venerdì 9 ottobre 2009

2005

Armstrong 7

Il 2005 è un anno di rilancio per il ciclismo, almeno se si considera il Giro d’Italia, da anni in decadenza. La stagione inizia con la Milano-Sanremo vinta da Alessandro Petacchi, velocista spezzino che ha raccolto in modo egregio l’eredità di Mario Cipollini.
Tom Boonen vince il suo primo Giro delle Fiandre e non contento di ciò fa sua anche la Parigi-Roubaix sconfiggendo Hincapie.
Per il secondo anno consecutivo l’Amstel Gold Race è di un italiano, dopo Rebellin è la volta di Danilo Di Luca che sconfigge Michael Boogerd, secondo per la quarta volta nella corsa di casa.
Di Luca vince anche la Freccia Vallone e a quel punto tutti dicono che potrebbe imitare Rebellin facendo il clamoroso tris alla Liegi, cosa che non avviene visto che il kazako Alexandre Vinokourov batte Voigt e… Boogerd. Da non crederci.
A Maggio è la volta del Giro d’Italia, corsa che riscopre i team stranieri di alto livello, per anni assenti. Ci sono finalmente nomi degni di nota, per lo più italiani. Scopriamo un Di Luca da grandi giri, un venezuelano di nome Rujano capace di prodigiose fughe e un Basso che per buona metà della corsa è il vero padrone, prima di precipitare in quel di Stelvio causa problemi fisici.
Così, dal tracollo di Basso ne escono bene principalmente Savoldelli e Simoni i quali si sfidano in modo epico nella tappa del Sestriere, con il Colle delle Finestre per la prima volta.
Quel giorno succede di tutto, il vincitore sarà Rujano che sbigottisce tutti conquistando il terzo posto nella classifica finale ma è Simoni il vero sconfitto di giornata, riesce si a staccare Savoldelli, ma per 28” è dietro. Una vera disdetta.
Arriva poi il Tour de France e la Discovery Channel parte già con il morale alle stelle dopo la vittoria del falco al Giro. In Francia il capitano è Lance Armstrong che ha già annunciato l’addio al ciclismo. Rivisto oggi non si può dire ciò.
Possiamo dire che è l’edizione nella quale il texano è stato più giorni in maglia gialla… In poche parole, chi si aspettava una sconfitta si è sbagliato di grosso.
L’americano è in maglia gialla già dalla cronosquadre di Blois e nessuno riuscirà più a strappargliela di dosso, nemmeno un Basso dai livelli mai visti o un Ullrich non certo malaccio.
Armstrong manipola a suo piacimento la corsa, controlla e stacca gli avversari sulle Alpi, ingaggia poi sui Pirenei delle sfide molto interessanti con Basso senza però cedere alcun secondo.
La cronometro di St Etienne parla chiaro, Armstrong ha vinto per la settima volta il Tour de France con 4’40” di vantaggio su Basso e 6’21” sul rivale di sempre Ullrich.
Passiamo alla Vuelta a Espana che era stata vinta da Roberto Heras, squalificato in seguito ad un controllo antidoping in una delle ultime tappe. Così, dopo anni e anni di vittorie iberiche, uno straniero è re di Spagna, si chiama Denis Menchov e in molti lo mettono come possibile protagonista dei prossimi grandi giri. Dietro di lui Carlos Sastre e Francisco Mancebo, già quarto al Tour de France. Petacchi vincerà la classifica a punti.
Inoltratisi nel finale di stagione, possiamo dire che il mondiale rispecchia un po’ quello che era stato Zolder tre anni prima. Largo ai velocisti e così è, Boonen sconfigge Valverde e Geslin e si fregia della preziosa maglia iridata.
La prova a cronometro rispecchia il podio dell’anno precedente, primo Rogers, secondo Gutierrez quindi Cancellara.
Il tutto si conclude con il Giro di Lombardia, vinto da Bettini su Simoni e un nome che sentiremo spesso negli anni venturi, Franck Schleck.
Che aggiungere… è la stagione che chiude il cerchio di Armstrong, dovrebbe in teoria aprire le speranze sia di Basso che di Ullrich ma l’onda Operacion Puerto è minacciosa e precluderà a molti nomi fin qui blasonati la possibilità di vincere la Grand Boucle. Ne riparleremo nella prossima puntata.

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