Questa foto l’ho scattata a fine Maggio, durante la cronoscalata di Plan de Corones. Più che una tappa del Giro d'Italia ha tutta l'aria di essere una cronometro di ciclocross.

Alla fine è arrivata la dura decisione anche per lui, l’irriducibile Erik Zabel, 37 anni, corridore di ferro, mai domo, uno di quei corridori che fanno parte dell’era degli anni 90. Se qualcuno sente nominare il nome Erik Zabel gli viene in mente un corridore sempre piazzato, difficilmente predatore di tappe. Ma il velocista della Milram ha saputo vincere tutto quello che un velocista aspira a vincere… Gli ultimi anni sono stati solo una prova della sua grande professionalità, ma il vero Zabel, quello vincente, portava i colori della Telecom.
Rappresentò, insieme a Mario Cipollini, Frederic Moncassin, Stuart O’Grady e Tom Steels le volate della seconda metà degli anni novanta. Ricordo che dal 1996 al 2001 fu il re incontrastato della classifica punti al Tour de France, vestendo per sei edizioni consecutive la maglia verde a Parigi.
Il suo palmares parla chiaro e lo fa entrare di diritto nella storia del ciclismo. Passato professionista nel 1992 (16 stagioni fa), fu scelto l’anno seguente come velocista della Telekom con la quale avviò un lungo periodo di grandi vittorie.
La prima vittoria di spicco è datata 1994: la Parigi-Tours, classica di fine stagione un tempo compresa nella mitica Coppa del Mondo.
Dal 1995 divenne uno dei migliori velocisti in circolazione, ricorderete le vittorie di Charleroi e Bordeaux al Tour de France. Seguirà un ’96 con altre due vittorie di tappe nella Grand Boucle e la prima conquista della maglia verde.
Nel Marzo del 1997, sfruttando la sua buona resistenza nelle salitelle, vinse la Milano-Sanremo, classica da lui sempre amata. Al Tour de France farà tris vincendo a Pau, Bordeaux e Plumelec e riconfermando per la seconda volta la maglia verde. L’anno seguente rivince di nuovo la Milano-Sanremo, poi, a Giugno, fa suo il campionato nazionale di Germania mentre al Tour de France sarà sempre piazzato nelle volate di gruppo vincendo ancora una volta la sua amata maglia verde.
Divoratore di chilometri, il nostro non ha mai vissuto stagioni in sordina e lo confermerà nel 1999 quando al Tour de France, senza vincere nessuna tappa, riusce a portarsi a casa la sua quarta maglia verde.
Il suo anno migliore rimane comunque il 2000, quando conquista per la terza volta la Milano-Sanremo. Seguiranno l’Amstel-Gold Races, la tappa di Troyes e la maglia verde al Tour de France. A Ottobre verrà premiato come vincitore della Coppa del Mondo, come solo i grandi predatori di classiche sanno fare.
Il sodalizio con la Telekom continua anche negli anni successivi e nel 2001 centra il poker storico alla Milano-Sanremo entrando per sempre nella storia del ciclismo. Nello stesso anno vince tre tappe al Tour de France e la sua sesta (ultima) maglia verde. Partecipa anche alla Vuelta a Espana e vince altre tre volate diventando così il numero 1 nel ranking Uci 2001.
Nel 2002, per la prima volta dopo sei anni, non vince la classifica punti al Tour. Si consolerà con una vittoria di tappa nella corsa francese, la classifica dei punti alla Vuelta a Espana e di nuovo la vittoria nel ranking UCI.
L’età avanza ma Zabel continua anno dopo anno a confermarsi il ciclista più regolare degli ultimi decenni. Nel 2003 vince per la seconda volta il campionato nazionale di Germania e poi coglie due vittorie alla Vuelta a Espana vincendo di nuovo la classifica punti. L’anno successivo trova la giusta forma soprattutto nel finale di stagione riuscendo a conquistare la sua terza e ultima maglia dei punti alla Vuelta a Espana oltre alla classifica di combinata. Ma già alla Milano-Sanremo aveva rischiato di fare il colpaccio, non fosse che all’arrivo, dopo aver esultato, il photofinish decretò vincitore Oscar Freire Gomez. E fu sempre lo spagnolo a sconfiggerlo sette mesi più tardi, questa volta al Mondiale di Verona.
Il 2005 segna la fine della carriera di Erik Zabel alla T Mobile (ex Telekom). Non viene convocato per il Tour de France ma si toglie la soddisfazione di vincere la sua ultima corsa con questo team prendendosi di nuovo la Parigi-Tours, undici anni dopo il primo successo.
Dal 2006 è diventato uomo fondamentale del Team Milram, formazione dedicata soprattutto al velocista del momento, Alessandro Petacchi. I due faranno subito amicizia e Zabel si metterà al servizio di quest’ultimo. Del 2006 ricordiamo soprattutto le due vittorie alla Vuelta a Espana e il secondo posto ai Mondiali di Salisburgo dietro Bettini.
Il 24 Maggio 2007 Zabel ha confessato di aver fatto uso di EPO prima di partecipare al Tour de France 1996, edizione fra l’altro che ha visto vincitore il suo compagno di squadra Bearne Rijs e come secondo il fenomenale e giovanissimo Jan Ullrich. Nonostante questa rivelazione, Zabel ha assicurato di aver usato EPO solo UNA SETTIMANA per poi rifiutarne l’assunzione spaventato evidentemente dagli effetti collaterali.
Quest’anno ho avuto modo di vedere Zabel in azione nella cronoscalata di Plan de Corones al Giro d’Italia e nella tappa dell’Alpe d’Huez al Tour de France. La cosa che mi ha impressionato è la sua forza rispetto agli altri velocisti quando le pendenze si fanno più ardue. Tanto di cappello per questo campionissimo tedesco che grazie alla sua disciplina e regolarità è riuscito ad apparire ai più ancor più grande del più famoso Jan Ullrich.
Ed è di nuovo Italia, mai autoritaria come in questa occasione. Succede che negli ultimissimi giri vengono tagliati fuori i nomi più importanti della vigilia: Valverde, Oscar Freire Gomez, Erik Zabel, Boonen e Paolo Bettini sono già distanziati quando davanti alla corsa è in atto la fuga vincente. Tre italiani sono all'interno di tale azione, Alessandro Ballan, Davide Rebellin e Damiano Cunego. Nella salita finale dei Ronchi è Rebellin che screma il gruppetto dei migliori e più volte sia Ballan che Cunego tentano degli scatti incisivi. Dopo lo strappo sono rimasti in sei, gli altri stanno inseguono faticosamente qualche metro dietro. Ci sono tutti i requisiti per una volata ma così non è, a meno 2 km dal traguardo Alessandro Ballan apre il gas e promuove un'azione da finisseur.

A Giugno diventa per la seconda volta campione italiano, si impone con il tricolore nella 2° tappa della Vuelta a Espana ma poi, come che non bastasse, cambia di nuovo maglia. Il tricolore l'ha già vestito una volta e lui ora ambisce all'iride. Si laurea infatti campione del mondo in quel di Salisburgo, quattro anni dopo Cipollini. E' l'apice di una carriera già stellare. E con la maglia di campione del mondo domina per la seconda volta consecutiva il Giro di Lombardia lasciando pensare a buoni propositi per il 2007.







Le convocazioni degli azzurri ai mondiali sono sempre soggette a critiche e lamentele in favore di chi non viene convocato. Anche quest’anno non sono mancate le polemiche alla notizia della non convocazione di Danilo Di Luca. Il capitano della Lpr che ha corso un Giro d’Italia fra alti e bassi causati soprattutto dalla turbolenta vicenda doping nella quale è stato assolto lo scorso Aprile, non parteciperà al Mondiale di Varese. Poteva essere la seconda punta dopo Bettini e invece il NON invitato alla Vuelta, deve rassegnarsi all’ennesima delusione di una stagione agrodolce. Scelta a parer mio sbagliata, Di Luca si stava avvicinando al Mondiale in modo concreto e avrebbe sicuramente portato una garanzia in più. A lui non mi rimane che augurare un finale di stagione all’altezza in altri scenari.







