lunedì 22 febbraio 2010

Monte Zoncolan

2° puntata: Monte Zoncolan


Il Monte Zoncolan sarà il secondo arrivo in salita del Giro d’Italia. Stiamo parlando di una delle salite più dure in assoluto e che da sette anni è entrata a far parte della storia del Giro d’Italia. Montagna della Carnia, friulana, alta 1730 metri, raggiungibile dalle località di Ovaro, Sutrio e Priola.
La storia ciclistica di questa asperità è agli albori visto e considerato che l’esordio è datato 24 Maggio 2003, anno in cui, guarda a caso, si arrivava anche sul Terminillo. Coincidenze che fanno apparire quell’edizione simile a quella odierna.
Nel 2003 lo Zoncolan fu affrontato da Sutrio, il versante meno ostico ma che lasciò un bel segno. Questo versante sarebbe il più lungo, ma i primi undici chilometri non sono estremamente selettivi, le pendenze spaziano dal 5% al 13% senza costanza, aiutate da ben dieci tornanti ristoratori. Come è ristoratore il tratto di falsopiano che anticipa il rifugio Moro. Passato il rif. cominciano gli ultimi 3300 metri, a dir poco sfiancanti.
La strada si restringe e le pendenze non vanno mai sotto l’11,5 %, toccando picchi anche al 22%. Ed è proprio in quegli ultimi chilometri che nel 2003 si decise la corsa. Lo scatto della maglia rosa Gilberto Simoni provocò lo sgretolamento dell’intero gruppo ancora forte di molte unità. Sembrava che il trentino potesse fare il vuoto ma da dietro successe qualcosa di inaspettato. Garzelli continuò del suo passo, Casagrande cercò di tenere duro ma fu soprattutto Marco Pantani a recuperare terreno dopo una prima debacle. Il pirata rientrò su Garzelli e spalleggiandolo cercò di rinascere dalle proprie ceneri. I tifosi esplosero, sembrò di tornare indietro di quattro anni, prima che quel corridore si perdesse negli oscuri meandri della vita.
Per Simoni fu vittoria facile, ma sul traguardo riuscì a stento ad esultare e ammise con aria affaticata che quelle non erano pendenze consone nemmeno ad atleti professionisti. Secondo scollinò Garzelli a 34”, quindi Casagrande 39” e Popovych 42”. Nel finale a cedere fu soprattutto Pantani, arrivato appena dietro a Popovych ma soddisfatto di essere tornato a livelli perlomeno discreti. Fu una delle sue ultime giornate di grazia prima di andarsene.
Ma se nel 2003 lo Zoncolan era stato affrontato dalla parte più facile, quattro anni più tardi viene proposto dalla parte più ostica. Da Ovaro è un vero e proprio muro, apparte i primi due chilometri abbastanza pedalabili, i restanti sono a dir poco estremi, non solo per le pendenze ma soprattutto per la lunghezza e la continuità.
Nel 2007 la tappa fu disegnata male, corta e senza insidie, consentendo a gente come Petacchi di iniziare l’ascesa finale con il gruppo maglia rosa.
Ad inizio salita la Liquigas fece un’andatura non da poco facendo fuori Mazzoleni e il giovane Riccò. Ai meno sei dall’arrivo arrivò l’attacco di Gilberto Simoni e per il leader di classifica Di Luca cominciarono i dolori. A riportarsi sul trentino furono il compagno di team Piepoli e quel ragazzo prodigio che risponde al nome di Andy Schleck. Il terzetto proseguì fino all’arrivo dove il duo Sounier Duval staccò Schleck. Piepoli lasciò la vittoria al capitano Simoni cosa rivista un anno dopo al Tour quando ad Hautcam, Cobo Acebo (se non sbaglio), lasciò la vittoria a Piepoli.
Lo Zoncolan è un’asperità dalle caratteristiche uniche, anche se le pendenze troppo elevate non sempre sono sinonimo di grandi distacchi. I rapporti da usare saranno ad occhio e croce 34x27, 38x29, 36x29 a seconda delle caratteristiche/velleità/esigenze.
D’altra parte, siamo davanti a pendenze che rimangono impassibili dal 11 al 20% per almeno sei chilometri, “spianando” solamente negli ultimi due dove possiamo trovare brevi tratti al 6/7%, prima di ritornare a superare il 10% negli ultimissimi metri.
1210 m. di dislivello in appena dieci chilometri con una pendenza media dell’undici e mezzo percento. Secondo molti lo Zoncolan è un po’ più duro del Mortirolo ma credo che sia difficile fare paragoni davanti a certi estremi.
Sarà una giornata da grimpeur, benedetto chi sarà in palla, un po’ meno chi vivrà una giornata offuscata. La “Montagna Simoni” è lì che aspetta, come uno stadio pronto a scatenarsi all’ingresso dei gladiatori.

3 commenti:

Manuel (Ciclismo PST) ha detto...

Perché alla presentazione del Giro, Cassani non ha fatto il filmato sullo Zoncolan?
Ma doveva farselo tutto!

Marco ha detto...

Poteva usare la mountain bike creata appositamente per Cipollini nel 2003, tra l’altro rimasta inutilizzata. Con quella, andava su anche se era Ottobre.

Nicola Dalto ha detto...

Troppo bello lo Zoncolan!!