giovedì 12 febbraio 2009

Il fiore del male

l'inizio della caccia alle streghe,
dopo il caso Festina, la fine dell'era Pantani

Sponsor, soldi, successo, fama internazionale. Marco Pantani dal 1998 è tutto questo. Dopo la doppietta Giro-Tour si può affermare che Marco Pantani diventa il ciclismo incarnato in persona.
Al Giro d’Italia del 1999 vive un Maggio all’insegna dei tripudio nazionale, vince ogni arrivo in salita nei modi del miglior Merckx, lasciando le briciole agli avversari e scatenando intorno a sé non solo l’affetto dei tifosi ma anche l’antipatia del gruppo.
Tuttavia, nei giorni che anticipano la giornata del dramma, sembra di vedere un Pantani sicuro della superiorità che lo divide dai diretti rivali per la lotta alla maglia. Il 4 Giugno vince ancora, a Madonna di Campiglio, non esultando una volta giunto sotto lo striscione dell’arrivo. Tutto quello che ci appare davanti è cosa effimera, nessuno se ne è ancora reso conto in quel Venerdì di Giugno. Via con le premiazioni per la vittoria di tappa e per la maglia rosa, pian piano arriva sera, il vociare dei tifosi e il chiasso dei festeggiamenti comincia a farsi sempre più lontano e remoto, lo spettacolo è finito, si cala il sipario.

Il fiore del male
(Renato Vallanzasca, boss della banda della Comasina)
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Ero a messa. Mi si avvicina un ragazzo che conosco e mi fa: "Renato, posso parlarti un attimo da solo?". Ci appartiamo. E lui: "Renato, sei un bravo ragazzo che merita tutto il mio rispetto, non fosse altro per il mare di galera che ti sei sciroppato. Quindi vorrei farti un regalo…". La stava portando in Cassazione, così gli dissi di tagliar corto. "Okay, se hai qualche milioncino da impegnare giocalo sul Giro d’Italia. Puntalo su Gotti, Jalabert o chi meglio credi. Non so dirti con certezza chi vincerà, ma è certo che non sarà Pantani. Ho appena saputo che al Pelatino andrà male. E tanto più forte pedalerà in questi giorni, tanto più potrai prendere scommettendo su un altro. Io ho già dato disposizioni di giocare dieci milioni. Cinque su Gotti e cinque su Jalabert." Non che la cosa mi convincesse fino in fondo, ma se avessi potuto quel pomeriggio stesso avrei detto a Giuliana di puntare un bel po’ di soldi su Gotti, anche a costo di andarli a chiedere in prestito alla banca.
La soffiata si rivelò lungimirante. Pantani venne fermato per doping. In realtà, prima ancora che per l’ematocrito fuorilegge, sul Pelatino cadde un’altra tegola. E proprio lo stesso pomeriggio in cui avevo parlato con quel tipo. In salita gli saltò la catena. Mi dissi: Eccola qui la magagna. Ma non era così, risalì in sella e vinse a modo suo. Quel giorno, e anche nelle due o tre tappe successive. Ormai il traguardo finale di Milano si avvicinava, e io mi dicevo: Per fargli perdere il Giro possono solo sparargli. Cominciai anche a dubitare seriamente della dritta.
Però, ritenevo assai improbabile che qualcuno potesse essersi permesso di darmi un suggerimento che avrebbe potuto costarmi un bel po’ di milioni. Poi, ci fu la bomba: Pantani positivo all’antidoping.
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C’è da premettere che Marco Pantani non fu mai trovato positivo all’antidoping nell’arco della sua carriera, a differenza di come erroneamente viene trascritto nel qui sopra testo de “Il fiore del male”. Evidentemente chi l’ha scritto non ha grandi conoscenze ciclistiche.
Fatto sta che, dal 5 Giugno 1999, ad oggi, siamo rimasti con un pugno di mosche e con un’unica consapevolezza: la distruzione, mediatica e non, di un’atleta che ancora oggi potrebbe andare a testa alta in mezzo alla ipocrita e vuota società che ci circonda.
Non mi dilungo sui motivi, cause e perché di Madonna di Campiglio, questa lettera può già far capire una piccola parte di quello che c’è stato dietro all’esclusione di Pantani. Un giro di soldi e interessi troppo grande per trovare la vera versione dei fatti.

Chi vivrà vedrà, ma la verità?

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