lunedì 6 ottobre 2008

Paolo Savoldelli story - II parte

Il cambio di squadra e la vittoria del Giro d'Italia 2002


Ancora prima che finisse il Giro d’Italia che lo ha reso famoso al pubblico, Paolo Savoldelli parlava di Tour de France. Ne parlava bene vedendola una corsa più adatta alle sue caratteristiche con lunghe discese e allo stesso tempo, salite non pendenti come quelle del Giro d’Italia. Valutazione che ancora oggi non mi convince, il Tour, secondo il mio punto di vista, non era una corsa per il falco.
Quell’edizione si presentava alla vigilia assai povera di big. I due ultimi vincitori, di fatto non ci sono: Marco Pantani che già prima di Madonna di Campiglio escludeva una sua possibile partecipazione al Tour, la riconfermava maggiormente ora che c’era stato il dramma. Jan Ullrich, caduto e con problemi ad un ginocchio rimandava gli appuntamenti alla Vuelta a Espana (che avrebbe poi vinto). Sicuramente stanco per le fatiche del Giro d’Italia, Paolo non sarà mai in corsa e nel giorno dell’Alpe d’Huez saluta tutti e ritorna a casa.
Arriva il 2000. Paolo Savoldelli come negli anni scorsi entra in forma a fine Aprile, andando a vincere la tappa di Malcesine al Giro del Trentino finendo poi 3° nella classifica finale. Al Giro di Romandia vince il prologo e anche la classifica finale, dimostrando di essere prontissimo per puntare al Giro d’Italia. Un’attesa lunga dodici mesi. Sappiamo che la riconferma è sempre la più difficile. Si parte da Roma con un cronoprologo. C’è Ivan Gotti, ritorna Pavel Tonkov, c’è anche il terzo classificato dell’anno precedente Gilberto Simoni oltre a Rebellin e Casagrande. Infine ritorna Marco Pantani un anno dopo l’esclusione. E tutti i riflettori sono inesorabilmente su di lui.
59 millesimi e l’amarezza di non aver vestito la maglia rosa sin dal prologo è quello che prova Paolo Savoldelli quando termina i primi 4 km e mezzo di questo Giro. Un Giro d’Italia che parte bene ma che già dopo la prima tappa, quella con arrivo a Terracina, lo vede coinvolto in una caduta.
In seguito a quella caduta il Giro di Savoldelli cambia faccia. Nel primo arrivo in salita, precisamente sull’Abetone vinto da Casagrande, il falco accuserà ben 4 minuti.
Poi, nel primo arrivo dolomitico, sembra rinascere: a Selva di Gardena è 6° e giunge sul traguardo con il gruppo maglia rosa. Quella sarà l’ultima tappa ad alto livello in un Giro che volgerà sempre più verso il basso: 24° a 39’24” dal vincitore Stefano Garzelli.
Per riscattarsi appieno ci vuole una bella prestazione in un palcoscenico di alto livello. Così ad un anno di distanza ritorna l’ipotesi Tour de France. Savoldelli partecipa al Tour del 2000, quello della grandissima sfida fra Pantani ed Armstrong nelle salite che hanno fatto la storia della Grand Boucle.
Ma qualcosa non va più come prima. Dopo il primo arrivo in salita perde 7’26” e fino alla quattordicesima tappa, quella con l’Izoard e l’arrivo a Briancon, non si farà più vedere. Proprio quel giorno, va in fuga a 107 chilometri dall’arrivo ma ha la sfortuna di avere davanti un Santiago Botero in giornata e all’arrivo sarà secondo a 2’30” dal colombiano. Beh, sempre meglio di niente. A Parigi il bilancio è ancora deludente: 41° a 1h32’ dal vincitore Lance Armstrong.
Il 2001 è l’ultimo anno con la Saeco. Savoldelli mostra di esserci già dalla Tirreno-Adriatico: 4° nella classifica finale.
Al Romandia, poche settimane prima del Giro d’Italia, riconferma la giusta forma, vince il cronoprologo e la seconda tappa con arrivo a Vevey ed è 12° nella classifica finale.
Si arriva al Giro d’Italia che prevede tre arrivi in discesa che vanno a favore del falco bergamasco, desideroso di ritornare ai livelli del ’99. Così non sarà. Delude nel prologo di Pescara e il giorno dopo, esattamente come l’anno precedente, è coinvolto in una caduta nella famosa tappa di Francavilla al Mare che fra i grandi toglie di mezzo un papabile per la vittoria finale: Casagrande Francesco.
Nella 4° tappa, primo arrivo in salita a Montevergine di Mercogliano è attardato per una foratura e all’arrivo giungerà con due minuti e mezzo di ritardo. Sarà inesistente per tutto l’arco della corsa, ma non si ritirerà, onorando nonostante tutto il Giro d’Italia. Rispunterà proprio nell’ultima tappa di montagna con arrivo in discesa ad Arona, dopo aver scalato per due volte il Mottarone. Nel giorno di un Simoni senza avversari, Savoldelli coglie il secondo posto a 2’25”. A Milano sarà 14° a 18’42” dal trentino.
E’ tempo di bilanci. Per il 2002 la Saeco cambia completamente faccia, re leone Mario Cipollini se ne va alla Acqua&Sapone mentre Paolo Savoldelli, caduto momentaneamente in disgrazia, deve cedere il posto a Gilberto Simoni. Il falco troverà da correre nella Index Alluminio.
Ed è proprio in seguito a questo cambiamento che il bergamasco rilancia la sua carriera. Pedala bene già dalla primavera centrando un buon 4° posto alla Tirreno-Adriatico e un 12° posto al Giro di Romandia senza però dare segni incisivi di un ritorno ai livelli di quell’ormai famoso 1999.
Dal 1999 sono ormai passati tre anni e Savoldelli non è più riuscito a riconfermarsi. Caso vuole che nel Giro d’Italia 2002 qualcosa ritorni a girare a suo favore. Quell’anno la corsa rosa parte da Groningen, in Olanda, per festeggiare l’entrata dell’€uro (bella fregatura).
Già dal cronoprologo è terzo a 4” da Carlos Dominguez. Nelle tappe successive vive all’ombra della corsa rimanendo comunque sempre poco distante dai primi. Il più in forma sembra Stefano Garzelli che fa man bassa di tutte le tappe più importanti. Il varesino è maglia rosa dopo l’arrivo in salita di Limone Piemonte. Ma qualcosa si abbatte contro il Giro, nella 9° tappa Garzelli viene espulso in seguito alla positività al Probenecid mentre a Campitello Matese, secondo arrivo in salita, Gilberto Simoni vince la tappa su Casagrande per poi lasciare la corsa il giorno seguente in seguito ad una non negatività che prenderà pieghe sempre più strane. Ma questa è un’altra storia.
In poco tempo i due principali favoriti non ci sono più e nelle tappe i distacchi diventano sempre più minimi. Zero leader e dopo la 14° tappa, la cronometro di Numana vinta da Hamilton, Paolo si ritrova 9° nella generale a 59” dal primo dei big: un australiano emergente di nome Cadel Evans. Quindi, nonostante delle prestazioni poco buone, il falco è ancora in corsa per la vittoria finale. A scommetterci sono comunque in pochi, più blasonato è ora il nome di Casagrande che a detta di molti vincerà il Giro con una gamba sola. La corsa prosegue e si arriva alla 15° tappa con arrivo a Conegliano. Una tappa insignificante, non fosse che in una salita di terza categoria Casagrande viene accusato di aver chiuso nelle transenne il colombiano Freddy Garcia. La giuria lo esclude dal Giro e anche l’ultimo superfavorito della vigilia non c’è più. Tutto sembra andare a “puttane” ma il giorno dopo c’è la tappa sulle Dolomiti con la Marmolada e l’arrivo a Corvara di Badia. Vince il colombiano Perez Cuapio mentre Savoldelli giunge al traguardo secondo a 53” dal messicano. Maglia all’australiano Evans, il falco è sesto a 48”. Giro apertissimo ma allo stesso tempo di infimo livello.
Dopo la giornata dolomitica si giunge all’ultima tappa di salita, quella con arrivo a Folgaria. Quando mancano 55 km all’arrivo se ne vanno Perez Cuapio e una vecchia conoscenza, Pavel Tonkov, anche lui in sordina fino a questo momento. Cuapio cede e Tonkov vola via verso Folgaria. Ma insieme al messicano a saltare sono anche due nomi che fino a Corvara erano a pochi secondi dalla maglia rosa: Frigo e Aitor Gonzalez. I due escono dalla lotta per la vittoria finale. E nel giorno delle beffe non poteva mancare la ciliegina sulla torta. A otto chilometri dall’arrivo, accortosi che la maglia rosa sta soffrendo, è il capitano della Csc, Tyler Hamilton ad aprire il gas. Gli risponde Savoldelli e l’americano non riesce a seguirlo. Savoldelli se ne va in progressione staccando i pochi avversari rimasti giungendo al traguardo con 2’11” di svantaggio dal russo Tonkov. Savoldelli scava buoni distacchi, Caucchioli paga oltre un minuto, Hamilton quasi due, la maglia rosa Evans, andato in crisi di fame, perderà 17 minuti in soli 8 chilometri. Per Savoldelli arriva la prima inaspettata maglia rosa, piovuta dal cielo. La cronometro finale di Monticello Brianza conferma il suo primato, sarà terzo a 1’18” da Aitor Gonzales, vincitore di tappa. Per Paolo Savoldelli l’obiettivo che fino a tre settimane fa era quasi improponibile, diventa realtà: il Giro d’Italia è suo. Come Balmamion, senza vincere tappe.

continua...

1 commento:

Manuel (Ciclismo PST) ha detto...

Paolo Savoldelli ha saputo vincere 2 Giri, quasi senza squadra. Anche nella seconda vittoria in Rosa, nonostante avesse addosso i colori della formazione di Armstrong, aveva con sé una squadra di 2o piano rispetto a quella che corse poi il Tour.