fatto sta che un altro ex grande corridore ha deciso di tornare e l’Astana, ancora una volta, è la candidata ad accaparrarselo. Ad essere cattivi si potrebbe dire che questa squadra stia diventando un vero e proprio ripostiglio.

venerdì 3 ottobre 2008

Franck Schleck sospeso dalla CSC

Vinse sull'Alpe d'Huez nel 2006



















La stagione sta finendo ma non finiscono i casi doping. Oggi è la volta di Franck Schleck, il maggiore dei due fratelli. Il ciclista lussemburghese, maglia gialla per varie tappe nell’ultimo Tour de France è stato da poco sospeso dalla Csc, squadra dove militava da diversi anni.
Franck Schleck ha ammesso di aver versato, nel marzo 2006, circa 7000 euro a Eufemiano Fuentes. 6691 euro, per la precisione, è la cifra versata dal ciclista a favore del conosciutissimo medico spagnolo.
Sabato scorso, alla vigilia del Mondiale di Varese, furono effettuale delle perquisizioni nell’hotel della squadra lussemburghese. Secondo il quotidiano tedesco “Suddeutsche Zeitung” il nome di Franck Schleck era collegato alla famosa “Operacion Puerto” e appunto al già citato dott. Fuentes: prova una ricevuta di 6691 euri.
A questa notizia il presidente dell’Unione ciclistica internazionale Pat Mc Quaid aveva lasciato tale dichiarazione “Non ci sono prove concrete del coinvolgimento di nessun atleta né ci sono documenti ufficiali. Ho letto della vicenda sui giornali e su internet, nessuno ci ha comunicato nulla e questo non è certo sufficiente per escludere un corridore dai Mondiali. Lo prevede il regolamento”.
Ieri Franck Schleck aveva detto di avere la coscienza pulita in merito ai contatti con Fuentes. Oggi l’ammissione di colpa e l’allontanamento dalla Csc.
Queste le parole del team manager: “Schleck ha tenuto un comportamento irresponsabile anche nei confronti della squadra”. Chi parla è Bjarne Riis, ex corridore e vincitore di un Tour de France (nel 1996), vinto facendo uso di EPO. Quindi, da che pulpito.
State pur certi che Franck Schleck non avrà lo stesso trattamento che hanno avuto i corridori italiani implicati in casi similari. Tanto per far capire quanto conti poco la frase “La legge è uguale per tutti”.
E intanto dai laboratori antidoping potrebbero arrivare nuovi scandali. L’associazione mondiale per la lotta al doping ha fatto avere all’Uci i risultati dei test sui campioni di sangue e urine prelevati al Tour de France, fatti con le nuove tecnologie che permettono di individuare anche il doping di nuova generazione, il CERA, tanto per intenderci. Secondo voci di corridoio c’è da attendersi nel prossimo futuro un altro capitolo di doping che riguarderebbe nomi blasonati delle due ruote. Come che non bastasse.

giovedì 2 ottobre 2008

Riccardo Riccò: squalificato 24 mesi

Ci vediamo il 30 Luglio 2010















Non è stata accolta la richiesta della procura federale di una squalifica complessiva di 20 mesi a Riccardo Riccò. Proprio oggi è arrivata dal tribunale nazionale dell’antidoping la squalifica di due anni (a partire da Luglio 2008). Delusione e amarezza per il corridore di Formigine che ai microfoni ha dichiarato che lascerà spazio agli avvocati i quali sicuramente ricorreranno al Tas. Il ritorno, ad oggi, è previsto per il 30 Luglio 2010, quindi niente Giro d’Italia e niente Tour de France per le prossime due stagioni.
Nato a Sassuolo il primo Settembre del 1983, Riccò ebbe già in giovane età traversie: nel 2001 dopo la vittoria del titolo italiano juniores di ciclocross è nella rosa degli azzurri per il mondiale, ma viene fermato per ematocrito alto. Passa fra gli Under 23 e deve rinunciare alla maglia azzurra per lo stesso motivo: sospeso 45 giorni. Nel 2005 è fermato due volte: altri 90 giorni di stop (45+45), stesso motivo. L'Uci, prima di passare professionista nella Saunier Duval, gli rilascia un certificato che attesta valori ematici naturali al di sopra del 50%. Da qui successi sorprendenti fino a quel 17 Luglio 2008 che segna, di fatto, la fine della sua prima parte di ciclista professionista.
Quando tornerà avrà 26, quasi 27 anni e probabilmente ancora la possibilità di rifarsi una carriera con nuovi successi. Ma questa è un'altra storia.
Ritorniamo a quel 17 Luglio 2008: durante il Tour de France, ai controlli antidoping della prima tappa a cronometro viene trovato positivo alla CERA (considerata EPO di terza generazione). A causa di questo scandalo la sua squadra, la Saunier Duval, decide di ritirare dalla Grand Boucle tutti i suoi corridori. Occorre precisare che il CERA non figura ancora nell'elenco delle sostanze dopanti di molte federazioni (tra cui l'UCI) ma è inclusa tra le sostanze dopanti proprio del Tour de France.Il 18 luglio 2008, il general manager della Saunier Duval Mauro Gianetti attraverso un comunicato stampa licenzia Riccò e il fido Leonardo Piepoli, ribadendo che la squadra è assolutamente estranea a qualsiasi tipo di pratica dopante. Il 30 luglio 2008 Riccò, nel corso della prima udienza davanti alla procura antidoping italiana, confessa di aver assunto l'Epo di terza generazione, il cosiddetto CERA. Nella conferenza stampa successiva alla confessione dichiara di aver commesso un errore personale e di aver agito da solo.
Una storia che non trova ancora una vera trasparenza. Ma di certo, oggi il Tribunale ha voluto mandare un segnale abbastanza chiaro al mondo delle due ruote. Chi sbaglia paga? Questo però non si può dire. Meglio invece dire “alcuni che sbagliano, pagano, altri sono ancora in gruppo che continuano a correre e vincono”. La giustizia d’altra parte non è mai stata uguale per tutti. Carriere spezzate, allontanamenti senza essere mai stati trovati positivi. Questa è la situazione attuale per molti, troppi. Non è il caso di Riccò ma di altri nomi risalenti ad un passato ancora ravvicinato. Rivedere alcuni regolamenti e fare davvero giustizia, sarebbe la cosa più sensata per un mondo che è marcio dalla testa ai piedi.

mercoledì 1 ottobre 2008

Calendario UCI 2009

Il 2008 è ancora in atto, fino al Giro di Lombardia il ciclismo rimarrà in piedi per poi immergersi negli ultimi mesi finali dove non ci saranno corse di alto livello.

Ma arriviamo a noi perchè è appena stato diramato il calendario del prossimo anno. Le corse si divideranno in Uci Pro Tour e gare storiche (HIS).
Il Giro d'Italia avrà inizio il 9 Maggio 2009 da Venezia e si concluderà a Milano il 31 Maggio. Il Tour de France, invece, dal 4 al 26 Luglio mentre la Vuelta dal 29 Agosto al 20 Settembre. Nulla di invariato.

Di seguito il calendario completo Uci del 2009:

20.01.2009 25.01.2009 Tour Down Under - AUS - UPT
08.03.2009 15.03.2009 Parigi-Nizza - FRA - HIS
11.03.2009 17.03.2009 Tirreno-Adriatico - ITA - HIS
21.03.2009 21.03.2009 Milano-Sanremo - ITA - HIS
05.04.2009 05.04.2009 Giro delle Fiandre - BEL - UPT
06.04.2009 11.04.2009 Giro dei Paesi Baschi - SPA - UPT
08.04.2009 08.04.2009 Gand-Wevelgem - BEL - UPT
12.04.2009 12.04.2009 Parigi-Roubaix - FRA - HIS
19.04.2009 19.04.2009 Amstel Gold Race - OLA - UPT
22.04.2009 22.04.2009 Fraccia Vallone - BEL - HIS
26.04.2009 26.04.2009 Liegi-Bastogne-Liegi - BEL - HIS
28.04.2009 03.05.2009 Giro di Romandia - SVI - UPT
09.05.2009 31.05.2009 Giro d`Italia - ITA - HIS
18.05.2009 24.05.2009 Giro di Catalunya - SPA - UPT
07.06.2009 14.06.2009 Giro del Delfinato - FRA - UPT
13.06.2009 21.06.2009 Giro di Svizzera - SVI - UPT
04.07.2009 26.07.2009 Tour de France - FRA - HIS
01.08.2009 01.08.2009 Classica di San Sebastian - SPA - UPT
02.08.2009 08.08.2009 Giro di Polonia - POL - UPT
16.08.2009 16.08.2009 Vattenfall Cyclassics - GER - UPT
19.08.2009 26.08.2009 Giro del Benelux - UPT
23.08.2009 23.08.2009 GP Ouest France - FRA - UPT
29.08.2009 06.09.2009 Giro di Germania - GER - UPT
29.08.2009 20.09.2009 Vuelta di Spagna - SPA - HIS
17.10.2009 17.10.2009 Giro di Lombardia - ITA - HIS