domenica 22 febbraio 2009

Contador fa già paura


Due mesi fa si staccava in allenamento da Lance Armstrong, oggi fa la voce grossa alla Vuelta Algarve. Alberto Contador non ha perso tempo e a cinque mesi dal Tour de France veste già in giallo, il giallo della maglia di leader alla Vuelta Algarve.
Il capitano dell’Astana ha vinto una cronometro di trentatre chilometri staccando di 33” il francese Sylvain Chavanel e di 36” il famoso passista tedesco nonché compagno di squadra, Andreas Kloden.
Lontano dalla vetta, invece, uno che a Maggio dovrebbe andare già forte, Damiano Cunego ha pagato oltre tre minuti dal vincitore, dimostrando per l’ennesima volta che le cronometro non sono il suo forte.
E se in California l’Astana domina con Levi Leipheimer, in Spagna lo fa con Contador proiettandosi verso i prossimi mesi come la squadra più forte in circolazione.
Se il buon giorno di vede dal mattino…

venerdì 20 febbraio 2009

La sfida dei velocisti

Tutti i velocisti più attesi si sono già fatti sentire. Daniele Bennati ha vinto la prima tappa del Giro della Provincia di Grosseto oltre alla terza frazione della Vuelta a Mallorca.
Alessandro Petacchi si è ripreso il Gp Costa degli Etruschi per la quarta volta e vuole riprendersi lo scettro di miglior velocista.
Tom Boonen ha vinto il Giro del Quatar dove c’è solo pianura in mezzo alla sabbia del deserto. Quest’ultimo, però, ha già avuto modo di perdere contro il più giovane astro nascente dello sprint, il britannico Mark Cavendish, di cui ho parlato ben poco fino ad oggi. Mark Cavendish, che aveva già vinto due tappe in Quatar, ha sconfitto Boonen altre due volte in California, l’ultima delle quali in modo talmente ampio da pensare di avere di fronte il velocista del momento.
Che fosse forte si sapeva, viste le tante vittorie raccolte l’anno scorso, ma che a soli 24 anni cominciasse a cantarle in modo frequente a gente dal palmares dorato, non era così prevedibile.
Inutile aggiungere che il britannico del Team Columbia si presenta per tutti gli altri come l’uomo da battere. Come Mario Cipollini, Cavendish è esploso presto e come lui ha davanti a sé una carriera stellare. Gli avversari sono avvisati, se vorranno vincere una tappa in volata dovranno evitare di portarselo appaiato quando mancheranno meno di trecento metri alla linea finale.

giovedì 19 febbraio 2009

Febbraio

Febbraio è un punto in sospeso fra l’Inverno e la Primavera ma le giornate fredde non cessano facilmente. Febbraio non è mai scritto, imprevedibile, può essere tiepido o freddissimo, senza logica, ma di certo più soleggiato dei mesi che lo precedono.
A Febbraio, di solito, i ciclisti professionisti cominciano a gareggiare, gli amatori di alto livello anche mentre i semplici amatori alternano, c’è chi comincia a fare i primi chilometri, chi invece non ha mai smesso ma sta comunque passeggiando e chi non comincerà prima di Marzo. Ognuno a propria discrezione.
Ho sempre visto il ciclismo come uno sport adatto ai mesi caldi, ma oggi l’abbigliamento si è evoluto, di fatto il ciclismo è uno sport da tutte le stagioni. Però per pedalare col freddo, bisogna avere le palle quadrate, oltre a tanta passione.
Come a scuola, chi ben comincia è a metà dell’opera. Chi non avrà avuto il tempo di fare i “compiti” durante l’Inverno, risulterà meno brillante di altri quando Giugno si avvicinerà.
Ma se uno non ha velleità di classifica, prenda lo sport senza esasperazioni. Al limite, se una persona ha buone doti fisiche, potrà scoprirle man mano anche senza ammazzarsi di allenamenti. Quante persone per colpa della frenesia di allenarsi più del dovuto, si consumano il fisico inutilmente andando spesso incontro anche a seri problemi? Meglio cominciare gradualmente e continuare in questo modo, senza spremersi come limoni laddove non serve. Una pedalata ad alte intensità non porterà grossi benefici se dietro non ci saranno le basi.
Febbraio, per gli appassionati delle due ruote, rimane comunque un mese di svago/preparazione, dove mettere le fondamenta. E’ risaputo che cominciare subito ad alte intensità non è produttivo. Produttivo è fare i primi due mesi ad andatura bassa e per molti chilometri, ovvero tornare a casa dopo due, tre ore senza grossi affaticamenti.
Per le salite lunghe si può ancora aspettare, almeno un mese e mezzo. Largo quindi alla pianura o i falsipiani, al limite qualche salitella non lunga, tanto per rendere i percorsi meno piatti e noiosi.
Alla prossima.

domenica 15 febbraio 2009

Tour of California #il prologo#

CANCELLARA GIA' VOLA


Pronti, via. Febbraio è tempo di corse preparatorie in vista di appuntamenti più importanti.
C’è il Giro del Quatar dove vincono principalmente velocisti (vedi Boonen), il Giro del Mediterraneo con il Mont Faron, il Giro della provincia di Grosseto (vinto oggi da Pietropolli) o la Ruta del Sol.
Per esempio, al Giro di California sembra di essere già al Tour de France, con giornalisti senza cognizione di causa che commentano il 66° posto di Ivan Basso nel prologo di tre chilometri come una delusione. Chi se ne intende, sa che non serve a nulla fare “temponi” e medie alte a Febbraio, se poi il tuo obbiettivo principale viene a Maggio.
E’ comunque una realtà che il Giro di California sia stata la prima corsa del 2009 a raggruppare nomi di alto rilievo in una classifica finale di tappa.
Vince Fabian Cancellara, manco a dirlo, che sfreccia a cinquanta di media sconfiggendo di un solo secondo Leipheimer (secondo alla Vuelta 2008) e Zabriskie (tre tappe in giallo al Tour 2005).
Subito dietro, Rogers (tre volte campione del mondo a cronometro), Hushovd, Hincapie, Boonen… e che cavolo! Altro che California, questo è davvero un Tour de France Invernale.
Lance Armstrong? Decimo a soli 5”. Della serie “zittiti i detrattori”.
I Liquigas più indietro, Nibali arriva 43° a 12”, Basso 66° a 16”. Delusione? Macchè.
La realtà è che un prologo corso a metà Febbraio vale quanto una gara di paese corsa fra amici. Di certo il Giro di California si sta facendo “grande”, nonostante abbia soli quattro anni di vita.
Che dire, gli americani non sono proprio fessi. Guardando il sito ufficiale della corsa, è un giro relativamente facile, di preparazione. Poche le salite e tante le volate, una cronometro che farà vincere lo specialista di turno. Una corsa a stelle e strisce, con una probabilità su mille che a conquistare lo scettro finale non sia uno statunitense.
Notizia di giornata, il ritorno di Floyd Landis, colui che nel 2006 vinse il Tour de France per poi ricevere una revoca in seguito alla positività al doping. Il trentatreenne, ex gregario di Lance Armstrong, ricomincia dalla California, con una squadra americana, la OUCH Pro Cycling Team. Non lo rivedremo, almeno per questa stagione e probabilmente neanche nelle prossime, in competizioni europee di alto livello.

sabato 14 febbraio 2009

san valentino...


"il ciclismo mi mancherà certo, ma anch' io, ne sono convinto, mancherò al ciclismo"

Marco Pantani (Settembre 2003)

giovedì 12 febbraio 2009

Il fiore del male

l'inizio della caccia alle streghe,
dopo il caso Festina, la fine dell'era Pantani

Sponsor, soldi, successo, fama internazionale. Marco Pantani dal 1998 è tutto questo. Dopo la doppietta Giro-Tour si può affermare che Marco Pantani diventa il ciclismo incarnato in persona.
Al Giro d’Italia del 1999 vive un Maggio all’insegna dei tripudio nazionale, vince ogni arrivo in salita nei modi del miglior Merckx, lasciando le briciole agli avversari e scatenando intorno a sé non solo l’affetto dei tifosi ma anche l’antipatia del gruppo.
Tuttavia, nei giorni che anticipano la giornata del dramma, sembra di vedere un Pantani sicuro della superiorità che lo divide dai diretti rivali per la lotta alla maglia. Il 4 Giugno vince ancora, a Madonna di Campiglio, non esultando una volta giunto sotto lo striscione dell’arrivo. Tutto quello che ci appare davanti è cosa effimera, nessuno se ne è ancora reso conto in quel Venerdì di Giugno. Via con le premiazioni per la vittoria di tappa e per la maglia rosa, pian piano arriva sera, il vociare dei tifosi e il chiasso dei festeggiamenti comincia a farsi sempre più lontano e remoto, lo spettacolo è finito, si cala il sipario.

Il fiore del male
(Renato Vallanzasca, boss della banda della Comasina)
* * *
Ero a messa. Mi si avvicina un ragazzo che conosco e mi fa: "Renato, posso parlarti un attimo da solo?". Ci appartiamo. E lui: "Renato, sei un bravo ragazzo che merita tutto il mio rispetto, non fosse altro per il mare di galera che ti sei sciroppato. Quindi vorrei farti un regalo…". La stava portando in Cassazione, così gli dissi di tagliar corto. "Okay, se hai qualche milioncino da impegnare giocalo sul Giro d’Italia. Puntalo su Gotti, Jalabert o chi meglio credi. Non so dirti con certezza chi vincerà, ma è certo che non sarà Pantani. Ho appena saputo che al Pelatino andrà male. E tanto più forte pedalerà in questi giorni, tanto più potrai prendere scommettendo su un altro. Io ho già dato disposizioni di giocare dieci milioni. Cinque su Gotti e cinque su Jalabert." Non che la cosa mi convincesse fino in fondo, ma se avessi potuto quel pomeriggio stesso avrei detto a Giuliana di puntare un bel po’ di soldi su Gotti, anche a costo di andarli a chiedere in prestito alla banca.
La soffiata si rivelò lungimirante. Pantani venne fermato per doping. In realtà, prima ancora che per l’ematocrito fuorilegge, sul Pelatino cadde un’altra tegola. E proprio lo stesso pomeriggio in cui avevo parlato con quel tipo. In salita gli saltò la catena. Mi dissi: Eccola qui la magagna. Ma non era così, risalì in sella e vinse a modo suo. Quel giorno, e anche nelle due o tre tappe successive. Ormai il traguardo finale di Milano si avvicinava, e io mi dicevo: Per fargli perdere il Giro possono solo sparargli. Cominciai anche a dubitare seriamente della dritta.
Però, ritenevo assai improbabile che qualcuno potesse essersi permesso di darmi un suggerimento che avrebbe potuto costarmi un bel po’ di milioni. Poi, ci fu la bomba: Pantani positivo all’antidoping.
* * *

C’è da premettere che Marco Pantani non fu mai trovato positivo all’antidoping nell’arco della sua carriera, a differenza di come erroneamente viene trascritto nel qui sopra testo de “Il fiore del male”. Evidentemente chi l’ha scritto non ha grandi conoscenze ciclistiche.
Fatto sta che, dal 5 Giugno 1999, ad oggi, siamo rimasti con un pugno di mosche e con un’unica consapevolezza: la distruzione, mediatica e non, di un’atleta che ancora oggi potrebbe andare a testa alta in mezzo alla ipocrita e vuota società che ci circonda.
Non mi dilungo sui motivi, cause e perché di Madonna di Campiglio, questa lettera può già far capire una piccola parte di quello che c’è stato dietro all’esclusione di Pantani. Un giro di soldi e interessi troppo grande per trovare la vera versione dei fatti.

Chi vivrà vedrà, ma la verità?

lunedì 9 febbraio 2009

L'impresa epica a Les deux Alpes

"Uno schiaffo all'epoca della perfezione.
Pantani è perfezione ma al tempo stesso imperfezione.
Rompe ogni schema,
dimostrando che si può ancora inventare qualcosa,
in un'epoca dove c'è davvero poco da inventare"


Aveva appena vinto il Giro d’Italia mettendo fuori gioco dapprima Alex Zulle e poi, vincendo l’epica sfida con Pavel Tonkov a Montecampione, era andato ad ipotecare la maglia rosa a Milano.
Ma ora era tempo di Tour, un Tour neanche troppo difficile e che strizzava l’occhio al vincitore dell’anno precedente. Chi poteva scommettere su Pantani? Davvero pochi.
Ma il ciclismo non sempre ha logica, a volte può essere fatale per chi è troppo sicuro di sè. Basta poco se ci pensiamo, una cotta, un po’ di freddo, una caduta, una foratura e via di seguito.
Il 27 Luglio è una di quelle giornate estive che sembrano tutto tranne estive. La pioggia cade a dirotto ma oggi si sale oltre i duemilacinquecento metri (e scusate se è poco), le condizioni avverse potrebbero cambiare molte cose.
Alla vigilia di questa tappa che presenta il Galibier, Ullrich ha un vantaggio di oltre tre minuti sul pirata.
Quel giorno erano già in fuga Serrano, Massi, Rinero, Jimenez ed Escartin, tutti scalatori di un certo livello.
Il gruppo continua del suo passo con i migliori che proseguono coperti dai gregari. Ullrich sembra ancora fiero ma in realtà è cotto e stracotto, pronto per la disfatta. Ai meno cinque dall’arrivo parte proprio lui, Marco Pantani. Uno scatto atteso che fa male. Leblanc segue per un po’ il pirata ma quest’ultimo, dopo un po’, preferisce continuare del suo passo, un passo doppio rispetto a tutti gli altri.
Man mano Pantani ricomincia a recuperare anche coloro che erano in avanscoperta dalla mattinata. In cima al Galibier c’è uno scenario da lupi e quando transita anche Ullrich i minuti di ritardo sono 2’56”. La vera disfatta avverrà in discesa.
Pantani che si è buttato a capofitto verso la vallata, fa pensare al peggio quando si ferma, ma questa volta non è caduto, bensì sta per indossare la mantellina contro il freddo tagliente.
Ai piedi di Les deux Alpes il romagnolo è virtualmente maglia gialla, da dietro, Ullrich si è fermato per una foratura ed è devastato dalla crisi giornaliera. Quello che fino a ieri sembrava una sfinge, si è rivelato battibile come un normale corridore.
“Continua a scattare, soltanto subito dopo aver superato la linea del traguardo, Marco Pantani si concede il gesto del trionfo”, queste la parole di Adriano De Zan che commemora la grandissima impresa d’altri tempi che il Mondo intero ha assistito quest’oggi.
Dietro il vuoto, sfilano dapprima i corridori che erano già in fuga, Massi, Escartin, Rinero e prima di vedere un uomo di alta classifica bisognerà attendere Bobby Julich, quinto a quasi sei minuti. Jan Ullrich arriverà quasi nove minuti dopo, perdendo si la maglia gialla ma cosa ben più grave, anche l’intero Tour de France vista la nuova classifica ridimensionata: quasi sei minuti di ritardo dalla nuova maglia gialla. Non basterà nemmeno una cronometro di cinquanta chilometri per recuperare il tempo perduto.
Dopo trentatre anni, l’Italia è di nuovo in festa per un italiano al Tour de France. Quell’italiano è Marco Pantani, conosciuto dai più anche come il pirata. E’ l’apice di una carriera già stellare ma dalle oscure nubi all’orizzonte.
"Non sono folle,
è che l'impresa
è l'impresa"
M.Pantani

sabato 7 febbraio 2009

La sfortuna di Pantani


Di cadute, come ben sappiamo, Pantani ne ha avute a bizzeffe. Ma se valutiamo, un po’ tutti ne abbiamo avute, solo che, a lui capitava spesso e volentieri negli appuntamenti cruciali. Ce ne sono stati di più sfortunati, Fabio Casartelli per esempio, al quale bastò una caduta ma secca per lasciare il Mondo. Da questo punto di vista, Pantani ebbe nella sfortuna anche un minimo di fortuna a non lasciarci le penne, visto che aveva un difetto (o libertà di espressione), ovvero non indossare MAI il casco.
Andiamo a vedere alcune delle più significative cadute del pirata:

Giro baby 1990

“Cadde in una curva come tante, ma solo per un po’ d’olio che nessuno aveva segnalato e che la pioggia aveva reso micidiale” (cit. dal libro Era mio figlio).
Perse un minuto e mezzo e dalla radiografia non emersero fratture ma contusioni e abrasioni in tutto il corpo. Il giorno successivo, in teoria, avrebbe dovuto ritornarsene a casa con i soli sogni di gloria.
Pantani si oppose e decise di fare quello che per altri era una follia, continuare in quelle condizioni. E difatti continuò e visse le quattro tappe successive in un completo calvario, senza potersi alzare sui pedali. Poi, come per magia, il fisico reagì bene e le ferite cominciarono ad attenuarsi. Alla vigilia del tappone Dolomitico, Pantani è terzo in classifica.
Quel giorno con Gardena, Sella e Pordoi, va in fuga con un ciclista che sarebbe diventato suo rivale nei professionisti, il bergamasco Ivan Gotti, vincitore del Giro baby l’anno prima.
Sembra la giornata giusta ma nella discesa del Sella, un pezzo di pietra, forse spinta dai piedi di un incauto tifoso, scivola dalla rupe e va a colpire la ruota posteriore di Pantani che rovina a terra. Nonostante ciò, il giovane romagnolo si rialzò e proseguì sino al Pordoi terminando il Giro dilettanti al terzo posto. Qualcuno, probabilmente aveva già intuito chi sarebbe potuto diventare.

1 Maggio 1995
E’ in atto l’avvicinamento in vista del Giro d’Italia. Tutti i possibili favoriti stanno terminando la preparazione con i vari allenamenti per far arrivare la condizione quasi al top in vista del via della corsa rosa. Un Giro d’Italia, a detta di molti, duro e adatto anche a Pantani. Ma Pantani non potrà mai prendervi parte.
Nel giorno dei lavoratori, mentre si allena vicino casa, un auto lo investe ad un incrocio. Aveva gambe e volto insanguinati dall’impatto con l’asfalto. Tentò nei giorni successivi di rimettersi in sella ma inutilmente, capendo che l’unico rimedio era il riposo. Saltò così il Giro d’Italia, ritornando a Luglio al Tour de France, dove vinse due tappe.

Ottobre 1995
La stagione è quasi finita, manca solo il Giro di Lombardia. Marco Pantani ha appena fatto terzo al Mondiale di Duitama e vorrebbe tentare la vittoria al Lombardia per onorare una stagione che lo ha visto protagonista solo da Luglio causa la caduta del primo Maggio.
Prende parte alla Milano-Torino per testare la gamba in vista della classica delle foglie morte. In realtà, a Pantani della Milano-Torino non je poteva fregà de meno, visto che non era una corsa per scalatori.
Doveva essere una sgambata e invece si trasformerà in un dramma. Tiene un ritmo da cicloturista rimanendo molto indietro.
Intanto il gruppone dei ritardatari transita sul traguardo con l’ambulanza al seguito, cosi che i vigili urbani pensano che non ci siano altri ciclisti nel tracciato, lasciando libero il traffico.
Lungo l’ultima discesa in prossimità dell’arrivo, Pantani e altri ciclisti stanno ancora scendendo, ignari del fatale sbaglio dei vigili. Una Nissan Pajero è ferma sulla carreggiata, è stata avvisata troppo tardi che la corsa è ancora attiva. Ma oramai è troppo tardi e succede il dramma.
Finiscono a terra in tre, Secchiari con un bacino fratturato, Dell’Olio con il femore a pezzi e Pantani con tibia e perone rotti.
Salterà tutta l’annata del 1996 ma poi ritornerà più forte di prima.

Maggio 1997
Ritornato finalmente alle corse, Marco Pantani si appresta ad iniziare il suo secondo Giro d’Italia da professionista, visto che ne ha già saltati due di fila per le già sopra citate cadute. Tutto comincia tranquillamente, poi, all’ottava tappa, una di quelle nervose ma tutto sommato interlocutorie, succede l’impensabile. Lungo la discesa del Valico del Chiunzi, a una ventina di chilometri dall’arrivo a Cava de’ Tirreni, un gatto attraversa la strada facendo cadere Puttini, a seguire Moos, Buenahora e Pantani. Marco finisce contro la scarpata ma si rialza in fretta facendo escludere fratture o altro.
I suoi gregari lo scortano fino all’arrivo ma si vede che il pirata non sta bene, ha una ferita sulla coscia ed è più il trauma psicologico che non quello fisico a fare la differenza.
Di fatto, il Giro è già finito. Il ritorno a casa è in quel momento inevitabile ma nei giorni successivi Pantani si pentirà di non aver proseguito la corsa. Ritornerà pochi mesi più tardi al Tour de France dove vincerà due tappe.

>>>nella prossima puntata "L'impresa del Galibier">>>

venerdì 6 febbraio 2009

Due acuti sull'Alpe d'Huez

Lezione di scatti ai passistoni

Per Marco Pantani, l’Alpe d’Huez è stato sinonimo di luce, di riscatto, di ritorno. La vince due volte, salendo sempre con tempi strepitosi e seminando il vuoto dietro sé. Sconfigge Miguel Indurain nel 1995 lasciandolo dietro di quasi un minuto e mezzo prima di ritrovarsela di nuovo come arrivo di salita, due anni dopo…

17 Luglio 1997
L’era Indurain è finita. L’ultima volta che Pantani aveva gareggiato al Tour de France, lo spagnolo della Banesto era ancora il numero uno ma di tempo ne è passato e la generazione è velocemente cambiata. Ora c’è l’onda Telekom che sforna un uomo semi bionico di nome Jan Ullrich. Pantani è invece tornato da gravi incidenti che potrebbero averlo condizionato nella carriera. Le sue performance in salita non sono più quelle di un tempo e l’avversario da battere, questa volta sembra imprendibile anche quando la strada pende.
Oggi però c’è una salita che Pantani ama particolarmente, l’ha già vinta due anni fa. Riuscirà a riconfermarsi e ad essere più forte della sfortuna?
In quella tappa i capitani prendono la strada in pole position, cercando di non rimanere ingarbugliati in mezzo al gruppo.
Quando Pantani getta il cappellino giallo, è il segnale che qualcosa sta succedendo. Scatta subito a mani basse seguito dai due rivali più acerrimi, la maglia gialla Ullrich e la maglia a pois Virenque (manca solo la maglia verde Zabel ma come sappiamo, per quanto possa andare forte in salita, non ha il passo di questi tre :D ).
Si capisce già da subito che Pantani sta per rinascere un'altra volta. Il suo scattare a mani basse è una novità, dalla caduta della Milano-Torino il suo stile è radicalmente cambiato,ma le gambe sono sempre molto solide.
Virenque, dopo pochi metri, salta completamente e deve lasciare la presa, poco dopo, anche l’uomo bionico dell’ex Germania dell’Est deve lasciar andare il pirata Marco.
Pantani continua a salire con un ritmo insostenibile ma tutto sommato, Ullrich non molla, imitando il vecchio Indurain, proseguendo del suo passo senza ammazzarsi a star dietro al capitano della Mercatone Uno.
Una volta sul traguardo, Pantani si sfoga con un urlo liberatorio che ha un significato simbolico, come un pugno alla sfortuna, una sorta di liberazione, finalmente può dire di essere tornato quello di prima, senza la paura di vedersi “impedito” come molti “luminari” medici gli avevano annunciato qualche giorno dopo la Milano-Torino.
Ricomincia da qui la seconda parte della carriera del pirata, un breve saluto all’Alpe, sua salita amica che non rivedrà più negli anni a seguire.
>>>prossima puntata: "La sfortuna di Pantani">>>

mercoledì 4 febbraio 2009

La Merano-Aprica del '94

Speciale Pantani
Comincia con questo post la settimana dedicata a Marco Pantani che andrà dal 4 Febbraio al 15 Febbraio. Quest’anno, come cinque anni fa, il giorno di San Valentino viene di Sabato. Cinque anni, ma sembra ieri e se guardiamo meglio, dal vapore di queste giornate di nebbia fitta, scorgeremo una sagoma gialla che, a mani basse, sale lungo i tornanti di una salita senza ritorno.

5 Giugno 1994
Il Giro entra nella parte clou, ieri la vittoria è andata ad uno semi sconosciuto di nome Marco Pantani che è arrivato tutto solo in quel di Merano facendo un numero interessante.
Quest’oggi la tappa è più dura, adatta agli scalatori puri. I passi da scalare sono lo Stelvio, il Mortirolo e Santa Cristina. Il Mortirolo è sicuramente la salita più attesa dagli appassionati, può essere considerata la nuova scoperta del Giro, detto da molti assai proibitivo, potrebbe risultare una via crucis per molti.
Sullo Stelvio parte una fuga con nomi prestigiosi: Chiappucci, Chiurato, Belli, Mejia, Gotti, Sciandri e Bortolami.
Arrivati in prossimità del tanto temuto Mortirolo, ad accendere le danze è proprio il giovane scalatore romagnolo che, alzandosi sui pedali, crea lo scompiglio generale dietro sé. Indurain prosegue del suo passo, Berzin tenta di tenere Pantani inutilmente, andando poi fuori giri.
Il giovane corridore della Carrera, ben presto recupera il capitano, Claudio Chiappucci e schizza via scollinando tutto solo in cima alla durissima salita fra due ali di folla. Indurain paga 55”, Berzin è più indietro e trema per la sua maglia rosa, già sorprendente di per sé.
Lungo la discesa che porta ai piedi del Santa Cristina, Pantani gioca d’astuzia, aspetta Indurain e Cacaito Rodriguez così da poter usufruire della loro collaborazione nei tratti non pendenti.
Arrivati in prossimità dell’ultima valico, è di nuovo Pantani ad accendere la miccia. Indurain e Cacaito possono solo proseguire del loro passo cercando di limitare i danni.
Pantani vola così verso la seconda vittoria di tappa consecutiva, entrando nella storia con l’ennesima impresa, staccando in salita quello che fino a ieri era considerato il signore dei grandi giri, Miguel Indurain.
Nasce in questo preciso istante il mito Marco Pantani. La Merano-Aprica sarà spesso menzionata negli anni successivi quando si parlerà del romagnolo e il Mortirolo diventerà di fatto la cima Pantani, teatro in quel 5 giugno di quindici anni fa ,di grandi gesta. Eventi vogliono che quella sia la sua prima e ultima scalata al Mortirolo.



>>>nella prossima puntata: "Pantani e l'Alpe d'Huez>>>