giovedì 29 luglio 2010

Tour 2010: considerazioni finali


Iniziando dalla vigilia, bisogna dire che l’edizione di quest’anno aveva una lista partenti molto altolocata, specialmente tra gli uomini avvezzi alle parti alte della classifica. La sfortuna, come ripetuto svariate volte, ha condizionato il rendimento di diversi big, costringendoli a pedalare meno bene rispetto ai propositi iniziali.
Protagonisti indiscussi della corsa, manco a dirlo, Andy Schleck e Alberto Contador. Il lussemburghese e lo spagnolo, il futuro e il presente del ciclismo internazionale. Se le sono date di santa ragione, il biondo e il moro. Schleck, al contrario di Contador, ha fatto la voce grossa nelle prime due settimane, riuscendo a mantenere un livello alto fino a Parigi. Il madrileno, invece, ha vissuto un Tour sottotono, forse offuscato dalla forza dello stesso Schleck. Tuttavia, a portare a casa la maglia gialla, è stato proprio colui che è apparso meno brillante, ovvero Contador: furbo, intelligente, tattico, capace di dosarsi ove necessario e, anche per quest’anno, più forte del lussemburghese.
Una sfida, come di consueto, vissuta di fortune e sfortune inframmezzate nelle tre settimane: da ambedue le parti, s’intende.
Molto rappresentativo il duello verso la cima del Col du Tourmalet, anche se i due rivali non sono riusciti a regalare, per quanto mi riguarda, grandi emozioni. Di fatto, il Tour è finito quel Giovedì sera, con qualche suspance nella cronometro antecedente a Parigi grazie ad un Andy supersprint. Nel complesso il più sfortunato dei due è stato il lussemburghese, che poi abbia goduto di privilegi creati dal forte cronoman della medesima squadra, è altrettanto vero.
Il contorno, come detto in precedenza, è stato caratterizzato da varie uscite di scena, a partire da Franck, la spalla di Andy, che ha abbandonato i sogni di gloria sulle strade del pavè… successivamente Lance Armstrong, attanagliato dalle diverse cadute verso Avoriaz o Cadel Evans, stoico campione fratturato ma volenteroso di arrivare fino a Parigi.
Così la conquista del gradino più basso del podio è andata al russo Denis Menchov, re dei regolaristi e il più forte dei big nella cronometro finale: 1’52” guadagnati sulla maglia gialla.
A dar vita dura al russo nella conquista del terzo posto, ci ha pensato il campione olimpionico Samuel Sanchez che sul Tourmalet ha dato l’idea di potercela fare, senza però mettere in conto la performance di Menchov a Pauillac.
Passando al mondo delle volate, come nelle più rosee previsioni a dettare legge è stato Mark Cavendish, vincitore di cinque sprint ma privato della maglia verde dal volpone spezzino.
E’ stato un Tour positivo per i francesi (6 vittorie contro le 2 dell’anno scorso), lo è stato anche per Fabian Cancellara, leader indiscusso delle prove contro il tempo e maglia gialla per diversi giorni. Peccato che lo svizzero non abbia grandi capacità nelle tappe di alta montagna. Per finire… L’Italia deve ringraziare principalmente lo sprinter Alessandro Petacchi, capace di due vittorie e la classifica punti; non poco per un classe ’74. A Petacchi va dato merito del fatto di aver riportato nella penisola una maglia, quella verde, che mancava dal controverso sessantotto (vittoria di Franco Bitossi, se non erro).
Quasi inesistente, invece, Ivan Basso. Il vincitore dell’ultimo Giro d’Italia, contrastato dalla bronchite, è peggiorato di tappa in tappa.
A terminare il trio italico: il piccolo principe di Verona, Damiano Cunego. Un combattente capace di regalare frammenti di spettacolo, osando nelle fughe e rincorrendo, senza successo, la magica maglia a pois. Ne esce ancora una volta battuto, ma a testa alta.

Manca poco meno di un anno al via del prossimo Tour de France. Una sfida, presumibilmente, è già in agguato e l’abbiamo assaporata sia nel 2009 che quest’anno. Ora vediamo se qualche italiano vuole intromettersi così da spezzare l’incantesimo che dura da oltre dodici anni.

3 commenti:

Manuel (Ciclismo PST) ha detto...

E che il bocia cambi squadra!
Già lo vedo negli allenamenti con le mitiche maglie PST lungo le pendenze micidiali della salita di Cart, o sui tornanti che da Pez salgono a Cesio!

Manuel (Ciclismo PST) ha detto...

...che poi i tornanti mi pare sono due, e uno è più un curvone che un tornante...
oppure scendere dal Croce d'Aune per le rivoluzionarie ripeute in discesa!

filippo ha detto...

un'analisi corretta e equilibrata..