lunedì 7 settembre 2009

2001

La sfida dell'anno



Nel 2001 Erik Zabel vince per la quarta volta la Milano-Sanremo entrando di diritto nella storia di questa classica. Alla Parigi-Roubaix è l’olandese Knaven a sconfiggere Musseuw mentre alla Liegi lo svizzero Camenzind vince l’ultima corsa di rilievo della sua fuggitiva carriera.
Il Giro d’Italia offre un percorso strano e nemmeno troppo avvincente, martoriato poi dal blitz di Sanremo.
Tutto comincia normalmente, fino a Montebelluna non succede quasi nulla di rilevante. Nel giorno delle Dolomiti saltano Pantani e Garzelli, i due più attesi della vigilia. Hanno la meglio la maglia rosa Dario Frigo e il trentino Gilberto Simoni che lascia vincere il Pordoi a Perez Cuapio conquistando la maglia rosa.
Contro ogni pronostico, nella cronometro di Salò il Gibo riesce a limitare i danni ed è ancora in rosa. Tutti aspettano la giornata di Sant’Anna di Vinadio ma viene annullata per protesta dopo la giornata tormentata del blitz dei Nas a Sanremo.
Fuori Frigo per doping, la corsa rosa può ritenersi chiusa vari giorni prima della fine. Il podio finale di Milano fa già capire molte cose: primo Simoni, secondo Olano e terzo Unai Osa.
Finito il Giro che aprirà un periodo molto sterile, il ciclismo si sposta ai campionati italiani vinti da Daniele Nardello su Michele Bartoli.
Al Tour de France scoppia la polemica dell’esclusione dei due carismatici corridori italiani Cipollini e Pantani e la loro mancanza si sentirà soprattutto quando le fasi cruciali chiederanno spettacolo alla corsa.
Lance Armstrong è inattaccabile, già dall’Alpe d’Huez mette in seria difficoltà i suoi avversari, Ullrich limita, mentre Beloki e Moreau non hanno la stoffa degli altri due e finiscono per essere comprimari.
Grazie ad una fuga bidone della prima settimana, Armstrong non vestirà facilmente la maglia gialla. L’americano domina la cronometro di Chamrousse e a Saint Lary Soulan dopo l’ennesimo successo sfila la maglia al francese Simon. E’ il Tour dei passisti, nessun scalatore riesce ad andare più forte di Armstrong e Ullrich, la sfida per quanto possa essere di alto livello è anche noiosa, prevedibile e scontata.
Vincendo la cronometro finale, Armstrong dimostra superiorità rispetto al tedesco della Telekom distanziandolo in classifica finale di ben 6’44” mentre Beloki riesce in extremis a conquistare il podio che poteva essere del kazako Kivilev (altro corridore della fuga bidone), morto due anni più tardi alla Parigi-Nizza.
Noi italiani ce lo ricorderemo soprattutto come uno dei Tour più scarsi per l'Italia che oltre a non portare a casa alcuna vittoria o maglia importante, non riuscirà nemmeno a mettere un italiano nei primi dieci.
Passando alla Vuelta, è ancora una volta roba spagnola. Per gli iberici è dominio assoluto, 18 spagnoli nei primi 25 posti.
Botero e Sevilla manipolano la prima settimana, poi sembra Beloki l’uomo da battere ma ben presto accusa le fatiche del Tour scivolando fuori da ogni classifica, agevolando Sevilla che riesce a tenere la maglia quasi sino alla fine, ma proprio nella cronometro finale vinta da Botero, viene superato di 47” dallo spagnolo Angel Casero.
L’Italia porta a casa due vittorie, una di Simeoni e una di Simoni, per quanto riguarda la classifica finale nessun italiano è degno di nota, il migliore è ventesimo, si chiama Pellizotti e dicono possa fare grandi cose nel futuro.
Da segnalare anche le tre vittorie di Jimenez, a quel tempo ancora in forma ma destinato di li a poco a cominciare il declino che lo porterà in poco più di due anni verso la morte.
Ai Mondiali di Lisbona viviamo un percorso sicuramente sopravvalutato rispetto alle reali caratteristiche. Jan Ullrich vince la prova a cronometro per la seconda volta sconfiggendo Millar e Botero mentre nella prova in linea Simoni fugge nell’ultima erta, ma nel gruppo inseguitore succede l’incredibile, Lanfranchi si mette a tirare senza un vero senso tattico, qualcuno dirà che i corridori della Mapei si erano messi d’accordo per favorirsi. Ad ogni modo, anche senza le tirate di Lanfranchi, l’azione di Simoni sarebbe stata prima o dopo annullata. La stampa su questo fatto ci marciò a lungo creando un vero e proprio giallo sportivo… fatto sta che ad alzare le braccia a Lisbona fu un Mapei, Freire Gomez (secondo iride), davanti ad un altro Mapei, il grillo Bettini che studiava per diventare lui un giorno campione del Mondo.
La stagione viene conclusa poi al Lombardia con la vittoria di Danilo Di Luca, era l’inizio di una lunga serie di successi italiani destinata a continuare tutt’ora.
Una stagione con alcuni momenti degni di nota, è stato il grande anno di Gilberto Simoni, mattatore sulle salite d’Italia, di Spagna e protagonista degno di nota anche al Mondiale di Portogallo.
L’azione più bella la viviamo però in una corsa molto piatta, la Parigi-Tours, che grazie alla lunga fuga di Virenque, primo al traguardo con il gruppo che sopraggiungeva a pochi metri, ha acquisito grande fascino diventando sicuramente l’immagine più significativa di chi non vuole mollare.
Il Tour è ormai in balia dell’era Armstrong, se due edizioni vinte vi sembravano poche, con il terzo successo l’americano comincia a fare sempre più la voce grossa, non trovando nella sua strada avversari degni di nota, nemmeno Jan Ullrich, forte di fisico ma molto scarso di testa.

>>>Continua con il 2002 nella prossima puntata>>>

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che l'azione del Gibo sarebbe stata comunque annullata non lo puoi dire, se ti rivedi le immagini forse cambi idea..
http://www.videopeloton.com/dettaglio.aspx?CodFile=50374