mercoledì 21 ottobre 2009

2006

RIVEDREMO MAI PIU' QUEL BASSO?


Il 2006 è l’inizio di una nuova era. Il vuoto dell’assenza di Armstrong dopo sette, otto stagioni di sbalorditive performance crea disorientamento ma la cosa che sconquasserà il tutto sarà Operacion Puerto.
La stagione inizia con la vittoria di Filippo Pozzato alla Milano-Sanremo, ad oggi possiamo dire che è stata la sua più importante vittoria della carriera, insieme alle due tappe del Tour.
Il Giro delle Fiandre è per la seconda volta consecutiva di Tom Boonen, il quale perde la Roubaix ai danni di un Cancellara formidabile.
All’Amstel Gold Race Franck Schleck sconfigge Wesemann, ma il re del trittico delle Ardenne è Alejandro Valverde, vincitore di Freccia Vallone e Liegi, quest’ultima davanti agli italiani Bettini e Cunego.
Poi ci si avvia per il Giro d’Italia che sarà principalmente a senso unico. Chi l’anno precedente ne era uscito con le ossa rotte, medita vendetta e così è. Paolo Savoldelli è subito in rosa ma ben presto la perde ai danni di vari outsiders, prima che Ivan Basso dia inizio alla vera guerra.
La vera corsa ha inizio sulla Maielletta, ottava tappa vinta proprio dal varesino che risponde ad un generoso attacco di Damiano Cunego. Da qui nessuno riuscirà più a strappargliela di dosso, quella maglia rosa che andrà ad allargarsi in modo un po’ troppo sovrumano.
Basso più che un ciclista sembra un ciao elaborato, perde la crono di Pontedera ma Ullrich non è certo uomo da classifica in questo Giro, perde anche a La Thuille ma Piepoli non può impensierirlo nella generale. In poche parole, Basso guadagna terreno in ogni tappa sui veri avversari i quali, giorno dopo giorno, cedono in successione.
Ed è sul Monte Bondone che raggiungiamo il culmine della corsa. E’ la giornata della grande sfida tra Simoni e Basso, vinta da quest’ultimo in modo esagerato. Nei giorni seguenti, Basso controllerà e continuerà a fare distacchi, regalando qua e là briciole a Piepoli (primo al Furcia), o benedicendo la fuga di Garate sul San Pellegrino.
Il Giro è già chiuso ma nel giorno del Mortirolo, Basso non fa alcun regalo, stacca Simoni verso l’Aprica e scatena le ire del trentino, il quale a suo tempo non era certo più generoso del varesino.
La classifica finale parla chiaro, il secondo è a 9’18” di ritardo da Basso, si chiama Gutierrez e in tanti si chiedono come sia riuscito ad arrivare così in alto. Terzo Simoni, commovente a quasi dodici minuti, poi Cunego a diciotto, Savoldelli a diciannove… Cose da marziani.
Ci si prepara per il Tour e Basso fa paura. Se sarà il Basso del Giro, sarà suo anche il Tour. Ma l’Operacion Puerto incombe, Basso, Ullrich e Vinokourov sono di fatto rispediti a casa senza muovere un colpo di pedale.
Il Tour, orfano dei più forti, prosegue nei giorni seguenti a livelli abbastanza bassi. Landis è la prima maglia gialla di prestigio, poi, una fuga bidone cambia volto alla generale, Pereiro Sio è il nuovo leader, chi riuscirà a farlo capitombolare?
Landis sembra riuscirci nel giorno dell’Alpe d’Huez (vinta da Franck Schleck sul nostro Cunego), ma lo spagnolo ha la pellaccia dura e appena Landis vive una giornata nera, si riprende di nuovo il giallo.
Il giorno successivo, l’americano della Phonak fa l’impresa di dare oltre cinque minuti al gruppo dei più forti risalendo in classifica generale… Se vede anche senza binocolo che c’è qualcosa di anomalo e difatti in seguito lo scopriremo. Intanto per tutti, in quel Luglio del 2006, Landis è vincitore del Tour, secondo Pereiro e terzo Kloden, ma nel 2007, il Tour sarà dato a Pereiro in seguito ad una positività di Landis. Brutta storia da dimenticare. Nota positiva per l’Italia, la maglia bianca di miglior giovane al piccolo principe, Cunego.
La Vuelta viene dominata da uno degli esclusi del Tour, Vinokourov riesce così a vincere il suo primo grande giro, atteso da anni. Sconfigge Valverde e il connazionale Kashechkin, primo degli italiani Piepoli, tredicesimo.
Passiamo al finale di stagione, positivo per l’Italia. Il campionato mondiale si svolge in Austria, a Salisburgo. La prova a cronometro viene vinta da Cancellara su Zabriskie e Vinokourov, mentre nella gara in linea viviamo un’esaltante momento quando Paolo Bettini alza le mani al cielo, quattro anni dopo Cipollini, sconfiggendo il vecchio Erik Zabel e un Valverde abbonato ai piazzamenti mondiali.
Bettini vincerà anche il Lombardia su Sanchez e Wegmann, onorando l’iride sino in fondo. La stagione si chiude qui, lascia un minimo di amaro in bocca per le note vicende del Tour e dell’Operacion Puerto, ma si va avanti, sempre.

1 commento:

Manuel (Ciclismo PST) ha detto...

Tenendo conto dei 2 anni di stop, ha fatto una stagione di grande livello, però è probabile che si sia perso il periodo migliore. Vai a sapere se adesso non potevamo avere un Basso con un Tour e un'altro Giro in saccoccia.
(poi basta, perché Contador è uno scalino sopra).