lunedì 9 febbraio 2009

L'impresa epica a Les deux Alpes

"Uno schiaffo all'epoca della perfezione.
Pantani è perfezione ma al tempo stesso imperfezione.
Rompe ogni schema,
dimostrando che si può ancora inventare qualcosa,
in un'epoca dove c'è davvero poco da inventare"


Aveva appena vinto il Giro d’Italia mettendo fuori gioco dapprima Alex Zulle e poi, vincendo l’epica sfida con Pavel Tonkov a Montecampione, era andato ad ipotecare la maglia rosa a Milano.
Ma ora era tempo di Tour, un Tour neanche troppo difficile e che strizzava l’occhio al vincitore dell’anno precedente. Chi poteva scommettere su Pantani? Davvero pochi.
Ma il ciclismo non sempre ha logica, a volte può essere fatale per chi è troppo sicuro di sè. Basta poco se ci pensiamo, una cotta, un po’ di freddo, una caduta, una foratura e via di seguito.
Il 27 Luglio è una di quelle giornate estive che sembrano tutto tranne estive. La pioggia cade a dirotto ma oggi si sale oltre i duemilacinquecento metri (e scusate se è poco), le condizioni avverse potrebbero cambiare molte cose.
Alla vigilia di questa tappa che presenta il Galibier, Ullrich ha un vantaggio di oltre tre minuti sul pirata.
Quel giorno erano già in fuga Serrano, Massi, Rinero, Jimenez ed Escartin, tutti scalatori di un certo livello.
Il gruppo continua del suo passo con i migliori che proseguono coperti dai gregari. Ullrich sembra ancora fiero ma in realtà è cotto e stracotto, pronto per la disfatta. Ai meno cinque dall’arrivo parte proprio lui, Marco Pantani. Uno scatto atteso che fa male. Leblanc segue per un po’ il pirata ma quest’ultimo, dopo un po’, preferisce continuare del suo passo, un passo doppio rispetto a tutti gli altri.
Man mano Pantani ricomincia a recuperare anche coloro che erano in avanscoperta dalla mattinata. In cima al Galibier c’è uno scenario da lupi e quando transita anche Ullrich i minuti di ritardo sono 2’56”. La vera disfatta avverrà in discesa.
Pantani che si è buttato a capofitto verso la vallata, fa pensare al peggio quando si ferma, ma questa volta non è caduto, bensì sta per indossare la mantellina contro il freddo tagliente.
Ai piedi di Les deux Alpes il romagnolo è virtualmente maglia gialla, da dietro, Ullrich si è fermato per una foratura ed è devastato dalla crisi giornaliera. Quello che fino a ieri sembrava una sfinge, si è rivelato battibile come un normale corridore.
“Continua a scattare, soltanto subito dopo aver superato la linea del traguardo, Marco Pantani si concede il gesto del trionfo”, queste la parole di Adriano De Zan che commemora la grandissima impresa d’altri tempi che il Mondo intero ha assistito quest’oggi.
Dietro il vuoto, sfilano dapprima i corridori che erano già in fuga, Massi, Escartin, Rinero e prima di vedere un uomo di alta classifica bisognerà attendere Bobby Julich, quinto a quasi sei minuti. Jan Ullrich arriverà quasi nove minuti dopo, perdendo si la maglia gialla ma cosa ben più grave, anche l’intero Tour de France vista la nuova classifica ridimensionata: quasi sei minuti di ritardo dalla nuova maglia gialla. Non basterà nemmeno una cronometro di cinquanta chilometri per recuperare il tempo perduto.
Dopo trentatre anni, l’Italia è di nuovo in festa per un italiano al Tour de France. Quell’italiano è Marco Pantani, conosciuto dai più anche come il pirata. E’ l’apice di una carriera già stellare ma dalle oscure nubi all’orizzonte.
"Non sono folle,
è che l'impresa
è l'impresa"
M.Pantani

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